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Climatemonitor Posts

Risorse alimentari, un nuovo approfondimento

Giorni addietro vi abbiamo anticipato la possibilità di una crisi alimentare di proporzioni preoccupanti, dovuta principalmente all’aumento improvviso e consistente dei prezzi delle materie prime alimentari. Questo picco nei prezzi trova la propria causa anche nelle devastanti ondate di siccità che hanno colpito gli Stati Uniti d’America. Come abbiamo spiegato precedentemente i paesi maggiormente esposti a questo shock dei prezzi sono quei paesi in cui la spesa alimentare assorbe la maggior parte del reddito. Un aumento del 10% della spesa alimentare impatta in modo molto diverso nel caso in cui spendiate abitualmente il 30% del vostro reddito in alimenti. Avrà un impatto completamente diverso se, invece, la vostra spesa abituale assorbe fino all’80%. E incidentalmente sono proprio i paesi in via di sviluppo che spendono la quota maggiore del reddito pro capite per avere accesso ai beni di sussistenza. Questa nuova ondata di rincari vede di nuovo in pericolo i paesi del Medio Oriente e dell’Africa Sub-Sahariana.

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Carbon contest

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un post circa uno studio recente che avrebbe misurato/osservato una diminuzione della quantità di nubi che coprono mediamente il Pianeta.

Uno dei nostri lettori, Alvaro de Orleans-B. ha posto una domanda interessante, lanciando al contempo una simpatica sfida a tutti gli altri frequentatori di queste pagine. Perché tutti possano leggerla e decidere se cimentarsi o meno la elevo al rango di post, pregando di convogliare qui eventuali commenti e/o risposte. Al tempo stesso, se credete potete utilizzare la nostra mail info@climatemonitor.it per inviare materiale o altro che supporti la vostra spiegazione.

Quanto segue è il testo del commento di Alvaro.

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Si chiama Global Warming, non America warming.

Questo è un esperimento. Voglio provare a proporre un argomento che potrebbe avere dei risvolti politici. Per carità, è già successo, ma si è trattato sempre di “incidenti di percorso”, per lo più provocazioni in stile troll in sede di commento che abbiamo sempre bloccato sul nascere. Per scelta.

Oggi proviamo a farci del male da soli, perché so già che potenzialmente si potrebbero alzare bandiere di colore opposto. Vorrei però invitarvi a riflettere soltanto sui contenuti di quanto segue, evitando dietrologie, barricate o preconcetti ideologici. Non dovrebbe essere difficile, perché non si tratta di casa nostra, sono pazzo sì, ma non fino a questo punto.

Si tratta degli USA e della loro campagna elettorale, accesasi recentemente con le convention delle due opposte fazioni celebrate una dopo l’altra. Del resto, piaccia o no, nel bene o nel male, quello che succede dall’altra parte dell’oceano ci riguarda sempre da vicino, almeno da 70 anni a questa parte.

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La coperta si accorcia

Un paio di anni fa Roy Spencer, che lavora insieme a John Christy sui dati delle temperature rilevate dai satelliti, ha pubblicato un libro con un titolo piuttosto significativo:

The great global warming blunder

Blunder significa “abbaglio”, ma anche svista o errore. Il comune denominatore del suo libro è semplice: nel gridare all’allarme per un clima che si disferebbe a causa delle attività umane, essenzialmente emissioni di CO2, la gran parte della comunità scientifica ha confuso la causa con l’effetto. Infatti nell’introduzione, salvo poi sviluppare il concetto molto più approfonditamente nel corpo del libro, egli asserisce che per giustificare, ovvero causare, una buona parte se non tutto l’aumento che le temperature medie superficiali hanno subito nelle ultime decadi del secolo scorso, sarebbe sufficiente una diminuzione dell’ordine dell’1-2% della copertura nuvolosa a livello globale.

Le nubi di fatto schermano i raggi solari. Se così non fosse non ci sarebbero fior di avveniristici e utopici progetti di generazione forzata della nuvolosità o di ancor più utopici specchi orbitanti per mitigare gli effetti del global warming antropico, in quella che chiamano geoingegneria ma è più che altro la caricatura delle gesta di Archimede Pitagorico.

Beh, sul Journal of Climate è uscito qualche tempo fa un paper con questo titolo:

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Sto bene, grazie, ma potrei star meglio.

[error]

[…] Il passo delle soluzioni tecnologiche per affrontare il cambiamento climatico potrebbe non essere adeguato ad affrontare le difficoltà che il disfacimento del clima su larga scala lascia presagire.

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Questa sopra è l’ultima frase dell’anatema con cui il Bullettin of Atomic Scientist ha aggiornato nel 2012 le lancette del Doomsday clock, portando l’umanità a cinque minuti dal disastro. Secondo loro, ovviamente. Considerato il fatto che tutte le altre tragedie e difficoltà, reali a dispetto di quella sopra, che hanno elencato nel loro messaggino non hanno subito sostanziali modifiche, c’è da credere il cambiamento climatico abbia pesato il giusto per rimetterci questi preziosissimi sessanta secondi di storia dell’umanità.

A guardar bene in effetti, la climafobia aveva fatto il suo ingresso tra le apocalissi possibili già nel 2007. Allora i minuti erano sempre cinque e il vaticinio suonava così:

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In attesa dell’assaggio

Sta iniziando la vendemmia. Per ora solo colture particolari, il grosso arriverà tra un paio di settimane. L’estate è stata calda e decisamente arida, per cui la produzione sarà probabilmente largamente inferiore a quella dello scorso anno e ancora più lontana dal record del 2000.

In attesa che comincino gli allarmi e gli elenchi delle tragiche prospettive, vi invito alla lettura di questo articolo sul Corriere della Sera:

La calda vendemmia della decrescita felice

Calma, è solo un titolo. Ed è anche azzeccato. Click qui sotto per sapere perché.

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Se rinasco faccio l’esperto consapevole

Dal dizionario di etimologia:

[info]

Espèrto = lat EXPERTUS p.p. di EXPERIRI, provare, ricercare (v. Esperire).

Che ha cognizione di checchessia per esperienza avutane o fatta, ed altresì Che ha provato o sperimentato; altrim. Pratico, Perito, ma si usa anche semplicemente per Consapevole.

[/info]

Un vocabolo fondamentale nella comunicazione dei giorni nostri. Un vocabolo inoltre particolarmente attinente agli argomenti scientifici. Esprime o sottende la conoscenza di qualcosa attravero la pratica della sperimentazione. In alternativa esprime o sottende la consapevolezza circa un determinato argomento.

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Sole sulle rive del Reno

Prima la giusta dose di caveat:

  • Il tempo non è il clima ma la somma del tipo di tempo nel tempo alla fine fa il clima
  • Il clima è composto da molti fattori, la CO2 è uno di questi ma non è l’unico
  • Il ‘rischio’ global warming è globale, ma il clima che ci interessa è sempre locale
  • Una correlazione non è necessariamente un rapporto causale, ma non per questo è sempre casuale

Direi che siamo pronti a leggere il paper di oggi:

Solar influence on winter severity in central Europe – GRL – Comunicato stampa e abstract

Sembra che uno degli autori di questo paper abbia avuto l’ispirazione assistendo ad una gara di pattinaggio di resistenza nei Paesi Bassi, gara che a suo dire e secondo coloro che la organizzano si possa disputare soltanto ogni 10-11 anni circa, perché le condizioni atmosferiche necessarie a rendere ideale il percorso avrebbero questi tempi di ritorno.

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Effetti del caldo sui record del “Corriere della Sera”.

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‘Al Plateau Rosa, a 3500 metri d’altezza, sopra Cervinia, la stazione meteorologica dell’Aeronautica Militare ha segnato ieri 10 gradi. “Un vero record di oltre sei gradi – nota Marina Baldi dell’Istituto di biometeorologia del CNR – se si tiene conto che al massimo lassù si raggiungono i 3-4 gradi centigradi. Ed è un dato analogo a quello ottenuto nella famosa torrida estate del 2003”. La stazione del Rosa (che nel patois valdostano significa ghiacciato) fa da riferimento anche dell’Organizzazione meteorologica mondiale ed è la più alta esistente a livello nazionale. In questo pianoro d’alta quota la stazione venne creata nel 1947 e i valori che quotidianamente registra sono importanti soprattutto per lo studio dei ghiacci’. (il neretto è nostro)
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Questo era l’inizio dell’articolo dal titolo “Il record. Nella stazione costruita a 3.500 metri non si superano mai i più 4. SE SOPRA CERVINIA IL TERMOMETRO ARRIVA A 10 GRADI” , pubblicato il 22 agosto 2012 sull’autorevole “Corriere della Sera” a firma di Giovanni Caprara, pezzo che qui che trovate integralmente.

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Gli artisti del “Buco dell’Orzata”

E così la lunga estate calda sta finendo. Ci ha pensato Beatrice a dare il la (senza Dante che è dato per disperso), ma soprattutto ci penserà l’inesorabile avanzare della stagione e…i prossimi tre/cinque giorni. Un’estate difficile per alcuni aspetti, pochissima acqua e parecchio caldo, ma anche spettacolare per altri, specie di natura turistica.

Dicevamo di Beatrice, o della “burrasca di fine estate” o della “rottura dell’estate” modi classici e pop di chiamare la stessa cosa: il rientro dalle ferie e l’acqua per i funghi – se porcini è meglio. Sul genere musicale da attribuire alla sfiancante nomenclatura delle ondate di calore di questi ultimi due mesi non ho dubbi: si è trattato di un tormentone. Ma a conti ‘quasi’ fatti indubbiamente la stagione è stata anomala, sia nel senso tecnico del termine, ossia con valori massimi e soprattutto minimi costantemente nella parte alta della distribuzione statistica, sia per la percezione che se ne è avuta, in assenza – per fortuna! – di fatti di cronaca che abbiano avuto la forza di attirare i media a tormentarci con qualcos’altro.

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