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Tag: Dissesto idrogeologico

Alluvione, un tempo si dava la colpa alla Luna

Questo post è uscito in originale su La nuova Bussola Quotidiana

Precipitazioni intense e maltempo si sono verificati il 3 maggio in particolar modo nelle Marche. Le strade sono diventate torrenti, alcune case sono state evacuate, i fiumi sono in piena o straripati, il Misa ha mandato Senigallia sott’acqua, purtroppo sono morte due persone. Per una perfida coincidenza storica, esattamente sedici anni fa, tra il 4 ed il 6 maggio 1998, si verificò l’alluvione di Sarno e Quindici (o frana di Sarno), un drammatico evento che causò la morte di 160 persone, 137 nella sola Sarno e 13 nel comune di Quindici.

Per le Marche in fatto di frane come non ricordare uno degli eventi più catastrofici italiani dell’ultimo secolo che si verificò il 13 dicembre 1982: la grande frana di Ancona. Dal 1955 ad oggi nelle Marche ci sono state dieci grandi inondazioni e negli ultimi 200 anni nella regione si sono verificati almeno 24 eventi meteo-climatici maggiori. Ciò è quanto emerge dai dati dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRPI-CNR) che redige annualmente il “Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione italiana da Frane e da Inondazioni“.

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Ricevuto da un lettore – Il dissesto idrogeologico

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Giuseppe Gisotti, geologo, mi ha mandato la copertina del suo libro insieme ad una breve nota che ne riassume i contenuti alla quale, con il suo permesso,  ho aggiunto alcune considerazioni in ordine al fattore meteorlogico.

Buona lettura.

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Dissesto Idrogeologico

di Giuseppe Gisotti

Abbiamo ottimi ingegneri, geologi, architetti, agronomi, progettisti e pianificatori, ma ciò non impedisce lo squallore di tante costruzioni, di tanti quartieri urbani, lo sconquasso del paesaggio, il dissesto idrogeologico con frane, alluvioni, subsidenza artificiale, ecc.; il disordine urbano e territoriale è sotto i nostri occhi.
Cosa fare? Cosa suggerire?
Bisogna abbandonare il concetto dello sviluppo per lo sviluppo, della crescita solo economica e abbracciare il concetto della sicurezza e della bellezza innanzi tutto. Rifacciamoci a Vitruvio, il quale diceva che i parametri fondamentali dell’architettura erano la firmitas, la utilitas e la venustas, cioè  la struttura statica, ossia la sicurezza, la funzionalità e l’estetica, ossia la bellezza.
Noi discutiamo di eventi che mietono vittime, provocano danni gravissimi, processi che si ripresentano quasi regolarmente e colpiscono spesso gli stessi luoghi. Eppure si fa poco per prevenirli, per evitarli, o almeno per limitare il numero delle vittime e i danni più gravi.
Perché? Si parla da molto tempo, specialmente dall’alluvione del 1966, di investire più risorse economiche nella prevenzione e riduzione del rischio, ma queste risorse sono sempre insufficienti, come faceva rilevare la Commissione De Marchi nei primi anni ’70.

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FRANE: “Dalla brace alla padella”

“In Italia c’è una frana ogni 27 ore e un morto per frana ogni 8 giorni, attualmente sull’Appennino tosco-emiliano sono in atto 600 frane”, questi i dati forniti dal Presidente dei Geologi durante una conferenza che si è svolta a Roma dal titolo: “Strategia della sopravvivenza”. L’evento ha fatto seguito all’appello rivolto dal Presidente del Senato dal Campidoglio allarmato dalla gravità della situazione che minaccia il mondo ed il nostro paese in particolare.

Si parla delle frane ed alluvioni di questi giorni in Liguria e Toscana?

Leggo meglio l’articolo de “IL SOLE 24 ORE”: sono presentati problemi nella gestione dell’acqua ma stranamente non si parla né di “desertificazione” né di “piogge tropicali” né di riscaldamento globale dovuto all’emissioni di CO2 umane, inoltre l’apparato tecnico del Servizio geologico nazionale è di soli 5 geologi e non usa immagini satellitari e tecnologia sofisticata. Ma il Presidente del Senato è Amintore Fanfani!

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Mirror posting: Italia, ci vuole il «geologo condotto»

Riccardo Cascioli raccoglie il pensiero di Uberto crescenti su “La Bussola Quotidiana“. Da leggere.

Italia, ci vuole il «geologo condotto»

«Cambiamenti climatici? Non c’entrano niente. La prevenzione? Sarebbe semplice, ma si preferisce ricostruire dopo le tragedie perché in questo modo girano più soldi». Il professor Uberto Crescenti è molto netto nei suoi giudizi a proposito della tremenda alluvione che nei giorni scorsi ha colpito Liguria e Toscana, in particolar modo la zona delle Cinque Terre, e rilancia la proposta di un “geologo condotto” che sostiene da almeno dieci anni. Docente di Geologia applicata all’Università di Chieti e già presidente della Società Geologica Italiana, Crescenti studia da una vita il fenomeno del dissesto idrogeologico italiano.

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