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Mani avanti, per non cadere indietro

Negli ultimi giorni del mese scorso (26-27) la Commissione Europea ha ospitato il meeting del MEF (Major Economies Forummon Energy and Climate). Scopo dell’incontro, che ha visto come partecipanti 17 paesi più le Nazioni Unite più un discreto numero di uditori e invitati in rappresentanza di altre nazioni, era quello di tentare di eliminare almeno qualcuno degli ostacoli che stanno costringendo i negoziati climatici allo stallo da un paio d’anni a questa parte.

La discussione tuttavia non ha sortito alcun effetto circa il problema principale, ovvero il futuro delle policy climatiche nel dopo Kyoto. L’accordo siglato anni fa nella città giapponese è infatti in scadenza, ma dal momento che la situazione geopolitica è cambiata moltissimo negli ultimi anni, le chances che si possa giungere ad un patto che stabilisca dei vincoli legali per le emissioni a scala globale sono decisamente basse.

Apprendiamo da rinnovabili.it che il Commissario Europeo al clima Connie Hedegaard ha dichiarato: “da quello che ho sentito in questi ultimi due giorni, si può concludere che è altamente improbabile che il mondo vedrà firmato un accordo giuridicamente vincolante a Durban” […] “Non perché si pensa non sia importante, ma perché c’è la sensazione che non ci si riesca neanche a Durban”. Il capo dei negoziatori statunitensi Todd Stern le ha fatto eco: “penso ci siano diversi modi di vedere la necessità o meno di raggiungere un accordo giuridicamente vincolante” […] “la nostra visione negli Stati Uniti è che non sia strettamente necessario per intraprendere un percorso corretto”

Tu chiamale se vuoi “sensazioni”.

Quella di Durban a fine novembre sarà la Cop17. Qatar e Corea del Sud stanno gareggiando per ospitare la Cop18 del 2012. Si accettano offerte per la Cop19.

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