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Quando la neve viene dal mare

Non è un fenomeno poi così raro, anzi, a certe latitudini le masse d’aria più umide e fredde è frequente che arrivino dal mare. Perciò non è di questo che parliamo, quanto piuttosto di quanto recentemente studiato da un gruppo di ricercatori in materia di nucleazione e di solidificazione delle goccioline all’interno di una nube:

A marine biogenic source of atmospheric ice-nucleating particles

La microfisica delle nubi è ancora oggi una terra di frontiera della ricerca in campo meteorologico e climatico. Le nubi, la condensazione o solidificazione del vapore acqueo, guidano i processi precipitativi, gli scambi di calore e, non ultima, anche la quantità di radiazione solare che raggiunge la superficie o viene da esse assorbita o riflessa. Ha un ruolo dunque primario nel funzionamento del sistema ed è quindi anche fondamentale comprenderne appieno i meccanismi. Dinamiche in cui, per esempio, a tutt’oggi i modelli previsionistici sono abbastanza deficitari a tutte le scale temporali.

Per fare una nube, ovvero per fare una gocciolina o un cristallo di ghiaccio, è sempre necessario un nucleo di condensazione, cioè una particella solida attorno alla quale il vapore possa condensare, si tratti di materia organica, di polvere, di smog o quant’altro. Una parte importante di queste particelle, che poi si definiscono aerosol, viene dal mare, anche da organismi marini come le alghe i cui resti vengono prelevati dalla superficie e rilasciati in atmosfera dal vento che soffia sulle onde.

Nello studio cui abbiamo accennato (anche qui su Science Daily), sono stati fatti degli esperimenti con un particolare tipo di alga le cui ‘emissioni’ solide, sembrano essere particolarmente importanti nel favorire la formazione di ghiaccio all’interno delle nubi, con particolari zone del pianeta – gli oceani alle latitudini più alte in entrambi gli emisferi – che si candidano come aree dove il contributo di queste alghe alla formazione di ghiaccio nelle nubi parte sia determinante.

Resti di organismi marini che finiscono nelle nubi, anzi, ne determinano la nascita e l’evoluzione. Un altro, l’ennesimo, esempio di come le dinamiche atmosferiche, si parli di tempo o di clima, di breve o di lungo periodo, di spazi ristretti o di aree più vaste, sono intimamente connesse con il mondo ‘liquido’, che tra l’altro domina il pianeta, nonché con quello solido, a formare un unico organismo capace di trarre vitalità dai suoi stessi scarti, ammesso che questa parola in Natura possa aver senso.

 

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Published inAttualità

Un commento

  1. Luigi Mariani

    In effetti i confini fra mondo fisico e mondo biologico quando si parla di clima sono estremamente labili e questo è uno degli elementi che rendono interessante il sistema climatico per ricercatori curiosi e poco rispettosi degli steccati disciplinari.

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