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Dal Foglio – Il pensiero Unico a Copenhagen

La Conferenza sul clima di Copenaghen è fallita prima ancora di cominciare. Nelle intenzioni di tutti, da Obama a Lula, ha assunto caratteri grotteschi ieri mattina, quando sulle prime pagine di 56 quotidiani di tutto il mondo (Repubblica in Italia) è apparso lo stesso editoriale. La verità non ha bisogno del Grande Fratello, nasce dalla critica e dalle differenze; invece, come in un incubo orwelliano, l’ufficio per la propaganda sul riscaldamento globale ha dettato al giornalista mai così collettivo lo stesso allarme: “Ci resta poco tempo. Se non ci uniamo per intraprendere delle azioni decisive il cambiamento climatico devasterà il nostro pianeta”. E’ il trionfo del pensiero uniforme in salsa apocalittica, sancito da quotidiani che hanno deciso di fare questo “passo senza precedenti” perché “l’umanità si trova ad affrontare una grave emergenza”.

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Published inCopenhagen

5 Comments

  1. Alessandro

    Se le mail rubate all’università dell’East Anglia sono passate inosservate non vi è la possibilità che sia perchè la loro rilevanza è praticamente nulla? Sono stati mostrati stralci estrapolati da interi discrosi, e anche la natura di questi stralci è tutta da verificare. I dati raccolti su innalzamento di temperature e mari e lo scioglimento dei ghiacciai arrivano da tutto il mondo e da istituti distanti sia fisicamente che concettualmente. Pensare che sia tutto un grande bluff organizzato da docenti universitari, questo si mi ricorda Orwell.
    Non capisco inoltre l’ostracismo di fronte a una presa di posizione unitaria e compatta nei confronti dei cambiamenti climatici.
    Se influire sui nostri stili di vita può salvaguardare e migliorare il futuro dei nostri figli, questo dovrebbe essere visto e vissuto come un obbligo morale, non come la scocciatura di non poter girare con il proprio SUV per le strade del centro città. Chiudo con una citazione che mi è molto cara:” il mondo non lo abbiamo ereditato dai nostri padri, lo abbiamo preso in prestito dai nostri figli”

    • Alessandro,
      credo tu abbia letto che abbiamo fatto una specifica distinzione tra gli aspetti etici e pratici della vicenda di cui è stato protagonista il CRU. Nel primo caso stralci o no, è evidente un atteggiamento fondato su convinzioni ideologiche che mortifica il procedimento scientifico minanodne le basi, ovvero la condivisione delle fonti, l’apertura al confronto e l’accessibilità alle forme di divulgazione più accreditate. ma questa è etica, ognuno ha la propria. Nel secondo caso la verifica è complessa, difficoltosa e forse anche inattuabile, perchè nulla collega quanto diffuso a dati e/o procedure realmente impiegate. Se tutto ciò fosse poco importante, non sarebbe stata istituita una commissione d’inchiesta (che secondo me serve giustamente soprattutto a chi è coinvolto o presunto tale) per fare chiarezza, nè si sarebbe fatto da parte il leader del CRU in attesa delle determinaizoni della stessa. Quanto ai dati, mi dispiace doverti informare che il DB non sono poi molti, bensì appena tre: GISS, CRU e GHCN, con i primi due che usano sostanzialmente i raw data del terzo. Molte sono le fonti dei dati grezzi, ma sono certo che sai che non è la stessa cosa. Quelle che citi poi, sono evidenze del riscaldamento che nessuno mette in dubbio (anche se sulle sue effettive dimensioni si possono spendere fiumi di parole). Evidenze che però non dicono assolutamente nulla sulle cause. Su queste pagine si discute anche e soprattutto di questo, e che sia compatta o meno l’opinione altrui, penso che si possa ancora avere il diritto di investigare e discutere. Una compattezza poi che abbiamo anche affrontato più volte, e che più la si indaga, meno appare tale, se si vuole ovviamente restingere il campo a coloro che le informazioni le originano. Se poi nel consenso scientifico sul clima vogliamo mettere dentro anche la schiera di avvocati, economisti e specialisti dell’ambiente che comunque partecipano ai lavori dell’IPCC e ne scrivono anche i Rapporti, allora sì, sono compatti, ma sono ancora certo che sai che si tratta di altro genere di compattezza.
      Infine lo stile di vita. Forse le 1200 limousines che sfrecciano per le vie di CO2penhagen di questi giorni non sono sufficienti a far comprendere quanta ipocrisia si possa celare dietro un certo genere di impegno. Se il problema è il futuro energetico (cosa che è) tutti sono disposti a rimboccarsi le maniche, purchè si fermino jet privati e limousines. Se il problema è il clima (cosa che non è), preferirei da addetto ai lavori essere convinto che quelle prese siano le scelte giuste prima di subire scelte basate su conoscenze incomplete ed approssimative. Non saranno una carbon tax gestita da non si sa bene chi o un florido mercato del carbon trading a consegnare un futuro migliore ai nostri figli, questo è certo.
      gg

  2. Claudio Costa

    cito:

    “La poca rilevanza mediatica che – almeno in Italia – hanno avuto le e-mail fuoriuscite dal Centro di ricerca sul clima dell’Università dell’East Anglia, in cui alcuni tra i più noti climatologi del mondo si accordavano su come truccare i dati delle temperature globali, è un’altra pietra sulla tomba dello spirito critico e vigilante, che invece, soprattutto sul Web, sta tendando una ribellione abbastanza simile a una umanissima ricerca della verità.”

    Chissà se è vero che l’Web abbia tutta questa forza, certo che i tentativi di minimizzare anche sull’web sono giunti al paradossale.

  3. gbettanini

    Quando nell’idovinatissimo articolo si dice che c’è “una lotta ai cambiamenti climatici che ha da tempo assunto i crismi di una religione che fa a pugni con la realtà” secondo me si usa un paragone molto riduttivo. In occidente siamo abituati ad una religione tollerante che può far parte integrante delle nostre vite se decidiamo di farla nostra o che può essere anche bellamente ignorata.
    A causa dei dogmi della politica pro-AGW ci troveremo invece di fronte a delle imposizioni talebane che volenti o nolenti dovremo pagare con bollete più salate, con il carburante e tutti i generi di consumo artificiosamente più cari. Ma cosa molto peggiore è che probabilmente vedremo ridurre la nostra possibilità di scelta per quanto riguarda la mobilità personale, per quanto riguarda le nostre abitazioni ed i nostri consumi. Dovremo quindi subire notevoli ingerenze sui nostri stili di vita.

  4. fabio81

    E frustrante per noi scettici assistere a tutto ciò,Guidi!

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