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Alluvione di Messina, una precisazione importante

   

La relazione del Prof. Ortolani è stata oggetto di un interessante ed esaustivo commento che, dopo aver chiesto ed ottenuto l’autorizzazione dall’autore, ho ritenuto utile portare in home page per favorirne la lettura e la diffusione. A mio parere, pur nell’assoluta ed ineluttabile tragicità dell’evento, quanto riportato di seguito dimostra che su certi argomenti spesso si ritiene ingiustamente che non si faccia quanto necessario, anche se non sempre questo può scongiurare il pericolo. Buona lettura.

 

La interessantissima relazione del Prof. Ortolani sull’alluvione del 1 ottobre merita un’integrazione su un aspetto che nel testo viene citato sinteticamente, ma che ha un ruolo fondamentale nella comprensione dell’evento.
Vorrei pertanto portare alcuni elementi di conoscenza aggiuntivi che mi vengono dalla funzione professionale che svolgo all’interno dell’amministrazione regionale siciliana, in quanto responsabile dell’Unità Operativa che si occupa del SIAS, il Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano, per l’area orientale della regione.
Nella relazione si parla della “mancanza di una adeguata rete di misurazione pluviometrica” e viene affermato che “nell’area non era stato attivato un necessario monitoraggio delle precipitazioni in tempo reale”.
In realtà in Sicilia esistono ben due reti pluviometriche con una buona copertura del territorio: la prima, non esiterei a dire la più importante, è quella dell’Osservatorio delle Acque, oggi parte dell’Agenzia Regionale Rifiuti e Acque, che costituisce l’ex Servizio Idrografico e che gestisce e custodisce un patrimonio inestimabile di siti di rilevamento, su molti dei quali sono state rilevate serie storiche di oltre 80 anni. Questa rete, a quanto mi risulta, possiede oggi 215 stazioni pluviometriche di tipo automatico collegate via modem GSM, oltre a cicra 40 stazioni idrometriche sui corsi d’acqua e ulteriori circa 150 stazioni dotate di strumentazione meccanica (pluviografi o pluviometri totalizzatori). Si tratta di una densità media di stazioni collegate in tempo reale di 1 stazione ogni 120 kmq circa. Di queste stazioni, circa 60 forniscono pubblicamente dati in tempo reale agli utenti ed alla Protezione Civile nazionale e regionale tramite il sito internet dell’Osservatorio. Successivamente all’evento del 1 ottobre, sono state aggiunte a tale gruppo le stazioni situate intorno alla città di Messina i cui dati in tempo reale non erano ancora pubblicati sulle pagine pubbliche del sito.
La seconda rete, di cui sono personalmente responsabile, è quella del SIAS, il Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano, che è nata a fine 2001 partendo dalle preesistente rete di stazioni meccaniche dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, e che è attualmente dotata di 94 stazioni agrometeorologiche collegate via GSM. La densità media sul territorio è pertanto di circa 1 stazione ogni 275 kmq circa, e l’ubicazione dei siti prevalentemente non si sovrappone alle stazioni dell’Osservatorio delle Acque bensì copre porzioni di territorio complementari.
Si tratta di una rete maggiormente dotata di sensori, essendo finalizzata ai servizi per l’agricoltura; un settore che oggi utilizza con grossi vantaggi l’elaborazione matematica delle variabili rilevate per ottenere indicazioni utili per la gestione dell’irrigazione, della difesa fitosanitaria, per la prevenzione dei danni da gelate e per le altre operazioni colturali.
Non essendo nata per fini di protezione civile, che per il rischio idraulico competono istituzionalmente all’Osservatorio delle Acque, non è attualmente programmata per il monitoraggio in tempo reale della pluviometria, e ordinariamente viene gestita con 3 chiamate giornaliere alle stazioni, che permettono due aggiornamenti quotidiani dei dati di tutte le variabili di tutte le stazioni sul sito internet http://www.sias.regione.sicilia.it. La grande attenzione riservata all’innovazione ed alle esigenze dell’utenza ne ha fatto un punto di riferimento fondamentale a livello regionale e nazionale per la meteorologia siciliana, potendo unire alla rilevazione dei dati meteo anche l’attività previsionale, gli studi climatologici e la cartografia. Significativamente, in anni recenti è entrata a far parte del sistema SCIA dell’ISPRA (ex APAT), che mette insieme, nell’organismo tecnico del Ministero dell’Ambiente, gran parte della rete del Servizio Idrografico nazionale, in Sicilia regionalizzato fin dal 1975 e nelle altre regioni confluito quasi ovunque nelle ARPA regionali.
Conseguentemente negli anni recenti, i rapporti sempre più stretti con il Dipartimento Regionale di Protezione Civile hanno portato anche il SIAS ad effettuare, in situazioni di allerta ed in via sperimentale, il monitoraggio in tempo reale della situazione meteo con l’intensificazione delle chiamate e la comunicazione informale dei dati alla Protezione Civile.
La stazione SIAS di Fiumedinisi, situata a 420 m s.l.m., distante da 5 a 11 km dall’area colpita dall’alluvione, il giorno 1 ottobre misurò ben 159,2 mm, di cui 85,6 caduti in una sola ora tra le 20.40 e le 21.40 locali, ed è un primo dato ufficiale certo. L’Osservatorio delle Acque dispone del dato della stazione di S. Stefano di Briga, dove sono stati totalizzati 220 mm, dato quest’ultimo confermato dal pluviometro totalizzatore di Briga gestito dalla Sezione Operativa di Giampilieri dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, che con un dato complessivo di 252 mm permette di stimare in tra 220 e 230 mm la precipitazione caduta il giorno 1.
Pertanto i dati precisi sul fenomeno in realtà esistono. Esistono peraltro con una fittezza maggiore di quanto avvenga per la media del territorio regionale, proprio in virtù delle caratteristiche dell’area. La rete di stazioni del SIAS, a fronte della densità media regionale di 1 stazione ogni 275 kmq, nel raggio di 25 km dalla città di Messina dispone di ben 4 stazioni, con una copertura media di 1 stazione ogni circa 125 kmq.
Per quanto riguarda la loro disponibilità in tempo reale, la sera dell’evento effettuai personalmente le chiamate alla stazione di Fiumedinisi, che tuttavia non rispose se non dopo le 2.00 di notte, 4-5 ore dopo l’alluvione, essendo la stazione prima di tale ora non raggiungibile via GSM, a causa probabilmente del sovraccarico sulle antenne delle celle di telefonia mobile. Un limite tecnico che già da tempo si vuole affrontare con la realizzazione prevista di una rete di trasmissione dati via radio, che pone tuttavia altri problemi tecnici di non facile soluzione a causa dell’orografia complessa della regione.
Va tuttavia osservato che anche un’efficiente ricezione dei dati in tempo reale dai pluviometri non avrebbe scongiurato la tragedia. I tempi dell’evento sono stati tali, che anche il più tempestivo degli allarmi lanciato in virtù dei dati di pioggia ricevuti, sarebbe arrivato a tragedia già avvenuta.
I grafici riportati sul nostro sito (http://www.sias.regione.sicilia.it/frameset_pextr_set-ott09.htm)mostrano come le piogge causa delle frane siano cadute in poche decine di minuti: troppo pochi i mm caduti prima della fase intensa per lanciare un allarme di evacuazione, troppo poco il tempo in cui i valori cumulati hanno superato le soglie di allarme per consentire un’evacuazione tempestiva.

Se necessario, quanto è avvenuto non fa che confermare elementi di cui gli operatori del settore meteorologico hanno da tempo consapevolezza:
1) la prevenzione di tali disastri va fatta innanzi tutto con sistemi passivi: il territorio va protetto dal dissesto idrogeologico, inoltre insediamenti abitativi, vie di comunicazione e attività umane devono essere collocati in aree comunque al riparo da eventi meteorologici di questo tipo che, con maggiore o minore frequenza, fanno parte comunque del clima di tutta la fascia ionica, anche se in questo caso una valutazione di eccezionalità climatica non è fuori luogo (si veda la nostra analisi all’indirizzo http://www.sias.regione.sicilia.it/frameset_pextr_set-ott09.htm);
2) i sistemi di difesa attiva non possono prescindere da un’attività di nowcasting (previsione meteorologica in tempo reale), perché fenomeni di questo tipo non sono prevedibili se non con pochissime ore di anticipo e con ampi margini di variabilità spaziale; solo l’uso di radar meteorologici doppler, collegati a sale meteo attive 24 ore su 24, può consentire una stima abbastanza precisa dei quantitativi di pioggia attesi a breve termine in una certa area; quanto alle reti pluviometriche, una fittezza in grado di rilevare fenomeni così localizzati, su aree inferiori ai 50 kmq, richiederebbe per la Sicilia una rete di almeno 600 stazioni meteorologiche, 300 in più rispetto alla situazione attuale, con costi di impianto e di gestione che sarebbero almeno doppi rispetto a quelli legati ad una buona copertura radar.
Infine, non va taciuta la sensazione, da parte di molti operatori del settore, che i tempi siano maturi per una riorganizzazione delle reti regionali siciliane, che permetta loro di comunicare reciprocamente e di elevare il numero e la qualità dei servizi offerti ad un’utenza sempre più vasta, a supporto della Protezione Civile , dell’ARPA e di tutti i settori che oggi, sempre più si avvantaggiano delle informazioni meteorologiche.

Luigi Pasotti

Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste
Dipartimento Interventi Infrastrutturali – Area II – Studi e Programmazione
Unità Operativa 14 – SIAS, Efficienza risorse irrigue e Sistemi informativi – Sicilia Orientale
Sede Operativa: Via San Giuseppe alla Rena, 30/B 95121 CATANIA CT

 

NB: L’immagine è tratta da Corriere della Sera on line.

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