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Accettare l’Evidenza – Sulla natura dell’IPCC

Questo post è l’ultimo di questa serie che riporta, divagando ogni tanto, le considerazioni sull’allarmismo climatico che ho esposto in Accettare l’evidenza (il mondo che vorrei).[1]

Un organismo al servizio dello Stato multinazionale è l’IPCC, il panel intergovernativo sul cambiamento climatico, citatissimo da media, politici e gente comune quando accusano ingiustamente l’umanità dei danni arrecati dagli eventi meteorologici, invocando (e quindi accettando) le contromisure suggerite, anche le più drastiche. Visto l’argomento, si potrebbe credere l’IPCC un consesso di scienziati che notte e giorno si spreme le meningi per studiare, in modo franco e libero, il clima e perché cambia. Lo lascia intendere anche il centro studi della Camera dei deputati italiana:

La crescente attenzione internazionale sul tema del cambiamento climatico ha portato l’WMO (World Meteorological Organization) e l’UNEP (United Nations Enviroment Program) [entrambe dell’ONU n.d.r.] alla creazione nel 1988 di un gruppo intergovernativo sul cambiamento del clima (IPCC – Intergovernamental Panel on Climate Change) composto da numerosi esperti internazionali di clima, con la finalità di valutare le informazioni disponibili in numerosi campi (scientifico, economico e sociale) legate ai cambiamenti climatici, e da queste dedurre i futuri scenari climatici e le migliori opzioni di mitigazione ed adattamento.

I rapporti dell’IPCC, che hanno sottolineato la relazione tra le emissioni di gas-serra ed i cambiamenti climatici in atto, hanno rappresentato il “background” scientifico per i negoziati della Convenzione Quadro sui cambiamenti Climatici (UNFCCC – United Nations Framework Convention on Climate Change) […] che promuove diverse tipologie d’intervento sia a livello nazionale che a livello internazionale per la stabilizzazione delle concentrazioni di gas-serra per la protezione del sistema climatico…[2]

Sarà vero o è propaganda dei rappresentati locali dello Stato multinazionale? Per scoprirlo, basta leggere le “regole d’ingaggio” che, chi sa e può, ha stabilito per l’IPCC

  1. [it] shall concentrate its activities on the tasks allotted to it…deve occuparsi solo dei compiti assegnati…
  2. cioè …understanding the scientific basis of risk of human-induced climate change, its potential impacts and options for adaptation and mitigation… comprendere i rischi del cambiamento climatico indotto dall’uomo, valutandone l’impatto ed individuando le contromisure,
  3. per di più …review of IPCC documents should involve both peer review by experts and review by governments… le sue pubblicazioni devono passare prima ad un vaglio scientifico e poi dei Governi.[3]

Non può, inoltre, condurre ricerche ma deve utilizzare quanto già pubblicato[4] e, dulcis in fundo, non ha un’autonomia finanziaria (cioè non può decidere di cosa occuparsi) ma i suoi membri conservano il salario delle istituzioni (pubbliche) di origine (sono cioè allineati ed affidabili politicamente). Un modo di fare che i referenti nazionali dello Stato multinazionale seguono anche a livello locale,[5] ovviamente.

L’IPCC non è, quindi, un consesso di scienziati franco e libero, in quanto:

  1. non studia il clima ma cerca solo di attribuire all’uomo i suoi cambiamenti ed i danni arrecatigli dagli eventi meteorologici, ignorando ogni altra causa, anche la variabilità naturale o le leggi della chimica e della fisica. Cioè non possono affrontare il problema posto in modo scientifico ma ideologico;
  2. il vaglio dei Governi dei suoi documenti indica che ogni sua azione è sotto stretta tutela, esattamente come la richiesta dell’imprimatur ecclesiastico su tutto quanto è pubblicato dal Rinascimento sulla morale e la fede cattolica; così l’ulteriore invito ad essere comprehensive, objective, open and transparent esaustivi, obiettivi, aperti e trasparenti[6] suona come una presa per i fondelli degna della Bisanzio più decadente;
  3. aver imposto all’IPCC di non fare ricerca per usare solo studi altrui è una grandissima furbata perché ha trasformato i suoi documenti in enormi elenchi di citazioni di lavori scientifici allineati al suo mandato, stimolandone la produzione da parte degli accademici di tutto il mondo che sono notoriamente valutati per il numero di pubblicazioni e di citazioni, appunto.

Limitazioni insopportabili per scienziati con la schiena dritta (personaggi preziosi perché rari, non solo tra chi si occupa di scienza) che hanno lasciato l’IPCC per non esserne complici,[7] ingrossando le fila di chi gli si oppone.[8]

Questo spiega perché, come abbiamo visto tanti post fa, Timothy Ball ha definito Michael E. Mann uno “State pen” (autore di regime) quando imputa senza prove all’uomo le recenti variazioni climatiche e, citato a giudizio, il tribunale gli ha dato ragione.

L’IPCC non è esattamente ciò che comunemente si lascia intendere da chi sa e può e le sue “regole di ingaggio” non sono frutto del caso ma pensate da menti finissime per raggiungere un obiettivo predeterminato. Sicuramente non quello che il démos vorrebbe si perseguisse con i suoi soldi (perché, non dimentichiamolo mai, i suoi “scienziati” sono dipendenti pubblici). In altra epoca l’IPCC sarebbe stato il “dipartimento clima” del MinCulPop, il Ministero della Cultura Popolare responsabile anche della propaganda di regime, visto che produce solo materiale propagandistico per persuadere il démos ad accettare cose come il:

[commercio dei diritti di emissione] in base al quale i paesi soggetti ai vincolo che riescano ad ottenere un surplus nella riduzione delle emissioni possono “vendere” tale surplus ad altri Paesi soggetti a vincolo che – al contrario – non riescano a raggiungere gli obiettivi assegnati.[9]

Qui si parla della possibilità, per i Paesi che inquinano meno di quanto gli è stato arbitrariamente “riconosciuto”, di vendere le loro quote non usate di inquinamento alle industrie dei Paesi che le hanno esaurite. Scambi che sono in continua espansione (solo nel 2018 sono aumentate del 250%),[10] creando un nuovo mercato speculativo[11] per le élite. È il caso di osservare che queste compravendite e soprattutto le relative commissioni intascate dagli intermediari sono costi che si sommano a quelli di produzione e scaricati sui prezzi al consumo? Che questi costi sono fittizi (cioè dietro non c’è un lavoro retribuito) quindi è una maggiorazione che è un trasferimento di reddito dal démos che acquista all’élite rappresentata dagli intermediari?

Le “regole di ingaggio” dell’IPCC sono o non sono il frutto di menti finissime per farne uno strumento di propaganda a tutto vantaggio dell’élite? In questo caso il programma prevede di sfruttare l’argumentum ad baculum insieme a quello ad nauseam per creare allarme accusando l’umanità di essere causa dei suoi mali. Lo ha ammesso anche Michael Shellenberger (1971-vivente), “eroe ambientalista” 2008 per il Time,[12] che nel 2020 ha chiesto scusa per aver diffuso per decenni solo “panico climatico”.[13] Troppo tardi perché l’élite ha già raggiunto il suo scopo visto che a “milioni” sono ormai persuasi dei danni inflitti al clima dall’uomo e quindi anche della necessità del finanziamento pubblico di iniziative di “mitigazione ed adattamento” delle attività umane. Tipo la produzione di energie rinnovabili che vedono protagonista l’élite, a cominciare dai Big del Web (fra le aziende più capitalizzate al mondo sebbene non producano nulla di indispensabile). Ad esempio, Jeff Bezos (1964-vivente), il patron di Amazon, che, vista la voracità di energia dei suoi centri di calcolo che affitta a terzi guadagnando più che vendendo al dettaglio prodotti on-line,[14] taglia i suoi costi producendo energie rinnovabili in proprio,[15] come informa anche sul suo sito[16] ed in una pubblicità di inizio 2021 (“abbiamo oltre 80 progetti di energia rinnovabile in tutto il mondo”),[17] approfittando dei finanziamenti pubblici generosissimi di cui godono ovunque. E lo stesso fanno i suoi “concorrenti” (Microsoft e Google in testa).[18]

Tanto per capirci, a gran voce ci dicono di non usare la carta per salvare gli alberi, incoraggiando così l’utilizzo di strumenti di comunicazione messi a disposizione nella nuvola impalpabile ed ubiqua di Internet. Solo sottovoce poi osservano che per il 2030 solo la conservazione dei dati (e-mail, immagini, post, like…) assorbirà ben l’8% dell’energia consumata globalmente: internet da nuvola innocua si trasforma giorno dopo giorno in una nuvola asfissiante.[19] Non è perciò disinteressato Bezos quando dona 10miliardi ad ONG e scienziati che “combattono” il cambiamento climatico,[20] visto che così aiuta l’IPCC nel mantenere alta l’attenzione di “milioni” sul tema.

La lotta al clima che cambia con la sua richiesta di riduzione delle emissioni inquinanti e quindi il passaggio completo alle energie rinnovabili notoriamente inaffidabili e molto più costose di quelle non, è anche un’arma formidabile per contenere lo sviluppo dei paesi più poveri (ma anche più prolifici), visto che la riduzione del tasso di fertilità non è ancora sufficiente per contenerne l’ascesa. Ad esempio, così si esprimeva, nel dicembre 2020, Antonio Guterres (1949-vivente), segretario generale delle Nazioni Unite:

Can anybody still deny that we are facing a dramatic emergency? … Qualcuno può ancora negare che siamo di fronte a una drammatica emergenza? Questo è il motivo per cui oggi, invito tutti i leader mondiali a dichiarare lo stato di emergenza climatica nei loro paesi fino al raggiungimento della neutralità del carbonio.[21]

Quanti milioni di morti e danni ha causato, causa e causerà il cambiamento climatico e quanti ne aveva già causati la gestione della Covid-19 a fine 2020? Cioè, neppure nel pieno di un’emergenza economica e sociosanitaria come quella della Covid-19 ci si dimentica di tenere alta l’attenzione sull’emergenza climatica: i miliardi in gioco sono tantissimi e l’élite non li vuole perdere assolutamente.

Perché accade tutto quanto ho raccontato finora, lo lascio spiegare nientemeno che ad Aristotele nell’ultimo capitolo del libro, chiudendo così un cerchio ideale che avevo cominciato a tracciare nel primo. Anzi, oso dire che tutto il libro è una personalissima nota a margine del primo tomo delle sue Lezioni di Politica. Per questo lungo riassunto mi sembra più appropriata invece la conclusione di Heretics/Eretici, un saggio del 1905 di G.K.Chesterton:

The great march of mental destruction will go on. Everything will be denied. Everything will become a creed. It is a reasonable position to deny the stones in the street; it will be a religious dogma to assert them. It is a rational thesis that we are all in a dream; it will be a mystical sanity to say that we are all awake. Fires will be kindled to testify that two and two make four. Swords will be drawn to prove that leaves are green in summer. We shall be left defending, not only the incredible virtues and sanities of human life, but something more incredible still, this huge impossible universe which stares us in the face. We shall fight for visible prodigies as if they were invisible. We shall look on the impossible grass and the skies with a strange courage. We shall be of those who have seen and yet have believed.

La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.[22]

Scusate le chiacchiere e grazie a GG per l’ospitalità.

The End.

                                         

[1] Accettare l’evidenza (il mondo che vorrei)

[2] Camera dei deputati, 19/4/2005. Iniziative e organismi internazionali per lo sviluppo sostenibile

http://documenti.camera.it/Leg14/dossier/Testi/Am0577.htm  (24/1/2021)

[3] IPCC, 2013. IPCC: Principles governing IPCC work, ipcc.ch, 18/10/2013

https://archive.ipcc.ch/pdf/ipcc-principles/ipcc-principles.pdf (24/1/2021)

[4] IPCC, 2008. IPCC: About IPCC, ipcc.ch, 14/2/2008

http://www.ipcc.ch/about/index.htm (14/2/2008) disponibile alla pagina

https://web.archive.org/web/20080214190147/www.ipcc.ch/about/index.htm  (24/1/2021)

[5] Crescenti, 18/1/2022. Crescenti, Umberto: Clima e ricerca, il monopolio della CO2

http://www.climatemonitor.it/?p=56349 (21/1/2022)

[6] IPCC, 2013. IPCC: Principles governing IPCC work, ipcc.ch, 18/10/2013

https://archive.ipcc.ch/pdf/ipcc-principles/ipcc-principles.pdf  (24/1/2021) Articolo 2

[7] Habitat21, 30/11/2020: Resignations and Withdrawals from the IPCC

http://www.habitat21.co.uk/energy151.html (24/1/2021)

[8] Allon, 20/12/2018. Allon, Cap: “The List” – Scientists who publicly disagree with the current consensus on climate change

https://electroverse.net/the-list-scientists-who-publicly-disagree-with-the-current-consensus-on-climate-change/ (24/1/2021)

[9] Camera dei deputati, 19/4/2005. Iniziative e organismi internazionali per lo sviluppo sostenibile

http://documenti.camera.it/Leg14/dossier/Testi/Am0577.htm (24/1/2021)

[10] Reuters, 16/1/2019: Value of global CO2 markets hit record 144 billion euros in 2018: report

https://www.reuters.com/article/us-global-carbontrading-report/value-of-global-co2-markets-hit-record-144-billion-euros-in-2018-report-idUSKCN1PA27H  (24/1/2021)

[11] Lohmann, 2010, Lohmann, Larry: Uncertainty Markets and Carbon Markets: Variations on Polanyian Themes, New Political Economy, Volume 15, 2010 – Issue 2, p. 225-254, 16/7/2010

https://doi.org/10.1080/13563460903290946  (24/1/2021)

[12] Walsh, 24/9/2008. Walsh, Brian, Ted Nordhaus and Michael Shellenberger

http://content.time.com/time/specials/packages/article/0,28804,1841778_1841779_1841804,00.html  (17/1/2021)

[13] Shellenberger, 28/6/2020. Shellenberger, Michael: On behalf of environmentalists I apologize for the climate scare

https://environmentalprogress.org/big-news/2020/6/29/on-behalf-of-environmentalists-i-apologize-for-the-climate-scare  (17/1/2021)

[14] Reiff, 12/8/2020. Reiff, Nathan: How Amazon Makes Money, investopedia.com

https://www.investopedia.com/how-amazon-makes-money-4587523  (24/1/2021)

[15] Frangoul, 24/10/2019. Frangoul, Anmar: Amazon announces three new renewable energy projects, including its first in Scotland

https://www.cnbc.com/2019/10/24/amazon-announces-three-new-renewable-energy-projects.html  (24/1/2021)

[16] Amazon, S.A. Renewable Energy

https://sustainability.aboutamazon.com/sustainable-operations/renewable-energy (28/12/2020)

[17] Video “Ad Amazon, non solo pensiamo in grande, ma agiamo in grande”

https://www.youtube.com/watch?v=dj9FGH6uns4 (28/12/2020)

[18] Jardim, 27/1/2020. Jardim, Elizabeth: Microsoft, Google, Amazon – Who’s the Biggest Climate Hypo-crite?

https://www.greenpeace.org/usa/microsoft-google-amazon-energy-oil-ai-climate-hypocrite/ (24/1/2021)

[19] Chasan, 25/1/2020. Chasan, Emily: Cutting back on sending emails could help fight global warming

https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-01-25/cutting-back-on-sending-emails-could-help-fight-global-warming (24/1/2021)

[20] Open, 19/2/2020: Jeff Bezos lancia il fondo da 10 miliardi per salvare il pianeta: Greenwashing o c’è di più?

https://www.open.online/2020/02/19/amazon-jeff-bezos-lancia-il-fondo-da-10-miliardi-dollari-per-salvare-il-pianeta/ (24/1/2021)

[21] Guterres, 12/12/2020, Guterres, António: Remarks at the Climate Ambition Summit,

https://www.un.org/sg/en/content/sg/speeches/2020-12-12/remarks-the-climate-ambition-summit (24/1/2021)

[22] Chesterton, 1905. Chesterton, Gilbert Keith: Heretics

https://www.gutenberg.org/ebooks/470 (7/3/2022)

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