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Potere alla parola… di pochi!

All’inizio c’era il Global Warming. Poi quando è arrivata la frenata – per inciso, al netto degli ultimi El Niño la temperatura media superficiale globale è cresciuta poco o nulla – è subentrato il Climate Change. Ma qualcuno ha fatto notare che, in effetti, il clima cambia da sempre, quindi se proprio si vuol dare risalto al cambiamento meglio parlare di Climate Disruption. Anche questo neologismo però è stato fagocitato dal suo stesso ambiente. Se usi termini sempre più assurdi per descrivere qualcosa in modo da tener alta l’attenzione mediatica, sarai costretto a inventarti sempre qualcosa di nuovo.

E, puntuale, questa estate è arrivato in soccorso un paper appositamente redatto per gettare l’osso al mondo dei media e siamo arrivati alla Hothouse Earth. Che in realtà significa serra, né più né meno come greenhouse, ma, vuoi mettere?

Trajectories of the Earth System in the Anthropocene

Dunque, trattasi di un pistolotto che in termini scientifici non dice nulla di nuovo. Modelli e scenari – altamente fallibili i primi, completamente distopici i secondi – si dimostra che se non dovesse esser messa seriamente mano al problema, potremmo finire cotti a puntino, ovvero oltrepassare quel limite (!?) oltre il quale anche riducendo le emissioni il clima andrebbe comunque per fatti suoi, cioè, a ramengo.

Dal punto di vista tecnico, si diceva, non c’è niente di nuovo, se non l’osso gettato ai media, che si sono subito innamorati della nuova definizione ed hanno quindi dato ampio risalto alla faccenda.

Obbiettivo raggiunto quindi, soprattutto se quello che si voleva era far passare un altro tipo di messaggio, quello che segue:

Collective human action is required to steer the Earth System away from a potential threshold and stabilize it in a habitable interglacial-like state. Such action entails stewardship of the entire Earth System—biosphere, climate, and societies—and could include decarbonization of the global economy, enhancement of biosphere carbon sinks, behavioral changes, technological innovations, new governance arrangements, and transformed social values.

Forza, tutti insieme verso un nuovo ordine globale.

Enjoy.

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Published inAttualità

12 Comments

  1. Gianni

    Ho recentemente letto un documento in cui “Devonian greenhouse climate” di Vleeschouwer et al. (2014, Global and Planetary Change) era reso con “Devonian hot-house climate”.
    Sono termini chiaramente intercambiabili ma il rischio di imballarsi è alto, se anche il grande Svante August Arrhenius (1859-1927) nel suo famoso lavoro del 1896 attribui’ erroneamente a Jean-Baptiste Joseph Fourier (1768-1830) “that the atmophere acts like the glass of a hot-house, because it lets through the light rays of the sun but retains the dark rays from the ground”.
    Fourier comprese che l’atmosfera aveva la capacità di trattenere le radiazioni infrarosse, tuttavia l’analogia con cui descrisse questo effetto non era una serra (come si fa oggi) ma l’eliotermometro. Inoltre, l’anno di pubblicazione del saggio di Fourier è il 1824, non il 1827 come dichiarato da Arrhenius, che probabilmente non aveva nemmeno letto il documento originale.

  2. Fabio

    Robertok06, fai il galletto qui dentro dopo essere stato BANNATO da Climalteranti eh ?

    • Azz non lo sapevo! Priorità uno per i suoi commenti allora. Per i tuoi purtroppo no. Questo era l’ultimo. Stammi bene.
      gg

    • Fabrizio Giudici

      @Robertok06: onore al merito.

  3. Luigi Mariani

    Roberto,
    per passare da vapore acqueo atmosferico a nubi occorrono nuclei di condensazione, il che avviene attraverso un processo microfisico di cui sappiamo molto poco e in cui c’è un evidente componente biologica (sostanze terpeniche emesse dalle piante come il pinene) sul cui ruolo ha fatto un po’ di luce il progetto Cloud e che ha poi visto poi uscire altri lavori (es: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5532715/).
    Ecco, se i nuclei di condensazione diventassero per qualunque motivo meno attivi sarebbe un disastro, anche in assenza di asterioidi.
    Al momento però sintomi di questo tipo non si vedono e i nuclei in atmosfera non mancano e peraltro con il global greening i composti in questione dovrebbero forse aumentare.
    Luigi

  4. Fabrizio Giudici

    Dal Merriam Webster:


    Definition of hothouse
    1 obsolete : bordello
    2 : a greenhouse maintained at a high temperature especially for the culture of tropical plants
    3 : hotbed

    Effettivamente è tutto un gran casino, quindi vada per il significato #1.

  5. Luigi Mariani

    Caro Guido,
    l’articolo di Steffen et al (2018) pubblicato su PNAS disquisisce con pochi dati e molta filosofia sul fatto che il rischio di un “runaway greenhouse effect” (RGE) che porterebbe alla hothouse divenga sempre più rilevante con l’aumentare delle temperature globali prodotto dall’uomo tramite la CO2 emessa in atmosfera e il conseguente AGW.
    A mio avviso tuttavia l’innata tendenza del sistema climatico terreste ad un RGE la vediamo all’opera ogni 3-5 anni quando El Nino inietta in atmosfera enormi quantità di vapore acqueo, e lì vediamo davvero agire quello che di gran lunga è il principale gas serra e cioè l’acqua (che da sola è responsabile del 75% circa dell’effetto serra planetario). Durante El Nino infatti le temperatura globali salgono in modo deciso è potrebbe in teoria innescarsi un RGE (le temperature più alte richiamano più vapore acqueo dagli oceani il che fa alzare ancora di più le temperature globali richiamando altro vapore e così all’infinito, finché la Terra non sia ridotta come Venere).
    Ciò tuttavia non avviene in quanto c’è una efficacissima valvola di sicurezza rappresentata dalle nubi e dalla pioggia conseguente che scarica su terre e oceani l’eccesso di vapore acqueo (è questo in sintesi il fenomeno che chiamiamo La Nina).
    Io non so dire se prima o poi le nubi e la pioggia smetteranno di fare il loro dovere. Può anche darsi ma per ora la cosa mi pare assai poco probabile. Ma io come sai sono un ottimista inguaribile…
    Luigi

    • Caro Luigi, non è questione di ottimismo, ma di ragionamento alla luce dei fatti e della conoscenza, scevro dalla tentazione di far ricorso ad atteggiamenti profetici fornendo al contempo la soluzione salvifica fornita dalla propria ideologia. Questa per me non è scienza e trovo assurdo che la si faccia passare per tale.
      gg

    • robertok06

      “Io non so dire se prima o poi le nubi e la pioggia smetteranno di fare il loro dovere. ”

      Clausius e Clapeyron possono dircelo… continueranno a farlo, ogni grado C in piu’ farà aumentare il vapore acqueo del 7% circa.
      Non c’è alcun hothouse possibile sul pianeta Terra, a meno di sconvolgimenti epocali tipo asteroidi, mega-eruzioni, et similia.

    • robertok06

      @guido
      Non è scienza, di sicuro. D’altronde basta guardare ci è l’editor dell’articolo su PNAS…

      http://environment.harvard.edu/about/faculty/william-c-clark

      … e osservare che tipo di pubblicazioni ha al suo palmares. Sociologia più che scienza.

      Quanto all’articolo stesso… non gliene va bene una… l’Anthropocene… pochi giorni fa l’ente che si occupa di assegnare ufficialmente i nomi alle epoche geologiche ha rigettato la richiesta di aggiungere proprio antropocentrica alla lista… 🙂

    • robertok06

      Follow up a me stesso… su W Clark, l’editor dell’articolo sull’hothouse… questo e’ un esempio di slide di una presentazione da lui fatta due anni fa…
      https://www.dropbox.com/s/jfd42uo83ek1a1u/GreatWarming_Acidifying_Drowning_WClark.PNG?dl=0

      … il “great drowning”!… si riferisce, ovviamente, all’aumento del livello di mari e oceani, che potrebbe portare al “grande affogamento” dell’umanita’???

      Ovviamente la audience e’ rapita, a dir poco, dal tono suadente e convinto dello speaker… guardate le espressioni delle facce del pubblico di tanto in tanto… (link qui sotto).

      E questo qui sarebbe uno “scienziato”? Ma dai!!

      Se avete lo stomaco forte, potete seguire la sua presentazione qui…

      http://css.umich.edu/wege

      … l’anno dopo, nel 2017, altro grande “scienziato” climatologo, Bill McKibben, quello di 350.org, per chi sa di cosa parlo.

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