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A proposito di complessità del sistema…

Negli ultimi tempi si è parlato molto di nubi e della complessità dei meccanismi che ne regolano le dinamiche. Una parte sostanziale del sistema climatico considerato il fatto che, in ogni istante, larghissime percentuali della superficie del pianeta sono coperte da nubi, che agiscono sia riflettendo verso l’alto la radiazione solare, sia intrappolando verso il basso quella riemessa dalla superficie.

Tutte cose che avvengono a scala molto ampia ma che si originano a scala infinitamente più piccola. Tutte cose che, per immaginare come potrà evolvere il sistema bisogna imparare a riprodurre. Un esempio lampante viene da due bellissime immagini diffuse dalla NASA alcuni giorni fa e segnalatemi dall’amico Luigi Mariani.

Sono immagini da satellite catturate con un sensore che lavora nella porzione visibile dello spettro elettromagnetico. La prima è a scala molto grande:

A56_SouthGeorgia_vir_2016153

La seconda è uno zoom

a56_vir_2016153

Quelli che si vedono sono stratocumuli di origine marina, presumibilmente dovuti alle turbolenze che si generano alla sommità dello strato limite planetario quando il profilo verticale dell’atmosfera è tale da far sì che questo sia nettamente separato dagli strati superiori. Quello che si vede in alto a destra della prima immagine è un iceberg che sembra molto piccolo, ma in realtà misura 338 Km2 (26x13Km). Praticamente un’isola in movimento, tutt’altro che piccola. La presenza dell’iceberg, ipotizzano gli esperti della NASA, precisando che si sono basati solo sulle immagini e quindi le cose potrebbero essere diverse da come le hanno interpretate, è sufficiente a far divergere il flusso nei bassi strati, quindi a generare dei moti subsidenti (dall’alto vero il basso) che fanno sì che l’aria si riscaldi e possa contenere più vapore allo stato gassoso, assorbendo di fatto le goccioline che formano le nubi e creando un “buco” in uno strato nuvoloso altrimenti compatto. Si tratta di qualcosa di assimilabile al concetto di Distrail (cioè scia di dissipazione).

Trovate tutto qui, comprese le immagini ad altissima risoluzione.

Spettacolare!

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Published inAttualità

2 Comments

  1. Donato

    Confrontando le due foto, ho notato che esiste una invarianza di scala delle strutture nuvolose rappresentate. Pur avendo scale di rappresentazione che differiscono di due ordini di grandezza, la struttura geometrica delle nuvole non è molto diversa tra le due immagini. Questo è un ulteriore indizio della struttura frattale che caratterizza il sistema climatico di cui le nuvole sono parte estremamente importante.
    Altro aspetto che mi ha interessato è l’atteggiamento dei ricercatori circa le cause del “buco” nella copertura nuvolosa: hanno formulato delle ipotesi che cercheranno di verificare sulla base di modelli matematici del fenomeno. Questo significa, ancora una volta, che il livello di conoscenza del sistema climatico non è completo, almeno per quel che riguarda la formazione e l’evoluzione delle nuvole. Considerando che una variazione anche modesta della copertura nuvolosa potrebbe spiegare una parte considerevole del riscaldamento globale osservato fino ad oggi, non mi sembra una cosa da poco (lavori di R. Spencer, R. Lindzen, ecc.).
    Ciao, Donato

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