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Dammi un cellulare, e ti distruggerò il Mondo

Nell’uscire dal lavoro ricevo un messaggio dall’amico Beretta che mi informa dell’ennesimo imperdibile articolo di Repubblica dal titolo: “Crisi climatica, il Papa e l’allarme per gli eventi estremi di questa estate: Sto scrivendo la seconda parte della Laudato sì”.

Con queste premesse sarà sicuramente una enciclica ispirata”, ho pensato sorridendo mentre mi avviavo alla macchina imperlato di sudore e rispondevo ad Andrea su Telegram. E mi è tornata in mente una domanda che spesso mi frulla nella testa, in questi giorni di narrativa clima-stracciona falsa come una moneta da 3 euro. Ovvero, qual è il processo che permette di distorcere i fatti in modo così sfacciato? Cosa consente alla narrativa dominante di raccontare il falso, quando il vero è pure alla portata di tanti?

Questione di tempi

Una risposta me la sono data: è tutta una questione di tempi. Il fattore “tempo” è spesso il convitato di pietra in tante questioni di difficile interpretazione. Ben lungi dallo sfidare Einstein nel campo della relatività, gli esempi per noi comuni mortali si sprecano. Per esempio, l’acquisto di una azione in borsa potrebbe essere un pessimo affare nel breve, ma regalare grandi soddisfazioni nel medio termine: non conta solo il valore intrinseco dell’asset, ma anche la fotografia del suo valore al momento dell’acquisto e nel momento in cui lo si vende.

Ecco, è proprio una questione di istantanee, e di vendita. È grazie alla gestione di quelle istantanee che la normalità viene venduta come emergenza: un problema locale diventa planetario, un evento di qualche minuto dura una eternità. E una parte politica può investirsi della responsabilità di “salvare il mondo”, e trilioni di dollari affluiscono come un fiume in piena per raggiungere il nobile scopo in questione.

Serve qualche esempio? Bene, allora partiamo proprio con quello che è successo questa estate, e che ha originato le legittime preoccupazioni del Santo Padre. Una settimana di caldo anomalo dopo 4 settimane di giugno funestate dalle piogge e 3 settimane di luglio benedette da temperature normalissime è bastata per scatenare, letteralmente, l’inferno. L’Italia va a fuoco! Palermo in cenere! I boschi italiani in fumo! E anche la Grecia!!

Il tutto condito dall’immancabilmente disperato (e menagramo) appello: “Fate Presto!” Il messaggio sarà pure drammatico e pressante, ma lo vogliamo fare il piccolo sforzo di capire veramente cosa sta succedendo ai polmoni verdi italiani, europei e del Mondo tutto?

Global Greening

Negli ultimi 40 anni la superficie verde sulla Terra è aumentata considerevolmente, in modo pressoché lineare, in un vero e proprio Global Greening causato proprio dall’aumento del tenore di CO2. È stata aggiunta in 40 anni un’area verde equivalente a tre volte la superficie degli Stati Uniti. Ogni anno il Mondo si è rinverdito di una superficie pari a 3 volte quella della Gran Bretagna. Ogni secondo la superficie ricoperta da vegetazione sulla Terra aumenta dell’equivalente di 3 campi da calcio.

Questi risultati sono stati confermati da una miriade di ricerche scientifiche, tutte giunte alle stesse conclusioni. E quindi soppresse dai media, quando non presentate grottescamente come “cattive notizie” (ultima, questa perla di Repubblica). Del resto, la CO2 viene pompata nelle serre per aumentare la resa delle piante, e non si capisce perché la stessa cosa non debba accadere anche su scala planetaria. È una questione di mero buon senso, non serve Einstein per capirla (né per prevederla).

Vogliamo essere ancora più puntuali e parlare di incendi? Bene, la superficie verde bruciata in Europa questa estate è la più bassa degli ultimi 10 anni (qui). Alla luce di questi dati, se c’è una emergenza e bisogna fare presto, allora questo può essere un punto di vista legittimo per il piromane, non certo per chi ama i nostri boschi.

Un’istantanea è per sempre

In realtà gli esempi in campo climatologico si sprecano. Nemmeno l’IPCC è stata in grado, infatti, di testimoniare che i cosiddetti “fenomeni estremi” sono in aumento a causa di un mondo più caldo. Non esiste uno straccio di prova, l’ombra di un trend su un grafico che induca a ritenere che andiamo incontro ad una catastrofe “climatica” (ne abbiamo parlato tanto in questi anni, per esempio qui, e recentemente anche il premio Nobel Clauser) Sono dati a disposizione di tutti, ma sistematicamente ignorati dai media, che preferiscono invece citare esclusivamente i modelli di calcolo in base al mantra che “non è ancora successo, ma succederà perché lo dice il modello”.

E allora cosa fai quando i dati non sostengono la narrativa? Semplice: ti affidi ai video e alle foto fatte con i telefonini. E trasformi un istante in qualcosa di molto più duraturo, possibilmente di eterno.

Dilati letteralmente il tempo ripetendo quei racconti e quei filmati all’infinito su tutti i media, lasciando quindi intendere allo spettatore che quel video di pochi secondi con gli alberi sdraiati per terra nei viali di Milano, le case alluvionate in Germania o a Praga, le colline in fiamme in Grecia non siano attimi, bensì un evento che non si è mai concluso, che è tuttora in corso.

Mandi a reti unificate quei fotogrammi e quei video a ripetizione, secondo necessità di narrativa. Finché un nuovo video non arriverà a sostituire i precedenti, e a dilatarsi a sua volta nel tempo del magma dell’informazione unica, prima di cedere il posto ad un altro. In una sequenza ininterrotta di bolle mediatiche che si allungano a dismisura per poi lasciare spazio a quella successiva. Un’altra bolla, un’altra dilatazione nello spazio e nel tempo. Ed è “crisi climatica” ovunque, per sempre.

La media lascia il posto all’estremo

La manipolazione mediatica del tempo atmosferico che si fa clima attraverso la dilatazione del tempo cronologico è una operazione che diventa facilissima oggi.

Lo è innanzitutto perché la narrativa mediatica è una sola, ed è funzionale nel mondo occidentale alle necessità della élite tecnocratica dominante che quei media li controlla nella quasi totalità.

Ma lo è soprattutto perché la cosiddetta “media climatica” non è il risultato di una somma di valori tutti vicini tra loro, bensì quello di una intera gamma di misurazioni che fisiologicamente include anche gli estremi della distribuzione più o meno gaussiana degli stessi.

Per dirla semplice, se la temperatura media massima di luglio a Foggia è di 33 gradi, in quella media ci finiscono anche i 43 gradi di una calda giornata di scirocco e i 23 gradi registrati durante un temporale. Se parlo per tre settimane di quei 43 gradi, dilatando il tempo e trasformandoli in qualcosa di permanente, eccoti allora servita la “crisi climatica”.

E siccome il tempo atmosferico è quanto di più mutevole e volubile, e tangibile ci sia, tra i fattori che influenzano le nostre vite, allora l’esercizio di trasformare l’estremo atmosferico in “crisi climatica” diventa letteralmente un gioco da ragazzi: basta un click con la fotocamera di un cellulare durante una alluvione. Bastano 10 secondi di video registrati durante una grandinata eccezionale.

E l’evento che ieri rimaneva solo negli occhi di un pugno di contadini, e veniva tramandato oralmente in una piccola comunità o finiva miracolosamente in qualche annale dell’epoca, diventa immediatamente globale. Se c’è una tromba d’aria a Milano, è come se ci fosse dappertutto, in ogni parte del mondo. E quei pochi minuti di maltempo, grazie alla sarabanda mediatica dureranno giorni, settimane. Saranno ricordati continuamente, anche ad anni di distanza. E sarà tromba d’aria per sempre.

Vincono facile

L’operazione è tanto semplice quanto garantita nel suo effetto, e perversa nei suoi risvolti liberticidi e potenzialmente autoritari. Osi contestare il mio racconto della tromba d’aria a Milano? Ho il video che lo dimostra: la tromba d’aria c’è stata e se neghi la “crisi climatica” allora vuol dire che neghi l’accadimento dell’evento in questione, che pure è registrato e ti ho servito per 4 settimane di fila a reti unificate su tutti i telegiornali. Ergo sei un negazionista, un terrapiattista, un no-vax, fai schifo e devi essere espulso dalla società.

Il tempo si dilata, la bugia diventa verità incontestabile e il buon senso diventa oltraggio alle istituzioni e alla “scienza costituita”. Non c’è modo di vincere questa guerra, perché i media sono un monolite e l’unico antidoto a tutto questo è quanto di più immateriale ci sia.

Tanto materiale è il video o la fotografia quanto immateriale è la memoria.

Maledetta memoria

Chi ha qualche capello bianco in testa, come chi scrive, ricorda le estati degli anni ’80 e ’90. Anni sicuramente più freschi di questi, eppure letteralmente funestati dagli incendi. Era un bollettino di guerra settimanale, quotidiano. Andavano in fumo migliaia e migliaia di ettari e la cosa era considerata una triste realtà dell’estate italiana.

Per non dire degli autunni, o delle primavere: ogni anno da Ottobre partiva il conto alla rovescia per l’evento che avrebbe distrutto qualche comunità portandosi via decine e decine di vite umane. Toccherà alla Liguria o al Piemonte quest’anno? Forse alla Campania? Una triste lotteria.

Per chi porta memoria, questi anni sono decisamente meno “infuocati” e meno “alluvionati” di quelli passati. E non c’è bisogno del tweet e dei grafici del pur encomiabile Bjorn Lomborg per dimostrarlo: ce lo ricordiamo, e basta. Deve essere per questo, che al di là della parentesi (di comodo, ne avevamo parlato) della pandemia, gli anziani sono così odiati da questo sistema. Perché portano memoria. Ed è più difficile ingannarli raccontandogli un passato da Eden Climatico che non è mai esistito.

Chissà

Sulla soglia di casa, in un ultimo esercizio di immaginazione mi chiedo come sarebbero state usate queste tecniche di disinformazione in passato. Magari Stalin avrebbe mandato a ripetizione filmati di alberi in fiore a Magadan anche durante l’inverno, per raccontare una storia di Global Warming che incoraggiasse volontari a lavorare nelle miniere siberiane sul Mare di Okhotsk.

E chissà se Gesù avesse dovuto valutare Pietro per un video di pochi minuti registrato mentre lo rinnegava, in fuga dal Getsemani. I media dei farisei lo avrebbero mandato H24 su tutte le reti, contrapponendogli come esempio virtuoso il loro “candidato” preferito: il pio e fedele Giuda. Magari gridando alla “emergenza fedeltà” e, ovviamente, chiedendogli di “fare presto”.

Ma non sarebbe servito a nulla. Non ci sarebbe mai cascato.

Lui.

 

 

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Published inAttualità

24 Comments

  1. Luebete

    Putroppo il “tempo” gioca anche un altro ruolo.
    Come descritto ne “Gli stregoni della Notizia” di Foa, nei media c’è, e c’è sempre stato, l’impulso ad arrivare primi, a non “bucare” la notizia.
    Se una volta però le notizie erano su giornali stampati una volta al giorno o in televisione (a pranzo e sera) ora con i siti online, xyzTG24 e i social il tempo che intercorre tra la notizia e la sua prima diffusione è drammaticamente diminuto rendendo impossibile una verifica, un approfondimento o una rielaborazione critica. Pertanto viene ripetuta così com’è, talvolta con improbabili traduzioni ed errori di ortografia, e quando finalmente qualcuno si rende conto della cavolata la notizia si è già diffusa e ha assunto lo status di Verità assoluta.
    A questo aggiungiamo che i giornalisti (sconosciuti) sono tendenzialmente sottopagati e quindi operano più sulla quantità che sulla qualità.

  2. Nicola

    Ottimo articolo. Come faceva notare qualcuno tempo fa su questo sito, il fatto è che per andare avanti spesso bisogna autoingannarsi, e quindi illudersi che togliendo un 10-20% di Co2 e metano,allora non ci saranno più alluvioni,carestie,grandinate e via discorrendo. In altre parole,torniamo al passato,alla natura incontaminata,e i nostri problemi spariranno come per magia. Ecco che allora ricordare le alluvioni del passato,che solo in Italia fecero decine di migliaia di morti,o i tornado,come la Tromba del Montello del 1930,con le sue decine di vittime,tanto per fare alcuni esempi,ebbene,ricordare questi fatti va a distruggere le speranze di molti,che sperano che il futuro possa essere uguale a un passato da favola sul piano climatico. Da favola,per l’appunto,ché la realtà era spesso ben peggiore di oggi.
    A questo sentimento,di speranza nel poter ‘aggiustare’ i problemi climatici, si aggiunge poi un conformismo di base,di marca decisamente ottimistica. In buona sostanza si dice che oggi le cose vanno male,per colpa nostra,ma un domani,tolto l’eccesso di gas serra e inquinanti,ecco che queste disgrazie scompariranno. Peccato che anche il passato,come ben sappiamo,fosse decisamente più disastroso di quello che molti pensano. Molti lo pensano,
    è vero, perché si fidano degli ‘esperti’,ma gli ‘esperti’ non sanno che nel passato c’erano alluvioni e carestie che provocavano milioni di morti?

  3. Alessandro Barbolini

    Anche in questi giorni di cosiddetto caldo anomalo , lo zero termico schizzato sopra i 4000 mt viene narrato globalmente quando è una situazione prettamente regionale ..il pianeta è più grande che le Alpi tutte assieme ..è mentre il monte bianco assaporava un po’ di tepore , nella lontanissima Antartide si sfioravano i -80 sottozero ..ovviamente la è inverno e su un altro pianeta

    • DonatoP

      Sbaglio o il gradiente termico è pari a 6,5 °C ogni 1.000 metri? Quindi ad uno zero termico a 5.000 metri di quota dovrebbero corrispondere circa 32,5 °C al livello del mare.
      Non mi pare una temperatura anomala in Italia per il mese di agosto.

    • Andrea D

      Il valore di -6.5gradi/1000m è un valore medio in atmosfera standard (ISA) riferito al “gradiente termico verticale” (ELR, Enviromental Laps Rate. -Agli yankee piacciono molto le sigle- ), cioè è il tasso di diminuzione della temperatura all’aumentare dell’altezza di misura in un dato luogo e in un dato momento. Il valore di cui sopra è però un valore ideale.

      Nella realtà questo tasso può variare grandemente in funzione del luogo e condizioni atmosferiche, come presenza di inversione termica (la temperatura aumenta -anzichè diminuire- con la quota), aria instabile (la temperatura diminuisce in maniera maggiore del gradiente adiabatico secco, che è di -9.8gradi/km), aria stabile (la diminuzione della temperatura è inferiore al gradiente adiabatico secco).

      Per misurarla, satelliti a parte, si fanno radiosondaggi quotidiani in cui viene liberata e lasciata salire con pallone aerostatico a gas una radiosonda in atmosfera fino a quando la sua altezza è tale che pallone scoppia e la sonda ricade a terra, e se la ritrovo io me la frego e la smonto… No, eh?…
      Se non erro qui in Italy ci sono 4 centrali automatizzate che eseguono i lanci più volte al giorno.
      La curva di temperatura risultante non è uniforme, ma presenta in genere diversi segmenti spezzati al variare della quota.

    • Andrea D

      Aggiungo per completezza che nel luglio dell’anno scorso, in occasione di un’ onda di calore in seno a un apparentemente indistruttibile cupolone africano, che solo verso metà agosto sarebbe stato finalmente eroso, lo zero termico superò i 5000m.

      Mi sono infatti ricordato a riguardo di un articolo pubblicato da AM, il cui link riporto qua sotto.

      https://www.meteoam.it/it/in-primo-piano/luglio-2022—lo-zero-termico-ad-altissima-quota-nelle-osservazioni-dell-aeronautica-militare

  4. Michele

    Eh, purtroppo ci vorrebbe un nuovo Fantozzi che salga sul palco e abbia il coraggio di citare la famosa frase : “Per me……l’AGW…..è una cagata pazzesca”. 92 minuti di applausi !! Secondo me qualcosa si sta muovendo. Certo questi picchi di temperature non aiutano il senso comune, soprattutto per molti giovani che, diversamente da me, non si ricordano l’estate 1983. Per dirne una. Purtroppo queste personalità (Santo Padre, La Presidenza della Repubblica) screditano il loro ruolo. Potrebbero glissare su “aspetti ambientali generici” oppure ribadire per chi non ne ha consapevolezza che muoiono tantissime persone nel mondo perchè sfruttate da sistemi illiberali e POTREMMO FARE LA LISTA DEI MONNEZZARI A STO MONDO. Altro che clima. Seh, i pericoli del clima !! Ma che vadano a leggersi dati di mortalità per incidenti domestici, tanto per prendersi in giro. Sciocchi, sciocchi, anzi complici. Mi piacerebbe un giorno partecipare a questi convivi e essere testimone della frase “….per i preoccupanti problemi climatici…” e dalla platea interrompere : “Ah coso ? Li, come ti chiami ! Scolta: il piano di salvaguardia dagli alluvioni a che punto sta messo? Mi fa uno stato di avanzamento ? N’antra cosa: le opere quando le commissionate, poi andate a vedè se so state realizzate da capitolato o fate sempre come i compagni de merende? Prima il lavoro, poi pensate a giocare col clima ma da appassionati eh, gli scienziati stanno da un altra parte e parlano poco. Lavorano.”

    • Franco Caracciolo

      Condivido le tue considerazioni caro Michele ed aggiungo che non vedo la necessità di risalire al 1983 (che peraltro ricordo perfettamente essendo classe 1960) perché direi che la torrida estate del 2003 è ancora peggiore nei miei ricordi di medio-adriatico.
      In attesa di….. come si chiama Poppea, Circe, Sticavoli? Una buona domenica a tutto il villaggio!
      P.S. la torre civica della nobile città d’annunziana (certamente collocata lontana dai compressori dei condizionatori) al momento registra 29,1°C con il 59% di UR, ore 10:45 di domenica 27 agosto 2023.

  5. Stefano Piccinini

    Mi ricordo quando il Club di Roma negli anni 70, quando ho iniziato ingegneria, sentenziare la fine dei combustibili fossili e l’inizio dell’era glaciale

  6. Guido Botteri

    Vorrei fare qualche commento sulla perla di Repubblica, che dice
    /* La costa del Perù sta diventando sempre più verde, ma non è una buona notizia */
    Oh, che ci sia più verde non sarebbe una buona notizia? vediamo perché, con le parole loro:
    /* Per quanto la notizia possa suonare incoraggiante e in qualche modo in controtendenza rispetto alla desertificazione e all’inaridimento del suolo di cui si parla sempre più spesso, gli autori del lavoro sottolineano come questo “inverdimento” (greening) rappresenti in realtà un pericolo per le specie che vivono negli ecosistemi contigui, che faticheranno a sopravvivere con le limitate risorse della zona. */
    e ancora
    /* ci siamo resi conto che la zona si stava inverdendo e non impoverendo di vegetazione. Allargando il campo, ci siamo resi conto che il fenomeno sta avvenendo anche su scala più ampia”. */
    cioè, se capisco bene, che ci sia più vegetazione (e quindi più vita) sarebbe un male perché creerebbe difficoltà a specie che si sono adattate a climi più aridi e difficili.
    Una logica che non riesco a condividere.
    /* “la striscia verde si trova principalmente in una zona climatica che dovrebbe corrispondere al deserto arido; a sud, poi, sconfina nella zona climatica della steppa. */
    oh che disastro, per i nostri amici di Repubblica, quel maledetto miglioramento climatico che rischia di far diminuire i deserti nel mondo!
    Ma la perla più bella è la conclusione finale:
    /* il versante del Pacifico fornisce acqua a due terzi del Perù, e da quella regione proviene anche la maggior parte delle risorse alimentari. Questo cambiamento avrà inevitabilmente conseguenze sulla gestione dell’acqua e sulla pianificazione agricola” */
    cioè, il problema è la siccità, la mancanza dell’acqua, e se invece succede qualcosa che fa migliorare il clima, viene visto come un dramma…

    ” non è una buona notizia” !

    • Mario

      Fermandosi all’apparenza, questa ennesima “perla” di Repubblica può sembrare sorprendente.
      In realtà, ogni cosa che si discosta dalla narrazione dominante (CO2, nemica delle specie viventi e soprattutto dell’essere umano) potrebbe scombinare in qualche misura i piani di accumulazione ed arricchimento materiale dei padroni del quotidiano, quelli ancora più importanti di tutto, persino del cambiamento climatico, che, in fondo, è uno strumento per arrivare al solito obiettivo.

  7. Guido Botteri

    Lo dico da tempo, la nostra arma è il tempo e la memoria; perché senza memoria il tempo passa senza dare frutto.
    Si dice che le bugie abbiano le gambe corte, e penso che sia vero, ma non basta perché siano raggiunte dalla verità, se essa è nascosta… il tempo passa, ma i giovani non sapevano e non hanno riferimenti, se non le tonnellate di propaganda che i media gli versano addosso.
    Serve qualcuno che raccolga e conservi le notizie, le dichiarazioni, le (false) profezie, gli allarmi che non hanno avuto sèguito. E poi sbatta in faccia a costoro le loro contraddizioni, le loro falsità, perché anche a qualche giovane si accenda una lucetta nel buio della disinformazione.
    Secondo me.

    • andrea beretta

      Gentile Guido, tanto fanno come in 1984, dove c’era un dipartimento nel Ministero della Verità che cambiava ex post i giornali del passato…qualcuno si ricorda dell’imminente Era Glaciale degli Anni 70? O del “lavoreremo un giorno in meno per guadagnare un giorno in più”? O del “Le sanzioni alla Russia produrranno un effetto devastante alla sua economia”? O delle famose 500 mila persone in terapia intensiva attese per giugno 2021?

  8. Ale69

    Applausi . Bellissimo post. L’ho messo nel mio stato di whatsapp, l’hanno giá visionato in 43 in circa 6 ore.
    Sabato prossimo andrò alla festa de L’Unitá di Crema, son curioso di sentire i politici ( solo loro gli invitati, nessun esperto a quanto mi risulta ) che discorreranno dei cambiamenti climatici e annesse soluzioni, naturalmente a carattere economico. La Scienza non è invitata. Dico io, almeno un opposto che potrebbe contrapporsi durante questa conferenza. Nulla. Se dovesse capitare che lascino spazio alle domande in conclusione, vorrei avere tutta la conoscenza di chi scrive qui, con quesiti che sicuramente verrebbero visti come una rottura di scatole. Datemi la forza . Ale.

    • Massimo Lupicino

      Grazie Ale. Che dire? Che la forza sia con te! 🙂

    • Argo

      Ale69, non sono un “tecnico “ del settore, ma da persona interessata ti suggerirei tre domande, che poi sarebbero i tre punti fondamentali che non riesco proprio a digerire in questa vulgata climatologica dei nostri tempi
      :
      1) Perché si continua a usare il termine “cambiamento climatico” in senso apocalittico quando dovrebbe essere noto a tutti che il nostro pianeta è da sempre soggetto a continue e periodiche mutazioni climatiche originate da fattori sia interni sia esterni alla Terra?

      2) In relazione alla domanda precedente, per quale ragione la comunità scientifica si arroga il diritto di ascrivere l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera alla sola attività umana o comunque intende proporre questo fattore come causa più che preponderante degli elevati picchi di temperature registrati negli ultimi anni?
      In ambito universitario insegnano a diffidare in maniera assoluta della “causa unica” nelle analisi di settore, perché in questo caso ci si è invece indirizzati in tal senso?
      Astenersi risposte trite e ritrite: “È sotto gli occhi di tutti”, “Lo dice il 99% degli scienziati”, “Bisogna essere folli per negare un’evidenza così palese”, etc etc

      3) Per quale ragione, sempre in conseguenza del punto 1), ogni grafico di previsione climatica futuristica prevede una catastrofe planetaria dovuta all’aumento continuo e unidirezionale delle temperature, quando lo studio del passato della Terra ci insegna che si sono alternate in continuo fasi calde e fasi fredde?
      La scienza ha sposato all’improvviso Nostradamus?

    • Ale69

      Argo (-: grazie per il suggerimento!! Non sono solo quindi. In effetti son domande lecite e vagamente innocenti . Ale.

  9. andrea beretta

    Caro Massimo
    Grazie per la citazione, ti confesso che ogni volta che leggo o sento commenti negativi sul papa da cattolico soffro…nel senso che per un cattolico il papa, da vicario di Cristo in terra e capo della Sua Chiesa è una figura che unisce (si pensi a Lutero che per “protestare” contro il papato di allora ha creato qualche decina di chiese unite in niente). Ahimè però ci sono molte volte, e questa “minacciata” enciclica appartiene a quel caso, in cui è impossibile non sentirsi “diviso” dalle sue azioni/dichiarazioni. E purtroppo una cosa che gli manca è proprio una dei doni dello Spirito Santo, la Prudenza: prudenza nel non avventurarsi in terreni scivolosi come quello del clima: Dio (non) voglia che tra 50 anni, quando si vivrà magari una fase fredda, alcuni residui cattolici non vadano a dire “ma non era meglio se il papa di allora avesse tenuto la bocca (e la penna) chiusa?”

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea, temo che non lo diranno solo in riferimento al clima, quanto a tutto il pontificato…

    • Cari Andrea e Massimo, temo di non essere del tutto d’accordo; quando, nel 2012 avevo previsto che questo avvenisse attorno al 2030, ci ritroveremo in una fase fredda, i credenti nell’AGW diranno che finalmente i loro sforzi per “eliminare” il cambiamento climatico prodotto dall’uomo (inesistente) hanno raggiunto il risultato previsto e che quindi anche gli argomenti del Papa sono stati utili alla causa. Possiamo girarla come ci pare, l’importante è che abbiano ragione sempre loro e che quello che immaginano essere vero sia “davvero vero”.
      Massimo, complimenti per il post. Ciao. Franco

    • DonatoP

      Questo papa ama parlare di cose che non conosce o che che conosce per sentito dire.
      Questo del clima è solo un esempio.

    • rosa

      Volevo esimermi dal commentare, ma mi ha colpito la … sofferenza per un capo della Sua, proprio a sua immagine, Chiesa, che ha invece, sin da subito, rinunciato proprio al titolo di vicario di Cristo in terra.

    • Marco

      Caro Andrea, per specifica decisione dell’interessato il termine di “Vicario di Cristo” è stato espunto dall’annuario Pontificio in riferimento alla figura del sig. Bergoglio…

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