Salta al contenuto

Un rischio vero, che nessuno prende sul serio

Bé, proprio nessuno no, ma di certo quelli che ne sanno qualcosa sono la millesima parte di quelli che invece si arrovellano sul presunto disfacimento del clima. E quelli che fanno realmente qualcosa sono la milionesima parte di quelli che sempre per il clima si battono il petto ogni giorno.

Non è un rischio climatico quello di cui stiamo parlando, ma è comunque un rischio planetario. Anzi, lo è molto di più e in modo molto più concreto di quanto non lo sia il clima che cambia…soprattutto perché quello è sempre cambiato e… siamo ancora tutti qui.

Con un evento di Space Weather di proporzioni paragonabili al Carrington Event del 1859 o all’espulsione di massa coronale (CME) del 2012, il cui flusso ha mancato la Terra di un soffio, potrebbero invece essere parecchi quelli senza possibilità di cavarsela. I danni collaterali di una tempesta geomagnetica di quelle proporzioni potrebbero essere di proporzioni tali da far piombare intere regioni del pianeta a livelli di capacità infrastrutturale di un paio di secoli fa. E, a causa dell’inevitabile impatto sull’interdipendenza dei mercati e delle catene di approvvigionamento, le regioni ad esse più prossime o da esse economicamente dipendenti, avrebbero i bei loro problemi.

In uno scenario di crisi energetica, tecnologica, economica ed alimentare come quello che si prospetterebbe, sarebbero naturalmente i più deboli a passarsela peggio, sebbene la fascia di debolezza farebbe presto ad allargarsi.

Ma, tutti pensano al global warming e a futuribili disastri tutti da dimostrare, ignorando o quasi i rischi reali dell’attività solare. Tutti tranne gli USA, che nel 2015 hanno varato uno Space Weather Action Plan per mettere a sistema il livello di conoscenza scientifica, le attività di prevenzione e i piani di miglioramento della resilienza rispetto a questi genere di rischio.

Per avere un’idea delle dimensioni del danno economico che potrebbe derivare da una tempesta geomagnetica massiva, spaziando dall’impatto minimale a quello più significativo, vi consiglio la lettura di un paper fresco di pubblicazione e di libera consultazione:

Quantifying the daily economic impact of extreme space weather due to failure in electricity transmission infrastructure

Un lavoro interessante ma con un difetto, quello di essere riferito ai soli Stati Uniti. Per cui, dato che un CME come il Carrington Event interesserebbe una porzione del pianeta ben più grande, i numeri pur grandi che tirano fuori sono ovviamente sottostimati,

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàSole

5 Comments

  1. No, fermi tutti…
    le probabilità che nei prossimi 40-50 anni si possa verificare un evento simil Carrington non sono solo basse, ma sono praticamente NULLE!!!!

    L’attività solare segue costantemente una serie di cicli di 11, 33 e varie altre centinaia e migliaia di anni. Ogni ciclo è legato a fattori astronomici ben precisi che riguardano per lo più le posizioni orbitali dei pianeti del sistema solare.

    E i grandi eventi come quelli citati si verificano solo con 2 condizioni:

    1) il Sole deve poter avere la forza necessaria
    2) ci devono essere delle “cause” scatenanti (come un particolare allineamento di Venere… o roba simile).

    Al momento la 1) non può essere soddisfatta in quanto il Sole si trova in una condizione che lo pone, letteralmente, ad un passo dal “coma profondo”. E anche questa eventualità sembrerebbe essere ciclica.

    Lo studio dell’impatto sulla società di un evento Carrington, però, trova spiegazione nella presunta disponibilità, da parte RUSSA e (forse) CINESE, di armi capaci di generare un fortissimo impulso elettromagnetico capace di disintegrare (friggere sarebbe la parola più adatta) qualsiasi apparecchiatura elettromagnetica in un raggio di centinaia di chilometri. E tale arma, tra l’altro, è stata ipotizzata proprio dagli USA!

    • Bernardo,
      fino a quando parliamo di previsioni sull’attività solare ti seguo. Anche se penso che non se ne sappia abbastanza per valutazioni così ben definite. Quando sconfiniamo “nell’arma di fine di mondo” lascio volentieri il campo a spazi web che tra i complotti e le armi nel cassetto di non meglio specificata natura ci si muovono con molto più agio. E, per quel che mi riguarda, riguardo a queste cose l’unico consiglio è di non fare l’onda 😉
      gg

  2. Fabrizio Giudici

    “come il Carrington Event interesserebbe una porzione del pianeta ben più grande,”

    Quindi è improbabile che questo evento prenda tutto il pianeta?

    • Fabrizio,
      non ne so abbastanza (in verità ne so davvero poco) per rispondere in modo soddisfacente. Direi che a livello intuitivo è un problema di durata di un eventuale evento (scusa il gioco di parole) e quindi di esposizione. Ma qui mi fermo, sperando che tra i lettori ci sia qualcuno in grado di chiarire.
      gg

  3. AleD

    Beh dai, sarebbe un’occasione formativa. Tutta la mandria dotata di pv e che è convinta di essere elettricamente indipendente scoprirà la verità… 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »