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Scienza distorta o distorsione della scienza?

Potere dell’AGW. In Australia è inverno e c’è chi rimedia lo stesso dei gran colpi di sole. Come quelli del Climate Council, associazione di attivisti che

“Esiste per fare informazione sui cambiamenti climatici verso il pubblico australiano in modo indipendente e autorevole. Perché? Perché la nostra reazione ai cambiamenti climatici dovrebbe essere basata sulla miglior scienza disponibile” (about, sul loro web).

Sicché, la miglior fonte di scienza cui recentemente hanno potuto rifornirsi per far passare la sete ai loro lettori è la seguente:

Cioè, i Diamanti Mandarini – meglio noti come Diamantini – cantano alle loro uova per preparare i piccoli al global warming.

Pare che questi simpatici uccellini abbiano l’abitudine, come molti altri, di cinguettare alle loro stesse uova. Tentano di allietare la prole in attesa della schiusa? Si preparano all’imprinting? Niente di tutto ciò. In realtà, quello che si premurano di mandare ai loro piccoli è un messaggio chiaro e noialtri affetti dalla meteo-dipendenza ne potremmo far tesoro. Stai lì che qui fuori fa caldo, dicono loro e, se proprio devi uscire (cosa che inevitabilmente accade), vedi di crescere poco, perché restando piccolo soffrirai di meno.

La faccenda vi potrà sembrar faceta, ma in realtà è seria, nel senso che la teoria in questione è supportata da una recente ricerca pubblicata addirittura su Science:

Prenatal acoustic communication programs offspring for high posthatching temperatures in a songbird

In pratica i ricercatori hanno preso delle uova di Diamantini e ne hanno ‘cotte’ un certo numero sottoponendole a temperature elevate prima della schiusa, ma allietandone con il canto dei genitori solo alcune. Dopodiché le hanno fatte schiudere lasciando crescere i piccoli a temperature variabili per 13 giorni. E’ risultato che quelli che avevano cantato e sudato erano più piccoli di quelli che avevano solo sudato (e qui, scusate ma ci scappa la citazione). Quindi il testo della canzone doveva necessariamente contenere un messaggio di adattamento all’ambiente che li stava per accogliere.

Ora, la natura ne sa tanto, ma tanto più di noi, e ci sta pure che gli uccelli abbiano la capacità di capire se nei pochi giorni successivi alla schiusa farà più caldo o più freddo. Ma che questo debba essere messo in relazione con il global warming, no, per favore no.

Eppure, su Science, ecco la parte terminale dell’abstract:

[…] Questi risultati hanno implicazioni per la nostra comprensione degli effetti materni, della plasticità fenotipica, della pianificazione dello sviluppo e dell’adattamento delle specie endotermiche ad un mondo che si scalda.

E’ evidente che gli uccelli devono aver cambiato canzone negli ultimi tempi. Chissà se hanno anche cambiato dimensioni, come accaduto alle pecore scozzesi di qualche anno fa, che si riportava si fossero rimpicciolite a causa dell’AGW quando poi si è scoperto che più che le temperature, nel loro habitat era cambiata la pioggia; non essendo le povere bestiole di pura lana vergine il rimpicciolimento era stato inevitabile. Oppure ancora, chissà se si sono avverate o si avvereranno mai le simulazioni modellistiche secondo le quali i topi rischiano di restringersi più in fretta dei serpenti e quindi di non poterseli più mangiare. A giudicare da quel che si vede in giro in termini di dimensioni dei (poco) simpatici roditori direi di no. Forse se si prestasse alla nettezza urbana la stessa attenzione che si presta alle temperature le cose potrebbero andar meglio.

Comunque è questione di scelte, ognuno studia quel che crede dal punto di vista che crede. Basta che poi nessuno si lamenti se qualcuno come Dan Sarewitz tira fuori frasi come questa:

La scienza non è auto-correttiva, è auto-distruttiva. Per salvare l’impresa, gli scienziati devono uscire dal laboratorio e andare nel mondo reale.

E’ parte di un saggio lungo ma tutto da leggere dal titolo “Salvando la Scienza“; se volete farvi un’idea, Judith Curry ne ha riportato le parti più interessanti sul suo blog. A me è piaciuto questo periodo:

Anche il consenso che si vanta attorno ai cambiamenti climatici – che poggia in gran parte su fondamenti fisici che sono stati ben compresi per più di un secolo – trova applicazione soltanto su di una striminzita affermazione circa il fatto che l’impatto umano sul riscaldamento globale sia discernibile. Nel momento in cui si entra nel merito della dimensione e della pericolosità di questo impatto, o dei costi e delle migliori strategie per contrastarlo, non rimane tra gli esperti alcuna sembianza di consenso. I modelli matematici dei futuri passo e conseguenze dei cambiamenti climatici sono altamente dipendenti da assunti relativi a cose che sono totalmente imprevedibili (come i trend della crescita economica o dell’innovazione tecnologica), e così i modelli sputano fuori flussi senza fine di fatti para-scientifici che autorizzano dichiarazioni e contro-dichiarazioni, tutte apparentemente giustificate dalla scienza, su quanto sia urgente il problema e su cosa debba essere fatto. Se invece esercitassimo “l’onestà disinteressata” promossa da Weinberg e l’applicassimo alle assunzioni che ci portano ai risultati dei modelli climatici, dovremmo abbandonare ogni affermazione che richiami ad una verità scientifica assoluta che dà a quei risultati la loro legittimazione nella società.

Per inciso, e per chi non avesse voglia di informarsi, Dan Sarewitz è editorialista di Nature. La sua rischia di essere un’opinione piuttosto informata.

 

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Published inAttualità

2 Comments

  1. Filippo Turturici

    Insomma, quasi 200 anni di teoria darwiniana buttata alle ortiche, in una rivisitazione neo-pagana del lamarckismo. Complimenti a chi le fa ma a soprattutto a chi le…canta, queste presunte ricerche. Non attendo nemmeno che qualcuno replichi l’esperimento, è palesemente assurdo che cantare alle uova (in qualunque maniera) possa influenzare le dimensioni dei piccoli dopo la schiusa. A meno che le madri-uccelli non sparino heavy metal a tutto volume dai loro becchi…

    • Alla faccenda dell’heavy metal in effetti non ci avevo pensato
      gg

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