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Manca l’attribuzione? Poco male, c’è la similitudine.

Come ve lo immaginate il Global Warming? Su, dai, non è difficile, gli accaldati scienziati che se ne occupano ce lo descrivono da anni. Cielo opaco, atmosfera rovente, un incendio di là, un campo inaridito di qua, poche polverose foglie a vestire gli alberi sopravvissuti etc etc. E quando tutto questo passa, perché il tempo per fortuna ogni tanto cambia pure, tempeste a go go, tuoni, fulmini e saette, torrenti fangosi in piena e case travolte, insomma, un disastro.

E quando fa freddo come quest’inverno? Regola numero uno, anche se fa freddo comunque da qualche altra parte fa caldo, mentre il contrario non è vero. Regola numero due, fa freddo perché fa caldo, sicché, comunque, è solo un’impressione.

In questi bollenti giorni d’inizio estate, con Hannibal, Caronte e Minosse – tre maschere dello stesso personaggio, l’anticiclone nord-africano – tra gli accaldati suddetti impazza un motto, anzi due:

  1. Ve lo avevamo detto;
  2. E’ così che ci immaginiamo il global warming.

Staremmo vivendo infatti una sorta di prova generale. E’ un problema solo nostro, ovvero dell’area mediterranea? Tutt’altro, fa caldo, molto caldo, anche negli USA. Anzi, da noi non si è ancora andati al di là di qualche trafiletto infilato tra la lista delle città più calde e il flolkore dei riferimenti biblici della neo-nomenclatura meteorologica, in cui ora questo, ora quell’accaldato si preoccupavano di zompare velocemente sulla barca di Caronte per ricordarci di aver fatto il giusto presagio in tempi non sospetti. Negli USA è andata peggio. Qualcuno su AP ha pensato bene di preparare una listina di domande da sottoporre a un certo numero di scienziati sul tema “E’ questo il Global Warming?” e poi pubblicarne le risposte. Naturalmente non tutte, perché, evidentemente, chi ha scritto conosceva già la risposta :-).

Vediamone qualcuna.

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“Questo è il global warming a livello regionale o personale”, ha detto Jonathan Overpeck, […] “Il calore in eccesso aumenta le chanches di onde di calore più intense, siccità, tempeste e incendi. Questo è certamente quello che io e molti altri scienziati climatici andiamo dicendo”.

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Kevin Trenberth, ha detto che queste sono le condizioni da rottura dei record che lui diceva sarebbero accadute, ma molti non hanno ascoltato. Sicché è il tempo del “te lo avevo detto”.

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Chris Field ha detto lunedì, “E’ veramente drammatico quanti tra i pattern di cui abbiamo parlato come espressione delle condizioni estreme stiano colpendo gli USA proprio ora.

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“Quello che vediamo è veramente una finestra su cosa sia il global warming”, ha detto Michael Oppenheimer. “E’ calore. E’ fuoco. E’ questo genere di disastri ambientali.”

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Alimentata dai record di temperatura, questa è stata una delle tempeste più potenti per questa regione nella storia recente, ha detto il ricercatore metorologo Harold Brooks. Gli scienziati si aspettano che “non tornadic wind events” [intraducibile] come questo e altri temporali aumentino con il cambiamento climatico a causa del calore e dell’instabilità.

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Basta? No, ce n’è uno fuori dal coro:

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Mentre almeno 15 scienziati climatici hanno detto ad AP che questa lunga estate degli USA è consistente con quanto ci si deve attendere con il global warming, la storia è piena di questi estremi, ha detto John Christy. E’ uno scettico del global warming che dice, “la responsabile per me è Madre Natura”.

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Un po’ d’aria fresca finalmente, è il caso di dirlo.

Il commento a questo interessante e estremamente efficace articolo di marketing del disastro imminente, anzi, in corso d’opera, l’ho trovato sul blog di Judith Curry. Anche lei, nota climatologa di metà strada, cioè né scettica né credente ma semplicemente obbiettiva, ha ricevuto le domandine. Le sue risposte, però, non hanno trovato posto nell’articolo. Troppo normali e di buon senso, ma, soprattutto, inadatte alla notizia preconfezionata.

In sostanza la Curry ha risposto che a suo parere, sono veramente pochi gli eventi recenti che non abbiano precedenti; che nel recente report IPCC sugli eventi estremi non è stato possibile attribuire l’occorrenza delle ondate di calore al global warming, ma si è speculato molto genericamente circa la possibilità che queste possano aumentare in futuro; che mentre si ricordano anche gli eventi del 2010 in Russia e del 2003 in Europa, l’Australia e la Nuova Zelanda stanno avendo un inverno anomalmente rigido; che gli eventi di questa estate non sono una funzione del global warming; che benché gli eventi di caldo estremo focalizzino l’attenzione sul global warming, nalogamente quelli di freddo intenso lo confuterebbero e quindi non si tratta di un momento del “te l’avevo detto”; che questo caldo gli USa lo hanno già avuto nel 1930 e allora proprio non si poteva parlare di global warming; che il clima ha una variabilità intrinseca e delle oscillazioni di lungo periodo associate alle oscillazioni degli oceani; che questi eventi rientrano a suo parere nella variabilità naturale e, infine, che con riferimento alle ondate di calore, gioca un ruolo determinate l’urbanistica delle città, il cosiddetto “effetto isola di calore”.

Poteva mai essere pubblicata una tale serie di eresie?

E così, non potendo attribuire scientificamente al global warming il tempo che fa, gli accaldati si lanciano in similitudini dal neanche tanto vago sapore commerciale (nel senso che la notizia si vende alla grande!).

Ma, del post della Curry, quello che mi è piaciuto di più sono i due periodi sotto:

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Bollettino delle news: le ondate di calore accadono quando si instaurano pattern di circolazione atmosferica di blocco. Non ci sono collegamenti tra le situazioni di blocco e il global warming antropico di cui io sia a conoscenza. Sospetto che possano essercene tra le situazioni di blocco e i regimi oceanici multidecadali.

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Sicché, è così che dev’essere il global warming? Beh, questo è quello che è stato nel 1930 e nel 1950. Ho detto già molte volte che penso che gli anni ’50 (AMO calda, PDO fredda) sono un buon indicatore per gli attuali pattern atmosferici ed eventi estremi. La buona notizia in questo episodio è che nessuno sta provando ad attribuire gli eventi estremi all’AGW, ma ci si limiti a dire che gli dovrebbero somigliare.

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E così, i tanto osannati accaldati, hanno condotto l’ennesima operazione di opportunismo mediatico. Com’era la faccenda della comunicazione scientifica?

 

http://judithcurry.com/2012/07/03/what-global-warming-looks-like/

 

http://apnews.myway.com/article/20120703/D9VP9J681.html

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Published inAttualità

Un commento

  1. donato

    Il marketing in campo meteo-climatologico ormai la fa da padrone. 🙂
    Un sito web di meteorologia ha scoperto che la pubblica opinione ha bisogno di immagini evocative e ha creato un sistema di nomenclatura che è stato in grado di conquistare le prime pagine di tutti i media esistenti. La pubblicità, del resto, è l’anima del commercio, si diceva una volta. 🙂
    Le ondate di caldo a ripetizione hanno ridato fiato ai peana pro-AGW arrochiti dal rigido e nevoso inverno ultimo scorso. In questo modo si rende pan per focaccia a chi utilizzava (sempre i media) i metri di neve di febbraio per contestare il GW. Nulla di strano, comunque. L’essere umano (per usare un’espressione del mio amico Pasquale) è fatto così. Da sempre. Prendere o lasciare.
    Ciò che, invece, fa una certa impressione, è la vicenda emblematica di J. Curry. In un’altra parte di CM è in corso un interessante dibattito su Scienza ed ortodossia. Quanto ci riferisce G. Guidi calza a pennello con alcune considerazioni svolte da G. Botteri, in uno dei suoi ultimi interventi, a proposito di “apostati ed infedeli”. Altro che vacuità dei contenuti dei commenti! 🙂
    Ciao, Donato.

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