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Autore: Fabio Spina

Alluvione, un tempo si dava la colpa alla Luna

Questo post è uscito in originale su La nuova Bussola Quotidiana

Precipitazioni intense e maltempo si sono verificati il 3 maggio in particolar modo nelle Marche. Le strade sono diventate torrenti, alcune case sono state evacuate, i fiumi sono in piena o straripati, il Misa ha mandato Senigallia sott’acqua, purtroppo sono morte due persone. Per una perfida coincidenza storica, esattamente sedici anni fa, tra il 4 ed il 6 maggio 1998, si verificò l’alluvione di Sarno e Quindici (o frana di Sarno), un drammatico evento che causò la morte di 160 persone, 137 nella sola Sarno e 13 nel comune di Quindici.

Per le Marche in fatto di frane come non ricordare uno degli eventi più catastrofici italiani dell’ultimo secolo che si verificò il 13 dicembre 1982: la grande frana di Ancona. Dal 1955 ad oggi nelle Marche ci sono state dieci grandi inondazioni e negli ultimi 200 anni nella regione si sono verificati almeno 24 eventi meteo-climatici maggiori. Ciò è quanto emerge dai dati dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRPI-CNR) che redige annualmente il “Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione italiana da Frane e da Inondazioni“.

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Previsioni sbagliate? Adesso è colpa della primavera

Questo post di note decisamente dolenti per la categoria cui appartengo è uscito in originale su La nuova Bussola Quotidiana

Quest’anno le previsioni meteorologiche per l’ultimo fine settimana di aprile annunciavano maltempo ed invece le condizioni meteo non sono state negative nell’intensità prevista.  L’errore è analizzato nell’articolo pubblicato in prima pagina, il 28 aprile 2014, dal Corriere della Sera, dal titolo Pasqui (Cnr): «Perché noi meteorologi a volte sbagliamo?»

Visto che siamo abituati ad assumere per certi gli scenari di cosa accadrà nel secolo, sorprende dover constatare  che ancora oggi sbagliamo le previsioni meteorologiche a breve scadenza. Ma questo non è un evento unico, accadde ad esempio anche nel 2011: dopo che i famosi meteorologi inglesi avevano previsto pioggia, il matrimonio di Kate e William avvenne sotto il Sole, analogamente a quanto successe dopo pochi giorni in Italia alla beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Di errore si parlò ad aprile 2013 (clicca qui), anche in quello del 2009 (sia per la riviera romagnola sia per la Versilia).

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Ricordati che devi morire! Di caldo, ogni sei anni.

Questo post è uscito in originale su La nuova Bussola Quotidiana

 

Ricordati che devi morire! In che modo? “Arrosto”. Ogni 15 agosto dobbiamo sopportare l’editoriale di Giovanni Sartori ed ogni 7-8 anni c’è la pubblicazione a rate di un nuovo report dell’IPCC, ciò affinché ad ogni nuova rata del nuovo report l’annuncio della catastrofe si rinnovi. Abbiate pazienza!

Il 13 aprile è stato presentato a Berlino la terza parte del nuovo e quinto rapporto sul clima dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc). Scrivono i quotidiani “Dalla scienza arriva un messaggio chiaro”, infatti La Repubblica titola “Riscaldamento globale, l’Ipcc: Solo 17 anni di tempo per invertire la tendenza”, Il Messagero invece “Effetto serra, Ipcc: «Emissioni record, solo 16 anni per cambiare rotta”  ed il Corriere della Sera “Effetto serra, gli scienziati dell’ONU: Solo 15 anni per evitare il disastro”. Avete letto bene: 15, 16 o 17. Chi offre di più? Certo 16 è più bello perché fa conto paro con il 2030 che è l’obiettivo delle politiche Ue. È da escludere 17 e 6 mesi?

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Earth Hour spegne la luce sull’uomo appeso a S. Pietro

Sarebbe ferito ad un polpaccio l’imprenditore triestino salito, il 29 marzo pomeriggio, per la quarta volta, sulla cupola di San Pietro, sia per chiedere aiuto al Papa, sia per protestare contro la crisi economica e sociale che una grossa fetta della popolazione sta vivendo. Ha deciso di passare lassù, al freddo, la notte tra il sabato e domenica in attesa dell’Angelus del Papa. Forse non aveva fatto i conti con la novità che la Santa Sede, proprio quella sera, tra le ore 20.30 e 21.30, per partecipare all’evento organizzato dal WWF detto “Earth Hour” aveva deciso di spegnere le luci della Cupola e la facciata della Basilica di S.Pietro.

Non approvando il gesto, ma comprendendo l’esasperazione in cui possono cadere le persone, molti telespettatori sono rimasti perplessi nel vedere il Presidente del WWF in diretta TV, attorniato da una ventina di bimbi e giornalisti(senza alcun prelato vicino), spegnere le luci senza alcun cenno alla persona appesa sulla Cupola che rimaneva al buio, probabilmente anche ferita. In altre simili occasioni si era visto porre l’attenzione all’accorrere dei Vigili del fuoco ed il montaggio delle fotocellule, stavolta, invece, lo show ambientalista sembra non aver lasciato spazio. L’evento mediatico è sembrato dire che Gaia è più importante di tutto e tutti. Se il Festival di San Remo si è potuto fermare per due disoccupati che minacciavano di buttarsi, l’Earth Hour non ammette pause, “the show must go on” in ogni caso. Forse solo se la persona lassù si fosse portato un cucciolo di animale la faccenda sarebbe stata molto diversa.

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Pensiero globale e trascuratezza locale, la giornata mondiale delle giornate mondiali

La “Giornata Meteorologica Mondiale” (World Meteorological Day  – WMD) è celebrata in tutto il mondo, rappresentato nell’ONU il 23 marzo di ogni anno dal 1961. L’evento nasce per ricordare l’entrata in vigore, il 23 marzo del 1950, della Convenzione dell’Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization – WMO). La parola “mondiale” ricorda il periodo in cui l’organizzazione è stata realizzata, per dare un’idea di rinnovamento, vedrete che prima o poi diverrà la “giornata meteorologica globale”.

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Mirror posting: Roma, contro l’alluvione più lavori verdi meno green economy

Questo post è uscito in originale su La nuova Bussola Quotidiana.

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«Una paura particolare sia per il disastro attuale che per il futuro (venne) da un’improvvisa inondazione del Tevere, che con uno smisurato ingrossamento, abbattuto il ponte Sublicio e riversatosi per la rovina della diga contrapposta, allagò non solo le parti basse e piane della città, ma anche quelle sicure contro sciagure di tal genere; molti furono trascinati fuori dalla pubblica via, parecchi furono sorpresi nelle osterie e nelle camere da letto. Fra il popolo dilagò la fame, la povertà e la carestia. Le fondamenta dei caseggiati furono danneggiate dalle acque stagnanti».

 

Sembra un commento della situazione romana attuale, invece si tratta di un resoconto del 69 d.C. dell’autore Tacito. I romani non mancavano di intervenire sulla prevenzione, non solo con interventi di pianificazione territoriale su larga scala, ma anche stimolando nei privati una vera e propria «presa di coscienza collettiva» così da mettere ogni cittadino in condizione di cooperare per quanto possibile all’interesse generale. I romani sapevano che, per contrastare le inondazioni, occorre in primo luogo rimuovere i materiali solidi e la vegetazione dal letto del fiume per il ripristino del suo regolare deflusso. Per questo, come ci racconta Aulo Gellio, un erudito del II secolo d.C., un pretore di età repubblicana diede ai privati la possibilità di agire in giudizio nell’interesse generale contro quell’appaltatore che, nonostante l’impegno assunto verso la collettività, non avesse eseguito il lavoro a regola d’arte (testo integrale qui).

 

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Domeniche a piedi, tante, troppe contraddizioni

Smog, tornano le domeniche a piedi.  il primo dicembre stop alla circolazione”, titola “La Repubblica”  nella prima domenica di dicembre, quando la circolazione dei veicoli è stata  bloccata non solo nella zona centrale,  ma in un area molto estesa di Roma, che in alcuni punti tocca il Grande Raccordo Anulare. Le condizioni meteorologiche della giornata erano state previste dalla Protezione Civile con un avviso per “Venti di burrasca, con rinforzi di burrasca forte, dai quadranti nord orientali; mareggiate lungo le coste esposte”, ed in città sono caduti alcuni alberi d’alto fusto e, purtroppo, uno a causato la morte di una persona (fonte).

 

I commercianti, che speravano nella prima domenica natalizia per aumentare le vendite già ridotte pesantemente dalla crisi economica, hanno criticato la scelta del Sindaco Marino di ordinare il blocco nonostante tutto. La storia ormai da anni stancamente si ripete, cambiano gli attori ma il palcoscenico e la sceneggiatura è sempre la stessa. Tutti sanno che i blocchi della circolazione decisi con queste modalità sono inutili dal punto di vista ambientale, dannosi per il tessuto economico ed impongono sacrifici ai cittadini che aspettano la domenica per andare a trovare i parenti all’ospedale, visitare i genitori anziani, etc. Però occorre “fare ammuina” per far vedere all’Europa ed all’opinione pubblica che si sta facendo qualcosa, per dimostrare che non si è rimasti inattivi di fronte al problema dell’inquinamento dell’aria.

 

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