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Lavorare meno raffreddarsi tutti

L’ultimo uovo di colombo in materia di lotta al clima che cambia, con l’uso del termine lotta fa il paio con il titolo  di questo post. Viene dal Center for Economic and Policy Research la soluzione a tutti i nostri mali: per limitare le emissioni di gas serra e quindi avere a che fare con meno cambiamenti climatici (sic!), sarebbe sufficiente ridurre le ore di lavoro. Trattasi naturalmente di un report nuovo di pacca:

 

Reduced Work Hours as a Means of Slowing Climate Change

 

Pare infatti che la riduzione delle ore di produttività avvenuta in Europa occidentale non abbia interessato gli Stati Uniti. Per cui, tanto i paesi più ricchi come gli USA, quanto quelli con elevato tasso di crescita dovrebbero adeguarsi. Il fatto che questo riduca drasticamente la produttività e apra le porte alla decrescita lo si deve considerare un effetto collaterale, ma vuoi mettere che sollievo? Negli USA, ci dicono, poco meno dei 2/3 dell’aumento del reddito è andato all’1% dei lavoratori, per cui, in questo genere di economie, la maggior parte dei lavoratori dovrebbe sostenere una diminuzione degli standard di qualità della vita per ridurre le ore dei lavoro (ri-sic!).

 

Tutto ciò per ottenere attraverso un trend di diminuzione delle ore di lavoro pari allo 0,5% all’anno, il 25% di cambiamenti climatici in meno per fine secolo, secondo il mantra degli scenari di emissione e conseguente riscaldamento dell’IPCC, elucubrazioni di fanta economia climatica che hanno già provato la loro intrinseca ed endemica fallibilità.

 

Ora, in Europa, come in molta parte del mondo sviluppato imperversa la crisi economica più grave degli ultimi 80 anni. Da ogni parte si sente dire che bisogna trovare il sistema per far tornare a crescere la produttività, cioè bisogna rimboccarsi le maniche e tornare a sporcarsi le mani. I nostri clima-preoccupatissimi esperti del CEPR invece propongono di infilare i guanti di velluto, ignorando il fatto che in Europa la diminuzione delle ore di lavoro è probabilmente tra le cause della debolezza strutturale che ha condotto alla crisi e che le emissioni sono aumentate, rallentando soltanto proprio per effetto della crisi e nonostante la tonnellata di norme anti-emissioni che ci siamo dati. Negli USA, dove le ore di lavoro non sono diminuite, le emissioni sono tornate al livello del 1994 (fonte ecobolog.it), per effetto sempre della crisi certamente, ma anche  grazie a scelte strategiche giunte senza aderire ad alcun cervellotico piano stile Protocollo di Kyoto o mercato ETS, il primo morto e sepolto, il secondo alla canna del gas (fonte greenreport.it).

 

Piccola divagazione. Un sistema di scambio delle emissioni di un gas che finisce alla canna del gas è un paradosso o un contrapasso? Fine divagazione.

 

Sarà pur vero che si può dire tutto e il contrario di tutto, ma questa gente con le sue proposte alla Tafazzi in che mondo vive? E, soprattutto, in che mondo vorrebbe che vivessimo?

 

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La notizia arriva da Meteoweb

 

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Published inAttualitàClimatologiaEconomia

Un commento

  1. Guido Botteri

    La smania di cambiare il clima da parte di coloro che pretendono di opporsi ai cambiamenti del clima è senza limiti.
    Oltre al paradosso in sé, alla contraddizione evidente tra quel che dicono di credere (opporsi ai cambiamenti del clima) e quel che dicono che vorrebbero fare (cambiare il clima), le loro proposte di bioingegneria sono le proposte più allarmanti che io abbia mai sentito divulgare da quando mi interesso di questi temi.
    Io li chiamo “apprendisti stregoni” perché sono convinto che non conoscano quel clima che vorrebbero cambiare e non si rendano conto di quel che vorrebbero fare.
    Un esempio illuminante ci viene da qualche proposta ormai vecchia, come questa:
    http://stevengoddard.wordpress.com/2013/02/07/1975-climate-scientists-wanted-melt-the-arctic-to-save-the-planet-from-bad-weather/
    Erano i tempi in cui qualcuno temeva l’avvento di una glaciazione (sempre per colpa dell’uomo, però) e per rimediare ai presunti guai fatti dall’uomo, si proposero dei guai veri (sempre ad opera dell’uomo), come causare l’eliminazione del ghiaccio artico…
    cioè
    quello che ora si indica come il massimo dei mali, la scomparsa della calotta artica
    allora qualche apprendista stregone indicava come la “soluzione” dei problemi climatici.
    Allo stesso identico modo, e con lo stesso spirito scientifico, ed uguale vocazione da apprendista stregone, ora si fanno simili proposte (se pur di verso opposto) per opporsi ai cambiamenti climatici.
    Le proposte (secondo me tutte pazzesche) le conoscete meglio di me, si va dallo spendere l’ira di dio per riempire lo spazio di specchi, allo spendere l’ira di dio in altre opere tanto faraoniche quanto dannose. “Dannose”, non “inutili”, a mio parere.
    Ma immagino che qualcuno trarrebbe lauti guadagni da queste disastrose opere faraoniche, e dunque ci provi.

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