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Alcune considerazioni su una piccola area precipitativa a Mesoscala

Il commento si riferisce all’area precipitativa che ha percorso la pianura padana da Santhià alla periferia ovest di Milano nella mattinata del 25 luglio 2022 apportando deboli piogge. Si tratta di un fenomeno locale e che i meteorologi di un tempo chiamavano “temporale in massa d’aria”.

In periodo di siccità ci si accontenta di poco, il che spiega il seguente resoconto, fondato soprattutto sulla sequenza di 27 immagini riportate in figura 1 (qui il link per scaricarla), prodotte dalla rete dei radar di MeteoSvizzera e pubblicate sul sito https://meteo.search.ch/prognosis.en.html , il quale conserva le immagini radar delle ultime 24 ore. La sequenza copre il periodo compreso fra le 4,40 e le 9,30 locali del 25 luglio 2022 ed evidenzia l’area precipitativa associata ad un temporale che ha percorso con traiettoria Ovest – Est la pianura compresa fra Santhià e Milano, scorrendo su un’area a risicoltura intensiva e che presenta di norma un’invidiabile abbondanza di acque superficiali.

Premetto che non ho raccolto dati pluviometrici specifici (magari qualche lettore ne ha e li vorrà comunicare). Tuttavia dalle testimonianze raccolte localmente da un amico agronomo, il fenomeno è stato molto modesto sia per estensione (la classica nuvoletta di Fantozzi) sia per intensità: a Veveri ha fatto circa 1 mm mentre a Cameri, 3 km più a est, ha dato solo  4 gocce).

Le immagini radar della figura 1 mostrano che l’area piovosa – il cui diametro medio è grossomodo di 2 – 6 km – si è formata alle ore 4,40 locali a ovest di Santhià, in vicinanza del lago di Viverone, ed ha poi seguito una traiettoria da Ovest verso Est esaurendosi definitivamente alle 9.30 alla periferia ovest di Milano (a ovest di Corsico) e percorrendo dunque circa 90 km in 5 ore.

Le immagini mostrano il sussistere di un ciclo di carica e scarica che è certamente legato al ciclo di vita dei cumulonembi ma a cui non è sicuramente estranea la maggiore o minore alimentazione umida nei bassi strati. L’esaurimento alla periferia ovest di Milano confermerebbe quest’ultima idea in quanto nell’area metropolitana milanese, già di per sé povera di calore latente, non si stanno irrigando i giardini da settimane per cui l’umidità è particolarmente bassa e dunque non in grado di sostenere una struttura precipitativa come quella in esame. Al riguardo segnalo che il diagramma di Herlofson del sondaggio di Novara delle 00 UTC del 25/7 (figura 2 – da https://weather.uwyo.edu/upperair/sounding.html) conferma la pochissima umidità nel PBL. Da ciò l’idea che gran parte della pioggia prodotta dal sistema in esame possa essere evaporata prima di giungere al suolo, contribuendo a rendere l’apporto precipitativo molto modesto.

Aggiungo in figura 3 l’immagine da satellite Meteosat nel visibile delle ore 8.30 locali (tratta dal sito di MeteoSvizzera) nella quale si coglie il cumulonembo che è associato al sistema temporalesco in questione e che è  illuminato dal sole che sta salendo da nordest. A scanso di equivoci sottolineo che l‘immagine offre una visione prospettiva in quanto il satellite è collocato in posizione equatoriale sul Golfo di Guinea a 36000 km di altezza, il che giustifica l’impressione che il cumulonembo si trovi ben più a Nord rispetto alla direttrice  Santhià – Milano.

Ulteriori commenti

I temporali, “giganti meteorologici” che pervadono l’intera troposfera con cumulonembi alti 10-12 km, traggono di norma il loro innesco da instabilizzazioni a mesoscala (a livello di areale padano-alpino) ma vivono poi di effetti a microscala in quanto attingono l’energia (calore sensibile e latente) dallo strato limite planetario (planetary boundary layer – PBL) e cioè dai primi 1000-2000 m al di sopra del suolo.

Di norma l’area pianeggiante teatro del transito del temporale in questione ha un PBL ricchissimo di umidità (calore latente) e dunque può alimentare con grande efficacia i temporali. Inoltre in presenza di grandi perturbazioni i temporali dell’areale padano occidentale sono alimentati dall’avvezione di aria umida proveniente soprattutto dal Mediterraneo (Golfo ligure e Alto Adriatico) e in misura minore dall’Atlantico. La siccità secolare di quest’anno e il mancato transito di grandi perturbazioni atlantiche ci consentono dunque di vedere all’opera in modo più chiaro meccanismi che in condizioni meno anomale sarebbero mascherati da altri fenomeni che concorrono all’attività temporalesca.

Aggiungo che non è da escludere che l’innesco del fenomeno in questione sia venuto dal lago di Viverone (che è una buona sorgente di umidità) e dalle brezze notturne che sono fonte di turbolenza meccanica. Peraltro mentre concludo queste note (al mattino del 26 luglio 2022) i radar svizzeri, nell’immagine delle 7.50 locali, indicano un ulteriore piccolo nucleo precipitativo formatosi vicino al lago di Viverone e che si esaurisce nel giro di 20 minuti circa.

Mi pare poi significativo il fatto che un sistema così piccolo possa essersi mantenuto attivo per varie ore in un ambiente tutto sommato ostile in termini di risorse energetiche.

Ricordo infine che un analogo episodio si è verificò il 7 luglio scorso. In quella mattina ero in campo in Lomellina per alcune dimostrazioni di apparati per la risicoltura patrocinate dalla Società agraria di Lombardia e fui colto da un temporale di modesta entità (con pioggia debole e qualche tuono) sviluppatosi a sudovest di Novara e che poi presentò una traiettoria (determinata dal vento in quota)  da sudovest verso nordest, esaurendosi nel giro di qualche ora.

L’autore ringrazia Flavio Barozzi e Guido Guidi per i commenti forniti

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Published inAttualitàMeteorologia

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