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La Parola all’Esperto

Non è un carneade Moisés Naìm, figuriamoci, è caporedattore della rivista Foreign Policy, esperto di politica economica e uomo politico. Ma non risulta ne sappia di clima e affini. Dobbiamo dedurre quindi che le sue convinzioni, che legittimamente esprime in questo articolo uscito sul Sole24Ore, siano frutto di un convincimento parsonale improntato alla fiducia più che al senso critico. Più che giusto, mi capita di fare lo stesso nel settore della politica economica, sulla quale accetterei dalla sua esperienza qualsiasi genere di consiglio.

Non mi sarei aspettato però che per difendere le sue convinzioni facesse ricorso a strumenti di comunicazione decisamente poco ortodossi. Chi è scettico oggi sul fatto che l’impatto antropico sulle dinamiche del clima sia preponderante, lo era ieri sul fatto che il fumo provochi il cancro ai polmoni. Et voilà, non c’è niente di meglio che cominciare dando dello scemo al proprio interlocutore. Peccato che in questo azzeccato incipit, egli dimentichi di dire che chi oggi professa il disastro climatico da caldo, ieri lo professava da freddo, più o meno in contemporanea con la faccenda del fumo.

Sottile e dunque utile alla causa anche l’uso sapiente della parola ambiente (perdonate la rima) che egli non sa che con il clima ha a che fare poco o niente (ops, l’ho fatto di nuovo). Però siccome l’ambiente piace a tutti, se ci ficchi dentro il clima vendi pure quello. La scala dello scetticismo per Naìm ha tre gradini. Sul primo quelli che pensano che il cambiamento climatico non esiste. Scartiamoli, il clima cambia da sempre, per ragioni puramente fisiche. Sul secondo gradino quelli che non credono che stia cambiando a causa delle attività umane nonostante quella che egli definisce la “valanga” di dati disponibili. In questo caso farei presente che la suddetta valanga riguarda le evidenze del riscaldamento, non le cause. Su queste ultime c’è solo una sensibilità climatica (ovvero rapporto causa-effetto tra gas serra e temperatura) decisa a tavolino, e una serie di simulazioni che la adottano. Sempre la stessa da sempre, in tutti gli studi effettuati. Sul terzo gradino i più scaltri, quelli che pensano che i fattori che incidono sul cambiamento siano molti, e quello umano non sia nemmeno il più importante. Qui il nostro dimentica di dire che su questi altri fattori si sa poco o nulla, salvo il trascurabile particolare che esistono.

Chi regge la scala? Ma naturalmente i cattivi, l’industria petrolifera, quella del carbone, quella automobilistica etc etc. Oltre che scettici pure corrotti! Vanno assolutamente eliminati. Anche qui una piccola dimenticanza, quella che dall’altra parte ci siano il mercato del carbon trading, le lobby dell’ambiente e, almeno secondo quanto si sta delineando a CO2penhagen, una certa intenzione di mantenere lo statu quo nei rapporti tra paesi ricchi ma malandati e paesi emergenti ma con buone prospettive. Quelli che non appartengono a nessuna di queste categorie non sembra che nessuno li voglia curare molto. Tra questi, incidentalmente c’è forse anche il suo.

Trova il tempo anche di dire la sua sul Climategate Naìm, e lo fa incredibilmente ammettendo -per quel che vale dato che già all’inizio ho scritto che trattasi di convinzioni sulla fiducia più che sulla conoscenza- che potrebbe anche esser vero che i dati abbiano subito qualche manipolazione. Ma, naturalmente, fa sue anche le giustificazioni addotte dall’autorevole rivista Climate, che assicura che le basi scientifiche del riscaldamento globale, essendo fondate su robuste prove completamente indipendenti dalle informazioni scambiate nelle mail trafugate. Interessante artificio comunicativo: il riscaldamento globale non è concettualmente in discussione, semmai lo è quantitativamente; fortemente in discussione e, piaccia o no ai fideisti trattasi di discussione scientifica, lo sono le sue origini. Quanto all’indipendenza delle informazioni, perdonatemi l’allitterazione ma è necessario che egli si informi, perchè con riferimento alle temperature superficiali del pianeta nessuno di quelli che le studiano è indipendente, dipendiamo tutti quanti dalla stessa fonte.

E non sono certo le sue parole o quelle che egli porta ad esempio negativo dello scetticismo, a sostenere chi ha dedicato la propria vita alla conoscenza nel campo del clima. Quel sostegno deve venire dai fatti, proprio quelli che nelle famose mail trafugate si cercava in tutti i modi di piegare alle proprie convinzioni.

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