Salta al contenuto

Allu calare de la nie…

L’analisi del freddo di questi giorni in chiave…di questi giorni. Grazie a Flavio per avercela proposta.

__________________________________________

Alla luce degli eventi meteorologici di questi ultimi giorni, si impone una riflessione generale su quanto accaduto. Come anticipato la scorsa settimana nella nostra rubrica di previsioni, l’irruzione di aria fredda che ha interessato l’Italia si è rivelata eccezionale. Le nevicate hanno raggiunto come previsto il piano e le regioni costiere di gran parte del sud Italia, con accumuli in alcuni casi notevoli per zone non propriamente avvezze ad eventi di questa portata, come il Salento (nella foto in apertura la spiaggia di Porto Cesareo) o la costa ionica siciliana.

Ma eccezionale è stato anche il campo termico, come dimostrato dal fatto che la quasi totalità delle località pugliesi ha registrato una giornata di ghiaccio Sabato 7 Gennaio, con temperature che anche nei valori massimi non sono riuscite a superare gli 0 °C in presenza di nevicate diffuse, anche sulle coste.

Eccezionale è anche la durata dell’evento, con isoterme inferiori a -5°C a 850 hPa su gran parte delle regioni meridionali per circa 140 ore consecutive. I tempi di ritorno per un evento di questa rilevanza su alcune delle aree interessate sono di ordine multidecennale (Fig.1).

Fig. 1. GFS, Sabato 7 Gennaio: isoterme a 850 hPa. Valori compresi tra -10 °C e -14°C su buona parte del Centro-Sud. Fonte: www.wetterzentrale.de

Come anticipato nell’articolo di previsioni di una settimana fa, a caratterizzare l’evento in questione era proprio la natura della massa d’aria in movimento dalla Russia. Si trattava di aria estremamente fredda, con temperature che all’origine (lo Yamal russo) sfioravano i -40 °C. E l’aria fredda ha favorito la fenomenologia nevosa sulle regioni meridionali, in particolare quelle sud-orientali, per formazione di una snowbelt sull’Adriatico e sullo Jonio, dove il contrasto acceso tra la natura della massa d’aria in arrivo e la temperatura del mare ha favorito fenomeni di natura convettiva (segnalati anche temporali di neve), prevalentemente sotto la forma del rovescio nevoso, come si evidenzia dall’immagine satellitare in Fig.2 che mostra la nuvolosità in arrivo dal mare, con fenomenologia associata, esclusivamente nevosa.

Fig.2. Si notano le strie nuvolose (cloud streets) associate all’irruzione di aria molto fredda sui mari meridionali italiani, con associate nevicate anche al piano. Fonte: www.wetterzentrale.de

Siamo stati anche facili profeti nel prevedere la reazione mediatica del mainstream, con i soliti (più o meno) noti impegnati a ricordarci che “Il 2016 è l’anno più caldo” (magari grazie ai soliti ritocchini) e che, comunque, se fa freddo è probabilmente a causa del global warming che come è risaputo, provoca fenomenologia estrema, nel caldo o nel freddo che sia. Quindi, come previsto una settimana fa, il verdetto finale è che “fa freddo perché fa caldo”. Una frase che suona un po’ come la giustificazione del fidanzato traditore colto in flagrante: “ti tradisco perché ti amo”.

Il problema è che certa informazione tradisce prima di tutto se stessa nel momento in cui tralascia la necessità di informare per dedicarsi, piuttosto, alla formazione delle coscienze. Per esempio, le pagine di tanti giornali sono state recentemente inondate di reportage sul caldo di Oslo (!) o sugli 0 °C al Polo Nord quando milioni di kmq in Russia erano interessati da condizioni di gelo estremo, mentre si preparava l’ondata di gelo puntualmente arrivata sull’Italia. È il solito, sperimentato cherry picking, che cancella le notizie che smentiscono la linea editoriale per andarsi a cercare quelle più consone e più in linea con il pensiero dominante.

A farne le spese è il lettore ignaro, colto alla sprovvista mentre prepara i bagagli per andare a fare il bagno a Gennaio nel fiordo di Oslo, salvo magari ritrovarsi intrappolato all’aeroporto di Brindisi per una bufera di neve. Si consolerà con una passeggiata rigenerante sulla costa pugliese tra i fichi d’india innevati (Fig.3).

Fig.3. Torre Uluzzo (LE).

Il fatto è che mentre oggi, in piena emergenza-freddo, si leggono ancora titoloni a proposito dell’ennesimo iceberg che si stacca in Antartide (memento mori), il freddo morde in mezzo Emisfero Nord, con gli Stati Uniti sotto l’ennesimo blizzard, e la temperatura media degli stati americani (Alaska e Hawaii escluse) inchiodata a -11 °C, ben 5 °C inferiore alla temperatura media minima registrata negli USA nel 2016 (drroyspencer 2017).

Eppure non si può dire che manchino gli spunti su cui indagare: gli attuali cicli solari particolarmente deboli, il crollo delle temperature satellitari in bassa troposfera post-Nino (Fig.4), i cicli multidecadali legati all’AMO o alla PDO, solo per fare qualche esempio. Se solo si volesse… Resta la sensazione un po’ deludente che invece di guardare alla luna, tanta, troppa ricerca stia passando il tempo a guardare il dito.

Fig.4. Fonte: www.drroyspencer.com

Forse la morale di questo evento meteorologico, così climaticamente normale, nella sua eccezionalità, è che nell’eterna disputa tra catastrofisti e negazionisti ogni tanto vale la pena fermarsi e guardare alla realtà. Una realtà fatta delle solite cose: il solito caldo estivo, la solita neve l’inverno, le insolite ma memorabili nevicate in posti non avvezzi al fenomeno. Con i soliti tempi di ritorno, per altro. Tutto come al solito, come ce lo raccontavano i nostri nonni, in barba ad una narrativa mediatica forse un po’ troppo accomodata alle necessità politiche o editoriali del momento.

Il fatto è che al di là di tanti articoli, proclami o ricerche più o meno a senso unico, ogni tanto la realtà fa capolino, a ricordarci che i nostri tempi non sono poi così eccezionali (pretesa molto umana, quella di ogni generazione che vuole vedersi eccezionale rispetto alle precedenti), bensì banalmente normali.

Che per rimanere in tema di Meridione, e di neve, recita l’antico proverbio: “Allu calare de la nie, parenu li strunzi”. Che tradotto elegantemente suona come: “Quando si scioglie la neve, le cose nascoste vengono fuori”. O, per amore della sintesi, “il tempo è galantuomo”. In attesa che si squagli la tanta neve caduta, non resta che far fronte ai disagi associati o farne una occasione di festa e di gioia, specie per i bambini. Come è sempre stato da che mondo è mondo, del resto.

PS: Vi avevano raccontato che col global warming non si sarebbe più sciato sulle Alpi: avevano ragione, per una volta. Con le Alpi salvate dalla neve artificiale, si potrà fare sci di fondo su neve naturale al Meridione, in pianura, vista mare. Vuoi mettere?

Grazie, Global Warming 🙂

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàMeteorologia

7 Comments

  1. Luigi Mariani

    Flavio,
    complimentandomi per la bella analisi, aggiungo la segnalazione dell’articolo di Anna Meldolesi, anche lei alle prese con i funambolismi del “freddo che viene dal caldo”:
    http://www.corriere.it/cronache/17_gennaio_07/previsioni-sorprese-meteo-f54f52fe-d457-11e6-af84-204dc5ed0070.shtml
    Al riguardo da parte mia non posso che ricordare (a corollario di quanto scritto in papaveri, papere e bufale), che se non si sa più distinguere fra tempo e clima e si parla di questi argomenti senza averne neppure i rudimenti di base si finisce male. Per fare un esempio nel 1740 i francesi, dopo 60 anni di clima oceanico, si erano scordati di fare scorte adeguate per far fronte ad un anno freddo e come conseguenza vi furono 200mla morti.
    Chi vive in Italia, aldilà del fatto di credere o meno nella teoria AGW, dovrebbe apprendere fin dalla più tenera età che il polo del freddo dell’emisfero Nord sta la Siberia e che se la circolazione assume una certa forma l’aria siberiana raggiunge il Mediterraneo e questo l’ha sempre fatto, lo fa e lo farà anche in futuro, con o senza il global warming.
    Infine a proposito della bufala ricorrente del clima impazzito (o del “disordine climatico” citato da Donato), è ricorrente al punto che Lucio Moderato Columella, poco dopo la nascita di Cristo, nelle sua introduzione al De re rustica si lamentava del fatto che si sostenessero simili cose (Io odo spesso gli uomini principali di Roma lagnarsi, chi della sterilità dei campi, chi dell’intemperie dell’aria, nociva alle biade da lungo tempo in qua… Quanto a me, Publio Silvino, tengo tutte queste ragioni per lontanissime dalla verità). Ma le lamentele del grande Columella non servirono a gran che, dato che ad esempio i nostri giornalisti riempiono i giornali con analoghe sciocchezze e così è sempre accaduto anche in passato, tant’è vero che Giovanni Targioni Tozzetti così scriveva nel 1767: “fra le ore 2 e 4 della mattina del 14 aprile 1765 in momenti bruciò nelle pianure della Toscana gli Occhi delle viti, dei Peschi dei Fichi e dei Noci…”, tanto che ” da molti anni in qua abbiamo perso la bussola e non si riconoscono più le stagioni…abbiamo avuta la primavera nell’inverno, l’inverno nella primavera, la primavera nell’estate e l’estate è iniziata a mezzo settembre”. Insomma “l’ordine antico delle stagioni pare che vada pervertendosi, e qui in Italia è voce comune, che i mezzi tempi non sono più.”
    Grazie a Dio però possiamo ancora decidere di cambiare canale o quotidiano, perché in 1984 di Orwell non era possibile!
    Luigi

  2. Flavio

    Caro Donato hai reso molto bene quella isteria mediatica che affligge i media del mainstream quando la realta’ irrompe attraverso la cortina fumogena della narrativa di regime. A lu calare de la nie… Il re si ritrova improvvisamente nudo, e non sa che pesci prendere. C’e’ da capirli, e da compatirli. Il problema, come segnalato da altri colleghi su questo Blog, sta anche nella mancanza della cultura scientifica minima per poter sviluppare un pensiero critico degno di questo nome. Se non si conosce il principio di archimede e’ in effetti difficile disquisire con cognizione di causa dell’aumento del livello del mare…

  3. donato b

    Sono stato indeciso se postare questo commento qui o su “Papaveri, papere e bufale” alla fine ho optato per questo articolo in quanto il core del commento mi sembra maggiormente in tema.
    Oggi, reduce da un tour di due giorni per l’Italia con le temperature costantemente vicine allo zero (qualche grado in più o in meno a seconda dei luoghi) e da una mattinata passata a spalare neve, sono incappato in “Leonardo”, nota rubrica giornaliera di Rai3 che è apertamente schierata su posizioni pro “clima che cambia e cambia male”.
    .
    Uno dei servizi era dedicato al “freddo eccezionale di questi giorni”. Primo inarcamento di sopracciglio: parlare di freddo eccezionale a gennaio mi sembra un’enormità in quanto è notorio che a gennaio faccia freddo. La sorpresa maggiore è arrivata poco dopo quando la giornalista ha cercato di creare il link tra riscaldamento globale e freddo di questi giorni. La prima perla riguarda il riscaldamento globale. Secondo la giornalista che riportava pareri di non meglio precisati scienziati, è errato parlare di riscaldamento globale o cambiamento climatico, ma sarebbe più opportuno parlare di “disordine climatico”. Oh perbacco, mi son detto: una novità assoluta che mancava nel dibattito climatico. Dopo riscaldamento globale, cambiamento climatico, disfacimento climatico ecco disordine climatico. Interessato, ho cercato di capire in che cosa consistesse questo disordine climatico. La scoperta è stata un po’ deludente in quanto si è trattato della solita litania: il clima non è più lo stesso, non è più ordinato come un tempo in cui tutto accadeva secondo un preciso e rigoroso copione, ma le “cose” meteorologiche succedono in modo imprevisto ed imprevedibile per cui dobbiamo abituarci “ad eventi estremi”, “picchi di freddo o di caldo” che prima non c’erano. Inutile dire che mi sono messe le mani nei (pochi) capelli.
    Il servizio si è chiuso con un tranquillizzante invito a non considerare per nulla probatori questi periodi freddi “eccezionali” in quanto ciò che conta è la temperatura media che è in aumento. Chiusura pirotecnica con inglesi che vogano su un primaverile fiume e spagnoli che vanno a farsi il bagno al mare: neppure il buon gusto di precisare che le dinamiche atmosferiche che determinano freddo dalle nostre parti, normalmente provocano risalite di aria calda altrove, ma nel giornalismo di oggi ci sta questo ed altro.
    .
    L’altro è venuto subito dopo allorché l’arzilla conduttrice ci informa che un gigantesco iceberg, grande quanto la Liguria, si sta staccando dalla piattaforma Larsen C “a causa del riscaldamento globale”. Non contenta di questa prima idiozia (attribuire al riscaldamento globale un fenomeno che non dipende affatto da esso), la conduttrice ci informa che l’iceberg si sposterà a nord ove le temperature più calde ne determineranno la fusione e, udite, udite, ciò influirà sull’aumento del livello dei mari. Probabilmente nessuno ha mai spiegato alla conduttrice di “Leonardo” che trattandosi di ghiaccio galleggiante (le piattaforme Larsen come anche le altre piattaforme antartiche sono ghiaccio galleggiante) la sua fusione non procurerà alcuna variazione del livello del mare.
    A questo punto non sono più riuscito a resistere ed ho cambiato canale: piuttosto che arrabbiarmi con simili corbellerie, ho preferito divertirmi con le vicende surreali, ma non troppo, di un vecchio episodio di “Big Bang Theory” 🙂
    Ciao, Donato.

    • Flavio

      Caro Lorenzo, grazie per la segnalazione. Ci sta pensando Lupicino… In uscita domani sui vostri monitor…

  4. Franco Caracciolo

    Semplicemente: GRAZIE per le bellissime riflessioni da un abruzzese di marina che ha avuto nella sua vita tante occasioni di godersi la neve sul lungomare di Pescara…

    • Flavio

      Grazie Franco 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »