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Alex, l’Uragano fuori stagione

In campo meteorologico questa è la classica Breaking News. Nell’Atlantico centrale, appena sotto il 40°N, si è formata una Depressione Tropicale, fuori dai tropici, che è passata rapidamente all’intensità di Tempesta Tropicale e poi di Uragano di categoria 1 della scala Saffir Simpson, cioè con intensità del vento oltre i 73 nodi.

Il suo nome è Alex. Fuori stagione di oltre un mese – la stagione degli uragani si chiude nominalmente il 30 novembre nell’area atlantica – Alex ha un occhio ben definito di circa 20 miglia nautiche di diametro e un’altrettanto ben definita cintura di convezione profonda. Nelle ultime ore l’occhio è stato sovrastato da nubi fredde ad alta quota e la convezione ha iniziato ad essere erosa sul bordo meridionale, pur senza che si sia notata una diminuzione dell’intensità del vento.

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Oltre alla posizione nel calendario, quel che stupisce di questo episodio è il fatto che sia avvenuta la Tropical Transition, cioè la trasformazione in depressione a cuore caldo, su acque la cui temperatura non supera i 20°C, ben 7°C sotto la soglia nominale perché il fattore temperatura del mare sia determinante. Tuttavia, con la temperatura dell’alta troposfera a -60°C, la differenza è stata tale da generare sufficiente instabilità per la formazione della cintura di convezione profonda e avviare il processo.

Le Isole Azzorre, che stando al cono di traiettoria condiviso dai modelli di previsione saranno colpite tra stanotte e domani mattina, sono in allerta uragano. Dopodiché, salendo ulteriormente di latitudine Alex passerà dapprima alla condizione di Post Tropical Storm e poi di depressione extra-tropicale, per essere infine assorbita dalla circolazione delle medie latitudini.

Domani probabilmente troveremo Alex sui media generalisti, con relativi richiami all’evento senza precedenti e all’immancabile commento in chiave cambiamenti climatici. Per spegnere gli ardori prima che nascano le fiamme, sarà bene ricordare che gli uragani in gennaio hanno due precedenti nella serie storica di questi eventi, nel 1938 e nel 1955, mentre le Azzorre saranno alla loro decima esperienza negli ultimi cento anni.

Sul web del National Hurrican Center della NOAA trovate tutte le informazioni di dettaglio.

 

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Paolo Mezzasalma

    Alex ha origine da un sistema baroclino delle medie latitudini che ha subito la transizione in ciclone barotropico (scusate se vi annoio con le definizioni), per il quale il caso ha voluto che la convezione si organizzasse intorno al minimo, generando così il cuore caldo.

    Molti, troppi, a cominciare dal NHC, definiscono tropicale un sistema che si è formato in tutto e per tutto in una situazione che di tropicale non ha nulla, a cominciare dalle sst di 20 gradi circa.

    Molti, troppi, a cominciare dal NHC, associano l’organizzazione della convezione a sistemi pertinenti ai tropici. Il chè è falso, in quanto l’organizzazione può avvenire a tutte le latitudini.
    L’unico termine passabile sarebbe “simil tropicale”, vista la vecchia nomenclatura, che però è ormai superata da quando i sistemi si osservano anche dall’alto e su scala globale.

    Ma ci vogliamo mettere contro il National Hurricane Center?

  2. Fabio Vomiero

    Grazie a Guidi per questa puntuale e doverosa contestualizzazione tecnica del fenomeno, che altrimenti, se seguito solamente sui media generalisti, avrebbe assunto (assumerà) tutt’altri connotati e significati.
    Saluto cordialmente

  3. Salve Col. Guidi,
    questo uragano di origine Caraibica, fuori stagione, può essere riconducibile al fenomeno Enso estremo vissuto in questa stagione? La ringrazio in anticipo per la risposta.

    • Marco,
      per la verità questo uragano non ha origine caraibica, si è formato solo un po’ più a sud di dov’è adesso. Circa il collegamento al segno dell’ENSO o al suo valore assoluto, occorre ribadire che nessun singolo evento è riconducibile a pattern climatici, siano essi di breve, medio o lungo periodo. Inoltre le teleconnessioni tra ENSO e l’attività degli uragani in Atlantico presentano un quadro differente. L’ENSO positivo è un fattore inibente, prova ne siano le due ultime stagioni sottomedia proprio in area atlantica. Ciò detto, non occorre andare a cercare troppo lontano. L’evento ha avuto buon gioco in ragione di una fortissima instabilità tra la superficie e l’alta troposfera. Non so se questa sia in alcun modo collegabile all’ENSO, ma non azzarderei…
      gg

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