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ENSO teleconnessioni non solo climatiche

Chi non ha mai sentito parlare del Niño e della Niña? Probabilmente quasi nessuno. Fenomeni climatici di breve medio periodo tirati in ballo con ragione ogni volta che si affronta l’argomento clima. Un po’ meno celebre l’ENSO (El Niño Southern Oscillation) che li racchiude entrambi. Certamente meno noto l’indice MEI (Multivariate Enso Index), sempre riferito a questi eventi ma di piu’ recente introduzione.

Partiamo proprio da qui, da questo indice. Quando si parla di Niño o Niña, si fa normalmente riferimento alla temperatura di superficie dell’oceano Pacifico tropicale ed alla variazione della pressione atmosferica tra due stazioni poste sulle due sponde dell’oceano. Con l’indice MEI, si entra molto piu’ nel dettaglio, con un approccio più olistico, in quanto si prendono in considerazione più parametri: la pressione atmosferica, le componenti zonale e meridiana (cioè lungo i paralleli e lungo i meridiani) del vento superficiale, la temperatura di superficie, la temperatura dell’aria e la copertura nuvolosa. Il dataset di riferimento è l’ICOADS (International Comprehensive Ocean Atmosphere Dataset), sviluppato dall’università di Boulder in Colorado. Le oscillazioni positive e negative di questo indice rappresentano rispettivamente le fasi calde (Niño) e fredde (Niña) delle condizioni climatiche dell’area del Pacifico tropicale.

Ormai più di un anno fa è stato pubblicato su Springer un lavoro di alcuni ricercatori italiani (Mazzarella et al., 2009), in cui attraverso delle elaborazioni statistiche dei dati dell’indice MEI, è stata individuata una interessante ciclicità nelle oscillazioni dell’ENSO, due armoniche di 26 e 60 mesi, con un livello di confidenza statistica del 99%, con le quali si riesce a dar conto di circa il 25% della variabilità totale dell’insorgere di questi eventi.

La prima di queste armoniche, la più breve, potrebbe indicare una certa correlazione con un altro fenomeno climatico con simile periodo di oscillazione, la QBO (Quasi Biennal Oscillation), ovvero i venti stratosferici tipici delle zone tropicali. Ma la parte più interessante, è forse l’individuazione per la prima volta di una ciclicità su base quinquennale delle variazioni dell’ENSO, pur in presenza di molti altri fattori di forcing che rendono comunque queste oscillazioni predicibili esclusivamente per via probabilistica.

Nel verificare le capacità predittive di questa ciclicità quinquennale nel passato, si scopre che molti – ove non tutti- gli eventi di Niño e Niña di una certa rilevanza si sono verificati in corrispondenza di picchi di massimo e minimo del ciclo quinquennale. Ne deriva che l’occorrenza di questi picchi è quantomeno condizione necessaria seppur non sufficiente per l’insorgere di ampie oscillazioni positive e negative dell’indice ENSO, ovvero del verificarsi di eventi di Niño e Niña di particolare intensità. Questo lavoro, la cui analisi termina al 2008, aveva in effetti individuato con buona approssimazione l’insorgere della Nina verso la metà del 2010 e prospetta un evento di segno opposto per i primi mesi del 2013 e uno di segno concorde per il 2015.

Aree più direttamente interessate da El Niño

Dal momento che le teleconnessioni (condizioni climatiche e meteorologiche da essi causate riassunte nell’immagine sopra) di questi eventi sono abbastanza note, questi spunti potrebbero essere utili per azioni di adattamento di breve medio periodo. Ma il problema non è soltanto climatico o atmosferico, bensì assume tratti che hanno un forte impatto sociale ed economico. A far chiarezza almeno in parte su questi argomenti, interviene un altro recente lavoro dello stesso gruppo di ricercatori (Mazzarella et al., 2010) in cui si prende spunto da questa parziale predicibilità ciclica dell’Enso, investigandone la correlazione con le pandemie influenzali. Ne viene fuori che otto ben documentate pandemie influenzali hanno iniziato a diffondersi in concomitanza di condizioni di El Niño di forte intensità o di media intensità ma lunga durata. Le condizioni climatiche tipiche di questo genere di eventi renderebbero infatti le popolazioni dell’area asiatica più vulnerabili allo sviluppo ed alla diffusione dei virus, i quali non sono generalmente originati da mutazioni di altri ceppi, ma dalla mescolanza di ceppi di origine umana, aviaria o comunque animale.

Anche in questo caso, l’occorrenza di condizioni di El Niño non è necessariamente associata allo sviluppo di pandemie, ma la correlazione individuata in questo lavoro, suggerirebbe comunque di non sottostimare l’eventualità che si verifichi effettivamente un altro evento di ENSO fortemente positivo nel prossimo 2013.

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Published inAttualitàClimatologiaNews

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