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Vento a un tot (e che tot!) al Kilowatt

I blog clima-energetici anglosassoni sono in subbuglio. La GWPF (Global Warming Policy Foundation) ha pubblicato il report di un esperto di energia inglese. Facendo un po’ di conti, l’energia eolica si rivela altamente non remunerativa. Di più, i costi per centrare gli obbiettivi di riduzione delle emissioni che la Gran Bretagna si è data si prospettano nel migliore dei casi insostenibili, nel peggiore da autentica debàcle economica e finanziaria.

Why Wind Power is so expensive?

Senza entrare nel dettaglio, cosa che se volete potete fare semplicemente consultando il report di cui sopra, tra l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per ridurre le emissioni di quanto richiesto includendo l’eolico nel mix energetico piuttosto che impiegando delle centrali a gas a ciclo combinato c’è una differenza di un ordine di grandezza, dieci volte tanto. E per quel tanto si intende 120 milardi di sterline contro 13.

Fatti dell’albione e chissenefrega? Nella fattispecie sì. Si da il caso, però, che degli obbiettivi piuttosto stringenti in termini di emissioni ce siamo dati anche noi nell’ambito dei piani dell’Unione Europea. Sorge quindi una domanda spontanea: ma qualcuno ha mai fatto un conto del genere per casa nostra? Voglio dire, abbiamo una pallida idea di quanto ci costeranno queste policy?

E’ una domanda che rivolgo ai lettori di CM, a quelli tra loro che ‘masticano’ questi argomenti. Intendiamoci, ci sono cose che vanno fatte ‘costi quel che costi’, per cui lungi da me avere un’atteggiamento critico a prescindere. E’ che visto come girano le cose ultimamente, forse avere un’idea di quelli che potrebbero essere gli impegni futuri potrebbe dare una mano. Per cortesia, chi dovesse essere in grado di rispondere, eviti di snocciolare previsioni di ricavi faraonici da esplosione della green economy, per due motivi: 1) da previsore incallito quale sono, preferirei qualche dato reale su cui poter ragionare e 2) l’esplosione in oggetto doveva essere già avvenuta da un pezzo ma si sta rivelando una implosione, a meno che non si abbiano gli occhi a mandorla.

E, qui sotto, una vignetta mooooolto esplicativa.

PS: nel report c’è scritto anche gli effetti in termini di decarbonizzazione sono molto dubbi, come dubbio del resto è l’impatto che questo potrebbe avere sul ‘prospettato’ riscaldamento del Pianeta. ma questa è un’altra storia.


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Published inAttualitàEnergia

20 Comments

    • Guido Botteri

      Caro Gianni, questa affermazione di Kate Marvel, Ben Kravitz & Ken Caldeira mi allarma un po’. Proprio dal mondo che ci racconta che l’uomo avrebbe il potere di distruggere il clima, vengono queste proposte, che, tra tutte, sono quelle che hanno maggiore potenzialità dannosa, perché il vento, con le maree, costituisce il sistema di distribuzione del calore dalle zone calde a quelle fredde, compiendo una importantissima funzione di mitigazione del clima, che distingue il (mite) clima terrestre dall’orrido clima lunare, preda di differenze di temperature veramente spaventose. Non so quanto l’uomo influenzi il clima, non credo così tanto, ma quelli che lo credono dovrebbero rabbrividire e urlare allo scandalo di fronte a esperimenti da apprendisti stregoni tesi a sottrarre ad uno degli elementi climatici più vitali una parte consistente della sua energia.
      Ci hanno raccontato che gli uomini emettono più CO2 delle donne (a quale scopo ? Creare un mondo di sole donne, visto che il maschio sarebbe un pericolo per il pianeta ?)
      http://www.ecoblog.it/post/11858/secondo-uno-studio-gli-uomini-inquinano-molto-di-piu-delle-donne
      ci hanno fatto i conti di quanta CO2 consumerebbe un matrimonio (a quale scopo, a spingere le persone a non sposarsi ?)
      http://www.ecologiae.com/matrimonio-anidride-carbonica/42276/
      ma poi, se uno s’è sposato, per salvare il pianeta non dovrebbe divorziare:
      http://www.tgcom24.mediaset.it/tgmagazine/articoli/articolo390828.shtml
      perché “La coppia che scoppia… inquina”
      sottotitolo:
      “Il divorzio è nemico dell’ambiente”
      e io mi domando quanto possano influire cose del genere, rispetto ad una politica che spinga sull’eolico, perché l’eolico, da solo, può fornire l’intera energia di cui ha bisogno il pianeta (a spese del sistema di distribuzione del calore dai tropici ai poli).
      Insomma, continuo a pensare che questi siano dei veri apprendisti stregoni, disposti ad usare una magia che non sanno ancora dominare né comprendere.
      Mi fanno pensare ad un grosso elefante cieco in un negozio di ceramiche, convinto di essere il centravanti in una appassionante partita di calcio 🙂
      Secondo me.

  1. Maurizio Rovati

    Cattive notizie dal fot(t)ovoltaico:
    Un nuovo caso Solyndra negli USA coinvolge la Evergreen Solar.
    Causa periodo di vacche magre globale e forcing antropico cinese, il prezzo dei pannelli è crollato e l’azienda va in crisi.
    http://www.bloomberg.com/news/2011-08-15/evergreen-solar-seeks-bankruptcy-protection-with-debt-of-486-5-million.html

    Anche Watts ne ha parlato:
    “Evergreen received more than $20 million in grants and $11 million in tax and lease initiatives from Massachusetts. That doesn’t include other tax benefits and millions in upgrades to roads and utilities around the plant.”
    http://wattsupwiththat.com/2012/03/13/another-publicly-larded-solar-company-this-one-wants-to-walk-away-from-their-solar-manufacturing-plant/

    Il commento di un lettore mi ha particolarmente colpito; infatti la foto aerea della Evergreen Solar mostra uno stabilimento con una grande superficie coperta, ma…

    Scrive Kadaka: Where are all the solar cell panels that should be powering the factory? Shouldn’t they have covered the roof with them? It’s their own product, they could have gotten them at cost, with no shipping charges!

    Dove sono tutti i pannelli solari che dovrebbero alimentare la fabbrica? Non avrebbero potuto coprire il tetto con i loro stessi pannelli? È il loro prodotto, ottenuto al prezzo di costo, senza oneri di spedizione!

    Se la foto è vera allora forse non ci credono neanche loro…

    • Maurizio, davvero una interessante osservazione. Chissà che fonte energetica usano…
      gg

  2. donato

    Ieri sera ho guardato un pezzo di “Presadiretta” (Raitre) dedicato alle energie rinnovabili. Dopo essermi armato di una pazienza infinita ed elevato al massimo la soglia di sopportazione del bis ideologico di cui è permeata la trasmissione, sono riuscito a giungere alla fine del segmento di trasmissione dedicato a questo argomento. Buona parte del tempo è stato dedicato al fotovoltaico ed alla crisi nera in cui versa il settore (si, è in crisi) in Italia. Gli operatori del settore si lamentavano per il fatto che la parte del leone nella ripartizione degli incentivi la facevano i cinesi (toh, chi si rivede). Essi, inoltre esercitavano azione di dumping abbassando eccessivamente i prezzi dei loro pannelli e mettendo fuori gioco i produttori italiani ed europei. Tutti si lamentavano,inoltre, della poca certezza della situazione italiana a causa della mancanza di una chiara politica energetica che rendeva estremamente aleatori gli investimenti. Alla fine la giornalista è andata ad intervistare il ministro Clini a cui ha chiesto ragione della mancanza di un piano energetico nazionale (che impedisce alle imprese di investire in alcuni settori riducendo il rischio), della mancanza di sostegno all’industria del fotovoltaico e dell’eccessivo ricorso alle centrali a gas per la produzione di energia elettrica. Il Ministro dopo aver assicurato il proprio impegno per il piano energetico nazionale (sic!), in merito alle altre due domande ha ammesso candidamente che la crisi è dovuta al fatto che è impossibile sostenere un’industria che si regge su finanziamenti renumerati con rendimenti del 20-30%. In parole povere: se il fotovoltaico riesce a ridurre i costi in modo da reggersi con le proprie gambe, bene, altrimenti il periodo delle vacche grasse è finito. Per quello che ho potuto capire, ho avuto l’impressione che anche a livello politico si sta cominciando a fare strada l’idea che l’attuale politica energetica non è più sostenibile (vedi l’intervento del ministro Passera, prima, e quello del ministro Clini, poi). Secondo l’idea che sembra stia prendendo il sopravvento, l’eolico ed il fotovoltaico devono svilupparsi puntando molto sull’innovazione in modo da aumentare il rendimento e ridurre i costi. Per quel che riguarda il fotovoltaico, inoltre, sembra che le grosse centrali fotovoltaiche siano giunte al capolinea e che verranno privilegiati sempre più i piccoli ed i micro insediamenti.
    Il servizio si è concluso con un’occhiata alla fotosintesi artificiale ed a generatori di corrente basati sulle vibrazioni ambientali. Entrambe le cose mi sono sembrate molto interessanti in quanto riescono ad eliminare due dei principali problemi dell’eolico e del solare: la discontinuità. Nel primo caso la “foglia artificiale” basata su nanotubi di carbonio immersi in soluzioni chimiche particolari, produce ossigeno ed idrogeno che, opportunamente immagazzinato, può essere utilizzato con continuità quale combustibile. Nel secondo caso dispositivi elettronici sono in grado di produrre energia utilizzando le vibrazioni ambientali. Considerando che nell’ambiente tutto vibra (anche le molecole d’aria) la cosa promette bene. In entrambi i casi, però, il problema, secondo me, è rappresentato dalla “densità energetica” che è estremamente bassa. Per accendere il numero 150 su un pannello a led, infatti, è stato necessario che 6 persone saltassero all’unisono su una piattaforma vibrante: con le tecnologie tradizionali sarebbe bastata una persona che azionasse una dinamo per biciclette! Ovviamente, se son rose fioriranno (non adesso, però). 🙂
    Ciao, Donato.

    • gbettanini

      Si, ieri si è persa una occasione per fare BUONA informazione sull’argomento. In trasmissione si è visto uno SPOTTONE per il fotovoltaico… quando il settore è in crisi proprio perchè ci sono luci ma soprattutto ombre che andavano messe meglio in evidenza.
      Ad un telespettatore non competente in materia non può che essere rimasta l’idea che sia stupido non investire massicciamente nel FV che ci può dare tutta l’energia che ci serve (cosa non vera). Insomma… informazione, purtroppo, a senso unico.
      Bisognerebbe poi parlare del fatto che con gli impianti ad un costo intorno ai 2500 €/kWp la mitica “grid parity” in Italia si può dire oramai raggiunta ma quelli che parlavano di “FV che al raggiungimento della GP camminerà con le proprie gambe”… tutti zitti. Questo perchè sulla GP non la raccontavano giusta.

      Sulla questione delle vibrazioni stendiamo velo… e grazie che con dispositivi piezoelettrici converti vibrazioni… financo il suono in energia ma la produzione sarebbe risibile… se poi pensi ala ‘genialata’ di mettere dispositivi simi nelle strade, nei parcheggi, sui bumper… non fai altro che ‘scroccare’ energia alle auto.

    • donato

      Sulla questione delle vibrazioni sono d’accordo con te. Si tratta di una bella idea, ma quantomeno “futuribile” (assai). Il problema di certe trasmissioni (e di certi giornalisti) è che non riescono a rendersi conto della differenza tra “qualitativo” e “quantitativo”. Tradotto in soldoni significa che non necessariamente una bella idea può avere ricadute pratiche. Sulle bancarelle, per esempio, si vendono torce a led alimentate da dispositivi che generano elettricità per scuotimento. Servono per la strettissima emergenza ed hanno la stessa utilità di un fiammifero. L’unico vantaggio è che, contrariamente al fiammifero, possono essere riutilizzate molte più volte. Se, però, non hai a disposiszione una lampada di emergenza o non trovi subito una fonte di energia più affidabile sei fritto! 🙂
      Il dispositivo generatore di energia da “vibrazione” è buono a consentire il funzionamento di dispositivi a bassissimo assorbimento di energia, per il resto è una curiosità (bella, ma poco utile, almeno per ora).
      Colgo l’occasione per un chiarimento. Sempre nella trasmissione “incriminata” si è parlato di un brevetto sviluppato dall’Università di Ferrara (se non erro) con cui, mediante delle semplici superfici riflettenti, la luce solare viene concentrata su una piccola superficie. In questo modo la superficie attiva di un pannello può essere fortemente ridotta (si parlava dell’80-90%). I vantaggi, a prima vista, sembrerebbero notevoli: riduzione massiccia del costo del pannello, minor dipendenza dai produttori di materiali strategici per il drogaggio del silicio delle celle fotovoltaiche, minori spese per il riciclaggio del pannello esausto. Le mie, però, sono solo impressioni. Sarei molto interessato al tuo parere in proposito anche al fine di individuare gli eventuali punti deboli del sistema (non per spirito di distruzione, ma per completezza di informazione).
      Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Donato, vorrei commentare tre frasi, dai tuoi commenti
      1. “se il fotovoltaico riesce a ridurre i costi in modo da reggersi con le proprie gambe, bene, altrimenti il periodo delle vacche grasse è finito.”
      ho ripetuto anch’io tante volte che dopo un “breve” periodo di incentivazione, una tecnologia deve poter camminare con le sue gambe. Questo, anche se fossimo nel periodo delle vacche grasse, ma a maggior ragione perché è finito, e non possiamo permetterci di buttare i soldi quando c’è gente che si suicida per problemi economici;
      2. “l’eolico ed il fotovoltaico devono svilupparsi puntando molto sull’innovazione in modo da aumentare il rendimento e ridurre i costi.”
      condivido anche questo, finanziare la ricerca, semmai, non il mercato, perché il mercato è per le tecnologie mature e competitive. Per quelle non competitive c’è, invece, la ricerca;
      3. “non riescono a rendersi conto della differenza tra “qualitativo” e “quantitativo” ”
      è questo il male di fondo dell’intero ambientalismo, che non riesce a capire che certe soluzioni vanno bene ad un certo livello di scala, ma poi non sono estensibili a livelli maggiori. Nei loro discorsi mancano punti di riferimento chiari, confronti, un vero inquadramento della problematica e delle soluzioni proposte nelle loro reali dimensioni. Così è come credere di poter svuotare il lago di Garda con un secchio. Ogni tecnologia dovrebbe essere posizionata nella sua fascia di applicazione. Molte soluzioni “verdi” sono valide, ma, come giustamente fai notare anche tu, sbattendo torce a led alimentate da dispositivi che generano elettricità per scuotimento puoi risolvere un piccolo problema contingente, non certo dare una soluzione economica a problemi industriali.
      Ecco, tutti questi miei commenti forse non fanno che ribadire cose già dette, ma è importante che questo messaggio venga capito, e per questo credo che non sia inutile insistere.

    • gbettanini

      @donato

      Non ho mai approfondito la questione del FV a concentrazione con quella tecnologia ma ti do la mia opinione a pelle.
      Da quel che ho visto in trasmissione sembravano tanti specchi parabolici che concentrano la luce incidente nel ‘fuoco’ del paraboloide dove dovrebbe essere situata una piccola cella FV. Credo però che una soluzione del genere funzioni solo su inseguitori solari motorizzati che mantengono i raggi solari sempre perpendicolari al pannello. Nella riflessione si perderà sicuramente un tot% della potenza incidente. Poi potrebbero esserci problemi di surriscaldamento e calo prestazioni se le celle non sono raffreddate.
      Ma siccome il progetto è in giro da alcuni anni se non è riuscito a sfondare negli anni del boom (2009-2011) forse la tecnologia non è riuscita a dimostrarsi competitiva ed affidabile come il silicio mono o policristallino… mah.
      ciao

    • donato

      Grazie. Hai completamente soddisfatto la mia curiosità.
      Ciao, Donato.

  3. Alberto

    Condivido! La demagogia verde è riuscita a dare un nobel ad Al Gore!! Brrrr. Le ultime novità sugli accumulatori arrivano, strano, dagli USA. Una società di Salt Lake City, la Ceramatec, divisione R&S di CoorsTek, ha sviluppato un materiale che potrebbe costituire l’elettrolita di una batteria al Sodio e risolvere quindi i classici problemi legati all’eccessiva temperatura.La batteria può accumulare dai 20 a 40 kw/h di energia; ha le dimensioni di un frigorifero; opera al di sotto dei 90° C. Attualmente, come giustamente ha ricordato, le batterie che accumulano quantitativi di energia paragonabili a quelli della Ceramatec’s Wonder sono enormi bottiglioni di sodio liquefatto e hanno temperature di circa 600°C: in quelle condizioni il Sodio è altamente conduttivo, ma anche tossico e corrosivo.
    Questo tipo di batteria ha il vantaggio di raggiungere energia di alta densità in un modo sicuro, a temperatura normale con i componenti solidi.
    Ceramatec ritiene che la nuova generazione di batterie potrebbe fornire un flusso continuo di 5 chilowatt di energia per oltre 4 ore consecutive, con 3.650 cicli di carica/scarica per oltre 10 anni. Si il progresso c’è e non si ferma, ma siamo ancora lontani.
    http://www.directionenergia.com/blog/novita-tecnologiche/143-sistemi-innovativi-per-laccumulo-di-energia-elettrica.html#Una%20nuova%20batteria%20che%20cambier%C3%A0%20il%20mondo?

  4. Alberto

    Premetto che sono molto scettico sull’eolico ed il solare per svariati motivi tra cui la non continuità e la non prevedibilità. In poche parole sarebbe come se il petrolio o il gas che normalmente usiamo venissero erogati da dei rubinetti che fanno le bizze: ogni tanto esce qualcosa, ogni tanto no ma molto spesso in quantità enormemente inferiori al necessario! Sul primo non ho esempi al volo ma sul solare c’è questo http://www.sma.de/en/news-information/pv-electricity-produced-in-germany.html che fa ben capire di cosa parliamo e dell’assurdità della cosa!! Per garantire il costante afflusso d’energia devi prevedere, accanto alle pale o ad i pannelli, un impianto convenzionale che intervenga quando manca l’aiutino naturale. E’ impensabile. Capisco il contributo energetico che queste tecnologie possono apportare, ma oltre a quello non c’è futuro. Poi c’è il problema dei costi! E quelli sono in bella evidenza nelle bollette che tutti paghiamo. Sul Sahara. Scusate ma prima del problema economico/politico non vi sovviene ce ne sia uno più grande che parte dalle 20.00, circa eh per capirci .. facciamo 21.00, ed arriva fino alle 7.00 del giorno dopo? Considerando anche che nelle ultime estati torride la notte il consumo era anomalo, molto alto, per via dei clima sparati al max. Ed allo stato attuale della ricerca anche solo ipotizzare di immagazzinare 10/20GW da usare di notte fa ridere! Boh a me sembra così evidente la cosa ….

    • Maurizio Rovati

      Sì è vero che c’è sempre da prevedere l’aiutino per la continuità.
      Il solare termoelettrico dovrebbe prevedere un serbatoio di calore da utilizzare in mancanza di insolazione. E’ comunque difficile la sua realizzazione considerando che dovrebbe contenere dei sali fusi in ingenti quantità e a circa 500 C° ed è sempre necessario un backup convenzionale.
      Un altro problema difficile da risolvere (e quindi, se va bene, costoso) è il trasporto dell’energia elettrica a grande distanza. Le perdite sarebbero elevate ed il rendimento scarso.
      La soluzione va cercata nel risparmio energetico e nella costruzione di centrali nucleari. Due cose che sono molto difficili da ottenere con la demagogia verde.

  5. donato

    Al di là della qualità del report, mi sembra che la soluzione più economica per ridurre i consumi energetici sia la “riduzione dei consumi finali per effetto di interventi di risparmio energetico”.
    Tornando al focus del post io sono dell’avviso che se si vuol fare un discorso di diversificazione di fonti energetiche e di minore dipendenza dall’estero e da zone dell’estero particolarmente instabili dal punto di vista politico, costi quel che costi, le energie rinnovabili potrebbero essere una soluzione estrema, dolorosa, ma inevitabile che non ci consentirebbe di conservare l’attuale standard di vita, ma, almeno, di sopravvivere. Per il resto credo che si tratti solo di pannicelli caldi.
    In merito ai costi delle energie rinnovabili, non essendo un esperto, mi limito solo a riportare una news tratta dal TG1 economia di oggi: in un convegno il ministro Passera ha riferito che la bolletta energetica italiana è sempre più appesantita dagli incentivi per le energie rinnovabili. Essi, inoltre, sempre secondo Passera, sono i più alti d’Europa.
    Ciao, Donato.

  6. Paolo B.

    Non so l’eolico, ma per il solare termodinamico esistono studi avanzati che hanno stabilito che appena il 3% di superficie del Sahara coperto da centrali solari basterebbe per il fabbisogno mondiale di energia elettrica.
    E sappiamo bene che il sole nel Sahara è una fonte energetica tutt’altro che intermittente come è invece il vento.
    Se proprio dovessi puntare sulle energie rinnovabili, punto sicuramente sull’energia solare…

    • Il Sahara copre circa 10 milioni di chilometri quadrati. “Appena” il 3% sarebbero 300 mila chilometri quadrati, cioè una superficie quasi pari a quella italiana. Paolo B. correggerà i miei conti se sono errati. Mi sembra assurdo pensare che la cosa avrebbe un impatto ecologico zero, oltre al fatto che tutta la zona si troverebbe ad avere un impatto strategico elevatissimo, per di più situata in una regione politicamente instabile. I conti devono necessariamente tenere presente che a presidiare la sicurezza ci dovrebbe essere un esercito di tutto rispetto, oltretutto internazionale con tutti i problemi politici annessi. Per non parlare del fatto che la sovranità rimarrebbe comunque dei pochi paesi che si dividono il Sahara che avrebbero improvvisamente un potere politico di ricatto notevolmente superiore a quello dei membri dell’OPEC. Francamente, direi che il tutto è irrealizzabile.

      Invece, visto che si parlava di eolico, finalmente delle novità arrivano dal kite: tra sei mesi / un anno avremo dei dati *sperimentali* sulla sua efficienza. Per ora si parla di 1 milione di euro per ogni megawatt installato: potete fare i conti e rapportarlo agli altri numeri di questo post?

    • Paolo B.

      So che il 3% equivale ad una nazione, e so anche che l’area è politicamente instabile. Ma anche il petrolio che ci permette di guidare i nostri inquinantissimi catorci a 4 ruote, di mangiare da schifo fino a diventare obesi, di curarci e di essere sommersi da tanta bella plastica non biodegradabile proviene per la gran parte da paesi poco stabili politicamente o avvezzi al ricatto. Le guerre per le risorse, mascherate da esportazione della democrazia, portate avanti dagli yankee e dal codazzo delle sue colonie europee, sono ormai sempre più una drammatica realtà di quanto sia in declino la produzione globale di oro nero.
      La verità è che i governi dovrebbero fare scelte energetiche principalmente ecosostenibili, possibilmente senza le interferenze delle lobby energetiche degli idrocarburi fossili che appestano i parlamenti.
      Il solare termodinamico del Sahara (Desertec), aldilà dei legittimi problemi che hai prospettato, potrebbe diventare una scelta obbligata tra pochi anni. Il kitegen è ancora troppo ammantato di teoria, malgrado gli incoraggianti esperimenti.
      Ma temo che le rinnovabili abbiano davanti ancora troppa strada (e troppi anni) per arrivare alle applicazioni industriali necessarie a distaccarci dal declinante paradigma energetico attuale.

    • Mah. A parte il fatto che le fonti energetiche correnti sono petrolio, carbone, gas e uranio e, pur non essendo uniformemente distribuite nel mondo, i fornitori sono un gran numero di paesi, non una manciata come sarebbe per il Sahara, permettendo di ridurre un po’ il rischio ricatto… ma per quale motivo il solare non dovrebbe causare guerre se fosse tutto concentrato in un posto? Sempre energia è, le canaglie faranno di tutto per controllare i paesi fornitori, i paesi consumatori vorranno tenersi liberi da ricatti e come vedi le condizioni per una guerra ci saranno sempre. Limiti tecnici a parte, cavolo, se solare ed eolico hanno una buona qualità è proprio il fatto che le fonti sono distribuite in modo più omogeneo di quelle tradizionali: vogliamo rinunciare proprio a questa qualità?

      Ovviamente sono d’accordo con la conclusione.

  7. gbettanini

    Questo rapporto dell’Autorità per l’Energia mi sembra calzante:
    “-1 tep di maggior produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili comporterebbe un onere annuo variabile tra circa 930 euro (nel caso di fonti incentivate con gli attuali certificati verdi) e circa 3500 euro (nel caso di fotovoltaico);
    – 1 tep di maggior produzione di energia termica da fonti rinnovabili comporterebbe un onere annuo pari a circa 350 euro;
    – 1 tep di riduzione dei consumi finali per effetto di interventi di risparmio energetico comporterebbe un onere pari a circa 100 euro.”

    Tratto da pag 4 del questo documento (ma si veda anche interessante grafico a pag.16 riguardo ai costi)
    http://www.autorita.energia.it/allegati/audizioni/parlamentari/012-11pas.pdf

    P.S. tep è 1 tonnellata equivalente di petrolio quindi ci si riferisce a risparmi di energia primaria e non direttamente alle emissioni ma da’ una buona idea dei ‘rapporti di forza’.

    P.P.S. Nel report si dice che produrre la stessa quantità di energia elettrica con (vento+impianti di backup)oppure solo con centrali a gas costa 120 e 13 miliardi di sterline rispettivamente, ma nel secondo caso non si rispetterebbero il limiti di emissioni.
    Comunque sia, posto che in UK di vento ce n’è questo rapporto 120/13 per produrre gli stessi TWh è molto campato in aria perchè per quanto riguarda le centrali a gas il costo dell’energia prodotta dipende per il 70% dal costo del combustibile (gas naturale). Quindi comparare nei due casi solo i costi di investimento per installare gli impianti non è corretto, per fare un lavoretto fatto bene andrebbe comparato il costo dell’energia elettrica prodotta nei due casi (comprendendo nel calcolo i costi delle emissioni).
    In conclusione l’ho solo sfogliato ma mi pare che nel complesso questo report valga molto poco.

    • Grazie, speravo proprio in tuo commento.
      gg

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