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Contrordine: il freddo non viene dal caldo

Una delle ultime frontiere della catastrofe climatica imminente o, per molti, già in atto, dovrebbe essere quella in grado di giustificare gli episodi di raffreddamento in un contesto di temperature in aumento. In realtà non ce ne sarebbe bisogno, se non fosse che ogni tanto in effetti fa freddo, non per un giorno, ma per stagioni intere, come è stato il caso di alcuni degli ultimi inverni sull’America settentrionale e, come ci racconta una ricerca appena pubblicata su Nature Geoscience (incredibilmente open access), anche del trend di raffreddamento di medio periodo dei mesi invernali sull’entroterra Euro-Asiatico.

Twenty-five winters of unexpected Eurasiancooling unlikely due to Arctic sea-ice loss

Ne dovrebbe essere all’origine la diminuzione dell’estensione dei ghiacci artici, ovvero le dinamiche di feedback che ne potrebbero derivare. In effetti di per se il freddo che viene dal caldo ha un che di paradossale – ma bisogna comunque avere la mente aperta in tema di clima disfatto – tanto che neanche i modelli climatici CO2 dipendenti riescono a giustificarlo. E, quindi, dopo diversi tentativi di simulazione, fatti sia con modelli che cercano di tener conto di tutte le forzanti, sia con modelli nei quali si cerca di escluderne alcune per mettere in evidenza le differenze, solo una simulazione rende giustizia “all’inatteso raffreddamento” che ci è capitato in tempi di global warming. Peccato però che proprio in quella il trend dei ghiacci artici sembra non aver avuto alcun ruolo decisivo. Per cui gli autori concludono:

Si conclue che il raffreddamento osservato sull’Eurasia centrale è stato probabilmente dovuto a dinamiche di circolazione [atmosferica e marina] indipendenti dal ghiaccio marino generatesi internamente e disposte sopra e attorno al Mare di Barents-Kara a partire dal 1980.

PS: attenzione però eh? Il warming è sempre global, il cooling è solo regional 😉

Enjoy.

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Published inAttualitàClimatologia

3 Comments

    • Beh Max, per due ragioni.
      La prima è che i poveri devono starsene buoni ad aspettare che le eterne promesse di aiuto diventino qualcosa di concreto, ma nel frattempo, visto che di concreto non c’è niente, devono schiattare, come da paradigma salva-pianeta.
      La seconda è che se andrà bene a loro, deve per forza andar male ad altri (stesso paradigma) per cui dovranno, poveracci, esportare e guadagnarci. Una vera iattura.
      Peccato però che questa ‘rosea’ previsione ha le stesse probabilità di avverarsi di tutte le previsioni climatico-millenaristiche, cioè boh.
      gg

  1. Luca Maggiolini

    Ma certo Guido, su dài, ripassa la geografia che alle elementari si vede che eri distratto! 🙂
    Cosa vuoi che sia l’area interna euroasiatica, è una piccola zonetta rispetto al tutto….. mica pesa tanto percentualmente.

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