Salta al contenuto

É un caldo record? Se ci credete allora leggete qui

Questo articolo è uscito in origine su La nuova Bussola Quotidiana.

Tutti hanno avuto tra le mani un termometro a massima a mercurio per misurare la febbre, mi ricordo ancora mia madre che dopo essersi inforcata gli occhiali ed effettuata un’attenta lettura in varie posizioni rispetto la luce emetteva la sentenza:”hai due linee di febbre”. Con il passare degli anni ho saputo che quella frase corrispondeva a 37.2°C, infatti il termometro aveva una scala graduata con una linea ogni 0.1°C: un’eccellente accuratezza difficilmente ottenibile con “termometri meteorologici” dove il campo operativo è generalmente tra -20°C e +50°C.

Quando sentiamo parlare di record della “temperatura globale” è proprio al termometro, non ai potentissimi calcolatori ed ai sofisticati satelliti, che dobbiamo pensare. Leggere valori della temperatura fino al centesimo di grado corrisponde ad apprezzare operativamente la divisione in dieci parti delle sopracitate “linee” del termometro per la febbre. Ma se già a livello ascellare è impossibile effettuare misure con l’incertezza del centesimo di grado come è possibile farlo a livello di temperatura globale? Non è che quel numero sarà solo il risultato di un sofisticato processo di calcolo più matematico che fisico? La temperatura globale come fa ad avere incertezza di un ordine inferiore alle temperature locali da cui parte il calcolo? In climatologia non vale “Garbage In, Garbage Out” (letteralmente “Spazzatura Dentro, Spazzatura Fuori”)?

Queste considerazioni di buon senso dovrebbero venire al lettore/telespettatore quando si è sentito ripetere più volte allarmisticamente, iniziando sorprendentemente alcuni mesi prima della notte di San Silvestro, che il 2014 è stato l’anno più caldo della storia per alcuni centesimi di grado. Alcuni giorni fa i mass-media riprendevano i dati preliminari dell’Agenzia giapponese (senza mai dire che erano preliminari), ora la notizia è che anche NASA/NOAA hanno confermato che il 2014 è l’anno più caldo. Come mai nessuno ad esempio ha fatto notare che l’anno 1998 per i giapponesi è al secondo posto mentre per la NOAA è al quarto? E’ così anormale che in un insieme di numeri ci sia un massimo? Visto che gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi dovremmo allarmarci, ma al tempo lo furono anche quelli tra 1910 e 1940, tra 1975 e 2010 (vedi grafico), perché all’epoca non erano sintomi di catastrofi imminenti e la popolazione viveva serena?

Ma stiamo parlando della “temperatura globale superficiale” ricostruita utilizzando i dati di alcune stazioni/boe meteorologiche, non di tutta l’atmosfera. Con una rozza similitudine potremmo dire che stiamo descrivendo l’andamento della temperatura all’interno di un palazzo di numerosi piani assimilandolo a quanto produce un modello matematico che ricostruisce cosa sta accadendo al pian terreno partendo dai dati misurati in alcune stanze di quel livello. Se anziché le stazioni meteo si utilizzano i dati satellitari, che hanno una maggiore copertura terrestre ed analizzano uno spessore d’atmosfera, nell’anno 2014 ci siamo raffreddati rispetto agli anni precedenti (qui e qui). Per correttezza va detto che anche se su questi grafici si mettessero indicazioni sulle incertezze di misura le deduzioni potrebbero non essere così facili.

Ma facciamo finta di credere che il 2014, per 0.02-0.04°C, è stato il catastrofico anno più caldo degli ultimi due secoli, quello che ci preannuncia l’inizio dell’arrosto a causa delle emissioni di anidride carbonica umane, quali eventi sono avvenuti in contemporanea? Delle singole calamità naturali TV/quotidiani hanno informato con ampi spazi sulla cronaca, ma ci sono altre notizie? Ci sono altri eventi e tendenze da segnalare?

Nell’anno del caldo record riporto alcuni eventi, poco pubblicizzati sui mass-media, che vi potranno persino sorprendere:

  • le catastrofi naturali nel 2014 sono costate nettamente meno in termini di vite umane e di danni materiali rispetto al 2013: è quanto emerge da uno studio pubblicato da Munich Re. Il gigante tedesco delle riassicurazioni, il cui studio è considerato un punto di riferimento in materia, stima a 110 miliardi di dollari (93 miliardi di euro) i costi cumulativi delle catastrofi dell’anno scorso, cifra inferiore a quella dell’anno precedente (140 miliardi di dollari) e alla media dei dieci e anche degli ultimi 30 anni. I disastri del 2014 hanno provocato 7.700 decessi, il numero dei morti legati alle catastrofi risulta pertanto molto al di sotto del precedente anno (21.000) e della media degli ultimi anni (fonte);
  • il numero degli Uragani nel Golfo del Messico ed Nord Atlantico è stato assai ridotto come intensità e numero, si sono formate solo 8 tempeste contro una media nel periodo 1950-2013 di circa 11(fonte NOAA qui e qui) nonostante la stagione per alcune previsioni allarmistiche dovesse riservare ben altro;
  • i ghiacci marini che circondano l’Antartide hanno raggiunto un nuovo record di estensione: ricoprono una porzione degli oceani meridionali mai rilevata da quando ha avuto inizio la raccolta dei dati satellitari a lungo termine (negli anni ’70). Al trend in positivo in Antartide, corrisponde però un trend in negativo nell’Artico; il grafico della somma dell’estensione dei ghiacci dei poli, sotto in rosso l’anomalia. Il 19 settembre scorso, per la prima volta dal 1979, l’estensione dei ghiacci antartici ha superato i 20 milioni di km², secondo il National Snow and Ice Data Center. (Dati qui e qui)
  • il 2014 è un anno record per la produzione mondiale di cereali, le stime di dicembre confermano che la produzione cerealicola mondiale toccherà il record storico di oltre 2,5 miliardi di tonnellate sospinta da ottimi raccolti in Europa e da un output record di mais negli Stati Uniti. (fonte FAO);
  • tredici paesi si avvicinano all’obiettivo di sradicare la fame. La FAO celebra i successi di Brasile, Camerun, Etiopia, Gabon, Gambia, Iran, Kiribati, Malesia, Mauritania, Mauritius, Messico, Filippine e Uruguay ( fonte FAO);
  • nel 2014 calano i prezzi di tutte le commodities, tranne quelli della carne. L’ampia e costante disponibilità dell’offerta, scorte record, l’apprezzamento del dollaro e il calo del prezzo del petrolio hanno contribuito al declino. Quattro dei cinque sotto-indici hanno registrato un trend in declino, raggiungendo (o quasi), i valori più bassi in cinque anni (fonte FAO);
  • in Italia i morti e feriti a causa di frane ed inondazioni sono stati sotto media. Fra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2014 in Italia si sono avuti, a causa di frane e inondazioni, 33 morti e 46 feriti, per le stesse cause tra il 1964 e il 2013 sono state 1.989 le persone morte, una media di circa 40 l’anno, 72 i dispersi e 2.561 i feriti (morti e feriti sono sempre delle tragedie e dobbiamo effettuare tutti gli sforzi affinché non ci siano più, ma la crudezza dei dati dice che siamo sotto media, (fonte);
  • negli ultimi 20 anni il bosco italiano è aumentato del 20 per cento ed oggi la sua superficie è ai massimi degli ultimi 1-2 secoli. La stima provvisoria della superficie forestale complessiva, comprensiva delle altre terre boscate (arbusteti, boscaglie e formazioni rade) è pari al valore record di 10,9 milioni di ettari, ben il 35% del territorio nazionale (qui), nell’Europa dei 27 le foreste e superfici boschive occupano ancora l’area più consistente dell’intera superficie europea. Assommano infatti al 41% dell’area continentale, contro il 25% delle terre coltivate e circa il 20% dei prati (dati Eurostat). Da tener conto che la NASA a fine anno ha dato una buona notizia riguardo la capacità delle foreste di immagazzinare CO2, che in pochi hanno ripreso;
  • gli incendi dei boschi si sono sensibilmente ridotti, del 66% rispetto all’ultimo quinquennio. Secondo i dati del Corpo forestale dello Stato, dal 1 gennaio al 14 settembre 2014, si sono verificati circa 2.850 incendi boschivi sull’intero territorio nazionale che hanno percorso una superficie complessiva di 21.610 ettari, di cui 10.268 ettari boscati e 11.342 ettari non boscati, con una superficie media per incendio pari a 7,6 ettari. Rispetto al quinquennio precedente si è osservata, soprattutto in alcune regioni, una sensibile riduzione del fenomeno che ha comportato una riduzione del 66% della superficie totale bruciata che arriva al 69% se si considerano le sole superfici boscate. (fonte);
  • grazie anche al contributo del clima mite, il consumo di gasolio per riscaldamento in Italia nel 2014 è crollato del 11,6% (fonte: IL SOLE 24 ore).

Sarebbe errato affermare che esiste un nesso di causalità tra la “temperatura globale” del 2014 e l’elenco di eventi “positivi” sopra riportati. Dovrebbe essere normale pensare che in ogni fenomeno ci sono aspetti positivi e negativi. Invece da troppi anni si presenta tutto in modo sempre e solo pessimistico. Si accetta invece di vedere ciò che accade senza alcun spirito critico e, in modo disonesto, sui mass-media si fa credere che esiste sempre e direttamente una conseguenza tra “riscaldamento globale” e le catastrofi naturali/eventi negativi. In tal modo si incute paura e si è imposto in modo subliminale un cammino con l’illusione del il ritorno all’epoca del mulino bianco, del paradiso della “decrescita felice”, dei rifiuti zero, della democrazia energetica, dell’alimentazione vegana con prodotti tipici, dell’arricchimento con i “carbon credit”, etc.

Purtroppo, però, non si è tenuto conto che la paura ha l’unico effetto di bloccare, specie quando si ha la pancia piena. Negli ultimi decenni in Europa, ma specie in Italia, tutto è fermo e siamo pieni di paure: del clima, dell’immigrato, del pm10, del nucleare, della TAV, dei raggi solari, delle onde, di internet, della carne, del pesce, etc.. Un bel risultato! Intanto stiamo scoprendo che non crescendo economicamente siamo divenuti più tristi ed angosciati dal futuro, la disoccupazione è aumentata enormemente e non ci sono i soldi per investire nelle tecnologie verdi, i nostri concorrenti americani ed orientali emettono CO2 per noi e per loro. In sintesi: la pancia si sta svuotando e le paure rimangono.

Non dobbiamo però meravigliarci, dopotutto l’ideologia verde ha persuaso quasi tutti che, a causa delle nostre colpe ecologiche, Madre Terra ci sta punendo con una “bomba d’acqua globale mai vista prima” (nominarla secondo “diluvio universale” sarebbe troppo rassicurante). Per salvarci è stato indicato come progresso, ad esempio, insegnare nelle scuole, ai nostri figli, nuovi principi: il “principio di precauzione” invece dell’antiquata “virtù della prudenza”, il principio “chi inquina paga” invece dello stantio “proibito inquinare”. Che ci potevamo aspettare?

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

12 Comments

  1. Fabio Vomiero

    Ringrazio Franco Zavatti per aver gentilmente colto il mio invito. Barra di errore per le rilevazioni termometriche satellitari quindi mediamente anche decisamente superiore alle misurazioni di superficie, mi sembra di capire. Applicata poi a valori assoluti di anomalia in genere decisamente inferiori a quelli di superficie. Quindi il dubbio rimane. In caso di valori discordanti tra i due tipi di misurazione, come per l’anno 2014, quale dei due potrebbe essere più affidabile? Bel problema.
    Grazie ancora e saluto sempre tutti cordialmente.

  2. flavio

    “la paura ha l’unico effetto di bloccare, specie quando si ha la pancia piena”

    ecco, mi è venuta pure la paura di prendere l’ascensore

    …speriamo di non morire soffocati se si dovessero sbloccare improvvisamente quegli accumuli di biogas…

    “la paura ad esempio non è detto che sia sempre negativa, e comunque può aprire le porte a concetti importanti e poco diffusi come quelli di consapevolezza e coscienza. Io credo che più di paura sia corretto parlare di preoccupazione, e su questo non ci vedo nulla di male, anzi”

    a me sembra che siamo talmente occupati a pre-occuparci di ogni genere di vaneggiamenti che non resta tempo per nient’altro, specialmente per occuparsi dei nodi che arrivano al pettine, tantomeno quelli per cui tanto ci si è tanto pre-occupati fino ad un’ora prima

    per cui quando c’è gente nel letto di un torrente e arriva la piena qualcuno sale in piedi sui tavoli, altri si appendono alle travi come scimmie, altri ancora impugnano il telefono per filmare, ma a nessuno viene in mente di uscirne, cosa che invece si fa di corsa al primo tremore del terreno, per cui tutto il casino sulla corruzione negli appalti, le frodi nelle forniture pubbliche finiscono nel cesso e si scappa dalle case, costruite per se, e quindi teoricamente dove si sarebbe dovuto avere interesse diretto a farle sicure, per correre in palestre, scuole etc pubbliche, fatte dalla “mafia del movimento terra”, con la sabbia al posto del cemento

  3. alessandro

    Bellissimo post!!! ehhh finalmente….

    ps: ascoltavo questa persona, francamente mi preoccupa la troppa convinzione, dopotutto lo dice che l’IPCC non interviene direttamente nelle ricerche, ma coordina
    e raccoglie il lavoro di ricercatori.. ( quali??)

    https://www.youtube.com/watch?v=0FfQ32uxuq4

    buona serata

    Ale

  4. deleo

    negli.anni.60.si.diceva.che.bastava.una..piccola.atomica.per.abbassare.la.temperatura.mondiale.di.10..gradi

  5. david

    Sono d’accordo su (quasi) tutto l’artico,l’unica paura che condivido con molti è quella dell’immigrato
    specie e sopratutto se arabo (e non per i recenti fatti di parigi).
    Buona domenica.

    • Fabio Spina

      Grazie del commento, la paura è diversa dalla preoccupazione e dall’attenzione al problema. Chi ha paura di solito non risolve il problema, si sente solo, o “scappa” e/o si autodifende e/o cerca di non pensarci. L’immigrazione è un tema fondamentale, lo sono le migrazioni in generale, sarebbe ora di affrontarlo senza dover decidere ogni volta in balia delle emozioni causate dai singoli eventi; decisioni che poi hanno effetti di breve durata e spesso contrastanti con le azioni/investimenti intraprese pochi mesi prima.

  6. Fabio Vomiero

    Pezzo interessante, che io interpreto soprattutto come tentativo di proporre spunti per stimolare la riflessione anche da parte di chi, in genere e per vari motivi non è portato a farlo. Di carne al fuoco ne è stata messa tanta, a mio avviso giustamente, perché deve essere chiaro che stiamo parlando di sistemi complessi e che quindi gli elementi sono sempre tanti e quasi sempre interconnessi tra di loro da meccanismi e dinamiche spesso purtroppo ancora poco conosciuti. L’incertezza delle misure è fondamentale, tuttavia io credo che l’ultimo step temporale (ultimi trent’anni circa) risulti comunque abbastanza chiaro e affidabile nella sostanza (centesimo di grado più o centesimo meno), e comunque con un grado di approssimazione molto inferiore ad esempio a qualsiasi altro step temporale precedente, che per questo dovrà essere sempre considerato invece con una certa prudenza. Rimane il mistero delle rivelazioni termometriche satellitari, anzi a tal proposito chiedo se qualcuno è a conoscenza della barra di errore relativa a questo tipo di misurazioni. Poi mi interessano particolarmente gli aspetti “filosofici” di queste problematiche: dal grado di conoscenza a tutti i livelli, quello scientifico (variabile) e quello sociale (basso), alle reazioni psicologiche delle persone, la paura ad esempio non è detto che sia sempre negativa, e comunque può aprire le porte a concetti importanti e poco diffusi come quelli di consapevolezza e coscienza. Io credo che più di paura sia corretto parlare di preoccupazione, e su questo non ci vedo nulla di male, anzi. Trovo ad esempio abbastanza ingenua anche la posizione dell’ottimista razionale disegnata da Matt Ridley, non è detto che le contestualizzazioni basate sul passato debbano valere anche per il futuro, visto che le cose e le situazioni sono in continuo mutamento. E poi c’è il concetto di dubbio, legittimo, quasi sempre elemento fondamentale di ogni approccio scientifico, ma che spesso fuori dal pensiero scientifico, può pericolosamente intersecarsi, confondersi o scontrarsi con i concetti di ideologia o di bias. Insomma c’è molto su cui riflettere. Saluto sempre tutti cordialmente.

    • Fabio Spina

      La paura in generale è umana ma non credo sia positiva, la prudenza dovrebbe guidare le nostre azioni. Sul fatto che negli ultimi decenni le misurazioni sono accuratissime, come scrivi, sull’intero globo, ho dei dubbi basta vedere cosa afferma la stessa WMO http://www.climatemonitor.it/?p=28717 e http://www.climatemonitor.it/?p=28486 . Ma poi chi ha dimostrato che bastano 30 anni per determinare il clima? Sul resto hai ragione, c’è molto da riflettere.

    • Franco Zavatti

      “Rimane il mistero delle rivelazioni termometriche satellitari, anzi a tal proposito chiedo se qualcuno è a conoscenza della barra di errore relativa a questo tipo di misurazioni”
      Ho trovato un articolo di Christy , Spencer et al, 2003 relativo agli errori della versione 5.0 (non la 5.6 attuale)
      <a href="http://dx.doi.org/10.1175/1520-0426(2003)202.0.CO;2“>qui (liberamente disponibile)
      Il lavoro tratta vari aspetti degli errori di misura ma penso che una ragionevole sintesi possa essere:
      Medie globali TLT TMT TLS (CI 95%)
      mensili +-0.20C +-0.15C +-0.35C
      annuali +-0.15 +-0.10 +-030

      TLT= bassa troposfera; TMT= media troposfera; TLS=bassa stratosfera.
      Non ho trovato notizie sugli errori delle singole regioni di cui si compone il dataset.
      Spero che i valori per la versione 5.6 non siano troppo diversi.

  7. Luigi Mariani

    Complimenti, Fabio, per l’efficacissimo articolo il quale (senza nulal togliere alla benemerita “Bussola quotidiana” meriterebbe un posto di rilievo su un quotidiano nazionale.
    Purtroppo in tempi di demagogia imperante le buone ragioni fondate su dati sono del tutto trascurate dai grandi media, dalla politica e (diciamolo) dalla scienza mainstream, il cui obbiettivo è come giustamente dici di inculcare nei nostri concittadini una visione cupa e senza speranza, in virtù delle quale l’unica azione possibile è quella di “non agire”, in nome ovviamente del principio di precauzione.
    Rimarco infine che se la produzione globale dei cereali è ai massimi storici il merito è non solo del clima mite e favorevole all’agricoltura ma anche della CO2 alta.
    Luigi

    • Fabio Spina

      Grazie Luigi, scrivi bene: “inculcare nei nostri concittadini una visione cupa e senza speranza, in virtù delle quale l’unica azione possibile è quella di “non agire”…. è proprio quanto accaduto negli ultimi decenni.

Rispondi a Fabio Vomiero Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »