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Ah, i bei tempi di Savonarola!

Erano tempi duri probabilmente, ma almeno certe cose accadevano alla luce del sole e non mascherate da pratica scientifica. La legge, nella fattispecie quella religiosa ma a quel tempo era un tutt’uno con la politica, era una e una sola. O dentro o fuori, e fuori non significava stare al freddo, ma piuttosto essere bruciati sul rogo. Oggi, che dovremmo essere per così dire più civili, più istruiti, più inclini alla consapevolezza che il prossimo vada convinto con solide argomentazioni e non per mezzo di assunti dogmatici, per arrivare agli stessi risultati di partecipazione al presunto benessere comune, si può approfittare dell’ospitalità di autorevoli riviste scientifiche che, perso ogni buon senso, accettano di buon grado di prender parte al gioco dell’inquisizione.

E così, sul PNAS1, esce uno “studio” tra i cui firmatari compare anche Stephen Schneider, scienziato da anni sulla ribalta del clima. Qualcuno ricorderà che era tra quelli che si dicevano preoccupati degli effetti raffreddanti degli aerosol, salvo poi rivolgere la propria preoccupazione all’azione riscaldante della CO2, diventando un convinto sostenitore/attivista dell’AGW. Tanto convinto dall’aver formulato il famoso concetto degli “scary scenarios”, cioè della necessità di fare affermazioni semplici e drammatiche, facendo attenzione a non mostrare i propri dubbi (è uno scienziato eh?), per catturare l’attenzione dei media e quindi il consenso, cioè le risorse. Tutto questo perché siamo sì scienziati e dobbiamo dire sempre la verità, ma anche uomini – diceva- e vogliamo vivere in un mondo migliore, per cui qualche volta possiamo non farlo2.

In possesso di cotanto biglietto da visita, Scnheider ha dunque pensato bene di fornire il suo prezioso contributo a questo nuovo lavoro, il cui titolo è illuminante: La credibilità degli esperti nel cambiamento climatico. La premessa è già tutto un programma. Nell’abstract infatti non compare il vocabolo “consensus”, ormai trito e ritrito, quanto piuttosto la parola “tenet”, che sta per “principio o credenza”, normalmente utilizzato nelle argomentazioni di carattere religioso. Quale lo scopo di questa pubblicazione? Semplice, si tratta di pesare una volta per tutte la credibilità di quanti si dicono convinti del principio (appunto) cui è giunto l’IPCC con il proprio lavoro, e cioè che la maggior parte del riscaldamento occorso nella seconda metà del secolo scorso sia di origine antropica, e di quanti invece si dichiarano al riguardo scettici, contrari o…negazionisti (ebbene sì, questo odioso, fazioso, vomitevole e dichiaratamente violento appellativo è stato sdoganato su una rivista scientifica).

Il metodo è analitico e pure scontato. Una volta generato un database -leggi lista di proscrizione- di quanti stanno da una o dall’altra parte, si procede alla conta delle pubblicazioni e delle citazioni, ovviamente nel contesto del sistema di revisione paritaria. Sì, proprio quello che il climategate ha rivelato essere stato manipolato e piegato agli interessi degli “scary scenarios”, con il tentativo di assumere il controllo del flusso delle pubblicazioni.

E così, dopo aver goduto per decenni (ma ora non è diverso) di valanghe di finanziamenti per investigare e supportare l’ipotesi dell’AGW con le quali è stato possibile produrre tonnellate di pubblicazioni, ora i buoni contano quelle per darsi ragione e il cerchio è chiuso. Una lista che a conti fatti potrà tornare utile, tra qualche anno si potrà magari confrontarla con l’allocazione dei fondi messi a disposizione per la ricerca per avere un’idea dell’obbiettività e della libertà intellettuale di chi li riceve, chissà che non ne possa scaturire qualcosa di interessante.

Per ora i risultati sono chiari, anzi, schiaccianti. Le percentuali di quanti in base a questi principi possono essere ritenuti credibili sono bulgare a beneficio dei sostenitori dell’AGW, che nella ricerca sono la squadra furtissimi dei CE, Convinced by the Evidence, mentre i cattivi sono gli UE, ovvero unconvinced by the evidence. Anche qui la terminologia non è delle più fortunate. Innanzi tutto perché non è dato sapere come si possa essere convinti o meno di un’evidenza che non c’è, dato che tutto quello che viene sempre portato ad esempio come prova incontrovertibile del contributo antropico al riscaldamento globale è solo prova del riscaldamento, non delle sue origini. E poi perché si parla di convinzione, non di conoscenza. Perché uno studioso degli anelli di accrescimento degli alberi e della loro relazione con le temperature dovrebbe conoscere anche l’origine delle eventuali variazioni rilevate? E perché uno studioso delle dinamiche glaciali dovrebbe sapere che l’oggetto dei suoi studi tende a diventare liquido a causa della CO2? E perché uno zoologo dovrebbe sapere che le pecore scozzesi che osserva si sono rimpicciolite a causa delle variazioni di temperatura e che quelle variazioni sono causate dall’uomo? Non c’è un perché, infatti non lo sa, ne è convinto, e non è la stessa cosa, con buona pace delle schiaccianti percentuali che gli assicurano il posto nella squadra dei buoni.

Sicchè da quando esistono il riscaldamento globale e le sue origini antropiche, la scienza si fa a peso, e di questo, parola di Schneider e soci nelle loro conclusioni, dovrebbero essere ben consapevoli gli interlocutori principali, i media ed i policy makers, perché troppo spesso a quanto pare, sembra siano usi dare ugual peso alle opinioni, commettendo così l’esecrabile errore di ascoltare ogni tanto la voce di chi dissente dal mainstream.

Tutto questo forse avrebbe un senso se in questa grande messe di pubblicazioni  ci fosse stato in effetti il tentativo di investigare delle ipotesi alternative a quella dell’AGW, il peso delle variazioni climatiche di origine naturale per dirne una, scoprendo magari che questo peso è trascurabile. Ma tutto questo non c’è, c’è l’assunto che l’origine sia antropica e poi ci sono intere foreste di carta usata per dire come andrà, cosa succederà, etc etc, destino dei ghiacci e dimensioni delle pecore compresi.

Però, guarda caso, il focus del dibattito, lo zoccolo duro dello scetticismo è proprio questo, è sulle origini, non sulle conseguenze, anche se quelle, una volta alleggerito il contributo del fattore antropico cessano inevitabilmente di essere disastrose e spaventevoli. Dibattito? Sì, alla faccia (e probabilmente all’insaputa) di Schneider e soci, quella pratica che persino il presidente dell’IPCC Rajendra Pachauri ha deciso di rispolverare. E ora che faranno? Passerà anche lui al vaglio della santa inquisizione del clima?

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  1. Proceedings of the National Academy of Science of the United States of America []
  2. On the one hand, as scientists we are ethically bound to the scientific method, in effect promising to tell the truth, the whole truth, and nothing but — which means that we must include all the doubts, the caveats, the ifs, ands, and buts. On the other hand, we are not just scientists but human beings as well. And like most people we’d like to see the world a better place, which in this context translates into our working to reduce the risk of potentially disastrous climatic change. To do that we need to get some broadbased support, to capture the public’s imagination. That, of course, entails getting loads of media coverage. So we have to offer up scary scenarios, make simplified, dramatic statements, and make little mention of any doubts we might have. This ‘double ethical bind’ we frequently find ourselves in cannot be solved by any formula. Each of us has to decide what the right balance is between being effective and being honest. I hope that means being bothFonte Wikipedia []
Published inAttualitàNews

14 Comments

  1. Claudio Costa

    @ orbagar

    guardi che per vincere il premio di cui parla bisogna fare degli errori e io non ne ho trovati in questo articolo,
    non so se ha letto il mio commento su CA
    prima se la prendono con Guidi perchè dice che Schneider si preoccupava per il raffreddamento e questo non era vero e invece è vero eccome
    poi se la prendono perchè dicono che non è vero che Schneider consigliava di esagerare per ottenere consenso (e anche soldi) ma anche questo non è vero tanto che da incendiari adesso dicono “è facile esser fraintesi nelle interviste
    ma nessuno lo ha frainteso resta il padre del catastrofismo cliamtico

  2. orbagar

    E’ vergognosa la quantità di balle sparata dal sig.(?) Guidi.
    Si tratta di diffamazione pura e semplice, di disinformazione allo stato puro. Candidato al prossimo premio “A qualcuno piace caldo”

    • Guido Botteri

      E’ singolare la presunzione che mostra qualcuno di detenere la verità.
      Magari in un prossimo eventuale post potrei dimostrare come tutte le principali accuse che vengono mosse a chi si ostina a pensare con la sua testa, si dimostrino semmai vere al contrario.
      Farò, per ora, un solo esempio esplicativo:
      l’accusa fatta ai “negazionisti” di essere sostenitori della Terra piatta.
      Quelli che sostenevano che la Terra fosse piatta godevano di un vastissimo consenso, come i sostenitori del riscaldamento globale;
      quelli invece che sostenevano che fosse una sfera erano pochi, come pochi sono coloro che non sono convinti che il contributo dell’uomo governi il clima;
      hanno avuto ragione i pochi.

      Non è singolare invece il costante tono di detentori della verità.
      La parola stessa “negazionista” prevede che la verità sia quella che sostengono loro, e gli altri, conoscendola, la neghino. Naturalmente per motivi abbietti (le file di petrolieri con valigie stracolme di ogni ben di dio, fuori la porta di casa mia…).
      Da questa somma presunzione ne segue in maniera logica e naturale la pretesa di assegnare etichette e premi, in positivo a chi, per esempio, ha raccontato cose non vere in un film (Al Gore, premio Nobel, ma il suo ascensore dimostra che non si è verificato quel che faceva pensare il suo grafico, e lo possiamo ben dire a distanza di una decina d’anni da quella curva che saliva quasi in verticale…per non parlare degli orsi scemi che annegherebbero…).
      Ma si attribuiscono il diritto di assegnare premi negativi.
      Non sono arrivati al metodo Curtis, ma se i metodi sono più civili (e ci mancherebbe pure…), l’atteggiamento che sta alla base di ciò è lo stesso. Loro sono quelli che decidono se gli altri dicono o non dicono, fanno o non fanno cose giuste, e via dicendo.
      Dovremmo istituire “noi” un premio ai “prediletti da Dio”…coloro che hanno ricevuto dal cielo (non dati satellitari ma) direttamente la Parola di Dio. 🙂
      Ma da cose del genere ci asteniamo, lasciandole a chi pretende che la sua opinione sia verità indiscussa ed indiscutibile (es. “the debate is over”)
      Secondo me.

    • Guido Botteri

      da:
      http://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2010/07/29/e-i-neghisti-negano/
      [ Non sapevo che la densità del plancton si misurasse con il disco inventato da Padre Secchi nel 1865 (oggi è più sofisticato) per la Marina vaticana. In realtà non sapevo nemmeno che il Vaticano avesse una Marina. ]

      da:
      http://it.wikipedia.org/wiki/Stato_Pontificio
      [ Lo Stato Pontificio, detto anche Stato della Chiesa o Stato Ecclesiastico, è il nome dell’entità statuale costituita dall’insieme dei territori su cui la Santa Sede esercitò il proprio potere temporale dal 752 al 1870.
      Nella sua esistenza millenaria fu uno degli organismi politici più influenti e prestigiosi d’Europa. (…)
      Lo Stato Pontificio terminò la propria esistenza nel 1870, a seguito dell’annessione dei suoi ultimi lembi di territorio, Roma e parte dell’odierna regione Lazio [3], al neocostituito Regno d’Italia. ]

      Così l’Oca Sapiens potrà capire perché, ancora nel 1865, esisteva una Marina Vaticana.
      Lo Stato pontificio, per sua informazione, non è sempre stato quel “pezzullo” di territorio che è ora, all’interno della città di Roma.

  3. Guido Botteri

    Non avevo letto l’articolo di climalteranti su Schneider, anche se mi era stato segnalato.
    Mi dispiace prendere atto che abbiano colto una simile occasione per un attacco a CM che si potevano risparmiare in un’occasione in cui il rispetto del (loro) morto avrebbe dovuto consigliar loro toni diversi.
    Non risponderò, per rispetto del morto, e lascio ogni commento alla vostra coscienza e alla vostra sensibilità.
    Secondo me.

    • Purtroppo anche di fronte alla morte, qualcuno deve sempre e comunque dar fiato alle trombe.

      Non dimentichiamoci le urla di gioia esternate pochi anni fa, quando morì John Daly.

      CG

  4. Claudio Costa

    Steven Schneider è morto il 19 luglio in aereo per un infarto.
    Mi aggiungo ai tanti che lo ricordano perchè si sono scordati di dire che è morto uno dei padri del catastrofismo climatico, colui che per primo ha giustificato l’uso di scenari estremi mostrando condizioni climatiche catastrofiche nel futuro, senza dubbi e senza titubanza per ottenere un’azione da parte dei politici cioè abbattere le emissioni. Quando invece proprio le enormi incertezze sulle stime delle forzanti forniscono proiezioni climatiche del futuro asoolutamente inaffidabili e quindi grazie al catastrofismo di Schneider le scelte come quelle di abbattere le emissioni, la cui efficacia è messa molto in discussione, potrebbero essere inutili, anzi controproducenti (soldi buttati) rispetto ad es all’adattamento che invece è di sicura efficacia

    A chi invece contesta che questa frase di Schneider su Science del 1971

    “l’incremento di un fattore 4 nelle concentrazioni globali di aerosol potrebbe essere sufficiente a ridurre la temperatura superficiale di 3,5 °K. Se mantenuta per un periodo di molti anni, questa diminuzione delle temperature del pianeta è ritenuta sufficiente ad innescare un’era glaciale”.

    non sia un allarme sul raffreddamento del futuro (che poi non c’è statoe quindi lo stesso Schenider h acambiato tipo di allarme) dico che a travisare l’articolo di Schneider è qualcun altro non certo Guidi che dice :

    “Qualcuno ricorderà che era tra quelli che si dicevano preoccupati degli effetti raffreddanti degli aerosol, salvo poi rivolgere la propria preoccupazione all’azione riscaldante della CO2”

    Poi mi si dirà che i solfati non hanno raffreddato perchè sono calati, in realtà le T iniziano a salire nel 1975 mentre i solfati crescono fino al 1985, del resto le T erano scese già dal 1940-1945 10 anni prima che i solfati aumentassero in atmosfera. E’ proprio il raffreddamento 1945-1975 correlato all’attività solare attribuito invece ai solfati che pone i maggiori dubbi sull’efficacia della mitigazione con la riduzione delle emissioni.

  5. […] circolare da molti, fra cui il Prof. Emilio Gerelli, e recentemente i blog Cambi di stagione e Climate Monitor. La tesi che attribuisce a Schneider una passata predizione che il pianeta andasse verso un’era […]

  6. […] bollettino un’intervista a Stephen Schneider. Nel rispondere alle domande, lo scienziato inviso al ten. col. Guidi ha osato stupirsi perché quando si scopre una cura per una malattia, i […]

  7. teo

    Gia’! Bella domanda: che cosa ci quadra la CO2? e’ esattamente quello che mi chiedo da tempo
    saluti

  8. bedogni

    che cosa ci quadra la CO2 a 385 ppm con queste polemiche ???
    saluti

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