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Le carote groenlandesi e le serie di alcune specie chimiche

Come ho messo in evidenza altrove, non abbiamo a disposizione serie estese di CO2 derivate da carotaggi in Groenlandia, al punto che, per confrontarsi con le serie di specie chimiche ottenute in Groenlandia, un lavoro relativamente recente (Ahn e Brook, 2014) usa una serie di CO2 antartica (v. ad esempio la loro figura 1). Una possibile spiegazione per questa mancanza si può trovare in Smith et al., 1997 e in Anklin et al., 1995.

da Smith et al.,1997:
“The in-situ reactions which contribute to the modification of the concentrations of paleoatmospheric CO2 may include both CO2 uptake as well as CO2 production.

One possible explanation for unusually low CO2 concentrations, first suggested by Neftel et al. (1982), is that CO2 is absorbed in the ice by reacting with carbonate occurring according to the equation
CO2+CO32-+H2O –> 2HCO3
da Anklin et al.,1995:
“… we observe short term CO2 variations in Greenland ice in the range of 10-20 ppmv, which cannot represent atmospheric CO2 variations.

È quindi necessario usare altre specie chimiche per confrontarsi con le temperature, cioè con i valori del rapporto 18O/16O o δ18O (‰). Per mettere in evidenza le eventuali relazioni tra la temperatura delle varie carote groenlandesi disponibili (di cui uso l’elenco da un post precedente)

      Alcune carote groenlandesi:

  • GRIP:   GReenland Ice Core Project
  • GISP:   Greenland Ice Sheet Project
  • GISP2: Successore di GISP in altra stazione. Anche 1.55 m nella roccia.
  • NGRIP: North Greenland Ice Core Project
  • NEEM: North Greenland Eemian Ice Drilling Ice Core

e gli elementi chimici, con i loro isotopi e ioni, mostro in figura 1 uno dei grafici più confusionari e di difficile lettura che abbia mai prodotto, per il quale consiglio il link alla versione pdf per una più facile visione.

Fig.1: Serie di δ18O di GISP2, confrontata con le serie degli ioni NH4+, NO3-, Na+, Ca2+, SO42- derivate dalla carota NEEM. Il quadro inferiore è un ingrandimento di quello superiore e usa le stesse scale a destra la cui comune unità di misura è ppb (parti per miliardo).

Perché uso un grafico di difficile lettura? Perché il quadro inferiore e in particolare un suo ingrandimento permette di vedere bene come tutti i massimi e i minimi delle serie (δ18O compreso) coincidano quasi perfettamente nella coordinata orizzontale anche se, come ci si attende, le ampiezze sono diverse. Questo significa che è possibile identificare ogni variazione di una singola serie utilizzandone un’altra diversa.
Non sono un chimico e quindi non posso attribuire caratteristiche climatiche e fisiche alle variazioni di ogni singolo ione, ma credo sia importante la verifica della mutua compatibilità, anche per supportare la bontà delle misure.
Noto anche, soprattutto nel quadro superiore, che da circa 80 Ka (ove Ka significa “migliaia di anni fa”) le serie smettono gradualmente di essere in fase ed evidenziano un profondo cambiamento nel sistema climato complessivo andando a ritroso nel tempo, almeno nell’emisfero nord.

Una compatibilità ancora buona, anche se inferiore alla precedente, si osserva tra δ18O di GISP2 e Ca, H2O2, NH4 di GRIP in figura 2 (pdf) dove si vede che alcuni dati hanno un’estensione inferiore e, almeno in un caso, sono frammentari.

Fig.2: Confronto tra δ18O di GISP2 e le serie di alcuni elementi chimici derivate da GRIP: Anche qui si nota una tendenza a minore compatibilità al di là di 80 Ka. L’unità di misura, comune alle scale di destra, è ppb (parti per miliardo).

Anche in questo caso le serie appaiono meno in fase nei periodi che precedono gli 80 Ka.

Per informazioni sull’origine (sui luoghi di provenienza) delle specie chimiche presenti nel ghiaccio (e nella neve) polare, rimando a Mayewski et al., 1997, lavoro datato ma chiaro ed esaustivo, da cui traggo l’informazione generale che la precipitazione polare contiene impurità solubili e insolubili che formano gli aerosol primari (ad esempio il sale marino, con sodio e clorati) e le polveri continentali (magnesio, calcio, carbonati, ed altri), senza dimenticare i residui vulcanici e quelli delle esplosioni nucleari che costituiscono punti fermi per calibrare la relazione profondità-età.

Le coincidenze, e anche una complessiva concordanza di fase, mostrate in figura 1 e figura 2, non devono far pensare che tutto sia chiaro e lineare. Ad esempio la quantità δ18O misurata in Antartide e in due stazioni groenlandesi (figura 3) mostra certo una

similitudine complessiva, fatta di numerose coincidenze, ma anche importanti differenze, sia nella sincronizzazione temporale (non sempre i massimi e i minimi coincidono nel tempo) che nella temperatura (il valore numerico di δ18O).

Fig.3: Serie di δ18O per Vostok (Antartide, verde) e per GISP2 e NGRIP (Groenlandia, entrambe in grigio chiaro). Le linee colorate (più spesse) sono i filtri passa-basso la cui finestra è indicata nei grafici.

Analisi spettrale
Gli spettri Lomb di Ca2+ e NH4+ (H2O2 é più breve delle altre serie e non è stato utilizzato) di figura 4 mostrano che queste serie, pur avendo comportamenti approssimativamente simili, non derivano la loro struttura dalle stesse cause chimico-fisiche. I massimi spettrali dei due elementi si presentano infatti con periodi e potenze diversi, anche se nel quadro c i massimi di maggiore frequenza (periodi tra 1 e 5 Kyr) sembrano trovare qualche riscontro nei corrispondenti massimi dello ione calcio.

Fig.4: Spettro Lomb di Ca++ e di NH4+ calcolato dai dati tra 0 e 130 Ka. Lo spettro di Ca è scalato arbitrariamente in potenza, in modo da poter essere confrontato al meglio con quello di NH4. I quadri b e c sono ingrandimenti successivi del quadro a. Nell’intestazione della figura gli ioni vengono indicati senza il segno (es. Ca invece di Ca++).

La figura 5 mostra lo spettro Lomb del δ18O sia di GRIP che di GISP2, molto simili fino a periodi di circa 6 kyr e progressivamente diversi per i periodi più elevati. Il confronto con figura 4 evidenzia che calcio e ammonio hanno qualcosa in comune con la temperatura: un picco a 1.42, 2.9, 4.2-4.9, 22 Kyr per Ca; a 1.7, 2.7-2.9, 5, 7.7-9 e 24 Kyr per NH4. Ciò giustifica le relazioni più strette con la temperatura e tra gli elementi che sembrano esistere dall’osservazione di figura 2. Forse vale la pena ricordare che la figura 1 deriva dalla carota NEEM, la figura 2 dalla carota GRIP e che entrambe sono confrontate con δ18O derivata dalla carota GISP2. Queste carote producono risultati simili ma non uguali e bisogna aspettarsi differenze di vario genere.

Fig.5: Spettri Lomb di δ18O GISP2 (rosso) e GRIP (nero). Questo grafico, qui con alcune modifiche, era apparso in un mio post del 2017 su CM. Si vede bene il massimo a 1.5 Kyr che identifica la frequenza con cui si presentano gli eventi di Bond (Bond et al., 1997).

Bibliografia

 

  • Ahn J. and Brook E.J.: Siple Dome ice reveals two modes of millennial CO2 change during the last ice ageNature Communications5, 3723, 2014. https://doi.org/10.1038/ncomms4723
  • Anklin M., Barnola J-M, Schwander J., Stauffer B. and Raynaud D.: Processes affecting the CO2 concentrations measured in Greenland iceTellus47B, 461-470, 1995. Testo completo a: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10. 1034/j.1600-0889.47.issue4.6.x
  • Bond et al, 1997 Gerard Bond, William Showers, Maziet Cheseby, Rusty Lo Peter Almasi, Peter deMenocal, Paul Priore, Heidi Cullen, Irka Hajdas, Georges Bonani: A Pervasive Millennial-Scale Cycle in North Atlantic Holocene and Glacial Climates Science278, 1257-1266, 1997. link
  • Paul A. Mayewski, Loren D. Meeker, Mark S. Twickler, Sallie Whifiow, Qinzhao Yang, W. Berry Lyons and Michael Prentice: Major features and forcing of high-latitude northern hemisphere atmospheric circulation using a 110,000- year-long glaciochemical series , JGR102, C12, 26345-26366, 1997. http://dx.doi.org/10.1029/96JC03365
  • H.J. Smith, M. Wahlen, D. Mastroianni, K.C. Taylor: The CO2 concentration of air trapped in GISP2 ice from the Last Glacial Maximum-Holocene transition , GRL24/1, 1-4, 1997. http://dx.doi.org/10.1029/96GL03700

 

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

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