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E’ solo questione di mercato…

[photopress:biocarburanti.jpg,full,pp_image] …Perchè il mondo si svegli. Si terrà a breve un meeting della FAO (Food and Agricolture Organization) per valutare l’impatto ambientale dell’impiego dei biocarburanti. Nell’attesa il relatore speciale dell’ONU per il diritto al cibo ha già affondato il colpo, con dichiarazioni di ostilità al massiccio impiego di biocarburanti che non lasciano molto spazio al dibattito. Soltanto pochi giorni fa l’intervento del Presidente Lula che invece ne difende a spada tratta la produzione. Tutto innescato dall’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di base che stanno perdendo molto del loro appeal agli occhi dei produttori, sempre più entusiasti di produrre vegetali per la mobilità piuttosto che per l’alimentazione.

Lo facciamo per il clima, per iniziare la marcia che dovrebbe portare l’umanità ad affrancarsi dai combustibili fossili che fanno tanto male all’ambiente perchè producono troppa CO2. Bene, peccato che il clima e la salvaguardia dell’ambiente c’entrino poco o nulla. facciamo finta che la foresta amazzonica non si potesse distruggere per fare legname e si possa invece eliminare per coltivare cereali e ipotizziamo che il Rio delle Amazzoni o il Rio Grande possano essere prosciugati per irrigare le nuove terre. La biodiversità, l’uso del territorio e la capacità di rigenerazione a mezzo fotosintesi non saranno importanti, perchè avremo smesso di produrre andiride carbonica.

Sul serio? Alcuni mesi fa abbiamo già parlato di questo,  ma dato che ora il problema sembra sia diventato pressante per pure (e leggittime) ragioni di mercato, vorremmo sottolineare che se si fosse veramente pensato al clima forse non si sarebbe arrivati a tanto. Ma questo chi doveva farlo, l’IPCC che nel Summary for Policy Makers benedice l’impiego dei biocombustibili? No, avrebbero dovuto farlo quelli che di clima ne sanno sul serio. Uno solo lo ha fatto e nessuno lo ha ascoltato.

[photopress:Biocarburanti_20crutzen.jpg,thumb,pp_image] Una ricerca di Paul Crutzen della quale abbiamo già detto, ma a cui stavolta mettiamo il link, chissà che qualcuno non vada a leggerla. Con le attuali conoscenze, ma anche per quello che viene normalmente definito biocombustibile di seconda generazione, coltivando in modo intensivo vegetali per la mobilità si producono più emissioni CO2-equivalenti di quante se ne possano risparmiare. Il grafico qui accanto per il quale ringraziamo l’Eco Alfabeta si commenta da sè. Ricapitoliamo: si danneggia il territorio, si dà fondo alle risorse idriche, si genera un fortissimo impatto negativo sul mercato alimentare, si producono grandi quantità di gas clima-alteranti; ma allora a chi conviene il biofuel? Semplice, solo al mercato. 

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Published inAttualità

Un commento

  1. marcus

    Su questo tema sono sempre stato scettico.

    Mi sono sempre chiesto: ma se un agricoltore italiano non riesce a vendere al mercato le carote a più di 15 centesimi a cassa, non gli diverrà mastodonticamente più conveniente produrre biocarburanti da piazzare sul mercato ad un ipotetico prezzo di 50 centesimi al kg?
    la mia domanda fu tacciata da qualcuno come proveniente dal solito miscredente, su alcuni forum.

    Tuttavia la risposta è già in atto. I paesi faranno a gara a disboscare e soppiantare le produzioni agricole alimentari per far spazio alle coltivazioni di biocarburanti. Il chè ovviamente rende legittimo pensare che la massificazione del terreno con l’impiego massiccio di addittivi e pesticidi oltre a devastare i terreni stessi provocherà anche una inevitabile contaminazione delle falde acquifere oltre che un massiccio aumento dei prezzi dei beni agricoli alimentari.
    Con la buona pace degli ambientalisti credo che siamo ancora molto e troppo lontano. Nel frattempo però malediciamo pure la foresta amazzonica! sapete quante belle pianticelle utili da bruciare nella nostre macchine si potrebbero coltivare là se non ci fossero quegli inutili arbusti! 😀

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