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Ciliegie d’agosto e pacche sulle spalle

Tra qualche giorno ricorrerà il mio compleanno. Da buon discettatore di clima e affini, devo ricordarmi di ‘prelevare’ dalla torta le ciliegine più gustose. Già, perché ormai va di moda. Se la storia che ho da raccontare non è abbastanza convincente, meglio aggiustarla prelevando qua e là argomenti utili alla bisogna e tralasciare quelli che rischiano di smontarla.

Se poi decidessi di farmi un regalo e provare a sottoporre un lavoro a un team di esperti che ne valuti la consistenza, sarà opportuno che li scelga tra quelli che la pensano come me. Qualora dovesero trovarci qualche stupidaggine – fatto altamente probabile – di sicuro chiuderebbero un occhio.

Se poi qualcuno dovesse chiedermi di riassumere in un linguaggio più generico quel lavoro devo ricordarmi anche di raccontare qualche panzana, anche questo è del resto consentito se si vuole che il proprio messaggio arrivi a segno.

James Hansen, climatologo di fama e pezzo grosso della NASA per la quale custodisce gelosamente il dataset delle temperature medie superficiali globali, ha fatto tutto questo, raccogliendo al contempo applausi a scena aperta dagli spalti degli ‘accaldati’ sostenitori della causa dell’AGW. Lui può.

Le ragioni sono efficacemente descritte nel primo paragrafo della sua ultima fatica, teatro appunto delle suddette disinvolte dinamiche divulgative.

Perception of Climate Change

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L’ostacolo più alto al riconoscimento da parte del pubblico del cambiamento climatico causato dall’uomo è probabilmente la variabilità naturale del clima locale. Come può una persona distinguere il cambiamento limatico di lungo periodo, data la nota variabilità del tempo e del clima locali da un giorno all’altro e da un anno all’altro? Questa domanda assume grande significato pratico a causa della necessità per il pubblico di comprendere il significato del riscaldamento globale causato dall’uomo. Le azioni per arginare le emissioni di gas che causano il riscaldamento globale difficilmente avranno successo finché il publico non riconoscerà che il cambiamento climatico di origine umana è in corso e percepirà che questo avrà conseguenze inaccettabili se non saranno poste in essere azioni reali per rallentarlo. Un recente sondaggio negli Stati Uniti conferma che l’opinione del pubblico circa l’esistenza e l’importanza del riscaldamento globaledipende fortemente dalla percezione delle variazioni climatiche locali più recenti. Un veloce riconoscimento del pubbico del cambiamento climatico è un fattore critico. La stabilizzazione del clima su condizioni che riprendano quelle dell’Olocene, il mondo in cui si è sviluppata la civilizzazione, potrà essere raggiunta soltanto se si inizierà quanto prima una rapida riduzione delle emissioni.

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Un bel pistolotto di apertura, non c’è che dire. Si parla dunque di percezione, argomento pericolosamente lontano dalla scienza. E lo fa uno scienziato, intento evidentemente a divulgare le sue convinzioni. La domanda in sostanza è: come si fa a spiegare alla gente che il clima è cambiato e lo farà in modo sempre peggiore se questo di fatto succede da sempre sia da un giorno all’altro che da un anno all’altro?

Lo diciamo da anni: si deve trasporre nel quotidiano, cioè a dimensioni spazio-temporali a noi note ciò che altrimenti percepibile non è. Tempertaure medie più alte di circa 8 decimi di grado a scala globale vogliono dire caldo più intenso, freddo più cattivo, pioggia più forte, siccità più duratura etc etc. Bene, si presume che chi ce lo racconta abbia fatto la conta, cioè abbia effettivamente osservato, da scienziato, che un certo genere di fenomeno cattivissimo è ora non solo più cattivo ancora, ma anche più frequente.

Prendiamo ad esempio l’attualità. Se infatti lo scorso inverno si sono agitati per dirci che si gelava a causa del global warming, trovandosi tra l’altro parecchio a disagio, parlare di caldo intenso associato al riscaldamento globale è per la percezione del pubblico una passeggiata. Sicchè, tutti a passeggiare, e chi può a scrivere articoli, che, naturalmente, devono essere rigorosamente peer reviewed.

Prima operazione, le ciliegie. Hansen afferma che il cambiamento climatico, di cui non discute le origini perché le da per assodate (beato lui), ha modificato la distribuzione statistica degli eventi estremi. Per farlo prende gli ultimi anni e li paragona ad un trentennio 1951-80, che è stato caratterizzato da tempertaure medie superficiali in diminuzione. La scelta, secondo lui, cade su questo perché assomiglia molto alle condizioni dell’Olocene, cioè all’epoca geologica più recente, iniziata circa 12.000 anni fa e tutt’ora in corso. Cioè, pensando che il pubblico oltre a non percepire il cambiamento climatico sia anche deficiente, Hansen paragona un trentennio a 12.000 anni, dimenticando che in questi ci sono state oscillazioni della temperatura media superficiale – è assodato – del tutto paragonabili alle attuali, per ampiezza e per scala temporale.

Per prevenire questa critica, nel paper ci sono dei test anche con altri periodi di riferimento, 1951-2010 e 1981-2010. Neanche a farlo apposta, il segnale della modifica verso gli estremi della distribuzione statistica è in questi molto più confuso, perché, secondo Hansen, resta celato nella modifica in corso della redistribuzione. In poche parole non si può misurare una cosa che cambia mentre sta cambiando. Sarebbe però interessante vedere la stessa analisi compiuta su dati che coprono anche gli anni precedenti al 1951, che hanno visto le temperature medie superficiali guadagnare quasi la metà del riscaldamento occorso dal 1850 ad oggi. Questa però nel paper non c’è, ce ne faremo una ragione.

Ci sono però molti riferimenti a fatti recenti ed attuali. Normale, stiamo parlando di un tentativo di instillare la percezione. Si parla quindi della heat wave del 2003 in Europa, di quella del 2010 in Russia e, naturalmente, si strizza l’occhio alla siccità che gli USA stanno sperimentando da mesi. Lasciando stare il fatto che tanto per l’evento del 2003, quanto per quello del 2010 si è scritto e riscritto che per essi non è possibile fare discorsi di attribuzione diretta al riscaldamento globale, è forse sfuggito a Hansen che tanto l’IPCC nell’ultimo report sugli eventi estremi, quanto altra bibliografia disponibile hanno rilevato che per gli USA le siccità sono divenute più rare, più brevi e meno intense. Asserire il contrario e non essere soggetti a verifica da parte di chi valuta il lavoro è un referaggio amichevole, proprio come quello che avviene sui PNAS.

E per le ragioni che seguono, la percezione è servita:

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Sebbene fossimo motivati in questa ricerca dall’obbiettivo di mettere in luce gli effetti del cambiamento climatico causato dall’uomo il più presto possibile…

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Se non vi va di leggere tutto il paper, andate qui, sul Washington Post. E’ tutto molto ‘percepibile’.

Aggiornamento

Vi consiglio anche questo post di Cliff Mass, da cui estraggo poche righe:

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Sfortunatamente, un gruppo di scienziati molto limitati di numero ma altamente visibili come Hansen scelgono di raccontare una storia non supportata dai fatti, con i media che sono molto felici di amplificare questi proclami. Il riscaldamento globale generato dai gas serra emessi dal genere umano è un problema serio…uno che la nostra società non sta affrontando in modo efficace. Ma gli scienziati devono dare alla società i fatti così come sono, senza metterli in ombra o amplificarli basabdosi sulle loro personali opinioni circa ciò che dovrebbe esser fatto.

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Meditate gente, meditate.

 

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Published inAttualità

10 Comments

  1. […] Hansen non ci aveva detto che le estati recenti erano il chiaro segno del cambiamento della distribuzione statistica degli […]

  2. […] peer review de noantri di James Hansen CM ne ha parlato qui. Se quest’anno avesse fatto freddo, cosa che in realtà in inverno è pure accaduta, i dati […]

  3. claudio

    La prova del nove starebe nel fare la stessa analisi statistica no con il trentennio 1951 1980, ma 970 1000 un trentennio caldo almeno come quello corrente e con gli stessi ratei. Cosa dovrebbe emergere che ora gli eventi estremi saranno più frequenti, Presumibilmente NO Confrondando le probabilità conb un altro trennennio cadlo non ci dovrebbero essere aumenti di eventi estremi. Quindi finchè non ci dicono che forzante ha determinato il periodo caldo medioevale, e perchè questa misteriosa forzante nel periodo corrente non ha nessuna influenza, nessuno può affermare che l’aumento degli eventi estremi è dovuto all’uomo.

  4. giovanni

    Beh grazie dell’apprezzamento…. non resta che buttarla sul ridere per cercare di sopportare questa situazione grottesca ma ahimè piena di consenso. Ricordiamoci che il consenso lo hanno (avuto) anche i dittatori, i predicatori, e la scienza ufficiale in tutte le varie epoche. La scienza ufficiale storicamente è sempre stata chiusa a gran parte delle scoperte fondamentali fatte dall’uomo. Quindi per buttarla sul filosofico-statistico pensare che la scienza ufficiale abbia scoperto l’AGW è un controsenso storico. Secondo l’esperienza storica verrebbe da dire piuttosto che difenda l’AGW contro continue “scoperte” che dimostrano e testimoniano l’ampiezza, la forza e anche la catastroficità dei Cambiamenti Climatici Naturali (che includono il NAtural Global Warming e Cooling NGW e NGC. Faccio per ennesima volta l’esempio Galileiano. La scienza del’epoca influenzata dalle concezioni antropocentriche e geocentriche della chiesa e della filosofia-scienza greco-Agostiniana aveva bisogno di grandissimi scienziati, fisici e matematici per calcolare il moto dei pianeti. Mettendo al centro la Terra e non il Sole ci volevano calcoli e formule complicatissimi per riuscire a spegare, almeno parzialmente i movimenti planetari e il fatto che tutto fosse cosi complicato era una testimonianza della grandezza di Dio ( non della piccolezza del’uomo come dimostrerà la storia). UN giorno se ne arriva Galileo che aveva fatto un po di osservazioni con il cannocchiale e, sfortunato lui, capisce che basta cambiare, l’ipotesi, il dogma, cioè è il sole e non la terra a essere “fisso” e come per magia tutti i moti planetari diventano semplici da capire e da calcolare senza bisogno di grandi scienziati, pero a dire tali eresie si rischia il rogo. Ora leggendo al presente questa storiella semplificata vorrei capire se in fondo non vi siano tante analogie con quello che sta accadendo. Certo oggi abbiamo l’ipad, non mandiamo al rogo nessuno e abbiamo satelliti e sonde spaziali al posto di cannocchiali artigianali. Ma anche all’epoca di Galileo sono sicuro che tutti si ritenessero molto più evoluti e “tecnologici” dei barbari del passato o degli stessi antichi romani.
    Io per mia esperienza personale ho toccato con mano tutto questo e quando sento una totale acriticità su come funziona il sistema universitario e della ricerca da parte chi ci vive e ci campa (forse perchè in genere non si sputa nel piatto in cui si mangia) rimango sempre abbastanza sconcertato. Comunque bisogna leggere sempre tra le righe, non solo degli scritti ma anche della “vita” per andare oltre le apparenze di quello che ci viene mostrato e di quello che ci si vuol far credere.
    Buon compleanno a Guido in ogni caso!

  5. Francesco Murano

    Come scrivevo quanche giorno fa intervenendo in un vecchio post la NASA da tempo, abbandonando Galileo e Popper, si e’ data alla Wicca. Peccato. Posso dire in coscienza che la NASA abbia pesato molto sulla mia formazione. Quanto ho raggiunto lo si deve anche all’ispirazione nata quando da ragazzino seguivo le avventure dello Skylab. Ora stanno gridando al miracolo per l’ennesima sonda spedita su Marte. Evidentemente in qualche angolo dell’Area 51 possiedono qualche feticcio a cui hanno sacrificato il Metodo Scientifico. Potranno queste istituzioni essere di esempio per le nuove generazioni ? Temo di no.

  6. giovanni pascoli

    PER LA PRECISIONE: Va ricordato che le temperature misurate negli ultimi decenni con vari strumenti di misura fino ai satelliti sono perfettamente confrontabili per precisione, frequenza di misura e localizzazione spaziale con quelle di tutto l’Olocene e anche oltre( famosi i bollettini meteo quotidiani triassici in diretta dalle spiagge della tetide). E’ risaputo che durante tutto l’Olocene qualche homo abilis, sapiens, herectus dell’epoca, invece di cacciare mammuth e provocare un periodo interglaciale diminuendone le emissioni gassose, ha creato un database litico registrando minuzionsamente tutte le temperature degli ultimi 12000 anni quotidianamente, piu’ volte al giorno e in ogni angolo del globo. Grazie a questi eroi, precursori della lotta contro l’AGW, abbiamo dati puntuali e incontrovertibili da paragonare con quelli attuali in modo da poter affermare che tutto l’Olocene durante i suoi ultimi 11900 anni era caratterizzato per un clima paradisiaco. D’inverno nevicava abbondantemente permettendo di andare a sciare ma non faceva troppo freddo per permettere all’uomo di vivere senza troppi problemi di vestiti e riscaldamento. In primavera la neve si scioglieva per far posto al miracolo floro-faunistico della natura, d’estate faceva caldo ma non troppo, con piogge costanti e regolari in modo da evitare ogni forma di siccità e evitare ustioni, non avendo ancora inventato la crema solare. Poi arrivava l’autunno tiepido e un po fresco e tutti raccoglievano e mietevano in allegria, chiaramente uragani, trombe d’aria, grandinate, piogge torrenziali non esistevano come non esistevano i fenomeni a questi collegati come frane, inondazioni, valanghe ecc.ecc. E’ risaputo infatti che le carte geomorfologiche mostrano come il modellamento della superficie terrestre tramite eventi catastrofici sia iniziato solo con la civiltà industriale. Inoltre sappiamo bene che i problemi attuali di siccità per l’agricoltura non sono legati al fatto che si pompa sempre più acqua dalle falde per produrre in eccesso (con guadagni sempre piu bassi x gli agricoltori) e poi mandare al macero(per tenere su i prezzi) o perché l’espansione dielle metropoli richiede sempre piu acqua oppur perché abbiamo una rete idrica pari a un colabrodo…. Nooooooo! LA siccità c’é perché la Terra é arrabbiata con noi che siamo cattivi cattivi e quindi fa piovere meno di quanto noi consumiamo. Idem tutto il resto.
    I poli per 11900 anni si sono espansi e ritirati ogni anno allo stesso modo, non un grammo di ghiaccio in più o in meno andava sprecato, una precisione certosina, millimetrica. E lo stesso facevano i ghiacciai alpini. Poi qualche burlone di homo preistoricus si é messo a costruire morene in pianura e a spargere pollini di piante di pianura nei laghi di montagna, per faci credere a noi che nel passato i ghiacciai si fossero espansi e ritirati…. ma noi non siamo mica creduloni! eh eh. Anche gli abitanti delle isole del pacifico… 11900 tranquilli spaparazzati al sole e poi all’improvviso i mari cambiano di livello ( cosa mai vista ne sentita nella miliardaria storia della Terra, MAI)e gli portano via le case con piscina e aria condizionata… e pensare che i loro avi utilizzavano capanne di paglia ed erano nomadi… chissà perchè mah.
    Sono sicuro che grazie agli attuali scienziati e alle conoscenze tecnologiche della nostra epoca riusciremo finalmente a dimostrare che anche terremoti, vulcani, tsunami, e la stessa tettonica delle placche con deriva dei continenti annessi sono tutti eventi causati dall’uomo. Si tutto é chiaro prima c’era il paradiso poi l’uomo ha peccato si é lasciato scappare un ruttino di CO2 e da li sono cominciati tutti mali… accidenti questa si che é scienza!

    • donato

      Giovanni, ti ringrazio di cuore. Dopo una giornataccia infame il tuo commento mi ha ridato il buon umore. L’immagine del burlone preistorico che distribuisce i pollini nei laghi di montagna è irresistibile! Così come quella degli eroici herectus, habilis, etc. che indefessamente registravano sulla pietra le serie di temperature dell’epoca.
      Ad ogni buon conto, in modo molto leggero, riesci ad evocare riflessioni profonde: basta leggere un po’ tra le righe. 🙂
      Ciao, Donato.

    • Stefano

      Complimenti, fantastico pezzo!
      L’ironia,
      un’arma efficacissima per riportare una fioca e sana luce di razionalità nell’attuale notte della scienza climatologica.
      Auguri anche al sig. Guidi
      Stefano

    • Alvaro de Orleans-B.

      … creato un “database litico”…

      Ma come si fa a inventarne una così? Formidabile :-))

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