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Tag: Cop17

Ce l’hanno fatta sì o no?

Perfetto, oggi è il giorno di chiusura della conferenza sul clima a Durban. Già dalle prime ore dell’alba, i media italiani facevano rimbalzare la notizia che l’accordo fosse stato raggiunto. Singolare la posizione dei media italiani (solita eccezione Il Foglio che ne ha scritto in abbondanza) che, per ben quindici giorni, hanno ignorato questa conferenza. E’ come il tifoso ormai stanco e pigro che guarda la partita della propria squadra del cuore, soltanto alla fine, a risultato consolidato.

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Durban: Italia 1, Gabon 1 (gli altri, zero).

Cosa staranno mai facendo in Sudafrica i Sigg. Mangari-Mangari e D’Antonio? Possiamo immaginarceli alti e grossi come dei Marcantoni, mentre si aggirano per le sale della COP17 alla ricerca di guastatori e protestatori da rendere innocui. Oppure possiamo immaginarceli tranquillamente seduti al bar, a scambiarsi storielle e consigli riguardo la loro professione, forse anche a mettersi d’accordo per una scazzottata in palestra così, per tenersi in forma.

D’altronde, i Sigg. Giovanni D’Antonio (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e Sylvère Mangari-Mangari (Ministero dell’Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile) hanno una cosa in comune: fra tutti i delegati ufficiali alla COP-17 a Durban, sono gli unici presenti in qualità di…guardie del corpo (“bodyguard”, leggere per credere).

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Global Warming: I ruggenti anni 2000

I negoziati a Durban proseguono freneticamente, ma c’è qualcosa di ancora più frenetico. Da quando è iniziata la Cop17, si susseguono senza sosta allarmi climatici uno più spaventevole dell’altro. Nella sola rassegna di ieri di Science Daily hanno trovato posto questi due articoli (per favore restate seri):

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Climategate 2.0: con una informazione così, dove sarebbe lo scandalo?

Alcuni giorni fa, con l’appoggio del solito server russo irrintracciabile, è comparsa la seconda tranche delle mail trafugate nel novembre del 2009 dai computer della Climatic Reserch Unit (CRU), l’unità di ricerca della Università della East Anglia sede tra l’altro del Working Group II dell’IPCC.

E’ una notizia che ormai dovrebbe essere di dominio pubblico, e invece da noi ne hanno parlato solo l’Ansa, Il Foglio e, naturalmente i blog di settore, tra cui ovviamente anche CM. I media generalisti nostrani non hanno ritenuto opportuno soffermarsi sull’argomento, tutti presi come sono ad accendere i riflettori sulla conferenza di Durban (qui e qui per esempio).

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Tanto per essere chiari

Con oggi cominciamo a commentare in diretta gli sviluppi della COP17 di Durban. Uno degli obbiettivi, anzi, direi che si possa definire l’obbiettivo finale, sarebbe quello di raggiungere un accordo che consenta di portare le emissioni a livelli tali da ‘mantenere’ l’aumento delle temperature medie superficiali entro i 2°C dall’inizio dell’era industriale.

Questo significa che ci sarebbe margine di manovra per ‘gestire’ 1,3°C di riscaldamento, perché 0,7°C ce li saremmo già giocati. Il fatto che manchi all’appello il 40% del riscaldamento che sarebbe dovuto arrivare secondo l’ipotesi antropogenica evidentemente è ritenuto marginale per valutare la validità di quell’ipotesi, ma questa è un’altra storia.

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Saldi di fine stagione

Ci siamo, la conferenza di Durban è alle porte. In quella sede, stante l’acclarata impossibilità di fare passi avanti significativi in termini negoziali, sarà opportuno capitalizzare al massimo quanto già acquisito. Cioè, praticamente niente in termini di mitigazione climatica – esercizio inutile consistente nella volontà di mitigare ciò che mitigabile non è – ma qualcosa , anzi più di qualcosa, in termini economici. In poche parole soldini da spendere.

Ma, perché si possa procedere allo shopping occorre che qualcuno ci metta la pecunia, nella fattispecie la comunità internazionale, sempre prodiga di promesse, ma alquanto riluttante quando si tratta di erogare. E con la crisi che c’è la riluttanza si sta trasformando in fuga.

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