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Pacifico equatoriale, possibile El Niño tra l’estate e l’autunno

Dal blog di Jeff Masters su Weather Underground arriva la segnalazione dell’ultimo ENSO update della NOAA. La novità è che dopo un lungo periodo di condizioni di neutralità per l’indice ENSO, pare si stiano generando le precondizioni per l’insorgere di un El Niño per la tarda estate/inizio dell’autunno di quest’anno. L’approccio a questa previsione è piuttosto interessante, perché si prende atto del fatto che praticamente tutti i modelli di previsione sono indirizzati verso una graduale tendenza al riscaldamento delle acque di superficie del Pacifico centrale e orientale, per deflusso delle acque calde accumulatesi sul bordo occidentale del bacino grazie alle persistenti condizioni di neutralità. La probabilità di innesco di un evento El Niño è fissata intorno al 50%. Qui sotto la previsione dell’IRI e, sotto ancora, la performance dei modelli negli ultimi due anni.

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Giusto per informazione, il modello del Centro Europeo per le Previsioni a Medio termine (ECMWF), la cui grafica sull’ENSO è liberamente accessibile, conferma sostanzialmente la tendenza, pur mostrando un più deciso innesco del riscaldamento praticamente già dal mese prossimo. Da notare che l’indice ENSO è attualmente in discesa, e occupa il limite inferiore dello spread tra i modelli nella previsione degli ultimi mesi.

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Ad accentuare la prudenza nella previsione ed abbassare la confidenza negli output modellistici ci sono le note difficoltà sperimentate dai modelli durante i mesi primaverili (si chiama spring barrier, ne abbiamo parlato qui), la tendenza degli ultimi anni al persistere di fasi di neutralità o di La Niña (prevalenza che è un effetto del segno negativo della PDO), e la causalità con cui si sono realizzate le condizioni iniziali per un cambiamento di segno dell’ENSO.

Anche di queste ultime ne abbiamo parlato qualche tempo fa, commentando uno studio uscito di recente che analizza le serie storiche degli Alisei (sempre al link di CM poco più su). Il segno dell’ENSO, ovvero la presenza di condizioni di El Niño, neutralità o La Niña, è strettamente correlato con l’intensità degli Alisei. Nella fattispecie si tratta di molto di più di una correlazione, il rapporto infatti è causale a doppio senso. Alisei intensi favoriscono, mantengono e generano condizioni di La Niña e Alisei deboli o addirittura di direzione invertita (ovest-est), favoriscono, mantengono e generano condizioni di El Niño. A far mutare il segno dei ‘venti del commercio’ è spesso un evento casuale, proprio come pare sia accaduto di recente, con il passaggio del tifone Faxai i cui venti periferici hanno contrastato il costante flusso orientale innescando una fiammata di venti occidentali.

Questa previsione, pur molto prudente, inizia ad avvicinarsi a quella di un lavoro pubblicato di recente in cui si dichiara di aver trovato il modo di aggirare la ‘barriera di primavera’ e si è previsto con un anticipo significativo l’innesco di un El Niño proprio per il prossimo autunno, con la fase calda consolidata per la fine dell’anno.

Se l’evoluzione delle temperature di superficie del Pacifico equatoriale sarà quella prospettata, potremmo assistere ad una modifica sostanziale delle dinamiche climatiche più recenti. Innanzi tutto è probabile che le temperature medie superficiali globali tornino ad aumentare, soprattutto nel 2015, ma il segnale potrebbe iniziare a farsi vedere anche nel 2014 se l’innesco di El Niño dovesse essere precoce. Questo farà la felicità dell’allarmismo generico medio, che naturalmente ignorerà il fatto che trattasi di evento prettamente naturale e anche obbligato. Inoltre, anche se dipenderà soprattutto dall’intensità di questo ipotetico El Niño, saranno importanti anche e soprattutto gli effetti sulle dinamiche atmosferiche di breve-medio periodo, con il ritorno di precipitazioni abbondanti sui paesi che si affacciano sul Pacifico orientale, che hanno visto negli ultimi anni condizioni piuttosto siccitose. C’è infine la possibilità, se l’evoluzione dovesse essere precoce come previsto dal Centro Europeo, che questo cambiamento di segno abbia effetto anche sulla stagione degli uragani, sebbene su questo gli esperti della NOAA abbiano dichiarato di non attendersi impatti particolarmente significativi.

COmunque si vedrà, gli output modellistici dei prossimi mesi saranno decisivi, che si riesca o meno a dichiarare superata la barriera di primavera.

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Roberto Breglia

    È inutile che gli accaniti sostenitori del GW,coloro che vedono nel giro di qualche decennio tutta l’umanità arrostire,tornino alla ribalta e magari rincarino la dose accentuando gli allarmismi. L’alternanza del riscaldamento e del raffreddamento delle acque del Pacifico,con tutti gli impatti che hanno sul clima,sono fenomeni normali che si avvicendano con una certa regolarità; piuttosto sarebbe interessante prestare attenzione all’Inverno che si sta per concludere nel Nord America. Ebbene qui si è avuta una stagione fredda come non si verificava da anni,addirittura i grandi laghi hanno sfiorato il record di superficie ghiacciata che risale al 1979! Meditate sostenitori del GW…………meditate!

  2. Filippo Turturici

    Piccola, doppia provocazione: se la temperatura delle acque superficiali del Pacifico orientale sara’ al “limite basso” delle corse modellistiche (le corse su base ECMWF mi paiono eloquenti); e se le anomalie medie globali di temperatura non registreranno grandi e duraturi picchi; allora cosa si inventeranno stavolta? Gli aerosol, che vengono-spariscono-tornano a comando? Il calore nascosto nelle profondita’ oceaniche, pronto ad eruttare fuori come un geyser? La variabilita’ naturale, che pochi anni fa era insignificante mentre ora nasconde l’impronta antropica? Lo scioglimento (molto parziale) dei ghiacci antartici, che raffredda le acque degli oceani meridionali, nonostante si fosse detto ancora pochi anni fa che tutte le retroazioni tendevano al surriscaldamento?

    • Sandro1

      Per me questa previsione è uno specchio per le allodole. Cioè solamente 50% è come tirare una monetina e fare testa e croce. Quindi quanto valgono le basi della teoria antropica a livello matematico a questo punto oltre che fisico?

      1470-year Spectral Peak riconducibile sul segnale GISP2.
      Sarebbe un meccanismo presente tra le fasi interstadiali, che aumenteranno di frequenza relativamente parlando su una più ampia scala temporale, proiettata verso il futuro.
      Condizionata dall’azione della Circolazione di Walker. Si intravede una correlazione, tutto ciò che scrivo è già presente in studi scientifici, tra l’oscillazione climatica sopra il Mare Arabico e Groenlandia.
      Deboli monsoni uguale siccità. Su scala boreale continuità dei regimi desertici sul tropico del cancro. Clima freddo alta intrusività onde planetarie. Freddo sulle fasce temperate.
      Ad un aumento di gas serra, H2O, derivato dall’intensa attività teleconnettiva tropicale, guidata dal segnale ENSO, che vedete come El Nino, nelle tabelle MJO. Aumentano l’intensità dei monsoni, perturbazioni, tifoni, uragani. Corrisponde poi un’aumento della temperature media sulla medio/bassa latitudine di fascia temperata e pienamente intertropicale. Bassa intrusività delle onde planetarie.

      Scaffetta dimostra quale forzante in questo momento prevale, ho utilizzato per tale ragionamento il 1470-year Spectral Peak riconducibile dal segnale GISP2. Non spiegherebbe l’aumento di CO2. Ma Scaffetta si. Quindi El nino e El nina cari miei non esistono. Rimandati. Come scrive Guido Guido sono Due etti e mezzo di clima signò..
      Bisognerebbe poi avere 10 teste. Per ricostruire tutto il panorama. Quindi cerchiamo di essere più formiche e meno cicale!

      Saluti.

  3. flavio

    “Alisei intensi favoriscono, mantengono e generano condizioni di La Niña e Alisei deboli o addirittura di direzione invertita (ovest-est), favoriscono, mantengono e generano condizioni di La Niña”….mmmmhhhhh….. :s

    • Quando la smetterò di scrivere di notte sarà sempre troppo tardi.
      Grazie.
      gg

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