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Dannato climate change, anche un treno rispedito…al mittente!

Qualche tempo fa su ClimateMonitor si discuteva di previsioni climatiche e del loro impatto sulle policy facendo distinzione tra breve, medio e lungo termine. Direi che questa distinzione è diventata ancora più importante visto che, abbandonata l’iniziale superficialità dei modelli climatici che ci vedevano andare arrosto “monotonicamente” (“farà sempre più caldo, anno dopo anno, stagione per stagione“) e con omogeneità geografica (“farà più caldo dappertutto, dai poli all’equatore“), ci siamo resi conto che:

 

  1. il riscaldamento si è fermato da più di un decennio, evidentemente a causa della sovrapposizione di vari fenomeni soggetti a ciclicità;
  2. mentre in certi posti fa più caldo, in altri fa più freddo, con ampie variazioni stagionali.

 

Per esempio, sappiamo bene che la famigerata previsione del MET office “non vedremo più la neve” è stata clamorosamente smentita dai fatti con copiose precipitazioni nevose invernali. Si noti che, limitatamente al contesto di questo post, non mi interessa sapere se sul futuro hanno ragione gli scettici o gli AGWari, magari dopo aver opportunamente riveduto i modelli (per esempio con la tesi che alcuni propongono: niente riscaldamento fino al 2018 e poi una ripresa successiva). Il punto è che i dati raccolti ‘sinora’ mostrano proprio che le policy di breve e lungo termine non necessariamente vanno d’accordo. Per esempio alcune policy formulate alla fine del secolo scorso, all’insegna del riscaldamento “monotonico”, potrebbero esser state inopportune per il breve/medio termine, almeno fino al 2013 e probabilmente fino al 2018.

 

Facciamo un esempio, la progettazione di mezzi di trasporto. L’ingegneria prevede compromessi da effettuare in funzione del contesto: se da noi una nevicata eccezionale ferma per un giorno aerei e treni, questo accade perché (a parte le italiche inefficienze) è inutile spendere e montare permanentemente dispositivi antighiaccio che raramente verrebbero usati. In Svezia o Norvegia, invece, si progetta tenendo conto che sono più probabili grandi freddi invernali e meno probabili i grandi caldi estivi. Insomma, non tutti i mezzi di trasporto nascono uguali; un treno progettato per il Sud Europa avrà problemi nel Nord e viceversa. Questo almeno era lo stato dell’arte prima dell'”era-AGW”…

 

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in una brutta notizia per la nostra industria: un consorzio ferroviario dell’Europa del Nord ha deciso di rimandare al produttore, Italiano, diciannove treni ad alta velocità a causa della loro scarsa qualità, soprattutto per quanto riguarda le specifiche necessità di quei paesi. Mi ha colpito questo passaggio (anche qui su IlSole24Ore e qui sul Il Fatto Quotidiano):

 

E poi il 14 gennaio ha iniziato a nevicare (d’inverno nel Nord Europa capita) ed a quota 30 cm circa gli accumuli di ghiaccio nel sottocassa hanno causato una ecatombe: non solo i treni si rompevano in viaggio, ma hanno cominciato anche a perdere i pezzi con rischio di danneggiare il successivo sullo stesso binario. Il 17 gennaio 2013 NS e SNCB sospendevano l’esercizio dei treni AV ed il 18 gennaio le Agenzie per la Sicurezza delle Ferrovie di Belgio e Olanda, di comune accordo, sospendevano la circolabilità dei treni. Il costruttore inviava subito una squadra di tecnici per risolvere i “problemini” ma alla scadenza dei tre mesi di tempo riconosciuti per rendere i treni utilizzabili, la committenza ha cominciato a innervosirsi.

 

Non sono un ingegnere ferroviario e non so quali siano le vere cause del problema: oltretutto sappiamo bene che nel nostro paese le eccellenze convivono con grandi inefficienze. Però una domanda me la sono posta: non sarà che i progettisti si sono fatti influenzare dalla famigerata previsione del MET Office?

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Published inAttualità

9 Comments

    • donato

      Meno male che ogni tanto ce ne va bene qualcuna! 🙂
      E’ proprio vero che lo stellone a volte ci dà una mano.
      Ciao, Donato.

  1. Guido Botteri

    Sono di passaggio, ma non posso non cogliere la bizzarria di questo riscaldamento globale che ci fa perdere una commessa ferroviaria importante, visto che l’IPCC è presieduta da un INGEGNERE FERROVIARIO, tale rajendra pachauri.
    Sembra quasi che il caso abbia il senso dell’ironia…

    • Ripeto – per il lettore casuale – che il mio post non sostiene nessuna tesi e quindi certo non ho intenzione di affermare che la commessa sia stata persa per motivi climatici; mi pongo semplicemente una domanda, che mi pare doverosa, sperando che qualcuno possa rispondere. D’altronde, come dice Maurizio, si sono già fatti danni in altri campi, e più gravi.

      Ma certamente colgo benissimo l’ironia relativa alla professione dell’ing. Pachauri…

  2. Filippo, non deve certo “dispiacerti” correggermi 🙂

    Ho presente i disagi padani per la neve, ci sono incappato anch’io. Ma non mi risulta si siano rivelate inadeguate intere “partite” di treni al punto di rompersi viaggiando… Fatto salvo, come dicevo, che potrebbe essere “semplicemente” il declino industriale del nostro paese.

    • Spero di no. Comunque quella dell’azienda in questione è una situazione spinosa. Questa storia non aiuta.
      gg

    • Filippo Turturici

      Temo che, come nel 1939, nel mondo sia scoppiata una “guerra”: nessun paese é davvero preparato, come appunto nel 1939, ma in Italia mancano anche l’organizzazione e la qualitá in certi settori chiave!

  3. Filippo Turturici

    Caro Fabrizio, mi dispiace correggerti: certi accorgimenti sono (senza alcun dubbio) utili anche nel Nord Italia. Una tipica scena nelle stazioni “nordiste” in inverno, é quella di un povero inserviente che deve scongelare gli scambi con una fiamma ossidrica. Certamente, non siamo in Scandinavia, ma nella Pianura Padano-Veneta le gelate sono frequenti, ed ogni tanto capita pure che nevichi.
    Mi viene in mente al riguardo la lamentela di un pilota da caccia italiano della Seconda Guerra Mondiale, a proposito degli aerei che incontravano gravi difficoltá con nebbia e/o gelo durante la Battaglia d’Inghilterra (sí, non eravamo capaci di difendere Taranto, ma mandammo mezzi e uomini pure lí) e basati nelle Fiandre: in pratica, d’inverno non avrebbero potuto volare nemmeno in mezza Italia (Nord e Appennini).
    Insomma, antichi vizi…

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