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Mese: Febbraio 2013

La (ri)scoperta delle situazioni di blocco

Che cosè una situazione di blocco in termini atmosferici? Semplice e al tempo stesso complicatissimo, specie in termini di previsioni. Si tratta sostanzialmente di un rallentamento dei flussi atmosferici, che la circolazione generale dell’atmosfera vuole che scorrano mediamente con direttrice ovest-est nell’emisfero boreale. Con la parola “mediamente”, si sottende il fatto che questi flussi, anche se a volte assumono un andamento conforme ai paralleli acquisendo anche elevata velocità, sono in verità piuttosto ondulati. In sostanza l’aria non corre mai o quasi mai in modo rettilineo da New York a Lisbona, ma piuttosto si sposta seguendo delle ondulazioni che a volte sono più marcate, altre volte lo sono molto meno. Generalmente, l’accentuazione di queste onde dipende dalla posizione e dal vigore delle figure bariche permanenti o semi-permanenti, anch’esse frutto delle dinamiche della circolazione generale.

 

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Mirror posting: La doppia morale della Coldiretti

“Il vino italiano traina il Made in Italy che sale del 5,4%. Coldiretti: boom in Cina di prodotti di dieta mediterranea: +84% import pasta. Esportazione vino supera il fatturato interno”.  E’ record del Made in Italy nel mondo per quanto riguarda l’export di prodotti agroalimentari: a fare da traino è il vino che addirittura, nel 2012, è stato venduto all’estero in misura maggiore di quanto è stato consumato dagli italiani. In controtendenza rispetto all’andamento sul mercato nazionale vola il fatturato agroalimentare all’estero dove fa segnare un aumento del 5,4% per un valore record di 31,8 miliardi nel 2012. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Istat sul fatturato sulle ordinazioni dell’industria. Perfino i francesi, conclude entusiastica la Coldiretti, sembrano tradire Camembert e Roquefort per i formaggi italiani che segnano +4%, mentre la birra made in Italy avanza in Germania con +11% e nei paesi scandinavi con +19%.

 

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Meteoriti e Global Warming

Dal blog di Roger Pielke jr. Mi chiedevo in che modo avremmo potuto affrontare l’argomento del meteorite caduto in Russia fornendo un “punto di vista alternativo”. Ora lo so, e sto ancora ridendo. 

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Gli scienziati indicano che il recente impatto di un meteorite in Russia potrebbe essere stato collegato al riscaldamento globale.

 

Nei commenti inviati ai giornalisti, l’esimio scienziato dell’NCAR e Premio Nobel Kevin Trenberth ha dichiarato che l’aumento del 4% del vapore acqueo in atmosfera può portare ad un aumento fino al 10% delle precipitazioni, e probabilmente anche di più se queste si concentrano in una singola località. “Se questa non è una precipitazione estrema,   allora non so cosa sia”, ha detto Trenberth. Pressato dai giornalisti sulle dimensioni dell’effetto, Trenberth si è dimostrato riluttante a dare una risposta, notando solo che senza dubbio ha l’impatto peggiore.

L’esperto scienziato dell’NCAR Gerald Meehl ha aggiunto che l’impatto è stato come gettare un sasso in uno stagno “con gli steroidi”. La vendita e l’uso illecito di steroidi hanno subito un’impennata in seguito all’osservazione di Meehl.

I commenti di Trenberth e Meehl sono stati rapidamente riportati dal blogger Joe Romm di “Climate Progress”, che ha intitolato il suo pezzo “Bomba sul Meteorite russo”. Il titolo ha subito generato un innalzamento dello stato di allerta militare tra le forze russe e degli Stati Uniti.

 

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Il Global Warming latita, ma i modelli insistono

Sinceramente , sebbene sia giunta a latere di bel altre e ben più spaventevoli considerazioni, l’ammissione da parte del capo dell’IPCC circa il fatto che la temperatura media superficiale globale non ha subito alcun trend significativo negli ultimi 17 anni, è decisamente un bel passo avanti. Certo, ha anche detto che, perché questa assenza di trend possa avere un impatto sull’andamento nel lungo periodo di anni ce ne vorranno 30 o 40 ma al riguardo può stare tranquillo, di tempo ne abbiamo.

 

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Il DNA degli Etruschi e le migrazioni dall’Oriente

Il post di Luigi Mariani sulle origini del popolo etrusco ha suscitato molto interesse. Ne è seguita una discussione nell’ambito della quale abbiamo ricevuto un lungo commento da parte di Alberto Palmucci. Mi è sembrato giusto riprodurlo per intero in forma di post. Buona lettura.

 

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Quanto segue riprende ed aggiorna allo scopo attuale una parte di quanto da me già esposto nel numero 62/63 di “Aufidus” (Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’ Università di Bari; Dipartimento di Studi del Mondo Antico dell’Università di Roma Tre).

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Quando non c’erano le bombe d’acqua

Giovedì scorso l’area circostante la città di Catania è stata colpita da un violento nubifragio. Un evento intenso ma non eccezionale, almeno stando a quanto riportato dalle reti pluviometriche disponibili. Senza voler approfondire più di tanto l’analisi tecnica dell’evento, si può dire che con le correnti in quota da sud che hanno generato il forcing perché si formasse un minimo a mesoscala sottovento alle coste della Tunisia, si è generato un intenso flusso orientale sullo Jonio che ha accumulato tutta l’umidità di cui disponeva sul versante orientale dell’Etna, fornendo carburante ad una cella temporalesca stazionaria. Per cui, la concentrazione delle abbondanti precipitazioni in un lasso di tempo molto breve su di un areale con orografia particolare hanno fatto sì che l’impatto sia stato molto significativo.

 

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Mentire è un po’ morire

Al link che vi proporrò tra poco leggerete qualcosa che farebbe la fortuna degli opinionisti esperti di psicodrammi che popolano i talk show televisivi. Come in quei consessi però, anche in questo caso difficilmente riuscirebbero a cavare un ragno dal buco.

 

Ecco qua, leggete e poi tornate, che ho qualcosa da dire.

 

Fatto? Bene, cominciamo.

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Mirror posting: Il Senato “solare” fa ricchi gli indiani

Questo post è uscito in originale su La Nuova Bussola Quotidiana.

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In molti programmi elettorali l’economia verde, la green economy, sembra la soluzione in grado di metter fine a gran parte dei mali italiani:  la crisi economica, la disoccupazione, l’inquinamento, la chiusura delle aziende italiane. Troppo spesso sui mass media e nei programmi dei partiti la rivoluzione verde è ridotta all’incrementare la produzione da fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Chi non ricorda ad esempio Prodi nel 2005 quando, dichiarandosi un “militante di Kyoto”, disse:” «Io non ho avuto il tempo, altrimenti avrei messo i pannelli solari anche sul tetto della Fabbrica del Programma, un brutto capannone fuori Bologna».

 

La politica italiana da allora ha dato molto alle rinnovabili,sicuramente troppo rispetto a quanto è stata trascurata l’economia tradizionale che offre lavoro alla maggior parte de lavoratori, paga alte tasse e l’energia più cara d’Europa permettendo così di pagare anche gli incentivi alle energie rinnovabili. La misura ormai sembra colma al punto che in un editoriale del 3 febbraio del “Corriere della Sera”, da sempre schierato per la “green economy” anche con inserti “ad hoc”, è stato scritto: “Qualche anno fa, per favorire gli investimenti in energie rinnovabili si decise di sussidiare l’installazione di pannelli solari. Per far presto furono concessi incentivi che oggi, a pannelli installati, si traducono in una rendita di circa 11 miliardi di euro l’anno: li pagano tutte le famiglie nella bolletta elettrica e vanno a poche migliaia di fortunati. Non solo si è creata un’enorme rendita che durerà per almeno un ventennio: si è favorita una tecnologia che a distanza di pochi anni è già vecchia. Oggi l’energia solare si può catturare semplicemente usando una pittura sul tetto, con costi e impatto ambientale molto minori. Ma i nostri pannelli rimarranno lì per vent’anni e nessuno si è chiesto quanto costerà e che effetti ambientali produrrà la loro eliminazione”.

 

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Uomo avvisato…

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post in cui parlavamo della scorciatoia che molti rappresentanti del mainstream scientifico – e con loro dei media molto entusiasti – cerchino di prendere per trasporre nella realtà quotidiana delle teorie sui cambiamenti climatici altrimenti non percepibili, collegando ogni evento atmosferico estremo alle dinamiche del clima.

 

Lo stato dell’arte della conoscenza scientifica sulla relazione tra tempo e clima è noto ed è stato anche recentemente ben inquadrato dal report IPCC pubblicato l’anno scorso. Fatta eccezione per le ondate di calore, tra l’altro con un segnale molto disomogeneo, per nessun altro genere di evento intenso, sia esso una pioggia alluvionale, siano essi uragani, tornado o quant’altro, è possibile ad oggi identificare dei trend che mostrino una qualche relazione con le dinamiche recenti del clima, proprio quelle che si vorrebbero collegare in via esclusiva all’impatto delle attività umane.

 

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L’Aurora Illumina Nature

“Le Aurore sono tra gli eventi più spettacolari che si possono osservare nel cielo. L’ovale delle aurore copre la maggior parte delle aree artiche e antartiche sulla Terra, tipicamente tra 10° e 20° dai poli magnetici. Le aurore sono eventi di tempo spaziale regolati dal Sole, dall’eliosfera e dalla magnetosfera terrestre. Le aurore generate dalle eruzioni solari più potenti possono occasionalmente essere osservate alle medie e basse latitudini, con beneficio delle numerose serie temporali, relative in particolare ai paesi dell’Europa centrale e meridionale.”

 

Quelle appena riportate sono le prime righe dell’ultimo lavoro di Nicola Scafetta, un paper recentemente pubblicato e leggibile sulla pagina web personale dell’autore.

 

Planetary harmonics in the historical Hungarian aurora record (1523–1960) – Scafetta & Wilson 2013.

 

Come abbiamo già avuto modo di leggere e commentare anche con contributi diretti proprio di Nicola Scafetta, con questo lavoro prosegue l’esplorazione del filone di ricerca che riguarda la modulazione dell’attività solare – e quindi anche del clima terrestre – operata dai moti planetari.

 

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Per dovere di cronaca…anche quella inconsistente.

La notizia l’ha ripresa il Guardian qualche giorno fa, ma gira da un po’ di tempo: Finalmente smascherati i perfidi finanziatori dello scetticismo climatico, scoperto un fondo, anzi due, che raccolgono soldi per sostenere quanti non si dicono convinti che l’arrosto climatico sia dietro l’angolo.

 

Da noi la riportano La Stampa e altri media, più o meno pari pari.

 

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I dati NOAA aggiornati a gennaio 2013

Le anomalie di temperatura media mondiale terra+oceano (GHCN-M 3.2.0) scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di gennaio 2013. Si può trovare una descrizione dell’aggiornamento precedente (dicembre 2012) qui.
I grafici e i dati numerici sono disponibili qui dove tutti i confronti vengono fatti rispetto ad agosto 2012, cioè dall’inizio della versione 3.2.0.

 

La differenza di anomalia tra agosto ’12 e gennaio ’13 (pdf) è:

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Mirror posting: Il fallimento del Protocollo di Kyoto

Il 15 febbraio è stata l’annuale giornata dedicata alla manifestazione “M’illumino di meno”, il 16 febbraio è stato l’ottavo anniversario dell’entrata in vigore del “Protocollo di Kyoto”. Dovevano essere due giorni di grande festa per gli ecologisti visto che, secondo il “Dossier Kyoto 2013” della “Fondazione per lo sviluppo sostenibile”, l’Italia ha più che centrato il target nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra fissato al 6,5% arrivando a una riduzione del 7%.
Grazie agli incentivi alle fonti rinnovabili, alla delocalizzazione di produzioni inquinanti e soprattutto alla crisi economica quanto richiesto dagli ambientalisti di Kyoto è stato fatto, le emissioni italiane di anidride carbonica si sono ridotte come richiesto dall’Europa (mentre quelle a livello globale sono aumentate).

 

Si sarà invece notato che i due eventi hanno avuto un risalto molto minore rispetto agli scorsi anni. Dell’aver centrato quanto richiesto nessun politico sembra volere il merito, né il centro sinistra che con Prodi si definì “militante di Kyoto”, né il centro destra, né Monti che dovrebbe fregiarsi del merito di aver guidato l’Italia negli ultimi anni.

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