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Un’Atmosfera ‘raffreddata’.

Ebbene sì, la scaldata è durata lo spazio di due giorni, almeno per noi di CM. Il riferimento è al post di mercoledì scorso con cui vi abbiamo dato conto della pubblicazione di un paper i cui autori avrebbero individuato un bias riscaldante in uno dei dataset delle temperature rilevate dai sensori satellitari curati per l’università di Huntsville (UAH) da Roy Spencer e John Christy.

L’argomento è topico perché esistono delle differenze tra queste rilevazioni e altre dello stesso genere (RSS – Remote Sensing System), come ne esistono più in generale tra quanto sin qui misurato (ed eventualmente in parte errato) e quanto i modelli di simulazione climatica prevedono che si debba scaldare l’atmosfera per conseguenza del fattore antropico.

Roy Spencer e John Christy hanno pubblicato appena ieri la loro opinione circa i contenuti di questo paper, scegliendo di affidare il loro pensiero ad un blog post piuttosto che ad un rebuttal. La scelta, scrivono, è dovuta a due fattori. In primo luogo perché hanno già presentato una revisione del dataset per la pubblicazione, cosa che dovrebbe arrivare entro l’inizio dell’estate. Quindi lavorare ad una revisione del dataset che sarà dismesso non avrebbe senso. In secondo luogo perché, ahimè, continuano giustamente ad aver poca fiducia del sistema di referaggio e quindi preferiscono mettere a disposizione di tutti il loro lavoro attraverso la blogosfera. Su questo  secondo aspetto abbiamo già detto e non è il caso di tornarci su. Visti anche i recenti sviluppi della diatriba tra l’hockey team e Steve McIntyre non gli si può proprio dar torto.

Il dataset incriminato è quello delle Temperature della Media Troposfera (TMT), uno strato che va dalla superficie a circa 75hPA, quindi ben al di sopra del livello della Tropopausa, ovvero in Stratosfera. Questa precisazione è d’obbligo perché Spencer e Christy lo definiscono poco utilizzato e poco significativo, in quanto accomuna due strati (Troposfera e una parte della Stratosfera) difficilmente monitorabili complessivamente. Molto diverso il discorso per le TLT, cioè per le temperature della sola Troposfera (dal suolo a 300hPa), la cui misura delle sonde UAH è praticamente identica a quelle RSS, pur conservando la distanza dalle simulazioni, che sebbene gli autori asseriscano un po’ arbitrariamente di aver ridotto, resta dell’ordine di un fattore due con riferimento proprio alle TLT. Questo aspetto, dicono sempre S&C, curiosamente gli autori del paper non lo hanno sottolineato, né seppur marginalmente affrontato.

Ad ogni modo, pare che il paper contenga notevoli imprecisioni anche con riferimento al dataset esaminato. Quella che S&C imputano agli autori del paper è in realtà una sostanziale mancanza di conoscenza delle procedure da loro impiegate per gestire il dataset. Procedure complesse esposte tra l’altro in numerose pubblicazioni, che però pare siano state ignorate.

In sostanza, scrivono S&C, il fattore di correzione impiegato nel datset TMT è frutto di un lavoro che dura da anni. Pensare di poterne introdurre uno differente in base all’analisi di quanto misurato in un solo biennio da un solo satellite e confrontando i risultati con un altrettanto breve periodo di osservazioni tradizionali non è corretto. Primo perché nel dataset ci sono anche i dati che vengono da altri satelliti che rendono il singolo segnale non estraibile, secondo perché proprio nel biennio incriminato, pare che ci siano stati dei problemi (documentati da bibliografia) con le sonde della Vaisala usate con i palloni. Era infatti in corso la transizione ad un nuovo tipo di sonda. Il lavoro di S&C pare che invece di questo abbia tenuto conto, preferendo fare delle operazioni di taratura con altre sonde di pari ampia diffusione per le quali non sono stati rilevati analoghi problemi.

Aggiungono poi che dal momento che per i dati provenienti da quel satellite si usa lo stesso fattore di correzione sia per il datset TMT che per quello TLT, cambiandolo e magari usando quello proposto dagli autori del paper, salterebbe l’accordo tra i datset TLT UAH e RSS. In sostanza tutto non si può avere. Non si può affermare che un dataset sia da correggere perché è in disaccordo con un altro se poi la correzione lo porta ad essere in disaccordo con qualcosa con cui andava già d’accordo (perdonate il giro di parole ma è esattamente quello che è successo).

Insomma, visto che abbiamo parlato di risposta ‘open’, se ne avete voglia leggetevela per intero perché è interessante, anche se l’eco delle grida di tripudio di Kevin Trenberth per il riavvicinamento tra osservazioni satellitari (reali) e modelli (virtuali) è durata lo spazio di pochi giorni.

Ah, dimenticavo. Con non poca vena polemica, S&C fanno anche notare che mancano pochi mesi alla deadline per la presentazione dei lavori considerabili per il 5° report IPCC, per cui questo potrebbe essere un tentativo per mettere a disposizione qualcosa che consenta, sebbene con scarsa evidenza, di non tenere nel dovuto conto il valore di queste misurazioni da satellite nel contesto della attendibilità delle simulazioni. Solo speculazione probabilmente, ma, come si dice, a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina!

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Published inAttualità

2 Comments

  1. donato

    Con tutti questi “riscaldamenti” e “raffreddamenti” dell’atmosfera che si susseguono a giorni alterni, è ovvio che la scienza del clima prenda il “raffreddore”! 🙂
    Ciao, Donato.

  2. Guido Botteri

    Cioè, PCF (Stephen Po-Chedley e Quang Fu) avrebbero “corretto” dati scomodi di altri scienziati (Christy e Spencer) aggiungendo un bias arbitrario (che farebbe saltare l’accordo con altre misurazioni) e senza nemmeno informarsi su come effettivamente fossero effettuate queste misurazioni !
    Mi sembra un comportamento assurdo, ma purtroppo in linea con le esasperazioni ideologiche a cui stiamo assistendo da troppi anni.
    Sono anni che mi batto perché la Scienza sia Scienza, senza manipolazioni e imposizioni ideologiche, politiche o affaristiche.
    La mia solidarietà va perciò pienamente a quei due seri scienziati, Christy e Spencer, che ammiro e che stanno svolgendo con grande fatica (e grandi ostacoli) un lavoro importante per la Società, con alta competenza e professionalità.

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