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Andrea Baroni e il termine “Ciclone”

Premessa: ho ricevuto questo post diversi giorni fa. Mea culpa lo sto pubblicando un po’ in ritardo, ma l’occasione è propizia. Ho appena letto su corriere.it dell’arrivo di un ciclone opportunamente battezzato. Quanto segue a firma di Luigi Mariani è quanto mai cogente. Buona lettura (GG).

Ieri sera (venerdì 4 agosto 2023) al TG1 delle 20 la terza  notizia del sommario (accompagnata da 3 servizi) era: “Nubifragi forti venti e temperature in calo: il nuovo ciclone sull’Italia”. Dal GR2 delle 6.30 di giovedì 3 agosto avevo in precedenza appreso che il ciclone è stato battezzato Circe.

Preciso che il termine “ciclone extratropicale” è tecnicamente corretto in quanto “cicloni extratropicali”  sono le ordinarie perturbazioni frontali delle medie latitudini. Quanti nostri concittadini sono però in grado di interpretare e utilizzare a ragion veduta il termine “ciclone” distinguendolo  dall’enormemente più distruttivo ciclone tropicale? Alla luce di ciò fino a che punto è corretto e opportuno introdurre e utilizzare un tale termine da parte di una grande testata televisiva nazionale seguita da milioni di persone?

Bella domanda su cui sarebbe auspicabile anche il contributo di chi si occupa di aspetti patologici legati alla psiche umana: cosa significa ricevere informazioni di questo genere per una persona affetta da ipocondria o da altri disturbi?

Sull’uso del termine ciclone cito a memoria le parole dell’indimenticabile meteorologo Andrea Baroni (1917-2014) al corso di agrometeorologia organizzato dalla FIDAF (Federazione Italiana dei Dottori in Scienze Agrarie e Scienze Forestali) alla Domus Mariae di Roma nel 1984: “in una previsione televisiva usai il termine “ciclone” riferendomi ad una perturbazione atlantica e chiusero le scuole in Sicilia. Da allora, non uso più questo termine”. Ricordo in proposito che quella di Andrea Baroni era una generazione che aveva vissuto la seconda guerra mondiale (Baroni stesso aveva prestato servizio in Nord Africa e, sempre in quella lezione, ci narrò dei sondaggi che effettuava salendo in quota con un aereo) e credo avesse ben presente il concetto di “procurato allarme” (Articolo 616 del Codice Penale – Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516).

Per inciso sempre ieri sera (venerdì 4 agosto 2023) su RAI 5 andava in onda un documentario che rievocava i danni al patrimonio storico-artistico inferti da eventi estremi (terremoti e alluvioni). Molto spazio è stato giustamente dato all’alluvione di Firenze del novembre 1966 e gli enormi e irreparabili danni che si ebbero in quell’occasione. Dell’evento e degli interventi conseguenti parlava con grande competenza il direttore dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze Marco Ciatti. Non oso neppure immaginare come sarebbe trattato oggi un simile evento estremo dai nostri TG.

Concludo riportando qui di seguito il ricordo di Andrea Baroni che scrissi nel 2014 a corredo della bella rievocazione di Guido Guidi dal titolo “Se n’è andato un Maestro” – 14 Novembre 2014.

Ebbi l’onore di avere Andrea Baroni come docente nel 1984 a un corso nazionale di formazione in agrometeorologia che si tenne presso la Domus Mariae a Roma e che vide la partecipazione di alcuni grandi personaggi della meteorologia italiana (fra gli altri ricordo Giorgio Fea ed Ezio Rosini).
A livello epidermico della lezione di Baroni mi rimane il ricordo legato ad alcuni esempi che ricavava dalla sua esperienza professionale maturata in Nord Africa negli anni 30 e 40.
Inoltre, per superare il livello epidermico, sono andato a rispolverare il mio quaderno degli appunti di quel corso (in tutto 14 pagine sono dedicate alla lezione di Baroni). La lezione comportò una parte introduttiva dedicata alla dinamica delle grandi celle latitudinali, cui seguirono approfondimenti sulle strutture meteorologiche delle medie latitudini attive alle diverse scale (dalla scala sinottica alla mesoscala). La parte finale fu poi dedicata agli aspetti previsionali e qui parlò in particolare di Afrodite, il sistema statistico di downscaling allora in uso al CNMCA.
Concludo la mia testimonianza ricordando che se Filippo Eredia rappresentò la prima generazione di meteorologi della scuola italiana, Baroni, Fea, Rosini e Bernacca sono stati fra i personaggi di maggior spicco della seconda, e con Baroni sono tutti scomparsi. Per chi ne conserva il ricordo costituiscono un esempio di pacatezza, correttezza e professionalità, frutto credo dell’enorme esperienza operativa maturata sul campo anche in condizioni difficili.

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Published inAttualitàMeteorologia

8 Comments

  1. Andrea D

    Capito… Circe fa ancora parte di quella rosa di nomi alla Caronte, Apocalisse, Medicane (acronimo usato a sproposito), gettonati dai noti portali peracottari.

    Noi medio-Adriatici, or ora già interessati da aria caldo umida, prepariamoci a una Sciroccata, poi Levante e Grecale. In primis pensavo pure a una breve visita del signor Garbino, ma dalle mappe lo deduco poco favorevole perchè il minimo Rea mostra la sua massima profondità quando sarà sul Mar Ligure (Scirocco da noi) ma, oltre a perdere forza man mano che trasla verso l’Adriatico settentrionale, vedo non prendere una traiettoria favorevole per portare un Garbino potente.
    Martedì 29, infine, rinfrescata di Maestrale con temporali a spasso.
    Intanto la mia città natia sta già ora sotto torchio.

    Certamente “tempesta” è giocoforza utilizzato in ambito Storm Naming, non essendoci termine nostrano più adatto, e comunque di mezzo ci sta, appunto quale requisito, la forza del vento (Tempesta 10 o 11). Ma riflettevo appunto sul fatto che questo termine in sè può indurre -per chi nemmeno si interessa alla materia- a facile confusione, al pari del generico “Ciclone”.
    E, ovviamente, su questo meteoperecotte e affini ci marciano alla grande..

  2. rocco

    mi aspetto una ciclone chiamato “Bordello”, una tempesta chiamata “Lupanare” ed un medicane chiamato “Priapo”.
    Orsù, un po’ di fantasia erotica.
    Poniamo fine alle descrizioni infernali. Non si fa altro che glorificare il demonio ed il suo ambiente.
    Un po’ di goliardia metereologica non fa male.

    • Mario

      La goliardia è bandita ormai. Con quegli appellativi, l’accusa di sessismo e patriarcato è dietro l’angolo grazie alle “vestali” del politicamente corretto in servizio permanente effettivo.

  3. Michele Lodigiani

    Temo che le definizioni estreme dei fenomeni meteorologici siano preferite dai media non per adesione alla terminologia scientifica, ma per adesione ai principi del marketing: indurre il telespettatore a credere che l’evento di oggi non si è mai verificato prima indubbiamente genera audience. Genera anche eco-ansia, che non serve nulla a risolvere i problemi reali connessi al riscaldamento climatico, ma se mai induce a provvedimenti ideologici e semplicistici, con effetti spesso addirittura opposti a quelli dichiarati.

  4. Andrea D

    Per questo mese mi risulta siano stati finora assegnati dai vari consorzi i nomi Patricia, Petar, Antoni, Hans e Betty.

    Petar (assegnato da AM) è appunto la tempesta del 4-5 agosto che ha messo a soqquadro il Nord e Centro (qui ha parzialmente graziato) e provocato un primo notevole calo termico, durato diversi giorni. Il nome Circe mi sfugge o non mi risulta.

    Sul fatto di citare il termine tecnico “ciclone extratropicale” o “ciclone” (termine quest’utltimo che però ritengo un po’ troppo generico e ancora più fuorviante), sono d’accordo sul farsi più di una riserva, proprio a causa della mancanza di una cultura basica da parte della maggior parte dei fruitori raggiunti dai tg nazionali, unita al climaisterismo indotto.

    Lo stesso vale per il termine “tempesta”, termine più riservato alla velocità del vento in sè che al fenomeno meteorologico. Ma termine altrettanto utilizzato anche per l’indentificazione di fenomeni particolarmente intensi e/o a sviluppo esplosivo, a prescindere dalla loro tipologia (ciclone extratropicale, TLC, fronte polare e simili).

    I più identificheranno il “ciclone” o la “tempesta” semplicemente come analoghi agli omologhi tropicali .
    A questo punto è meglio identificare l’elemento severo in arrivo con un più generico “perturbazione”, al più “perturbazione intensa”, che già “sistema frontale” potrebbe far pensare a un conflitto…

    Di Afrodite, all’epoca in cui leggevo avidamente la guida di Gunter D.Roth, ne conoscevo l’esistenza grazie a un piccolo incorniciato (1984) presente nel libro stesso.
    Era un modello matematico previsionale e l’acronimo stava per Automatic Forecasting Refined Output for Decision Input and Technical Evaluation.

    • Andrea, l’uso del termine tempesta è riferito allo storm naming ed è la traduzione di storm, termine di uso comune nei paesi anglosassoni. Noi non abbiamo un analogo e, comunque, uno dei requisiti principali per lo storm naming è appunto il vento, sia esso sinottico o connesso a convezione a mesoscala.

    • Franco Caracciolo

      Caro conterraneo medio-adriatico,
      Circe è un nome di fantasia che gli “acchiappa cicloni meteo-peracottari” dei vari siti bombaroli periodicamente rievocano…
      Mi pare che l’ultima sua comparsa dalle nostre parti sia di 2 o 3 anni orsono.
      De minimis non curant…
      Quanto al ricordo commosso di Baroni credo che valga il gesto con cui Bonucci esultava in occasione dei suoi non infrequenti goal…
      Gli attuali meteopallonari non possono nemmeno pronunciare certi nomi senza essersi prima sciacquati la bocca.
      Un affettuoso saluto da una Pescara che oggi, ad un reduce dal relax di Ovindoli, appare effettivamente caldo-umida.

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