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Un Po’ di Mare

Il mare paradossalmente è ormai al centro dell’attenzione non già per lo scempio che se ne fa dal punto di vista ambientale, quanto piuttosto per il potenziale di rischio che eventuali rapide variazioni del livello medio delle acque potrebbero indurre qualora fossero indotte dal progressivo riscaldamento del pianeta.

Appena ieri abbiamo scherzato un po’ (ma neanche troppo) sull’ultima uscita di uno dei più accaniti sostenitori della teoria del disastro imminente. Non è certo mia intenzione tornare sull’argomento, però è un fatto che per calcare per l’ennesima volta la mano sul piano dell’allarmismo il nostro sia tornato a parlare di livello dei mari.

Sul blog di Antony Watts, da cui proviene questo commento, c’è una rapida carrellata di grafici che mostrano chiaramente come, ad ampissima scala temporale, il livello medio del mare abbia subito importanti fluttuazioni, pur conservando un trend positivo di fondo molto marcato, la cui pendenza si è attenuata soltanto in tempi che dal punto di vista climatico si possono definire recenti, pur essendo riferiti comunque ad alcune migliaia di anni.

Quale la considerazione più immediata leggendo questi grafici? Semplice, con l’aumento progressivo delle temperature durante l’attuale periodo interglaciale, il livello medio del mare è aumentato molto. La proccupazione però, non potendo derivare dal fatto che prima o poi torneremo in una fase glaciale ed il mare tornerà a ritirarsi per aumento della massa glaciale, è collegata piuttosto alle oscillazioni ad alta frequenza che a questa scala temporale non sono intercettabili.

Al riguardo è utile dara un’occhiata al grafico seguente.

Beh, il trend positivo è evidente, anche se negli ultimi anni sembra aver subito un rallentamento. Dato il contestuale rallentamento/arresto anche del trend positivo delle temperature medie superficiali globali e del contenuto di calore negli oceani, direi che non ci siano dubbi sulla relazione di causa effetto che lega il fattore termico globale con il livello dei mari.

Lecito dunque fare qualche considerazione ad una scala temporale più grande di quella appena vista, ma più piccola di quella che copre l’intero periodo interglaciale. Per farlo, senza alcuna pretesa di possedere la verità al riguardo, possiamo dare un’occhiata ad esempio all’ultimo lavoro di un team di scienziati israeliani, i quali affermano che, pur essendo soggetto ad oscillazioni importanti, negli ultimi 2500 anni il livello medio del mare sulla costa più orientale del mediterraneo non abbia subito variazioni significative in valore assoluto. I periodi di innalzamento e abbassamento più significativi coincidono tuttavia con le oscillazioni della temperatura che notoriamente hanno caratterizzato gli ultimi due millenni.

Questa coincidenza risulta in modo ancora più evidente da questo lavoro di una equipe di studiosi dell’archeologia subacquea che ha misurato le oscillazioni del livello medio del mare sulle coste di Venezia. L’immagine qui sotto riassume i loro risultati, mentre il lavoro completo lo trovate qui .

Strano vero? Anche in questo approccio, decisamente diverso dal solito, spiccano chiaramente le oscillazioni termiche dell’ultimi millennio. Optimum climatico medioevale e piccola era glaciale. Non solo, appare anche evidente che il livello del mare è stato più alto 1000 anni fa di quanto non sia ora. Nessuno è affogato, nè si ha notizia di disastri. In compenso però se il rapporto di causa effetto di cui sopra è confermato, vuol dire che mille anni fa faceva anche più caldo. Cosa facevano allora i gas serra?

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Published inAttualitàClimatologiaNews

4 Comments

  1. Duepassi

    Perché il livello del mare si alzi,
    o l’acqua si dilata ( ma di quanto può salire per dilatazione a fronte dei gradi di aumento previsti per il 2100 ? Non lo so, e non ho fatto i conti, ma spero che qualcuno prima o poi li faccia per me 🙂 )
    o riceve più acqua da qualche parte.
    Non vedo altre possibilità.
    Escludiamo il fatto apparente, e cioè quando, come a Pozzuoli, è la terra che si abbassa, perché non ha nulla a che fare coll’AGW, a quel che mi risulti finora.
    Dunque, rimane da vedere da dove dovrebbe arrivare tutta questa acqua.
    I primi tre ghiacciai del mondo, l’Antartide, la Groenlandia, e l’Himalaya, dove si trova la stragrande percentuale di ghiaccio, non si squaglieranno entro il 2100, per le loro stesse dimensioni.
    In più le temperature attuali in Antartide non sono tali da provocare uno scioglimento del ghiaccio su terraferma.
    Quello che galleggia non lo conto proprio perché, se anche si scioglie tutto, il livello del mare non si alza.
    E quindi, quel che resta, se anche facesse più caldo del previsto, di quanto potrebbe far salire il mare ?
    Ci hanno pensato i sostenitori dell’AGW ?
    Qualcuno potrà obiettare che non ci sono dati in questo mio post.
    Vero, diceva Einstein che lo scienziato non pensa colle formule, ma segue un primo ragionamento “qualitativo”. Solo dopo passa al ragionamento “quantitativo”, con formulacce e calcolacci anche chilometrici, se necessario ( che io lascio ai volenterosi 🙂 )
    Secondo me.

  2. Maurizio Zuccherini

    La considerazione che mi viene di fare è che, quando si è dogmaticamente fedeli ad una teoria, per quanti dati si esaminino, si trova sempre il modo di interpretarli soggettivamente. Pubblicato sul New York Times di ieri 13/02, ho trovato il commento di Paul R. Epstein che mi sembra rappresentativo e che riporto integralmente:
    Re “U.N. Climate Panel and Its Chief Face a Siege on Their Credibility” (front page, Feb. 9):

    That fossil fuel industry-financed forces are continuing their campaign to undermine the United Nations’ Intergovernmental Panel on Climate Change and its chief scientists should not distract us from what we know about our climate.

    Two physical findings stand out. In the last 50 years the world ocean has accumulated 22 times as much heat as has the atmosphere (data provided by the National Oceanic and Atmospheric Administration of the Department of Commerce). It is this repository of heat — through processes like evaporation and ocean overturning — that drives the changes in weather we are experiencing: heavier precipitation events, sequences of large storms, bitter cold spells and prolonged droughts in some regions.

    The I.P.C.C. 2007 report also found that winds have changed — specifically circumpolar westerly winds (those blowing from the west) in both hemispheres. This ominous sign means that weather fronts and weather patterns are less stable.

    Our society, security and the health of the global economy depend upon a stable climate. Getting off fossil fuels is the first, necessary step toward achieving climate stabilization.

    Paul R. Epstein
    Boston, Feb. 9, 2010

    The writer, a doctor, is associate director at the Center for Health and the Global Environment, Harvard Medical School.

    • Duepassi

      La solita canzone stonata e falsa:
      “That fossil fuel industry-financed forces…”
      (that are actually financing green groups…)
      In my opinion.

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