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Tag: Circolazione atmosferica

Prossimo inverno, le valutazioni del gruppo di ricerca sull’OPI -PARTE II – Possibile fase fredda sotto le feste natalizie

[box type=”info”] Alessandro Pizzuti, Riccardo Valente e Andrea Zamboni, del gruppo di ricerca sull’indice OPI, hanno aggiornato il loro punto di vista sulla stagione in…

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Niente di nuovo sul fronte dei blocchi – Aggiornato

I blocchi sono strutture circolatorie caratteristiche delle medie latitudini e il loro lungo persistere è spesso all’origine di grandi anomalie termiche e pluviometriche. Ciò li pone spesso all’attenzione di tutti noi e sotto i riflettori dei media, i quali tuttavia utilizzano molto raramente il termine “blocco”.

 

Il lavoro di Barnes et al. Exploring recent trends in Northern Hemisphere blocking, apparso di recente sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters, analizza i trend temporali nei blocchi per l’emisfero boreale sui tre periodi 1990-2012, 1980-2012 e 1948-2012, evidenziando un’elevatissima variabilità interannuale e l’assenza di chiari trend temporali nel nostro emisfero.

 

Cosa sono i blocchi

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La serie storica di copertura nevosa dell’emisfero nord e il cambiamento climatico brusco del 1987

Giorni orsono Guido Guidi, nel post dedicato all’ottobrata ed al nuovo indice circolatorio OPI, ha segnalato un  sito della Rutgers University dedicato alle coperture nevose. In tale sito, alla pagina, è presente una interessante tabella che riporta i dati mensili di fonte NOAA delle superfici innevate nell’emisfero boreale per il periodo 1966 – 2013 su cui ho mi è parso interessante condurre alcune analisi del tutto preliminari di cui qui sotto riporto i metodi impiegati ed i risultati ottenuti.

 

Anzitutto per ragioni di qualità dei dati (i dati dei primi anni solo parzialmente presenti e con alcuni spikes), ho preferito analizzare i soli dati dal gennaio 1973 al dicembre 2012. Da tali dati mensili ho ricavato gli innevamenti medi annuali espressi in milioni di kmq. Le medie, ad una prima analisi visuale, mostrano la presenza di un evidente discontinuità (alias change point, alias breakpoint), con l’innevamento che cala drasticamente a decorrere da fine anni ’80. Per sostituire all’analisi visiva un criterio più oggettivo ho applicato il test di Bai e Perron presente nel software Strucchange di R Cran e che è deputato all’individuazione di discontinuità singole o multiple. Il test, i cui risultati sono illustrati in figura 1,  individua un’unica discontinuità che con una confidenza del 99% ricade fra l’aprile 1986 ed il settembre 1988 (linea orizzontale rossa) e che ha come momento più probabile di accadimento il marzo 1987. Il livello  di confidenza molto alto (99%) ed il fatto che la banda di confidenza sia così ristretta rendono il test assai probante. Si noti che in virtù del “gradino” del 1987 la nevosità media annua passa dai 25.6 milioni di kmq del periodo gennaio 1973- marzo 1987 ed i 24.7 milioni di kmq del periodo aprile 1987-dicembre 2012.

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Sole sulle rive del Reno

Prima la giusta dose di caveat:

  • Il tempo non è il clima ma la somma del tipo di tempo nel tempo alla fine fa il clima
  • Il clima è composto da molti fattori, la CO2 è uno di questi ma non è l’unico
  • Il ‘rischio’ global warming è globale, ma il clima che ci interessa è sempre locale
  • Una correlazione non è necessariamente un rapporto causale, ma non per questo è sempre casuale

Direi che siamo pronti a leggere il paper di oggi:

Solar influence on winter severity in central Europe – GRL – Comunicato stampa e abstract

Sembra che uno degli autori di questo paper abbia avuto l’ispirazione assistendo ad una gara di pattinaggio di resistenza nei Paesi Bassi, gara che a suo dire e secondo coloro che la organizzano si possa disputare soltanto ogni 10-11 anni circa, perché le condizioni atmosferiche necessarie a rendere ideale il percorso avrebbero questi tempi di ritorno.

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Bias e Tulipani

LA settimana scorsa abbiamo pubblicato un breve commento ad un articolo uscito nel numero di gennaio di Weather:

Cleaner air brings better views,more sunshine and warmer summer days in the Netherlands – Weather. Gennaio 2012. Vol 67 No 1

Qualche giorno prima sul blog di Judith Curry è uscito un post con il titolo “The Bias of Science”. Il primo periodo del post viene da un articolo di Dan Sarewitz uscito su Nature:

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Delle crepe allarmanti stanno iniziando a penetrre profondamente nell’edificio della scienza. Esse minacciano lo stato della scienza e la sua utilità per la società. E non possono essere attribuite ai soliti sospetti – finanziamenti inadeguati, comportamento scorretto, interferenzea politica e pubblico impreparato. La loro causa è il bias, e la minacciano che rappresentano va dritta al cuore della ricerca.

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