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Nubi si, nubi no: Dessler, Spencer e…Hansen

Quella che sembra essere destinata a diventare una interminabile battaglia a suon di pubblicazioni tra Andrew Dessler e Roy Spencer, rischia di avere anche qualche risvolto divertente.

E’ chiaro che come l’amico Maurizio Morabito ha commentato su queste pagine, l’ideale sarebbe se i due giungessero alla conclusione che la cosa migliore sarebbe pubblicare qualcosa insieme, ovvero unire gli sforzi per capirci qualcosa di più, e, nel frattempo, farlo capire anche a noi.

Ad oggi una tale prospettiva sembra comunque piuttosto remota, considerato il fatto che i primo, Dessler, è convinto che il ruolo della nuvolosità possa essere inteso soltanto nell’ambito dei feedback, ossia con un rapporto di causa effetto monodirezionale (es. cambia la temperatura, cambiano le nubi), mentre il secondo, nonostante gli sia stata attribuita dallo stesso Dessler un’iponione esattamente contraria (cambiano le nubi, cambia la temperatura), sostiene che il rapporto sia bi-direzionale, cioè che la nuvolosità possa agire tanto da forcing, quanto da feedback nelle dinamiche del sistema.

Accade poi piuttosto curiosamente, che con il rebuttal di Dessler in press sul GRL e quindi liberamente consultabile, apprendiamo da Spencer che Dessler sarebbe intenzionato ad apportare delle modifiche al suo lavoro, prima di una definitiva pubblicazione. A chi scrive, che dichiara la sua totale ignoranza in materia di procedure di pubblicazione sulle riviste scientifiche, sfugge come possa essere possibile che questo accada per un paper già referato, accettato e divulgato, a meno che non si tratti di correzioni ex-post richieste dal dibattito scientifico. In questo caso la faccenda assumerebbe toni grotteschi: Spencer pubblica un paper, Dessler pubblica un rebuttal, l’editore di Spencer si dimette perché ritiene di aver sbagliato ad accettare il lavoro di Spencer che però a sua volta fa notare a Dessler degli errori sostanziali nel suo rebuttal. Una comica. Ma non sarebbe stato meglio parlarsi prima?

Ad ogni modo ora pare stia accadendo, perché il post con cui Spencer ha dato la sua iniziale risposta a Dessler sta subendo continui aggiornamenti, man mano che Dessler fa conoscere le sue intenzioni.

C’è un periodo contenuto nel lavoro di Dessler che pare sarà cambiato:

These calculations show that clouds did not cause significant climate change over the last decade (over the decades or centuries relevant for long-term climate change, on the other hand, clouds can indeed cause significant warming)

Questi calcoli mostrano che le nubi non hanno causato cambiamenti climatici significativi nell’ultima decade (d’altra parte, nel corso delle decadi o secoli rilevanti per i cambiamenti climatici di lungo periodo, le nubi possono causare un riscaldamento significativo).

Pare che Dessler intendesse scrivere diversamente, aggiungendo “Il feedback radiativo dovuto alle nubi….etc etc”, per sottolineare così il fatto che il suo discorso intenda la nuvolosità con esclusivo ruolo di feedback e mai di forcing.

Una tale modifica non sarebbe poi così banale. In primo luogo perché arriva dopo che Spencer ha fatto notare il problema, dicendosi rallegrato che Dessler avesse se non altro ammesso che nel lungo periodo le nubi possono causare cambiamenti climatici (eresia!), e poi perché rischia di aprire un altro fronte con un’altra eminente personalità della scienza del clima nonché fondamentalista dell’AGW, James Hansen.

Hansen infatti nell’abstract di un paper dal titolo “Energy Imbalance” scrive:

[…] il forcing da aerosol e’ stimato in -1.6 ± 0.3 W/m2 e ciò implica un sostanziale forcing indiretto attraverso variazioni nelle nubi […]

Ora, è chiaro che Hansen parla di aerosol di origine antropica (come se le nubi non fossero mai esistite del resto), ma che si formino o cambino per azione antropica (non da gas serra ovviamente, altrimenti si parlerebbe di feedback), per dinamiche naturali o per intercessione divina, pare che queste dannate nubi possano forzare il clima, almeno così dice Hansen.

Insomma, tornando da dove siamo partiti, la questione è bel lungi dall’essere risolta. In questo contesto suggerirei a Science Daily di rivedere il titolo dell’articolo scritto per “celebrare” l’uscita no, rientrata no, correzione no, boh vedremo, del lavoro di Dessler:

Clouds Don’t Cause Climate Change, Study Shows

L’editore di Remote Sensing, la rivista su cui è uscito il lavoro di Spencer che ha avviato la girandola, si è dimesso a suo dire “anche” perché il paper di Spencer aveva attirato troppo l’attenzione dei media (ove per troppo dobbiamo capire immeritatamente, altrimenti un editore che si lamenta del fatto che la sua rivista abbia troppa visibilità è da sanatorio). A quanto pare anche il lavoro di Dessler ha suscitato le stesse eccessive (cioè immeritate) attenzioni. Che fa Science Daily, ritratta?

Addendum

Questa mi era sfuggita. L’elemento dirimente del rebuttal di Dessler potrebbe essere questa frase:

In addition, observations presented by LC11 and SB11 are not in fundamental disagreement with mainstream climate models, nor do they provide evidence that clouds are causing climate change.

Cioè, tutto il sistema energetico ed economico globale andrebbe ripensato perché la media dei modelli di simulazione climatica del mainstream scientifico NON E’ IN FONDAMENTALE DISACCORDO CON LE OSSERVAZIONI. Ma che lingua è? Ma questi ci fanno o ci sono?

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Published inAttualitàNews

3 Comments

  1. teo

    Che appare veramente strano non volerle considerare come attore climatico queste nubi: a meno di pensare che in tutti questi anni l’insegnamento della fisica dell’atmosfera, comprendente il fatto che il clima viene determinato dalla partizione energetica superficiale non fossero tutte sciocchezze.
    Allego in link di un lavoro di Bromwich (bonta’ sua cita anche me 🙂 )

    http://www.cgd.ucar.edu/cms/jenkay/papers/bromwich_submitted_20110501.pdf

  2. Alex

    Invece mi sembra che l’ unica cosa che Dessler non sia riuscto a confutare e’ proprio che i modelli, tranne forse uno su 14, e comunque nella barra d’incertezza, non corispondono alle osservazioni.

    Mi sembra che questo sia oramai concesso e nel campo dei sostenitori dell’ AGW, si stia combattendo una battaglia di retroguardia sostenenendo che comunque dieci anni sono pochi per per verificare i modelli…il che ha tutto l’aspetto di un’ arrampicata sugli specchi.

    Complimenti a G.G. per un’ efficace sintesi di una situazione molto complicata.

  3. il paper di Spencer aveva attirato troppo l’attenzione dei media

    It’s worse than we thought. Il povero wagner (troppo piccola una personalità per usare le maiuscole) aveva sbandierato a tutti tempo fa come il suo magazine “Remote Sensing” sarebbe stato ad alta visibilità.

    Poi quando l’ha ottenuta, ha trovato modo di lamentarsene.

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