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Siamo proprio sicuri che sia “di destra” nutrir dubbi sull’AGW e sull’olocausto climatico prossimo venturo?

Mi rendo conto di rivangare un argomento che può apparire un po’ retrò in quanto le categorie “destra” e “sinistra” sono sempre più in affanno nel descrivere i fenomeni del terzo millennio. Ma Galeotto è stato un recente post si Guido Guidi in cui fin dal titolo si definiva “Un livello talmente basso da strappare il sorriso” il risultato di una ricercatrice svedese la quale al termine di un’indagine svolta in Svezia e Brasile ha concluso che “Political conservatives and males are more likely to deny human influence on climate change”.

Del tutto d’accordo con Guido sul fatto che quasi nessuno in ambito scientifico neghi oggi che le temperature siano aumentate dal 1850 in qua. Le divergenze iniziano da un lato sul peso dei diversi fattori che concorrono a tale aumento [personalmente tendo a fidarmi dei conti di Zischin e Saviv (2011), secondo i quali il 60% degli 0.69°C di aumento delle temperature globali del XX secolo  è dovuto alla CO2 e il 40% al sole] e dall’altro sugli effetti delle temperature più miti e dei più elevati livelli di CO2 [alcuni li ritengono catastrofici e altri – come il sottoscritto – assai meno]. Se a ciò aggiungi che dietro le catastrofi paventate a ogni piè sospinto a grandi e piccini si celano gli enormi interessi delle lobby della green economy e inoltre che coloro che si autoproclamano salvatori del mondo mirano ad imporre ai Paesi in Via di Sviluppo un percorso di crescita basato su energie rinnovabili e agricolture arretrate, cosa che non mi sembra per nulla progressista e rispettosa nei riguardi dei diritti dei popoli, posso arrivare ad ipotizzare un pensiero di sinistra che si dichiari contrario allo stravolgimento delle priorità indotto da una lettura del global warming in chiave catastrofica.

A confortare tale mia ipotesi ho pescato in rete una vecchia intervista a Piers Corbin firmata da Tim Adams e uscita sul Guardian del 24 gennaio scorso. In essa il fisico e meteorologo britannico Piers Corbin, fratello maggiore del leader laburista Jeremy Corbyn, confessa all’intervistatore che all’età di 68 anni nutre ancora fede nel fatto che le sue convinzioni un giorno o l’altro risulteranno vittoriose. Su questo fa riferimento all’esempio di Galileo per dire che “purtroppo la verità non prevale sempre nel breve termine specie se vari interessi costituiti sono coalizzati per impedirlo.”

La particolare “verità” che Corbyn ha in mente è la convinzione secondo cui il clima della Terra e i suoi cambiamenti siano dettati principalmente dall’attività ciclica del sole (e non dagli effetti dell’anidride carbonica presente in atmosfera). Da questo punto di vista Corbyn teme pochissimo la posizione di paria in cui lo relega inevitabilmente la “settled opinion”  di scienziati del clima e di governi di tutto il mondo emersa ad esempio nel recente vertice di Parigi.  “Per prima cosa la scienza non si basa su settled opinions”, dice Corbyn, ”e inoltre sono tutti in errore.

Curioso è poi il racconto delle origini di questo spirito critico, che Piers dice di aver maturato all’età di cinque anni quando suo padre, un ingegnere elettrotecnico, lo incoraggiò a indagare l’efficacia di un laghetto collinare di epoca vittoriana e dall’indagine risultò che l’efficacia era limitata.

Da ciò il nostro si lanciò nella costruzione di svariati tipi di apparecchiature meteorologiche che provava poi nel giardino di famiglia in Shropshire, per dedicarsi poi allo studio delle piccole anomalie nell’orbita della Terra basato su misure settimanali del elevazione del sole, da cui gli giunse la soddisfazione di veder pubblicato un proprio scritto sulla rivista della Royal Geographical Society. A ciò seguì la laurea in fisica dello stato solido e astrofisica presso l’Imperial college di Londra. Ciò fatto Piers partorì l’idea di utilizzare “il tempo atmosferico per studiare al passato gli influssi del sole e da qui giunse ben presto all’idea di utilizzare il sole per le previsioni del tempo” che aprì la strada ad un impegno professionale nel settore che tutt’oggi prosegue.

Parallelamente a ciò Piers è stato presidente dell’unione degli studenti radicali  e per un pò di tempo socialista rivoluzionario, il che ritiene gli abbia impedito di entrare nel servizio meteorologico britannico (UK Metoffice) che allora dipendeva dal ministero della difesa. A inizio anni ’80 fu poi affiliato al gruppo internazionale marxista  (IMG) dopo una breve affiliazione al gruppo anarchico quasi-Trotskysta “the big frame” per gli 11 giorni per cui esso è esistito. E fu proprio l’IMG a chiedergli a inizio 1984 una previsione per l’inverno 1984-85 a supporto dei minatori che intendevano piegare il governo conservatore di Margareth Thatcher con un lungo sciopero. La previsione di Corbyn secondo cui l’inverno 1984-85 sarebbe stato molto freddo si rivelò del tutto corretta e tuttavia, come ben sappiamo, i minatori uscirono nonostante ciò sconfitti dal lungo braccio di ferro con il governo britannico.

E fu in quelle settimane e mesi, racconta Corbyn, che Margaret Thatcher lanciò il suo piano più subdolo, volto a deindustrializzare la Gran Bretagna e a sconfiggere i minatori una volta per tutte: quello di divulgare e sostenere l’ipotesi del cambiamento climatico provocato dall’uomo in modo da poter convertire la Gran Bretagna dal carbone al nucleare. L’Hadley Centre, primo istituto di ricerca a livello mondiale fondato espressamente con lo scopo di promuovere la teoria AGW, divenne così il suo giocattolo preferito. La Thatcher, dice Piers, sapeva probabilmente che il cambiamento climatico è una sciocchezza poiché aveva conoscenze scientifiche di prima mano. Tuttavia era anche un politico scaltro, e il resto è storia…

Corbyn vede quel momento come il primo in cui i politici appresero a lucrare sulle profezie di apocalisse prossima ventura. Peggio ancora, è però secondo lui l fatto che tale profezia da esclusiva delle destre sia ben presto divenuta patrimonio comune delle sinistre, assumendo i connotati di causa progressista. Per Corbyn questa fu la risposta alla crisi che a sinistra si creò con la caduta del muro di Berlino. “La sinistra aveva bisogno di un nuovo totem. Qualcosa attorno a cui i giovani potessero danzare per sentirsi bene“, dice con un fondo di amarezza. “Le rivoluzioni avevano fallito, la Russia aveva fallito il socialismo non era morto ma aveva bisogno di una causa. L’alleanza rosso-verde divenne così tale causa. Al contempo vi era bisogno di massicce spese pubbliche e queste vennero equiparate al socialismo. A mio avviso la sinistra ha smesso di pensare nel 1989“. “Qualunque cosa si pensi di tutto ciò, il risultato netto di queste idee è stata la deindustrializzazione dell’occidente e lo spostamento della produzione di anidride carbonica dalla Gran Bretagna all’India e alla Cina“, conclude Corbyn.

Questo e altro ancora emerge dalla’intervista a Piers Borbyn. E qui la domanda fatidica si impone: quello di Piers può essere giudicato un pensiero di sinistra? Io non ho dubbi circa tale fatto e sono anche convinto che continuare a dire che chi esprime le idee che esprime Piers sia “di destra “non serva ad altro che a cercare di affossare il pensiero critico in nome del politically correct, secondo il quale solo ciò che è progressista è buono e che chi avanza dubbi sull’AGW non è progressista, onta terribile per chi ancor oggi si ritiene di sinistra.

In conclusione dunque “sinistra non dogmatica: se ci sei batti un colpo!

Bibliografia

Ziskin & Shaviv 2011. Quantifying the role of solar radiative forcing over the 20th century, Advances in Space Research 50 (2012) 762–776.

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Published inAttualità

19 Comments

  1. Luigi Mariani

    Che dire? Bel dibattito in cui tutte le considerazioni emerse mi sono parse pertinenti, per cui ringrazio tutti coloro che sono intervenuti.
    Anche la questione sulle lampade a LED da introdurre forzosamente è frutto dei tempi. Il LED è un’ottima tecnologia ma bisognerebbe introdurla dopo un’analisi economica ex-ante, analisi che ahimè quando si tratta di salvare il pianeta viene di solito trascurata. Nel mio settore, quello agricolo, ho visto per anni finanziare serre solari in cui i tetti presentavano fino al 50% di copertura con pannelli fotovoltaici, per cui in inverno la radiazione solare in ingresso era troppo ridotta perché le stesse fossero inutilizzabili per produrre. Solo d’estate le serre erano utilizzabili, giusto quando i tuoi pomodori te li puoi coltivare anche all’aperto.
    A Donato dico che purtroppo non finiremo mai di allibire per il modo becero con cui vengono divulgate tematiche complesse come quelle del clima: sul Corriere di qualche giorno orsono al tema della CO2 oltre le 400 ppmv hanno dedicato una foto in copertina e due pagine interne all’interno, con considerazioni che meriterebbero di essere stigmatizzate punto per punto; faccio solo un esempio tratto dall’intervista al vicepresidente dell’IPCC Carraro, il quale sostiene che l’agricoltura italiana oggi produce meno che in passato a causa dell’AGW (e qua la mia risposta è: continuate a finanziale l’agricoltura biologica che produce fra il 30 e il 40% in meno di quella convenzionale e vedrete dove andremo a finire per “colpa del clima”).
    Confesso però che a volte non ho proprio la forza di scrivere per reagire a una tale alluvione di castronerie anche perché mi rendo conto, come dice Fabrizio, che l’AGW è una gallina dalle uova d’oro e temo che continuerà a esserlo in futuro. A tale diagnosi mi spinge il fatto che per disinnescare l’aumento di CO2 in atmosfera abbiamo da decenni a nostra disposizione un’arma infallibile e cioè il nucleare. Ma perché cercare facili soluzioni che ammazzerebbero la gallina?
    Tornando a destra-sinistra sottolineo infine la conclusione di Massimo Lupicino che mi pare una buona chiusa generale “Non e’ piu’ una lotta tra destra e sinistra, ma tra due visioni del mondo: una globalista, no-borderista, dirigista, burocratesca, elitista, interventista e russofoba; l’altra no-globalista, nazionalista, liberista (nel senso originario della parola), pacifista, russofila e populista…”. Peraltro mi pare una spiegazione lucidissima della confusione che impera nel nostro contesto politico e che deriva dal fatto che, permutando alcuni termini della visione 1 con quelli della visione 2 e viceversa, si ottiene una gran quantità di soluzioni, nessuna delle quali in ogni caso sarebbe in grado di salvarci a fronte di una nuova Adrianopoli. Speriamo bene.
    Luigi

    • mr

      Gentile Luigi Mariani
      Posso chiederLe a quanto ammontano i finanziamenti all’agricoltura biologica, come si articolano, oppure dove si possono trovare dati in merito?
      Sono certo che ci siano degli incentivi ma non ho trovato una spiegazione decente.
      Grazie in anticipo.

      Maurizio Rovati

    • Luigi Mariani

      Gnetile Maurizio Rovati,
      diciamo che vi possono essere differenze da regione a regione ma possiamo in prima battuta assumere come riferimento quanto accade in Regione Lombardia, la quale attraverso il proprio Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 (FEASR) – Misura 11 “Agricoltura Biologica” destina a tale forma di agricoltura i seguenti Euro per ettaro (il primo valore è la cifra data per il periodo di conversione e il secondo valore per ogni anno di agricoltura biologica):
      Seminativi (frumento, mais, ecc.): 375 345
      Colture orticole: 600 540
      Colture arboree: 900 810
      Prato permanente: 125 110
      Colture foraggere per aziende zootecniche: 600 540

      Maggiori dettagli li trova qui:
      http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Attivita&childpagename=DG_Agricoltura%2FWrapperBandiLayout&cid=1213773184929&p=1213773184929&pagename=DG_AGRWrapper

      (per inciso qualcuno dovrebbe spiegarmi come mai gli indirizzi di una pagina web possano essere tanto lunghi e complicati…..).

      Potrà chiedermi poi se ad esempio i 345 Euro previsti per i seminativi siano tanti o pochi. Per fare un esempio consideri che il prezzo del frumento tenero viaggia oggi intorno ai 17 Euro a quintale, per cui 345 Euro corrispondono a 20 quintali. Se poi consideriamo che la produzione media ettariale a livello italiano è di circa 60 quintali per ettaro e che tale produzione nel biologico è grossomodo del 30% in meno e dunque 42 quintali per ettaro anziché 60, il sussidio fa in modo che possa risultare più conveniente produrre meno. Questo per un paese che già oggi importa il 50% del frumento necessario per pasta, pane e biscotti mi pare una trovata fantastica, alla faccia delle “eccellenze italiane” e della “sovranità alimentare”.

    • mr

      Grazie per le informazioni e la cortese risposta.
      Immagino che se importiamo del frumento per coprire la domanda interna, sicuramente prima ci accertiamo che sia prodotto biologicamente, o no?

      mr

    • Luigi Mariani

      A quanto scritto in precedenza aggiungo la seguente indicazione segnalatami dall’amico Alberto Guidorzi: in Germania le statistiche sul biologico dicono che il reddito agricolo degli agricoltori tedeschi convenzionali è dato per un 50% dagli aiuti comunitari, mentre per quanto riguarda i produttori biologici il loro reddito è assicurato per ben il 92% (aiuti ordinari + aiuti al biologico). Ciò spiega perchè in germania come in Italia gli agricoltori passano al biologico.

    • mr

      Ok, come si dice: è peggio di quanto credessimo.

      Questo mi fa riflettere su un altro particolare. Sovente sui media passa il concetto che i produttori italiani sono “costretti” a vendere a prezzi stracciati, sempre più bassi, sotto il costo di produzione. Questo, spiegano, a causa del mercato, degli intermediari (chi siano però questi intermediari non si sa bene) e della grande distribuzione/trasformazione, oltre alla concorrenza estera etc.
      In una delle ultime occasioni si trattava proprio del frumento e della concorrenza estera con conseguente rischio di riduzione della sicurezza e della qualità dei derivati alimentari. Nessun accenno però a questi incentivi e quanta parte del reddito vanno a coprire o compensare. Unico ritornello era il solito “non possiamo continuare a lavorare in perdita, saremo costretti a chiudere.”
      Se uno dovesse credergli, sarebbe solidale. Il fatto è che la menata va avanti da troppi anni perchè abbiano potuto resistere. Quindi l’inghippo c’è, anche se sui media questo non passa.

      Una volta esistevano i dazi: lo stato incamerava denaro dall’estero e questo manteneva artificialmente competitivi i prodotti nazionali. I consumatori pagavano di più, ma lo stato richiedeva meno tasse.
      Oggi esistono gli incentivi: i produttori guadagnano come prima (ma si lamentano uguale perchè la regola è – whine ‘n fuck forevah – come dicono a Oxford). I consumatori pagano come prima ma le tasse devono aumentare, a compensazione dei mancati dazi, per coprire gli incentivi riparatori che servono a mantenere artificialmente competitivi i prodotti nazionali.
      In teoria godono solo gli esportatori che non pagano più dazio mi sembra, o no?
      Non che a me piacciano i dazi, ma questi incentivi, francamente, sono molto peggio!
      Gli agricoltori sono diventati dipendenti dallo stato che eroga contributi senza i quali chiuderebbero. Posso immaginare che i loro voti alle elezioni ne siano molto condizionati?

      mr

    • Luigi Mariani

      Gentile Maurizio Rovati,
      commento interessante ma decisamente off topic.
      Le risponderò direttamente per e_mail.

  2. alex

    Attenzione però,dubitare su l’AGW non significa non essere d’accordo su provvedimenti economicamente realizzabili per ridurre inquinamento e spreco energetico. A Milano i lampioni sono stati progressivamente sostituiti con quelli a led e si accendono e spengono in base alla luce, cosa c’è di negativo in questo?

    • mr

      Perché? qualcuno qui s’è lamentato? No? Allora comincio io.
      La città era già illuminata, ( pure troppo, ma sono di parte – non che sia di destra o sinistra, solo in quanto astrofilo). L’illuminazione era ottenuta con lampade a scarica nei gas, tipo vapori di mercurio – con luce di colore bianco-blu – o al sodio ad alta o bassa pressione, con luce gialla.
      Queste lampade erano già molto efficienti (fino a 150 lumen/watt per un rendimento dal 20 al 30% circa) ed avevano sostituito da decenni le vecchie lampade ad incandescenza che hanno un rendimento luminoso del 2% (il 98% si perde nell’infrarosso).
      Il miglioramento ottenibile con i LED (i LED bianchi arrivano al 40% e oltre) è consistente e le lampade “promettono” di durare di più… (le lampade, ma i driver o alimentatori???) ma non tanto, considerati i costi della sostituzione di tutto il parco installato. Come se mi dicessero di buttare la mia auto che è in buono stato e fa 15Km/L, per cambiarla con una che fa 20Km/L.
      Lampade funzionanti che hanno una durata di 25/30 mila ore e che sono state pagate con soldi pubblici vengono buttate con tutto il corpo illuminante, a me pare uno spreco folle, perchè il risparmio energetico non è tale da giustificare un cambio così repentino.
      La sostituzione poteva esser fatta in modo graduale, partendo dagli impianti più vecchi e portata a compimento in 5 o 10 anni. In tal modo si sarebbero potuti valutare anche i nuovi corpi illuminanti in termini di durata e aver ragionevolmente una diminuzione dei costi di acquisto.
      Ora che ragione c’era di sostituire tutto o quasi il parco luci di milano in brevissimo tempo? Mi sbaglierò ma sono le solite, tipiche della politica d’accatto comune alla destra e alla sinistra. L’illuminazione è sinonimo di sicurezza, è evidente agli occhi del cittadino elettore ed è uno spot pubblicitario che si ripete tutte le notti. E poi, dulcis in fundo, c’è la gara d’appalto con quel che ne consegue.

    • mr

      PS
      Tanto è vero che nei comuni limitrofi a Milano non sono state sostituite in massa le lampade dell’illuminazione pubblica.

    • Fabrizio Giudici

      L’osservazione di mr mi pare molto pertinente. Si potrebbero aggiungere altri episodi: per esempio, a Milano, una buona parte delle bici elettriche messe a disposizione dei cittadini sono fuori uso, perché le batterie sono andate. Ho letto pochi giorni fa sul Corriere che ora verranno dotate di nuove batterie, per la modica cifra di 700.000 € (costano 500€ l’una).

      Con questo non posso trarre alcuna conclusione, ma – affiancandomi a quello che dice mr – faccio presente che la “narrazione” ecologista per cui nuove tecnologie – LED, bici elettriche, quant’altro – vengono descritte solo in modo parziale. Infatti ci sono costi di manutenzione non indifferenti, e poi vorrei anche sapere il costo e l’impatto ecologico dello smaltimento delle batterie esauste, come pure delle lampade al mercurio citate da mr.

      PS In casa ho iniziato a comprare da un paio di anni le prime lampade a LED, contro cui non ho alcuna prevenzione.

  3. donatO

    Caro Luigi, hai eseguito una disamina estremamente lucida della situazione attuale che sottoscrivo in toto.
    Non esiste organo di stampa che non paghi il suo tributo giornaliero, orario o “al minuto” alla dittatura dell’AGW.
    A titolo puramente esemplificativo e non esaustivo come non citare i lai con cui l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha comunicato , Urbe et Orbi, che nel 2015 era stata stabilmente superata la soglia delle 400 ppm volumetriche della concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre?
    Il coro è stato unanime e monotono: il mondo è fritto, anzi bollito, si salvi chi può!
    Partendo dal livello più basso, troviamo quelli che alla radio RAI sono i promotori del famigerato “M’illumino di meno” che, affranti, dopo aver proclamato la propria ignoranza in materia (il conduttore non riusciva neanche a pronunciare in modo corretto “400 ppm volumetrico” tanto da doversi interrompere e chiudere con un sorprendente “va bé, quella cosa lì”) non hanno potuto fare a meno di citare il caso dello Utah, stato USA che avrebbe introdotto nella sua legislazione la settimana ultracorta per gli statali: quattro giorni di lavoro invece dei nostri cinque o sei (a seconda delle categorie) allo scopo di ridurre gli spostamenti e, quindi, la produzione di CO2.
    Per corroborare la loro tesi non hanno trovato niente di meglio che intervistare un italiano che aveva aperto un ristorante in una città dello Utah, di cui non ricordo il nome, chiedendogli lumi circa lo stato delle cose in quel paese in via di decarbonizzazione. Il tapino dopo aver farfugliato qualcosa circa la sua attività non riuscì a rispondere alla “profondissima” domanda dei conduttori che gli chiedevano se tra il fatturato della sua attività e la settimana lavorativa degli statali esistesse una correlazione positiva (di tal genere, anche se non uguali, erano le intenzioni dei conduttori 🙂 ) se non con la disarmante confessione che erano poche settimane che aveva aperto l’attività, per cui non era in grado di rispondere. Finito tutto a tarallucci e vino, per restare in tema con l’attività dell’intervistato, i nostri eroi proposero che in tutto il Mondo, prima di in Italia, ovviamente, si seguisse l’esempio dello Utah. Con una legge di iniziativa popolare (presumo, perché non vedo altre strade). 🙂
    Trattandosi di un programma di intrattenimento, non ci dovremmo meravigliare più di tanto del livello della discussione, ma non è che i giornalisti dei vari GR abbiano dato miglior prova di sè: durante una delle svariate edizioni giornaliere sono rimasto allibito da uno dei servizi trasmessi in cui si annunciava che l’Organizzazione meteorologica mondiale aveva comunicato che nel 2015 erano stati superati tutti i record di inquinamento (sic!) ambientale. Dopo un semi-salto sul sedile dell’auto, subentrò lo sconforto: la giornalista si riferiva alla CO2 che era diventata improvvisamente un inquinante! 🙂 E non so quante volte nel corso del suo intervento, si riferì con questo epiteto al diossido di carbonio.
    Per non parlare dell’ANSA e di tutti i quotidiani nazionali (non ho controllato per vedere ciò che è successo all’estero, ma credo che le cose non siano state molto diverse).
    .
    Noi su queste cose facciamo sarcasmo (come ho fatto io fino ad ora), ma dobbiamo pensare che prima o poi ci saranno le elezioni e la gente “indottrinata” in questo modo, voterà per coloro che proporranno soluzioni in linea con le loro convinzioni o, per essere più precisi, con le convinzioni create dai media. Non si chiederanno se è di destra o di sinistra, ma se è pro o contro “l’inquinamento da CO2”. E questo fino a quando non cambierà il vento ed i capitali, perché di questo si tratta, non troveranno un’altra conveniente allocazione, determinando, nel contempo, una rivoluzione copernicana nelle menti dei decisori politici.
    Ciao, Donato.

  4. Piero Iannelli

    ……, il risultato netto di queste idee è stata la deindustrializzazione dell’occidente e lo spostamento della produzione di anidride carbonica dalla Gran Bretagna all’India e alla Cina“, conclude Corbyn….

    Viene in mente.. : Tata ha annunciato che tra i motivi che hanno portato alla chiusura di uno stabilimento che dava lavoro a 1500 persone hanno giocato un ruolo importante le politiche climatiche dell’Unione Europea.
    Fonte: Telegraph
    http://www.telegraph.co.uk/finance/newsbysector/energy/8570141/UK-faces-job-losses-as-businesses-threaten-to-flee-abroad-to-escape-green-energy-levies.html

  5. Alex

    Sono di sinistra convinto e praticante, ma sottoscrivo al 100% il post. In particolare sono completamente in disaccordo con il pensiero generale sui prospettati effetti dell’aumento della temperatura; siamo arrivati ormai al punto che un tombino ostruito dopo una pioggia é causato dall’AWG e merita un servizio sui media

  6. Fabrizio Giudici

    Perfetto. Questo si affianca alle considerazioni che abbiamo fatto qualche settimana con un post di Massimo Lupicino e ONU: anche per l’ONU infatti l’AGW è una gallina dalle uova d’oro, finita la guerra fredda. Inoltre è una tematica eccellente per ogni politico perché prevede decisioni i cui effetti si vedrebbero a lunga durata, quando il politico sarà in pensione o forse anche già morto e non gli si potrà chiedere conto degli errori fatti. Normalmente è difficile usare questo giochino, perché delle conseguenze a lungo termine non frega niente neanche all’elettorato; tranne che quando riesci a compensare con una pesante motivazione apocalittica su cui c’è “consenso”.

  7. Massimo Lupicino

    Caro Luigi, sfondi una porta aperta con me, e lo sai 🙂
    Fa piacere che anche Corbyn concordi con il concetto esposto nel Minstream delle Palle di qualche settimana fa, ovvero che l’ambientalismo d’accatto diventa refugium peccatorum di una sinistra allo sbando con la caduta del muro di Berlino. E ritorniamo sempre al solito punto, per dirla alla Gaber: cos’e’ di destra, e cos’e’ di sinistra? Sono categorie ormai desuete.
    Non del tutto, pero’. Si puo’ dire che destra e sinistra non siano piu’ al governo, piu’ semplicemente. La destra si presenta oggi prevalentemente come forza anti-sistema (le pen in francia, AFD in germania, UKIP nel regno unito, Alba Dorata in Grecia e, con i dovuti distinguo, i 5S in Italia che, per tradizione italica, non si riescono a collocare ne’ a destra ne’ a sinistra.
    Il fatto e’ che ormai le sinistre di governo promanano tutte dal liberalismo americano, che di sinistra non ha piu’ niente. Basti pensare che tutti i neo-cons piu’ guerrafondai negli stati uniti sono al fianco della clinton, mentre Trump si colloca su posizioni geopolitiche che non e’ azzardato definire “pacifiste”.
    Per non parlare del disastroso interventismo dei liberal USA che ha portato alle guerre piu’ insensate degli ultimi 50 anni, come quella in libia o quella in siria, guerre che hanno (quasi) deposto dittatori vicini agli interessi europei e ostili al terrorismo per rincorrere improbabili agende democratiche che in ultima istanza hanno coinciso con quelle delle piu’ retrive dittature del Golfo.
    Ormai bisogna parlare di mainstream, o forze politiche “elitiste”, e non-mainstream, o forze politiche “populiste”. Le prime sostanzialmente schiacciate sul clintonismo/obamismo americano, le seconde identificabili con i “populismi” europei e il “trumpismo” americano. La confusione si genera dal momento che le forze anti-mainstream, sebbene prevalentemente di destra, annoverano anche partiti di sinistra, o ibridi, come i 5S in Italia o Podemos in Spagna e Syriza in Grecia. Non a caso, tutti su posizioni anti-mainstream e favorevoli alla Russia, piuttosto che su quelle russofobe, interventiste e salvamondiste del mainstream liberal.
    Il mondo e’ cambiato, vero, ma gli schieramenti in campo sono molto chiari.
    Non e’ piu’ una lotta tra destra e sinistra, ma tra due visioni del mondo: una globalista, no-borderista, dirigista, burocratesca, elitista, interventista e russofoba; l’altra no-globalista, nazionalista, liberista (nel senso originario della parola), pacifista, russofila e populista…

  8. david

    …visto come governano i cosiddetti progressisti(in italia e nel mondo)sono fiero di essere di destra e completamente scettico sull’AGW.

    • Alessandro2

      Eh no caro David, così siamo in due maschi di destra a sostenere il cliché dell’individuo scettico 🙂

      PS. Perché mai sostenere l’evoluzione dei popoli arretrati con mezzi agricoli ed industriali moderni dovrebbe essere appannaggio dei soli “progressisti”? E’ un obbiettivo condivisibile e anzi imperativo per tutti, specialmente oggi che questi popoli si riversano (traghettati) sulle nostre spiagge.

    • David

      Esatto caro Alessandro2,la soluzione sarebbe lo sviluppo agricolo in quelle aree,ma poi come fa la sinistra senza poveri?
      …ma che stupido sono,ci pensa renzie ad impoverire gli italiani!!!

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