Salta al contenuto

Il giorno del giudizio, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

The day of reckoning, così Roy Spencer ha definito quello che mostra nel suo ultimo post. Calamità naturali in arrivo in ordine sparso? Disfacimento climatico diffuso e inarrestabile? Niente di tutto questo, “solo” l’ennesima, inequivocabile, chiarissima comparazione tra quello che l’ stato dell’arte della scienza del clima si aspettava dovesse accadere negli ultimi anni e quello che invece è successo.

 

Sicché il giudizio non è per noi poveri mortali in balia delle bizze del tempo e del clima e per di più cocciutamente convinti che questo non sia sul punto di disfarsi, quanto piuttosto per quanti questa convinzione continuano a coltivarla nonostante le evidenze.

 

Mettiamola così, se dici che un’estate è bollente e un inverno è gelido (altra cosa questa seconda di cui avremmo dovuto imparare a fare a meno) per colpa del riscaldamento globale, sei uno di quelli bravi. Se dici che un’estate è calda e un inverno è freddo perché così è sempre stato sei un minus habens. Eppure, dal momento che, specie da noi, non si bolle né si gela, la differenza nell’aggettivazione è solo semantica e di esclusiva derivazione mediatica, nel senso che una cosa è fare informazione, altra cosa è “fare” notizia, cioè costruirla. Per quel che riguarda le cause, invece, la differenza è solo nella fiducia, a mio modestissimo parere largamente mal riposta, in un certo uso dei modelli di simulazione climatica, cioè dello stato dell’arte della scienza del clima.

 

Proprio così, lo strumento d’indagine più avanzato, quello che più si è giovato del progresso tecnologico e della condivisione delle risorse, in quanto male impiegato, non solo è inservibile, ma fa pure, per restare in tema, più danni del maltempo. I modelli cioè, dovrebbero essere impiegati per indagare, per verificare, per riprodurre le proprie conoscenze e intuizioni, allo scopo di validarle e dar loro dignità scientifica, non per presagire sventure a scala secolare il cui solo pregio è l’immunità dalla verifica. Ma c’è di più, visto che il clima lo si prevede a colpi di secoli ma a tavola ci siede tutti i giorni, per mettere più proficuamente insieme l’evento antimeridiano con quello serale, il presagio di sventura è stato spesso riportato anche a scale temporali molto più brevi, come il decennio o, peggio, la stagione. E questo è stato un grosso errore, perché queste scale temporali l’immunità dalla verifica non ce l’hanno.

 

Ecco qua, quella che segue è un’immagine eloquente. Tutti i modelli impiegati per i suddetti presagi di sventura messi a paragone con le osservazioni, ma non per le temperature di superficie, che pure sono irriproducibili ma anche altamente manipolabili e manipolate, quanto piuttosto per la temperatura in quota della fascia intertropicale. Modelli diversi ma tutti inevitabilmente CO2centrici, ovvero piegati irreparabilmente al pensiero di gruppo secondo cui tutto ruota attorno alle malefiche molecole di di carbonio allacciate ognuna a due di ossigeno. Per chi non lo sapesse o lo avesse dimenticato, il peggio del peggio del clima, nonché la prova schiacciante dell’impronta umana sulle dinamiche del clima, dovrebbe venire proprio da un abnorme riscaldamento della media troposfera tropicale, a sua volta innescato da un catastrofico aumento del vapore acqueo disponibile. Si chiamerebbe “hot spot troposferico” questa prova, elemento in bella evidenza in tutte le mappe che rappresentano gli output dei modelli climatici. Il condizionale è d’obbligo, tuttavia, perché quella prova non c’è e non c’è mai stata. Ora, il clima dovrà pure disfarsi tra cent’anni, ma se da quando si è cominciato il conto alla rovescia questa prova è latitante, questo vorrà pur dire qualcosa no?

 

CMIP5-73-models-vs-obs-20N-20S-MT-5-yr-means1

 

Sicché la media troposfera si scalda molto ma molto meno del previsto e, soprattutto, non si scalda più del suolo. La ragione è semplice, le temperature superficiali della fascia intertropicale sono salite poco o punto –  questo dovrebbe già far riflettere sulla natura “globale” del suddetto riscaldamento – e se i libri di fisica non sono tutti da buttare nel cestino, le leggi che regolano le dinamiche del gradiente termico verticale giustificherebbero un aumento della temperatura in quota superiore a quello superficiale solo se quest’ultimo esistesse davvero e fosse paragonabile a quello previsto, cosa che non è. Per cui, molto più di zero è comunque zero virgola. Come si possa continuare a sostenere la tesi del disfacimento climatico a fronte di queste evidenze resta per me un mistero.

 

Sul post originale di Roy Spencer, inoltre, questo stesso paragone è stato fatto anche con i trend lineari sia dei modelli che delle osservazioni. Curiosamente, sicuramente per caso, le uniche due linee ad andare d’accordo sono quelle che rappresentano le osservazioni da satellite e quelle da radiosondaggio, tutte le altre vanno per i fatti loro e, soprattutto, vanno molto ma molto più su, descrivendo una sistema di fatto molto diverso da quello reale e, molto più sensibile al forcing antropico di quanto non sembra essere. E questo è un altro regalo del pensiero di gruppo.

 

CMIP5-73-models-vs-obs-20N-20S-MT

 

Altra curiosità. Se ci si concentra sui soli modelli prodotti da gruppi di ricerca statunitensi, si nota che lo spred tra le proiezioni è molto inferiore, ma la differenza con le osservazioni è addirittura superiore. Quindi questi gruppi di riverca sono allineati su posizioni ancora più CO2centriche degli altri. Nei commenti al suo post Spencer definisce questo fenomeno pensiero di gruppo tra pensatori di gruppo.

 

CMIP5-19-USA-models-vs-obs-20N-20S-MT

 

Insomma, questa bella serie di linee e curve, rappresenta le solide basi del disastro climatico. Fate un po’ voi.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàClimatologia

2 Comments

  1. giovanni p

    Condivido quanto scritto in particolare sull uso della tecnologia e dei modelli, come sopra riportato. Rimango sempre piu sconcertato però dal fatto che la volgarizzazione o meglio direi la propaganda non si arresta e anzi diventa sempre piu superficialmente convinvente. Penso che mediamente la gente comune che costituisce la maggioranza della popolazione si accontenti della (dis)informazione pubblicitaria e quest’ultima mi sembra in gran salute. Penso sia capitato anche a voi di imbattervi quotidianamente guardando la televisione in proclami per la lotta all’AGW e alla CO2. Ormai l’eguaglianza CO2=inquinamento penso che costituisca uno dei mattoni fondanti di tutto il sistema propagandistico in atto. Chi non si è imbattuto in pubblicità svariate, dalle auto al cibo per cani che mettono al primo posto il loro impegno nel ridurre le emissioni di Co2 (e quindi il loro impegno a diminuire l’inquinamento ), in previsioni del tempo in cui lo speaker chiosa con frasi che ci ricordano che tutto è causa della CO2 che aumenta e quindi dell’uomo, in documentari sulla natura in cui qualsiasi argomento o fenomeno si tratti alla fine un bel commento o ammonimento sulla CO2 che aumenta e sul clima che impazzisce o diventa infernale. Tutto riporta a un concetto di marketing pubblicitario già ben descritto da mezzo secolo da Vance Packard o ancor piu addietro dal potere temporale ecclesiastico (ricordati che devi morire, l’anno 1000 arriverà il giudizio universale, pentitevi tutti, bruciamo le streghe al rogo).
    E il branco della razza umana continua a crederci nonostante la nostra epoca ricca di tecnologia, di modelli, di simulazioni 3D, dimostrando una volta di piu che l’evoluzione della razza umana sia sempre parziale e non riguardi quasi mai la coscienza e la conoscenza

  2. non capisco perché ti interessi ancora l’opinione di certi personaggi. A me ricordano quei tizi che fecero fama e soldi con bufale come il triangolo delle bermuda, o gli ufi, o i cerchi nel grano: panzane fatte e finite, e chi dice che dietro ci sia la Scienza è in pratica negazionista di episodi come il flogisto o la eugenetica.

    insomma i minus habens sono stati ancora beccati dai dati. Chiudiamoli nei loro Cerchi Magici, anzi no, sono così poco habens che vi si rinchiudono da soli.

Rispondi a giovanni p Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »