Salta al contenuto

Guido Visconti: “Il clima: una roulette, e troppi bari!”

Questo è il titolo di un articolo del professor Guido Visconti1 apparso sul “Corriere della Sera”, del 15 novembre 1998 e citato in uno scritto del professor Gerelli2.

“Data comunque per conosciuta la dinamica dei gas serra in atmosfera, occorre calcolarne l’effetto futuro sulla temperatura globale. Fatica sprecata? In proposito, infatti, il prof. Visconti osserva:”La cosa incredibile è che questi dati sono incompatibili coi risultati dei modelli, gli stessi cioè che vengono usati per fare “previsioni” sul clima futuro. Infatti quando ai modelli viene dato “in pasto” l’aumento dei gas di serra dell’ultimo secolo, essi danno degli aumenti di temperatura che sono doppi di quelli osservati realmente. Si ricorre allora a una serie di accorgimenti per rendere coerenti i risultati teorici con quelli sperimentali. La critica principale che si fa ai modelli è che essi sono accordati per ottenere certi risultati. “A conclusione di queste polemiche, è appropriato un commento, anzi quasi un “grido di dolore”, di uno studioso quale è il già citato Guido Visconti: “…ormai nello studio del clima la separazione fra scienza e politica non esiste più, come non esiste in altri settori scientifici (vedi ad esempio biotecnologie)…Le scienze del clima anche in considerazione delle critiche che vengono dagli USA sono ben lontane dal dare qualche contributo applicativo (se non in casi semplici) per cui la classe scientifica che si occupa di queste ricerche va lasciata in pace dalla politica. Le decisioni sagge si possono prendere anche in assenza di previsioni apocalittiche e possono essere basate sul buon senso, che si chiama risparmio energetico, distribuzione della ricchezza, e inquinamento delle nostre città”.

Chissà a chi si riferiva Guido Visconti nel lontano 1998 con il termine di bari?

L’articolo è particolarmente interessante perchè nel 1998 ancora non erano stati pubblicati il 3° e il 4° rapporto IPCC, ma il Visconti aveva già le idee chiare, molto prima della catastrofica sintesi per i decisori politici del 2007 e del climategate.

Il Gerelli cita un altro articolo, cioè “Ripensare i modelli del clima”, Le Scienze Dicembre 2007 dove il decano del CNR, G. Visconti, afferma che l’IPCC svolge preferenzialmente:

« un’attività di rassegna di quella porzione della letteratura scientifica sul clima che è già allineata su tesi prevalentemente enunciate proprio dall’IPCC. Un caso classico di autoreferenzialità e di fabbrica di consenso: come ha infatti dimostrato un’analisi apparsa su «Science» nel 2004, nel periodo compreso tra il 1993 e il 2000 è stato molto difficile pubblicare articoli che sollevassero dubbi sulle tesi dell’IPCC.»

A riguardo ci sono amche le pubblicazioni di Schrope Mark:
http://www.nature.com/nature/journal/v412/n6843/full/412103a0.html “Shooting the messenger”, e “Consensus science, or consensus politics?”, NATURE, vol. 412, 12 July 2001. Una lettura molto interessante alla luce del climategate da dove si evince:
– che gli autori principali del rapporto come Phil Jones avrebbero fatto di tutto per impedire che nel rapporto IPCC fossero inserite le pubblicazioni degli scettici.
– e invece che ci sarebbero state pressioni per inserire il famoso hockey stick di Mann, che con una spugna appiattiva il valore del periodo caldo medioevale in modo da non avere dubbi sull’influenza magnetica solare correlata sia ad esso sia al 900, e mai adeguatamente considerata dall’IPCC, perchè avrebbe tolto peso alle forzanti antropiche.

Nel 2007 Visconti critica aspramente la conferenza internazionale sui cambiamenti climatici di Roma3.

“Il ministro (o i suoi consiglieri) fa poi una tremenda confusione quando attribuisce ai cambiamenti climatici cose di cui sono responsabili solo i palazzinari o le compagnie turistiche. Le coste non diminuiscono per i cambiamenti climatici, ma semplicemente perché l’erosione del mare viene combattuta con tecniche (quali le dighe di pietra) che gli altri Paesi hanno buttato via da tempo. La stessa cosa vale per i dissesti idrogeologici che nella maggior parte dei casi non sono imputabili ai cambiamenti climatici ma semplicemente ad una gestione del territorio per lo meno approssimativa….La conclusione è che non ci servono “gli scienziati” per fare consigli sugli acquisti. Il problema qui non è scientifico ma è politico. La scienza del clima non ha ancora gli strumenti adatti per poter prevedere niente ma i politici in base ai dati industriali, dell’inquinamento del mare, dell’aria, ecc. hanno tutte le giustificazioni per intervenire e queste conferenze hanno solo la funzione della foglia di fico di un sistema che è già allo sfascio.
Il problema è che questa conferenza è stata organizzata completamente al di fuori della comunità scientifica che si occupa di questi problemi. È come se si organizzasse una conferenza nazionale di cardiologia e fossero invitati solo dei portantini”

E poi ancora:

“I problemi derivanti dai cambiamenti climatici potranno essere discussi solo quando il quadro risulterà abbastanza delineato, almeno per il nostro paese, e di conseguenza a stabilire se esistono dati, simulazioni e misure che permettono di stabilire con una certa confidenza quale può essere il futuro climatico dell’Italia. C’è da dire subito che per quanto sgangherati questi dati non esistono per l’Italia. Infatti il nostro paese ha speso 36 milioni di euro per costruire un presunto Centro euro mediterraneo per i cambiamenti climatici che fa solo modellistica climatica e che è nato senza nessun controllo della comunità scientifica nazionale e i cui comitati tecnico scientifici sono stati costituiti senza alcun controllo della stessa.”

C’è da chiedersi se questi calcolatori siano di oro massiccio!

La conferenza4 citata aveva come manifesto un tipico paesaggio italiano con un cartello di divieto ai cammelli, come a dire fermiamo la desertificazione! Davvero un creativo quello che l’ha concepita!

Tra i relatori c’erano: Antonio Navarra, Filippo Giorgi, Riccardo De Lauretis, Vincenzo Ferrara, ed è anche a questi che il Visconti assegna il paragone di portantini, dimostrando una marcata acredine nei confronti di scienziati che, comunque la pensino, hanno uno spessore internazionale. Chissà il perchè?

Tra questi, come detto, figura il dott Filippo Giorgi5 che è stato allievo e collaboratore proprio del Visconti. 

Sono le conclusioni di questa conferenza che indussero i direttori dell’ISAC CNR alla stesura della famosa lettera al ministro. Tra i firmatari c’era anche il prof Guido Visconti.

“è assai probabile che ci sia il contributo dell’uomo nell’aumento di temperatura. Ma quantificarlo è, invece, il problema di questo secolo”

Franco Prodi, Paolo Gasparini, Arnaldo Longhetto, Domenico Patella, Renato Santangelo, Antonio Speranza, Alfonso Sutera, Paolo Trivero, Umberto Villante, Guido Visconti

L’affermazione è molto diversa dalla quantificazione fatta da J.Hansen e inserita nel 4° rapporto IPCC (AR4 ch2) e cioè che le forzanti antropiche mediamente dal 1750 al 2005 rappresentano circa il 96% del valore di tutto l’aumento delle forzanti radiative riscaldanti, e il misero resto, solo il 4%, è attribuito alla variabilità solare.

Putacaso nessuno dei direttori dell’ISAC CNR fu invitato alla conferenza e nemmeno ebbe un ruolo nei nuovissimo centro mediterranno per i cambiamenti climatici. Chissà il perchè?
Forse proprio per i loro dubb sul peso antropico nei cambiamenti climatici?

E chissà se dopo 12 anni il clima è ancora una roulette con troppi bari?

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. http://www.univaq.it/section.php?id=771 []
  2. http://www-3.unipv.it/websiep/wp/130.pdf []
  3. http://www.formiche.net/documenti/EDITORIALE/Formiche%2019/visconti_19.pdf []
  4. http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/ar3_07_cop.pdf []
  5. http://www.ictp.it/pages/organization/headsciprogr.html []
Published inAttualitàClimatologiaNews

10 Comments

  1. Incasino

    Serve una bella ripresa dell’economia per guadagnare un po di soldi in più..tutti..

  2. duepassi

    Io vorrei spendere qualche parolina su questi dati importantissimi, fondamentali, che si perdono allegramente.
    Non è mai segno di capacità, di professionalità, che si perdano dati essenziali.
    Ma qui non si parla dei dati di uno studio qualsiasi, qui si parla di dati fondamentali per dimostrare una teoria, detta AGWT, che implica un esborso di denaro faraonico, che graverà sulle tasche di Pantalone in maniera molto forte.
    Sembra che tutto (e il contrario di tutto, con buona pace per la coerenza) passi per l’AGW, tutto dovrebbe assoggettarsi ai dettami scaturiti da modelli climatici che girano a computer, ma dei quali i computer, macchine prive di intelligenza propria, non hanno né colpa, né responsabilità.
    Essi si limitano a eseguire velocemente le regole dettate loro da qualche programmatore umano, parliamoci chiaro.
    Non si pensi che un computer sia intelligente o stupido. Con adeguata scommessa sono disposto a dimostrare che quest’dea è falsa.
    Per risparmiarvi di perdere una scommessa, vi dirò che un computer fa girare l’intelligenza di un programma scritto da uomini, e quindi se il programma è intelligente, il computer si comporterà in modo intelligente (non perché sia intelligente lui, ma perché è intelligente il programma).
    Se il programma è stupido, il computer si comporterà in maniera stupida (non perché sia stupido lui, ma perché è stupido il programma).
    Se si fanno girare i due programmi contemporaneamente, il computer si comporterà da intelligente e contemporaneamente da stupido, a seconda del programma.
    Non è concettualmente diverso il caso di “modelli a computer”, la cui validità resta responsabilità dei progettisti, e non del computer.
    L’altra faccia di uno studio a computer, a parte il programma (o “i programmi”), sono i dati.
    Un programma non darà risultati validi se, oltre ad essere lui valido, non sono validi i dati che gli vengono dati in pasto.
    Si dice in gergo “garbage in, garbage out” che detto in maniera trucida, potrebbe suonare “se ci metti dentro monnezza, ti tira fuori monnezza”.
    Dunque, un risultato serio uscirà fuori da uno o più programmi seri, a cui vengono dati in pasto dati seri.
    Ora, i dati sperimentali bruti sono soggetti ad una serie di passaggi “correttivi”, che sono da un certo punto di vista “necessari” ma che introducono possibili errori e possibili deformazioni. Gente malfidata come me vorrebbe rassicurarsi che queste manipolazioni dei dati sperimentali siano avvenute in maniera corretta. Se chi ha fatto lo studio non ha scheletri negli armadi, mi chiedo, quali problemi avrebbe a mettere a disposizione i dati sperimentali, come erano prima delle “doverose” manipolazioni ? Fossi io, con orgoglio e gesto sprezzante gli avrei sbattuto in faccia (metaforicamente) i dati
    – Tiè, duepassi malfidato, brutto sgorbio, questi sono i dati come io li ho ricevuti, e questi sono i programmi coi quali ho ottenuto quei risultati. Controlla e divertiti ! –
    ah, che soddisfazione, quando si ha la coscienza pulita e la sicurezza della propria ricerca !
    Sai come duepassi avrebbe dovuto andarsene con la coda tra le gambe, quando avrebbe dovuto constatare la correttezza e la trasparenza dei miei procedimenti !
    E invece, a fronte di una ricerca già pubblicata, e dalla quale dipendono le politiche economiche per l’ambiente (e non solo) di tutto il mondo (mica conseguenze da niente!) si è cercato in tutti i modi di opporsi alla consegna dei dati, e quindi alla possibilità di verifica (fatto essenziale nel concetto galileano di Scienza).
    Addirittura si legge nelle mail che qualcuno, piuttosto che consegnare i dati, li avrebbe distrutti !
    Addirittura si viene sapere che qualcuno, messo alle strette, ha dichiarato di avere distrutto (ingenuamente, dice lui!) i dati !
    Impiegate un minuto a riflettere su questo particolare, vi prego, perché è la chiave di volta dell’intera faccenda.

    Secondo me.

  3. Alessio

    “La conferenza citata aveva come manifesto un tipico paesaggio italiano con un cartello di divieto ai cammelli, come a dire fermiamo la desertificazione!”

    hmmm il cartello e’ un'”attenzione ai cammelli”, no un divieto. Le generalizzazioni in geometria come in fisica dell’atmosfera poco servono a chiarire i concetti. Magari distingure un cerchio da un triangolo aiuterebbe anche a districarsi tra i concetti di fisica del clima e proiezioni climatiche e ridimensionerebbe l’uso spregiudicato di epiteti sparati da non si sa bene quale pulpito…

    • Buon punto Alessio, questa precisazione è decisamente dirimente nel contesto dell’articolo. 🙂
      gg

    • Claudio Costa

      Hai ragione Alessio

      Errata Corrige

      “La conferenza4 citata aveva come manifesto un tipico paesaggio italiano con un cartello di pericolo attraversamento cammelli, come a dire fermiamo la desertificazione! Davvero un creativo quello che l’ha concepita!”

      Cambia niente.

    • Ora che ci penso Alessio, qui l’unica parola sgradevole è “baro”, ovvero il titolo dell’articolo di Visconti. Ritieni che quello sia un pulpito idoneo? Come si piazza nella classifica degli abilitati alla parola?
      gg

  4. Luciano

    baro ‹bà·ro› s.m. (f. -a)

    ~ Truffatore al gioco; estens., imbroglione (implica sempre un giudizio morale assai severo).

    ETIMO Incr. del lat. baro -onis ‘zoticone, cialtrone’ e del francone *baro ‘uomo di classe superiore’ e cioè ‘prepotente’

    Vi faccio i miei complimenti.

    DATA sec. XV.

  5. May

    Eh già, ci sono proprio tanti bari, in questo gioco. Se solo qualcuno volesse prendere in considerazione quelli che, direttamente o indirettamente, per forza o per volontà, stanno “pasticciando” con l’albedo, e non solo,…magari riuscirebbe a venire a capo di tante cose. Francamente, per quello che riguarda il clima, mi spiace di aver perso tanto tempo a consumarmi gli occhi su grafici, tabelle e letture varie.
    La scienza, e non solo quella del clima, ha proprio chiuso gli occhi e procede come un bulldozer. Prima o poi arriverà e quelli che ci saranno, lo sentiranno

    Vi ho salutato tanto tempo fa, per dirvi che seguivo questo sito. Adesso vi saluto di nuovo per dirvi che non lo seguirò più, come farebbe una qualunque persona educata, uscendo da una stanza
    Per quello che vale…
    May

    • Una gentilezza: a cosa è dovuta questa disaffezione? Perché se non fosse chiaro lo spiego volentieri. Un lettore è come mille lettori.
      Ho poi anche una curiosità: cos’è che dovrebbe arrivare prima o poi?
      gg

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »