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Le dimensioni contano…nelle nubi

Negli ultimi anni l’accuratezza delle previsioni è senz’altro aumentata. Questo è stato possibile perché è aumentata la precisione e l’affidabilità dei modelli numerici (matematica per descrivere processi fisici). Per esempio, meno di un mese fa è stato sensibilmente ridotto (da 16 a 9 Km) il passo di griglia del modello globale dell’ECMWF, il consorzio europeo al quale partecipa anche l’Italia e dal quale riceviamo le informazioni per far girare modelli con passo di griglia inferiore che tra l’altro a breve sarà parimenti ridotto.

Tuttavia, i margini di miglioramento sono ancora ampissimi. Uno degli aspetti che i modelli faticano di più a descrivere con accuratezza, è quello delle precipitazioni, un po’ perché la dinamica delle nubi avviene ad una scala spaziale sensibilmente inferiore alla griglia del modello, un po’ perché i processi che la caratterizzano sono ancora ben lungi dall’essere compresi con sufficiente precisione.

Il modello del centro europeo di cui sopra, per esempio, è noto agli addetti del settore per essere avaro di piogge quando queste sono molto intense e per essere invece di manica larga quando queste sono molto, molto deboli. In sostanza, sussiste una sottostima degli eventi intensi e una sovrastima di quelli più deboli. Va da se che un miglioramento in questo settore sarebbe un passo avanti molto significativo.

La missione satellitare Global Precipitation Measurement (GPM) della NASA e della Japan Aerospace Exploration Agency, ha esattamente questo scopo. Misurare la dimensione e la distribuzione delle gocce all’interno delle nubi a livello globale – oggi non risolte ma parametrizzate nei modelli – aiuterà non poco a fornire informazioni più precise ai modelli di previsione.

Dimensione e distribuzione che variano al variare del tipo di nube, dell’intensità delle correnti ascendenti che la caratterizzano e della latitudine alla quale si è formata, da cui dipende, ovviamente, anche la quantità di ghiaccio in essa presente.

Qui sotto, il video nel quale uno dei ricercatori impegnati in questo programma spiega un po’ di cose sulla missione.

Qui, invece, l’articolo che gli ha dedicato Science Daily e la pagina della NASA dove trovare le informazioni sul programma.

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Published inAttualità

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