Salta al contenuto

Il mondo senza di loro (parte seconda)

Ho ricevuto questo interessante messaggio da uno dei nostri lettori, ritengo che possa essere considerato una giusta appendice a quanto abbiamo iniziato a discutere con il post “Il mondo senza di loro“, ve lo propongo interamente di seguito.

Caro Guido, […] questa e-mail doveva essere in origine un commento al tuo articolo, ma mi sono reso conto che sarebbe stato troppo lungo. Ci sono alcune cose nel tuo pezzo che mi lasciano più che perplesso. La prima riguarda l’inutile dettaglio sul luogo dove hai letto la recensione (Le Scienze, gruppo editoriale l’Espresso); inutile perché non convoglia alcuna informazione essenziale ai fini del ragionamento svolto di seguito, a meno che uno non si ricordi di “Falsi amici“, dove era nominato lo stesso gruppo editoriale. Collegando i puntini pare di poter scorgere un’ipotesi di complotto globale che unisce clima, IPCC, Al Gore, ambientalisti, energie rinnovabili e, adesso, anche chi osa ritenere l’attuale popolazione non sostenibile dalla Terra, stanti le nostre attuali conoscenze. Ma appunto, pare. Può darsi che io non sappia leggere o che interpreti male gli articoli, però l’impressione che rimane è che siano tutti, indistintamente, dei farabutti che cercano di imbrogliarci e badano solamente al loro interesse; credo sia giusto informarti che non sono il solo ad avere questa sensazione, e che nell’ultimo periodo si è parecchio rafforzata.

Continuo la lettura e trovo questa frase “La crescita demografica rallenta di pari passo con il miglioramento della qualità della vita, non accade il contrario.” Concetto che viene poi ribadito e ampliato in uno dei tuoi commenti “Non conosco le ragioni del decremento della natalità nei paesi con elevato livello di sviluppo, ma è un fatto che così sia accaduto, per cui credo anche che sia proprio lo sviluppo l’unica strada da battere per evitare che il problema sia ulteriormente amplificato.” Noto che fai coincidere livello di sviluppo con qualità della vita, e di questo sono felice. Credo però sarebbe necessaria un’analisi un tantino più dettagliata del fenomeno per proporre soluzioni, anche perché una condizione sufficiente non diventa automaticamente necessaria. Viviamo pesanti trasformazioni sociali che non possono essere riassunte in due righe, per cui non mi addentro neppure nell’analisi; cito solo un fattore importantissimo, la posizione della donna nella società e la correlazione fra la sua istruzione ed emancipazione e la capacità di stabilire prima e seguire poi una pianificazione familiare (si può dire “pianificazione familiare” o passerò per nazista? Correrò questo rischio). Ti chiedo piuttosto quale dovrebbe essere un livello di sviluppo adeguato in modo da ottenere un decremento della natalità: perché se prendi come riferimento quello occidentale, allora dovrai spiegarmi dove troveremo la benzina per tutte le automobili cinesi ed indiane; le fonti per produrre sufficiente energia elettrica; il terreno da coltivare perché abbiano una dieta paragonabile a quella statunitense o europea. Beninteso, con le conoscenze attuali: in questi argomenti non possiamo avere fede nelle scoperte scientifiche e negli avanzamenti tecnologici che si raggiungeranno, poiché non avvengono a comando.

Tendo a perdere il filo del ragionamento quando leggo “E così oggi nei paesi in via di sviluppo, uno sviluppo che questi signori vorrebbero tanto impedire.  Stavamo parlando di popolazione: dov’è che abbiamo fatto coincidere una limitazione nelle nascite con una limitazione allo sviluppo?

Non una delle catastrofiche previsioni sul boom demografico si è avverata […]” Suvvia, questo non significa che una proiezione non avrà mai, in alcun caso, nessuna validità, e che sia impossibile individuare delle tendenze. E’ vero che non possiamo sapere esattamente cosa ci riserva il futuro: proprio per questo sarebbe necessaria a mio parere una certa prudenza, perché i collassi in seguito a superata capacità ambientale si sono già avuti, e dovremmo almeno farci il piacere di imparare qualcosa dal passato.

[…] le risorse disponibili, se ben impiegate sono sufficienti per tutti gli uomini e le donne di questo pianeta, e anche per quelli che verranno” E’ un’affermazione forte che dovrebbe essere dimostrata. Potremmo parlare di consumo dello strato fertile (humus), di esaurimento delle risorse di acqua fossile e depauperamento delle falde, e naturalmente di problemi energetici, tanto per iniziare; mettere qualche numero sul foglio e tirare due somme. Mi sembra che l’impiego saggio delle risorse non sia – se ti senti ottimista aggiungi “ancora” – patrimonio dell’umanità, e ai ritmi attuali siamo ben distanti da un equilibrio sostenibile sul lungo periodo. Ad ogni modo non vedo come sia possibile conciliare la prima frase con questa “Infine non credo di aver mai detto che i problemi di sopravvivenza del genere umano (in termini di risorse) siano risolti o facilmente risolvibili, quanto piuttosto credo di aver detto che è più un problema di disponibilità economica […]”  Quindi, in definitiva, abbiamo un problema con le risorse e il loro utilizzo o no? “Possibile che a nessuno sia mai venuto in mente che questi lodevoli propositi sono nati tutti in seno alla cultura occidentale, all’unico scopo di garantirsi la sopravvivenza?” Generalizzando in questo modo hai automaticamente classificato chiunque osi pensare che, forse, siamo troppi in relazione alle risorse disponibili. Cerco di essere onesto con me stesso e mi chiedo quale sopravvivenza dovremmo garantire, io e altre persone che conosco, e non trovo risposte. Devo essere un furfante mascherato.

Un mondo senza Thomas Robert Malthus, che “consigliava” di favorire condizioni di vita bestiali nei grandi centri urbani, perchè le malattie che si sarebbero diffuse avrebbero rallentato la crescita della popolazione e l’avrebbero al contempo selezionata.” Ma davvero Malthus avrà scritto queste cose? Mi sembra incredibile da quel poco che ne so. Provo a cercare in rete in italiano, e vengo rimandato a siti di dubbia serietà e ad una pagina di wikiquote che riporta delle frasi interessanti, ma senza citazione. Che strano! Indago in inglese e tutto diventa più difficile, ma non mi arrendo; trovo le frasi originali, a volte citate da Malthus (ma mai con un riferimento preciso, opera e numero di pagina), a volte riprese da un libro, “Killer Angel” di George Grant. Per fortuna si trova il pdf, rintraccio le frasi, vado a guardare la bibliografia e… sorpresa! Non si cita Malthus, ma un altro libro ancora, “The Legacy of Malthus“, di Allan Chase. Adesso sento davvero puzza di bruciato, approfondisco, e trovo questa pagina che spiega tutto. Si tratta di un brano estratto dal contesto, da leggersi come satira sulla falsariga di “A Modest Proposal” di Swift, perché le idee di Malthus sono all’opposto.

“Un mondo senza il Club di Roma ed i suoi seguaci, una pseudo organizzazione elitaria che ha pubblicato nel 1972 uno dei libri più venduti del secolo, il Rapporto sui limiti dello sviluppo, terrorizzando il mondo senza che una sola delle catastrofiche previsioni in esso contenute abbia trovato la benchè minima conferma.” Sbagliare una citazione è perdonabile, perpetuare una leggenda urbana invece no. Sarò lieto di discutere delle catastrofiche previsioni se le citi nel dettaglio. La realtà è che se tutte le persone che commentano il libro lo avessero realmente acquistato e letto dovrebbe essere più diffuso della Bibbia; comunque non è stato uno dei più venduti del secolo, come si può vedere qui.

Chiudo, non voglio abusare della tua pazienza. Ti auguro una buona serata (o buona giornata, a seconda dell’orario di lettura). Francesco (aka Hydraulics)

Grazie Francesco, ti risponderò nella parte terza di questo post.

Articoli correlati:

 

 

Reblog this post [with Zemanta]
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAmbienteAttualitàVoce dei lettori

Sii il primo a commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »