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Gli artisti del “Buco dell’Orzata”

E così la lunga estate calda sta finendo. Ci ha pensato Beatrice a dare il la (senza Dante che è dato per disperso), ma soprattutto ci penserà l’inesorabile avanzare della stagione e…i prossimi tre/cinque giorni. Un’estate difficile per alcuni aspetti, pochissima acqua e parecchio caldo, ma anche spettacolare per altri, specie di natura turistica.

Dicevamo di Beatrice, o della “burrasca di fine estate” o della “rottura dell’estate” modi classici e pop di chiamare la stessa cosa: il rientro dalle ferie e l’acqua per i funghi – se porcini è meglio. Sul genere musicale da attribuire alla sfiancante nomenclatura delle ondate di calore di questi ultimi due mesi non ho dubbi: si è trattato di un tormentone. Ma a conti ‘quasi’ fatti indubbiamente la stagione è stata anomala, sia nel senso tecnico del termine, ossia con valori massimi e soprattutto minimi costantemente nella parte alta della distribuzione statistica, sia per la percezione che se ne è avuta, in assenza – per fortuna! – di fatti di cronaca che abbiano avuto la forza di attirare i media a tormentarci con qualcos’altro.

Ora siamo alla fine, ma l’evento non sarà facilmente derubricato e men che meno archiviato velocemente. Per spiegare il perché mi tocca fare un passo indietro. Da quando abbiamo aperto queste pagine, con cadenza più o meno regolare si presenta ora questo ora quel commentatore a ricordarci che “la scienza si fa altrove“, che “non è questa la sede per le discussioni scientifiche“, che “per confutare il lavoro degli scienziati si devono pubblicare articoli su riviste specializzate” etc etc. Una volta pulito il segnale di queste cicliche reprimende dalla sindrome del troll, il peggior virus della rete, resta un dubbio amletico: avranno ragione loro?

No. E sapete perché? Perché alla prima occasione, leggi caldo nel Mediterraneo e caldo più siccità negli USA, hanno preso la palla al balzo per tornare ad agitare lo spauracchio della catastrofe climatica fregandosene di quella scienza che tirano di qua e di là come una tovaglia secondo convenienza. C’è da capirli, con la botta di freddo e neve che abbiamo preso in febbraio era stata dura parlare di arrosto climatico. Ora, per fortuna, è tutta un’altra cosa.

Per cui, se questa vignetta pubblicata da greenreport va bene oggi..

Quest’altra andava bene ieri e magari tornerà buona anche tra qualche mese…

Così non si va lontano vero?

Ma, caldo a parte, vi starete chiedendo, è successo qualcosa dal punto di vista scientifico a cambiare la carte in tavola? Voglio dire, qualcuno avrà finalmente tirato fuori il coniglio dal cilindro sulla relazione tra clima che cambierebbe a causa dell’uomo e eventi estremi che si fanno più estremi per le stesse ragioni?

A parte un articolo profondamente ideologico di Hansen et al., scritto dal cugino e referato dallo zio, per il resto no, niente, nisba, nada.

E allora di che parla il premio Nobel per la chimica quando asserisce che “gli eventi estremi sono collegati al global warming“? Di niente, solo un generico endorsement che comunque ti porta sui giornali, e se hai salvato il mondo una volta ci sta che ti venga bene anche la seconda.

E di cosa parlano da noi quelli che citano l’ aumento della frequenza degli eventi di caldo, di scenari previsti che si avverano, di colpa del riscaldamento globale, di futuro a tinte fosche? Di niente, solo chiacchiere in libertà, che siccome fa caldo fanno comodo. E qualcuno ci aggiunge anche la più facile delle previsioni: con questo caldo le prime piogge saranno violente. Già perché normalmente a fine agosto fa la pioviggine, come a novembre. Ma qualcuno le ha contate queste ondate di calore? Qualcuno ha citato uno straccio di articolo con qualche numerino sopra?

No, niente, nada, nisba.

Però fa caldo, ha fatto caldo e poi ha pure piovuto. A fine agosto, incredibile, anomalo, unprecedented, molto comodo, per nulla scientifico però. Ma importa davvero a qualcuno?

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Published inAttualità

10 Comments

  1. […] un problema di siccita? Pronti a rilanciare l’imminenza della catastrofe climatica. Se ne prospetta uno di risorse alimentari primarie come quattro anni fa e per le stesse ragioni? […]

  2. Martino Giorgioni

    Io vorrei riuscire a capire una cosa: qual è (se c’è) il link tra questa estate particolarmente calda sul Mediterraneo e l’andamento climatico? Cioè, a livello climatico (a scala multi-decadale) il pianeta si sta scaldando e questo è assodato, indipendentemente da quale sia la causa (ci sono evidenze sperimentali, anche se nell’ultima decade questo riscaldamento è un po’ rallentato); questa estate, che da noi è stata così calda ma da altre parti no, come si inserisce in questo contesto? Può avere un significato climatico o è ascrivibile puramente a fenomeni meteorologici?
    Forse è un po’ prematuro per avere dei dati completi, ma al di là del marasma mediatico, qualcuno ha trovato qualche studio un po’ dettagliato o qualche curva aggiornata, insomma qualche numero che faccia capire come la cosa si inserisca nel contesto climatico? Io purtroppo non ho avuto molto tempo per cercare, ma fatico a trovare link utili.

    Grazie

    Martino

    • É il senso del post Martino. Aspettiamo fiduciosi che qualcuno ci mostri che le ondate di calore sul Mediterraneo sono aumentate nel lungo periodo (cioè ascrivibile al clima) e che questo aumento é dovuto ad una modifica stabile e non oscillatoria dei pattern atmosferici prevalenti, a sua volta riconducibile ad una modifica dei meccanismi di redistribuzione del calore sul Pianeta (o almeno emisfero) indotta dall’alterazione del bilancio radiativo a sua volta provocata da azioni antropiche e relativi feedback positivi e non da oscillazioni anche ampie già appartenenti al sistema.
      Peró, per evitare problemi, nell’attesa ci mettiamo comodi. 🙂
      gg

  3. Alex

    Ho paura di essermi perso un buco. Non quello dell’orzata, naturalmente!

    Seriamente, qui a Londra non c’e’ stata estate e la notte scorsa temperatura in “single figure” come dicono da queste parti.

  4. Francesco Murano

    Provo a capire tutte le stucchevoli discussioni sul climate change guardandole da un altro punto di vista. Tutta questa scienza letteralmente stesa al Sole e sotto il buco dell’azoto non servira’ di certo a risolvere i problemi concreti dell’Umanita’. Se ci si aspetta di risolvere i problemi della fame nel mondo e della conservazione della biodiversita’ riducendo le emissioni di CO2 stiamo freschi. Pero’, diciamocelo, effettuare analisi e prospettare soluzioni stando comodamente seduti davanti lo schermo di un buon calcolatore e’ molto ma molto meno faticoso che tentare di risolvere i mille problemi globali stando sul campo (al limite scomodamente sotto il Sole ed il buco nell’azoto). Io da giovane ho passato un paio di anni studiando l’andamento della popolazione aviaria su un bacino artificiale. Dopo tanto tempo e’ scaturita una proposta di protezione (mai completamente decollata). Adesso ricolloco quello sforzo ad oggi e vedo un giovane laureando che studia le cartine degli areali degli uccelli e le sposta in alto (a causa dell’aumento delle temperature) concludendo che affinche’ sia conservata la biodiversita’ della zona umida bisognera’ ridurre le emissioni di CO2. Insomma la polarizzazione di tante risorse sul tema unico dominante del climate change mi pare stia facendo rintanare la scienza all’interno di ambiti ben definiti e protetti. Un ritorno al passato, lo stesso passato nel quale la ricerca filosofica era dominata dalla scolastica. E’ probabile che l’Uomo sia alla costante di ricerca dei millenarismi e dei sui miti e dei suoi santoni. Allora mi limitero’ a considerare la prima meta’ del secolo scorso come una delle poche uniche ere in cui si e praticata la conoscenza per il progresso.

  5. donato

    La vignetta dello struzzo “negazionista” è veramente formidabile. 🙂
    Per il resto corriamo il rischio di ripeterci. Comunque qualche considerazione circa il caldo senza precedenti di questa estate bisogna pur farla. Che nel bacino del Mediterraneo l’estate sia stata eccezionale è un fatto che non si può negare. Che nel resto dell’Europa le cose siano andate diversamente è, allo stesso modo, un fatto che difficilmente può essere messo in dubbio. Non viaggio molto attraverso l’Europa per constatare direttamente i fatti, però, quando seguo qualche avvenimento in televisione, cerco di stare molto attento ai dettagli. Nel mese di maggio si corre il Giro d’Italia (che quest’anno è partito dalla Danimarca). Mentre da noi già si sudava, in nord Europa faceva piuttosto freddo come ci riferivano i vari cronisti al seguito della corsa (e come dimostrava anche il loro abbigliamento). A luglio si corre il Tour de France e, come si poteva vedere dalle immagini, il freddo ed il cattivo tempo hanno accompagnato i corridori per quasi tutto il percorso. Le giornate effettivamente calde sono state pochissime: parola dei giornalisti al seguito del Tour. Il Tour è, tradizionalmente, una corsa molto dura proprio a causa del caldo per cui il freddo è stato un fatto anomalo. Ad agosto abbiamo avuto le Olimpiadi a Londra. Faceva un certo effetto vedere i giocatori di beach – volley indossare delle orrende tute scure a causa delle temperature piuttosto basse (i cronisti ci aggiornavano sui valori delle temperature massime che, per quasi tutta la durata dei giochi, si sono aggirate tra i sedici ed i venti gradi). Per non parlare della pioggia che sovente faceva la sua apparizione durante i vari eventi.
    Guardando l’abbigliamento dei vari leader politici in giro per l’Europa, infine, si può dire che le cose non siano andate diversamente in Germania e negli altri paesi europei continentali.
    Come si vede un’estate piuttosto in sordina per l’Europa continentale.
    Si dirà che è il tempo meteorologico che non bisogna confondere con il clima che cambia. Sono completamente d’accordo. Vorrei, però, che anche i giornalisti e qualche scienziato del clima ragionassero allo stesso modo. E invece no. Il caldo nostrano è indice di cambiamento climatico che rende più frequenti gli eventi estremi e di esso si parla dinanzi a mappe invariabilmente di color rosso fuoco. Il fresco del resto d’Europa è indice della bizzarria del tempo meteorologico e si fa volentieri a meno di parlarne. Del resto lo scoop è garantito dalle catastrofi, mica dalla scialba normalità.
    Stesso discorso vale per Isaac: quando era una tempesta tropicale si paventava la sua trasformazione in uragano e si evocava la tragedia di Katrina. Appena si è trasformato in uragano hanno cominciato a fare la loro comparsa immagini relative a Katrina ed alle devastazioni da essa provocate. Se si prova a chiedere a qualcuno di parlare di Isaac, possiamo essere ben certi che la grande maggioranza dirà che ha provocato enormi disastri senza che la cosa corrisponda alla realtà. E tutti diranno che il disastroso uragano Isaac è conseguenza del cambiamento climatico. Ora che si è trasformato in tempesta tropicale e non ha provocatoo gli sfracelli che avevano preannunciato gli “esperti” televisivi, nessuno ne parla più e nessuno precisa che tutti i timori della vigilia si sono rivelati infondati. In compenso già si parla del 5° uragano della stagione in corso di (probabile) formazione: Kirk. Nel frattempo da noi continuano a succedersi normalissime ondate di caldo e di freddo che, battezzate con gli stucchevoli nomignoli in uso, assurgono al rango di eventi eccezionali. Potenza della pubblicità e dei professionisti dei media. 🙂
    Sono cose talmente ovvie che sprecare tempo e bit per scriverle potrebbe apparire un’esagerazione (e probabilmente lo è). Siccome, però, scripta manent … ho preferito scrivere delle ovvietà a futura memoria. 🙂

    p.s.: tengo a precisare che ciò che ho scritto è attinto dai giornali e dai mezzi di comunicazione generalisti per cui non ha alcun valore scientifico e non rappresenta una critica agli scienziati del clima, ma solo ai professionisti dell’informazione ed al loro modo di “disinformare” il cittadino medio.
    Ciao, Donato.

    • Donato,
      siamo proprio messi male. E ti capisco! anche i disclaimer nei commenti ci tocca fare!
      gg

  6. Roberto Breglia

    Gentile Guido bell’articolo che condivido in pieno.Per l’intera estate ci hanno tormentato con questi nomi presi dalla letteratura dantesca quasi ad infierire su chi già era tanto provato dal caldo;purtroppo le chiacchiere si sprecano,si cerca lo scoop e poco,molto poco,si bada alla concretezza.
    Un saluto con stima
    Roberto Breglia

  7. claudio

    comunque tutto questo è veramente unprecedented, ma non per il caldo ma per la distorsiione della realtà

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