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Sì, no, ma, forse.

E la questione della retromarcia dell’IPCC sulla fusione dei ghiacciai himalayani mi stimola la curiosità e la memoria recente. Cerco una pagina dell’ottobre scorso in internet relativa al progetto SHARE relativo alle misure condotte da stazioni di alta quota. La pagina si apre con un titolo preso direttamente dalle ipotesi IPCC relative ad un miliardo di persone in pericolo a causa dello scioglimento dei ghiacci.

Lo studio SHARE mette in relazione la fusione dei ghiacci con la ‘Brown Cloud’, la nube marrone, che sovrasta il sud-est asiatico prodotta dall’inquinamento dell’atmosfera causato dalle centrali a carbone. Le particelle carboniose, depositandosi sui ghiacciai, cambiano l’albedo delle nevi, ovvero riflettono meno radiazione solare, e l’eccesso di energia trattenuta produce la fusione del manto.

Se mettiamo insieme questa informazione scientifica, assolutamente corretta nel suo inquadramento generale (la brown cloud esiste e l’effetto delle particelle depositate e’ esattamente quello descritto), allora dobbiamo anche cercare di capire come questa si riesca a legare con i risultati delle ricerche dell’Università del Nebraska che dalle immagini satellitari evidenziano una avanzata di un gruppo di 230 ghiacciai Himalayani.

Forse stiamo guardando fenomeni che caratterizzano zone diverse. Questo sarebbe un grande insegnamento: mai trarre conclusioni affrettate e generalizzazioni da studi locali!

Ricordiamoci, inoltre, che i localismi sono anche fortemente influenzati dalla meteorologia, ed estrapolare su serie corte di dati degli andamenti al 2100 spesso fornisce risultati più simili a quelli del lancio dei dadi che a previsioni sulla base delle quali operare scelte economiche. Comunque il meccanismo sotteso allo scioglimento proposto dal progetto SHARE è un meccanismo alternativo a quello della relazione diretta aumento della temperatura-fusione dei ghiacci. Qui è la tipologia dell’interazione particella radiazione che crea il problema. Le azioni di adattamento e mitigazione non sono in questo caso le stesse del controllo delle emissioni di CO2, ma quelle del controllo delle particelle che si attua con dei sistemi di filtraggio, tecnologia già fortunatamente disponibile oggi.

Quindi anche se: i ghiacci himalayani sì si stanno fondendo, no non è assolutamente vero, ma bisogna vedere, oppure forse hanno ragione un po’ tutti, quello che è certo è che non esiste una spiegazione molto semplice ed univoca, e che lo stato dell’arte della scienza ancora non ci permette di scrivere la parola fine sulla ricerca dei fenomeni e delle loro cause.

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Un commento

  1. Bertozzi Davide

    Si no ma (forse è tutto a posto)

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