Il professor Ugo Bardi ha scritto sul blog “Mondi sommersi” questa frase:
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Ugo Bardi 08 settembre 2012 14:55
Eemiano….. ? Sarebbe bello se il collasso si arrestasse con qualcosa di simile all’Eemiano. Purtroppo, la quantità di CO2 che c’è oggi nell’atmosfera è molto superiore a qualsiasi valore riscontrato nel passato milione di anni. L’Eemiano passa con un rumore tipo “whoooosh” mentre ci dirigiamo a tutta forza verso il PETM.
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Per chi non lo sapesse; come non lo sapevo io, whoosh vuol dire scivolare velocemente, è onomatopeico: il suono della parola imita il rumore degli sci che scivolano sulla neve.
Come già spiegato qui il PETM cioè il massimo termale dell’eocene-paleocene fu un evento drammatico che segnò il nostro pianeta circa 55 milioni di anni fa: un potentissimo global warming, che innalzò di circa 5-9°C la temperatura media nel breve volgere di qualche migliaio di anni e che persistette per migliaia di anni, come si vede nel grafico. Il risultato? Oceani probabilmente anossici, comunque fortemente acidi, con conseguente estinzione di massa degli organismi marini, i poli completamente liberi da ghiacci, elevata umidità e piovosità su tutto il pianeta.
Il ruolo del CO2 nel PETM è un falso mito screditato da anni ormai, sia perchè il picco di CO2 è successivo al riscaldamento, sia perchè la crescita del CO2 non spiegherebbe neanche un quarto del riscaldamento avvenuto durante il PETM (secondo la stima di sensibilità climatica che tra l’altro non torna). Il che vuol dire che sicuramente altre forzanti hanno agito (si ipotizzano input orbitali sulle correnti marine che è una ipotesi che inseguo da anni). Queste forzanti hanno dato in realtà il picco di caldo e nessuno può dimostrare che abbiamo determinato anche il caldo che si attribuisce all’effetto del CO2.
Non si può prendere il PETM a dimostrazione dell’effetto riscaldante del CO2, men che meno si può dire che il CO2 delle emissioni antropiche darà il caldo del PETM (è una bufala enorme). La concentrazione atmosferica di CO2 al massimo arriverà a 600 ppm bruciando tutte le riserve di combustibili fossili, mentre durante il PETM si era su valori di 1000 ppm con picchi massimi molto più alti, sino a circa 1700 ppm e più come si vede nel grafico sotto.
Secondo gli autori già citati il rilascio di CO2 durante il PETM avviene soprattutto in seguito ad un improvviso riscaldamento, per cause ancora ignote. Anche le eruzioni contribuirono all’aumento del CO2 ma da sole non bastano a giustificare i picchi atmosferici del PETM, perchè massicce eruzioni avrebbero raffreddato il pianeta (e questo non si nota) anche la combustione della torba non basta a giustificare i picchi di CO2.
Su Realclimate ipotizzano che l’aumento delle temperature e del CO2 atmosferico durante il PETM fu causato da un massiccio rilascio di metano, poi ossidato a CO2. Durante la PETM infatti risultano dei picchi di carbonio con un rapporto isotopico anomalo che potrebbe essere determinato da un evento del genere. Quindi sarebbe la forzante del metano insieme a quella del CO2 a causare i picchi delle temperature del PETM, ma anche in questo caso ci deve essere stata l’azione di una forzante precedente a far scaldare e di molto il fondo del mare, per rilasciare il metano captato dai clatrati. Questa forzante riscaldante dovrebbe da sola giustificare il picco di calore del PETM.
Invece Gavin Schmidt di Realclimate sostiene che il rilascio massiccio di metano potrebbe derivare da vari fattori magari concomitanti, non da una forzante riscaldante: il sollevamento tettonico nel proto-Oceano Indiano con rilascio di metano da grandi giacimenti sotterranei, l’attività vulcanica nel Nord Atlantico e un brusco aumento di temperatura dell’oceano profondo a causa del’isolamento del mar Artico, con interruzione delle correnti oceaniche fredde e conseguente rilascio di metano dagli idrati oceanici.
Il metano però non si accumula in atmosfera perchè viene ossidato a CO2, quindi per causare (insieme al CO2) l’effetto riscaldante che determinò il picco di caldo del PETM, l’immissione in atmosfera avrebbe dovuto essere davvero enorme e continuativa per migliaia di anni, il che è non impossibile in teoria, ma poco probabile e sopratutto non provato.
Facendo due conti a spanne la fuoriuscita di metano per dare la concentrazione atmosferica di 1700 ppm di CO2 con rapporto isotopico anomalo, avrebbe dovuto raggiungere la concentrazione atmosferica di 170 ppm di metano ogni anno, per almeno 100 anni consecutivamente, visto che il CO2 si accumula per 100 anni. Il tempo di accumulo del metano che è 4 anni in questo caso è un valore talmente basso che si può trascurare. Il riscaldamento del PETM però è durato per migliaia di anni quindi questa emissione di metano annua avrebbe dovuto essere continuativa per lo stesso periodo, quindi almeno migliaia di anni. 170 ppm sono 170000 ppb di metano cioè 100 volte più dell’attuale concentrazione di metano, una fuoriuscita così massiccia è giustificabile solo con enormi stock di metano e di idrati.
Attualmente grossi giacimenti di gas metano sono solo in centrasia mentre gli idrati di metano sono stimati in circa diecimila miliardi di tonnellate di carbonio, circa il doppio di quello contenuto in tutti i giacimenti di carbone, petrolio e gas naturale sulla Terra. Gli idrati di metano, quindi, costituiscono un’eccezionale riserva di gas metano, e potrebbero essere sfruttati come combustibili ma ancora non si è riusciti a farlo.
Perchè il gas metano fuoriesca dagli enormi giacimenti in centro-asia questa si dovrebbe aprire in due, e la condizione per cui venga rilasciato il metano dagli idrati nel periodo corrente è che il fondo degli oceani si scaldi almeno di 6° C continuativamente per secoli e secoli; in realtà l’idrato di metano sottoposto alle pressioni del fondo degli oceani resta solido fino a 18 °C, quindi per liberare tutto il metano degli idrati le acque profonde si dovrebbero scaldare almeno di 15-16°C più di ora.
Qualunque sia la causa che causò il PETM siamo molto lontani da quelle condizioni, quindi non ci stiamo dirigendo verso un innalzamento delle temperature come nel massimo termale PETM, bensì il Bardi sta galoppando verso il catastrofismo climatico più sfrenato, ormai a briglia sciolta.
@ Crescenti
ha ragione wikipedia non può essere considerata una fonte attendibile, è sempre da verificare: ho trovato questa penso le interessi
http://973.geobiology.cn/photo/2011050939692101.pdf
@ Donato
senza dubbio il rilascio massiccio di carbonio avrà dato un contributo, ma il CO2 non copre manco un quarto del riscaldamento della PETM, secono G Schmidt di RC potrebbe essere il metano ma le cause che lo hanno rilasciato per millenni sono davvero tirate per i capelli, e cmq il riscaldamento antecedente al rilascio quindi le mie conclusioni sono che la PETM non si possa prendere come esempio del ruolo riscaldante del CH4 e CO2 come invece ha fatto Bardi, ma anche altri come Vincenzo Ferrara
Non credo che possa essere attendibile quanto riferito su wikipedia come ricorda Costa. In particolare appare improbabile la riduzione di foraminiferi bentonici in acque profonde; queste non avrebbero dovuto risentire molto delle temperature superficiali, tanto da causarne le estinzioni. Personalmente, quando per oltre un ventennio ho studiato il contenuto micropaleontologico di numerosissime successioni stratigrafiche soprattutto italiane non ho mai rilevato tali estinzioni.
Uberto Crescenti
@ Crescenti e Donato
nel scrivere estinzioni di massa degli organismi marini per anossia ho riportato la voce wikipedia sul PETM
cito: IL PETM è accompagnato da un’estinzione di massa del 35-50% dei foraminiferi bentonici (specialmente nelle acque più profonde) in un lasso di tempo di circa 1000 anni, cioè una percentuale di estinzione più elevata di quella conseguente alla grande estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene avvenuta circa dieci milioni di anni prima
Donato comunque il PETM non dimostra che le T sono auemntate perchè sono aumentati i gas CH4 e CO2 per due motivi già elencati:
– fu preceduto da un picco di calore le cui cause sono sconosciute e potrebbero essere le stesse cause che didero il picco della pETM
– l’innalzamento del CH4 e CO2 fu dovuto in modo inequivocabile ad un innalzamento termico e non viceversa. ci fu per forza un forte riscaldamento degli oceani per far uscire il metano dagli idrati, forse furono il blocco dellec correnti oceaniche: se fosse quello basta a giustificare il picco di caldo della PETM
Claudio, non ho scritto che il picco di calore del PETM fu causato da un aumento della CO2 o del metano atmosferici. Mi sono solo limitato a riportare il pensiero di Ross et al.:
“Gli autori della ricerca, in merito alle cause del riscaldamento che ha PRECEDUTO il CIE, non manifestano certezze. Ipotizzano qualche causa naturale che ha fatto aumentare le temperature globali tra cui un aumento della concentrazione di gas serra di origine vulcanica e/o geologica non meglio definita: sono piuttosto vaghi, in altri termini.”
La faccina sottolinea l’ironia con cui ho trattato la cosa.
Il testo tratto dall’articolo, infatti, mi sembra messo apposta per accontentare qualche referee:
“If pre-CIE warming was caused by CO2 forcing, this CO2
must have had a δ13C value similar to atmospheric CO2. A possible
source is mantle-derived CO2 released during North Atlantic volcanism.”
Per il resto concordo con te: nulla sappiamo circa le cause che determinarono entrambi i picchi di temperatura, possiamo solo ipotizzare e tu sai meglio di me che le ipotesi lasciano il tempo che trovano.
Che, però, il metano e la CO2 liberati durante il CIE abbiano prodotto qualche conseguenza sulle temperature, secondo me, non possiamo escluderlo. In altri termini se, come sembra, la CO2 non è stata la causa determinante del PETM, certamente ne è stata una delle concause in quanto ha sicuramente modificato il bilancio radiativo terrestre.
Tale mi sembra anche il ragionamento sviluppato da Ross et al.:
“Because the amount of methane released would have been too small to explain observed dissolution of seafloor carbonates, the release of methane
would have punctuated warming already occurring, rather
than being its sole cause. It is also possible that the burning of continental peat could have been triggered by pre-CIE warming that
caused greater evaporation and seasonal drying.”
Da questo episodio, comunque, possiamo trarre dei buoni auspici anche per la situazione attuale: picchi elevatissimi di CO2 e temperature medie molto alte non hanno portato il sistema Terra fuori dello spazio delle fasi come qualcuno sostiene possa accadere oggi o nel prossimo futuro. Dopo il PETM, infatti, sono diminuite tanto le temperature quanto la concentrazione di CO2 e la Terra è ritornata nelle condizioni precedenti il PETM ed il CIE.
In merito alle estinzioni mi sono limitato a ribadire il pensiero del prof. Crescenti che, in materia, certamente ne sa più di me. 🙂
Ciao, Donato.
Ieri sera, incuriosito dalla perentorietà delle affermazioni del prof. Bardi, ho cercato di approfondire un pochino la questione del PETM e del CIE (ad esso collegato). In particolare ho letto l’articolo di Ross et al. citato anche da C. Costa. Riflettendo sull’articolo ho parzialmente rivisto il mio giudizio particolarmente negativo sulle tesi del prof. Bardi. Intendiamoci: continuo a non condividerle, però, dal suo punto di vista, rientrano in un quadro logico e coerente per cui, nel caso particolare, ritratto l’accusa di sensazionalismo che ho lanciato nel precedente commento. Credo sia più opportuno parlare di una diversa lettura ed interpretazione di un ben preciso fenomeno climatico. Nessuna ritratazion, però, per quel che riguarda i cronisti.
Innanzi tutto una doverosa premessa: la lettura di un articolo non consente di acquisire una conoscenza completa del fenomeno prticolarmente complesso e, in buona parte, ancora misterioso per cui tutto ciò che scriverò nel seguito deve essere valutato alla luce di questa premessa.
Nel 2010 fu pubblicato sul numero di Nature del 21/10/2010 il seguente articolo:
Continental warming preceding the Palaeocene–Eocene thermal maximum; Ross Secord, Philip D. Gingerich, Kyger C. Lohmann, Kenneth G. MacLeod
Gli autori, sulla base di una successione stratigrafica caratterizzata da una risoluzione piuttosto alta, hanno ricostruito due profili di temperatura basati sulle concentrazioni di ematite e sullo studio dei margini delle foglie. Utilizzando i dati relativi alle concentrazioni dell’isotopo 18 dell’ossigeno nello smalto di tre molari di un mammifero vissuto in quel periodo, hanno desunto in base ad alcune considerazioni di ordine metabolico ed ambientale, che le temperature medie annue sono aumentate prima che si verificasse il famoso picco della concentrazione di CO2 atmosferico conosciuto come CIE. Ad essere precisi ci troviamo di fronte a due aumenti di temperatura di entità similare: uno che ha preceduto il CIE e l’altro verificatosi durante il CIE. La somma dei due incrementi porta a variazioni di temperatura dell’ordine degli 8-9 °C.
Che la temperatura abbia guidato l’aumento di CO2 atmosferica e non viceversa, è stato desunto dalle variazioni nella concentrazione dell’isotopo 13 del carbonio nei denti e nel paleosuolo. Sulla base di tali dati il PRIMO aumento di temperatura ha preceduto di circa 12000+/-6000 anni l’inizio del CIE.
Questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’articolo.
Gli autori della ricerca, in merito alle cause del riscaldamento che ha PRECEDUTO il CIE, non manifestano certezze. Ipotizzano qualche causa naturale che ha fatto aumentare le temperature globali tra cui un aumento della concentrazione di gas serra di origine vulcanica e/o geologica non meglio definita: sono piuttosto vaghi, in altri termini. 🙂
A questo punto appare chiaro che se uno è convinto che entro il 2100 le temperature globali cresceranno di 3°C o, nell’ipotesi peggiore, di 5/6°C lo sbocco naturale della situazione sarà una specie di PETM. Fortunatamente sembra che questo scenario apocalittico non si verificherà in quanto, come ha scritto il prof. A. Pasini su “Le Scienze” di settembre, aumenta la probabilità che siano gli scenari IPCC più ottimisti a verificarsi. Questo dovrebbe escludere l’ipotesi di un nuovo PETM.
E, per chiudere, un’ultima considerazione. Prima, durante e dopo la PETM (la cui durata fu di oltre 150000 anni) esistevano i mammiferi: i denti di Phenacodus lo dimostrano al di la di ogni ragionevole dubbio. Questo significa che in presenza di temperature enormemente più alte di quelle odierne e con picchi di CO2 ed altri gas serra che fanno impallidire quelli attuali, la vita ha continuato a prosperare. E’ cambiata, indubbiamente, ma non è finita. Come sottolinea anche il prof. Crescenti Uberto, in corrispondenza del PETM non vi sono state estinzioni di massa e questa è un’altra conferma che un ulteriore aumento di CO2 (ammesso e non concesso che esso sia l’unica causa del riscaldamento globale) non determinerà la fine del mondo.
Ciao, Donato.
Io, onestamente, non comprendo il sensazionalismo di certi scienziati e/o ricercatori. Quando ero bambino mi raccontavano la favoletta del pastorello burlone che gridava “al lupo! Al lupo!” Tutti conosciamo la pessima fine che ha fatto. Eppure la lezione non è servita a niente. Lo scorso week-end tutti i media ci hanno angosciato con la catastrofe prossima ventura del nubifragio romano. Non è successo assolutamente NULLA. Oggi gli stessi media ironizzavano sulla cosa dimenticando del tutto le s*******e che avevano strombazzato ai quattro venti appena ieri. Tutti i cronisti si comportano come se i servizi di ieri fossero stati scritti da qualcun altro. In questi casi ci si consola dicendo che sono giornalisti, che non capiscono tanto di clima e/o di tempo, che devono mangiare, ecc. ecc.. Quando riferiscono il pensiero di qualche ricercatore che non riflette il senso di quello che il ricercatore ha scritto nell’articolo di cui si parla, diciamo che il giornalista ha travisato il pensiero del ricercatore. Quando, però, è il ricercatore e/o lo scienziato stesso a scrivere certe cose rimango allibito e senza parole.
Poi ci si meraviglia del fatto che esistono gli scettici! 🙂
Ciao, Donato.
@ Mauro
grazie del link molto interessante,cito: “Secono i ricercatori…..Non ci dovrebbe essere stato nessun ghiaccio nell’Artico durante le estati dell’Eemiano”
incredibile invece che sul suo blog http://ugobardi.blogspot.it/2012/10/clima-siamo-ad-una-situazione-tipo-11.html
Bardi scriva:
“Pensate quello che è successo al Polo Nord quest’anno. Una tale riduzione del ghiaccio polare non era mai accaduta su questo pianeta negli ultimi 3 milioni di anni, forse nemmeno negli ultimi 13 milioni di anni. Non è una cosa abbastanza drammatica?”
Infatti è drammatica, è molto drammatica! la disinformazione però!
Ugo Bardi? Da quando è climatologo? 🙂
Bellissimo articolo Dott.Costa, chiaro,interessante e soprattutto comprensibile anche ai meno esperti (come me 🙂 ) Il Prof. Bardi, vecchia conoscenza, ormai non stupisce…. volevo segnalare sull’argomento questo articolo apparso su Meteoweb e anche questo mi pare smentisca il Prof. Bardi. Saluti
http://www.meteoweb.eu/2012/06/il-periodo-interglaciale-eemiano-non-dovrebbe-essere-usato-come-modello-per-cambiamenti-climatici/140360/
Questo professore è decisamente pessimo come climatologo, ma ha di certo un futuro come sceneggiatore di film del filone catastrofico: tanto lì non conta quanto sia credibile, ma solo quanto l’evento sia spettacolare.
Per dovere di informazione, l’estinzione di massa non si ebbe in corrispondenza del PTEM ma qualche mlioni di anni prima al passaggio tra il Cretaceo (Mesozoico) e il Paleocene; una esinzione paragonabile a quella che si ebbe tra il Paleozoico ed il Mesozoico. Le cause di queste estinzioni sono ancora oggetto di ricerca, anche se ci sono delle ipotesi più o meno valide. Nel corso del Paleocene, dopo la grande estinzione di massa, la vita riprese gradualmente senza però che si evidenziasse una nuova fase di estinzione. Questi sono i dati che derivano dallo studio di un grandissimo numero di successioni stratigrafiche di tutto il mondo. Così ad es., in Italia, nelle successioni cosiddette pelagiche, ossia depositatesi in mare aperto, si ha la scomparsa di foraminiferi quali Globotruncane, di Molluschi come Ammoniti ecc., mentre in ambiente di mare basso (es. scogliere)si estinguono le Rudiste (Mollusco), ecc.
Uberto Crescenti
Ottimo argomento, Uberto. Se la PETM fosse stata questa catastrofe se ne parlerebbe come il K-T boundary e l’asteroide, perché le divisioni fra le ere geologiche non sono messe lì a caso.
Il prof Bardi, orfano del picco di petrolio, non ha probabilmente letto questo studio:
Continental warming preceding the Palaeocene–Eocene thermal maximum; Ross Secord, Philip D. Gingerich, Kyger C. Lohmann, Kenneth G. MacLeod
“However, some evidence from the marine record suggests that warming directly preceded the CIE, raising the possibility that the CIE and PETM may have been linked to earlier warming with different origins.”
Insomma, pare che siamo alle solite, si incolpa il metano e la CO2 per aver causato un riscaldamento avvenuto PRIMA dell’aumento di metano e, in conseguenza, CO2.
già ho messo il link all’articolo di CM sul Ross et al il riscaldamento inizia prima dell’aumento del CH4/CO2 lo rimetto qui
http://www.climatemonitor.it/?p=13712