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Prevedere e provvedere

Di attualità è pieno su tutti i media, con immagini e storie a dir poco spaventose. Purtroppo. Per cui non ne troverete su queste pagine. Preferisco guardare indietro, hai visto mai che qualcuno impari che solo così si può pensare di andare avanti.

[blockquote]“..e il tumulto del cielo ha sbagliato momento acqua che non si aspetta altro che benedetta acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte..”[/blockquote]

Dolcenera è un testo di De Andrè che nasconde una vera e propria catastrofe nella quale persero la vita molte persone. La melodia è piacevolmente adattata a questo testo e a molti verrebbe da pensare ad una dedica fatta ad un’amante, ma la realtà che descrive questa canzone è molto più seria di quanto si pensi….attraverso una storia di passione interpretata dallo stesso De Andrè si descrive il passaggio della morte nelle acque gelide di un fiume in piena che travolse ed uccise molta gente e tra cui la “moglie di anselmo”. Come dice nel testo, questo fiume è detto Dolcenera poichè il suo passaggio inarrestabile e lento portò sciagura tra gli abitanti di Genova nell’ottobre 1970.

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Genova, la grande alluvione del 1970 da corriere.it

Era il 7 e 8 ottobre. Un video e una canzone la raccontano. L’autore, esperto di idrologia del Politecnico: «Fa ricordare due verbi: prevedere e provvedere»

MILANO – Un video e una canzone. Perché le alluvioni si dimenticano. Immagini storiche, parole poetiche e in coda carte topografiche e dati di Genova. La canzone si intitola La chitarra di Bellafontana. L’autore è Renzo Rosso, professore di Costruzioni idrauliche ed Idrologia al Politecnico di Milano, consulente di geologia e idrologia, con la passione per la chitarra. Era il 1970 e il professor aveva 18 anni. Il 7 e 8 ottobre di quarant’anni fa Genova annegava tra le acque dei torrenti. Renzo Rosso era uno dei tanti studenti che videro quell’acqua che invadeva la città, che s’infilava tra vicoli e quartiere, sconquassava le strade. «I torrenti genovesi gonfiati da una pioggia che aveva infierito sulla città per ore uscirono dagli argini trascinando via tutto e tutti. Il bilancio delle vittime fu tragico, quello dei danni pesantissimo». È l’incipit di un racconto personale che nel 1970 fu collettivo. Ma è pure qualcosa di più.

FANGO – «Una canzone ha un effetto più incisivo dei discorsi», dice Renzo Rosso. L’alluvione di Genova del 1970, la più grande della sua storia, avvenne in due giorni. Il 7 a Ponente, il torrente Leira tracimò trascinando nel fango Voltri. Nella notte il nubifragio continuò allagando i quartieri della Val Polcevera. E il giorno dopo, quando si cominciava a fare i conti di morti e danni, il copione cominciò a ripetersi a Genova città. Con la stessa violenza fu il torrente Bisagno a esondare, allargano la sua distruzione a tutto il bacino, da Marassi alla Foce, coinvolgendo pure il centro storico. Di quello che avvenne dopo, dell’acqua, e della risposta dei ragazzi che per un mese spalarono fango, ne ha cantato in Dolcenera Fabrizio De Andrè. Il professor Rosso era tra quei ragazzi, la chitarra la trovò nel fango di una bottega artigiana: «La bottega di uno dei più famosi liutati del secolo scorso», racconta.

LE CAUSE – Quarant’anni dopo il bilancio è meno drammatico. Ma i torrenti hanno di nuovo invaso Genova. Le cause? Le stesse. «È la fragilità del territorio», dice il professor Rosso, nel frattempo diventato un’autorità in fatto di alluvioni (proprio quest’anno è stato insignito della Henry Darcy Medal, il riconoscimento della European Geosciences Union, Division on Hydrological Sciences, che dal 1998 premia i migliori scienziati nel campo dell’idrologia e delle risorse idriche). «Lunedì il tasso di pioggia sul Ponente genovese è stato elevatissimo per 2/3 ore, superando le soglia centennale. Sembrerebbe quindi un evento abbastanza raro. L’impatto è aggravato dal suolo reso fraglie dal marasma urbano, dalle strade malfatte, dall’effetto degli incendi e dalla scarsa manutenzione dei rivi e dei boschi. A differenza dei terremoti, le alluvioni si scordano presto e si ritorna facilmente al marasma. Invece, tra le catastrofi naturali sono proprio le alluvioni la maggior fonte di danno economico e, nel loro insieme, la maggior causa di vittime», dice il professore. Le alluvioni non sono mai un caso. E come conclude il video: «Queste immagini ci rammentino due verbi: prevedere e provvedere».

Redazione Online 05 ottobre 2010
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E’ sufficiente? No.

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Published inAttualità

3 Comments

  1. […] Prevedere e provvedere (Climatemonitor.it) Share this:StumbleUponDiggRedditFacebookTwitterStampaLike this:LikeBe the first to like this post. […]

  2. Fabio Spina

    Da segnalare il fatto che sembra il TG3 e RAInews hanno mandato in onda immagine dell’alluvione dello scorso anno, informando poi dell’errore solo con:
    COMUNICATO TG3 SU FACEBOOK:Tg3

    Tg3 Rettifica – Ci hanno segnalato che alcune immagini del servizio di apertura del tg3 delle 19 su Genova, prese dalla Rete, si riferiscono a Sestri Ponente 2010. Purtroppo è così. Ovviamente si tratta di un errore e ce ne scusiamo. L’enorme quantità di materiale immesso in Rete, se non attentamente controllato, può dar seguito a situazioni come questa. Cercheremo di migliorare e stare più attenti. Grazie a tutti quelli che ce lo hanno segnalato.

    Se avete tempo vedete il filmato mandato in onda ed audio relativo al 2010 http://www.youtube.com/watch?v=6tvC04Y5uXQ e leggete i commenti sotto.

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