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Il clima non è il tempo, ma è il tempo a fare il clima

Due soggetti il clima ed il tempo meteorologico che differiscono per scala temporale e spaziale, come abbiamo già  avuto modo di commentare su queste pagine. La differenza è quindi la stessa che si apprezza tra una fotografia ed un filmato. Possono riprendere lo stesso soggetto ma danno informazioni molto diverse. Tuttavia in fondo un filmato è una serie molto ravvicinata di fotografie proiettate con una velocità  tale da riprodurre il movimento. Un temporale non concorre alla definizione del clima, ma una serie di temporali, per esempio nell’arco di un mese, caratterizzerà  quel periodo come molto instabile e piovoso. Appunto descrivendone il clima.

I temporali. Questa fase finale della primavera si preannunciava instabile e capricciosa, in barba alle catastrofiche previsioni di un giugno torrido che ci hanno somministrato, che però nessuno sa da dove provenissero. O meglio, in parte lo sappiamo ma non è di questo che vogliamo parlare, perché parlano i fatti. I segnali c’erano, magari erano un po’ labili, ma erano abbastanza chiari. Temperature un po’ più alte sul mare, pressione atmosferica mediamente più bassa della norma e maggiori quantità  di precipitazioni. Gli ingredienti della ricetta per l’instabilità , specialmente nella fase in cui il mare comincia ad accumulare calore. Ed instabilità  abbiamo avuto.

Ieri pomeriggio sulle regioni settentrionali c’è stata una intensa attività temporalesca. Celle che si sono sviluppate a ripetizione scendendo man mano di latitudine e spostandosi verso est, arrivando nel tardo pomeriggio sulle coste venete, appunto a Venezia, dove si stava tenendo il Jammin’ Festival. La fase più violenta ha interessato proprio l’area del concerto, con una incredibile precisione spaziale.

In assenza di osservazioni strumentali o soggettive, è difficile stabilire se si sia trattato di una tromba d’aria o, più probabilmente, di una downburst, cioè una raffica discendente scaturita dalla base della nube temporalesca. Qualche indizio che ci aiuti a capire lo abbiamo. I danni che questo genere di fenomeni provocano sono simili ma non uguali. Le tracce sono infatti circolari nel caso delle trombe d’aria e rettilinee invece per le raffiche discendenti. Da alcune testimonianze di chi era là per assistere al concerto sembrerebbe che le torri per le luci siano cadute tutte nella stessa direzione, pur non essendo molto vicine tra loro; il danneggiamento dovrebbe essere quindi rettilineo, cioè provocato da raffiche di vento con direzione più o meno costante. La zona del Parco San Giuliano si trova a circa sette chilometri dall’aeroporto Marco Polo dove c’è una stazione meteorologica, ed a circa cinque chilometri dalla stazione meteorologica di Marghera.

Le informazioni della stazione aeroportuale indicano la presenza di un temporale di debole intensità  con ventilazione a raffiche ma poco consistente. Dalla stazione di Marghera invece sappiamo qualcosa di più. Il tracciato della pressione atmosferica indica chiaramente il passaggio della cella temporalesca, le precipitazioni sono forti ed il vento un po’ più intenso ma non forte. Il fenomeno è stato quindi decisamente circoscritto.

Ma cos’è una downburst? Le nubi che originano i temporali si sviluppano in altezza arrivando a toccare il limite superiore dello strato più basso dell’atmosfera, la tropopausa. L’energia per questo sviluppo così imponente è spesso fornita dall’azione del sole durante le ore più calde della giornata. L’aria a contatto con il suolo si riscalda, diviene meno densa e comincia a salire in quota aumentando di volume e raffreddandosi, perdendo la capacità di contenere vapore acqueo allo stato gassoso. Questo vapore è costretto a condensare ed origina la nube. Tanto maggiore sarà  la spinta di sollevamento di quest’aria calda, tanto più in alto arriverà la nube, sviluppando al suo interno delle correnti dal basso verso l’alto molto intense. Quando queste correnti raggiungono la massima quota possibile, appunto la tropopausa, cominciano a perdere velocità ed a raffreddarsi nuovamente. Questo raffreddamento si traduce in un aumento di densità  per la massa d’aria che diventa più pesante e comincia a scendere velocemente verso il basso. In questa fase cominciano a manifestarsi non solo correnti verso l’alto ma anche veloci correnti discendenti, all’interno delle quali l’aria è anche più secca, cioè meno ricca di vapore acqueo; non solo, scendendo la massa d’aria tenderà a raffreddarsi ulteriormente perché cede calore alle gocce d’acqua nella fase di evaporazione e quindi tenderà a diventare sempre più pesante e veloce, fino a raggiungere la massima velocità all’impatto con il suolo. Un impatto quasi completamente perpendicolare, in seguito al quale l’aria si propaga in tutte le direzioni. Di qui la differenza nella localizzazione dei danni con le trombe d’aria.

Questo genere di fenomeni non sono molto frequenti ma neanche così rari, infatti esiste una consistente letteratura al riguardo. Il caso ha voluto, ma la catena degli eventi si comporta spesso in questo modo, che la fase più violenta abbia interessato proprio la zona del Parco San Giuliano. Purtroppo, prevedere nel dettaglio se e dove si potrà  verificare un episodio del genere è assolutamente impossibile. Sono prevedibili i temporali, ne è in qualche modo prevedibile l’intensità. La loro localizzazione precisa è però influenzata da troppi comportamenti soltanto apparentemente casuali per poter essere descritta con sufficiente anticipo per evitare o limitare danni così seri. Una volta di più la natura ci ha mostrato tutta la sua potenza.

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

8 Comments

  1. alessandrobarbolini

    guido guidi il mio mito in questa epoca meteoclimatica

  2. Giorgio Cappelli - Rimini

    Grazie per le spiegazione.
    come sempre chiaro e preciso

  3. Lorenzo Fiori

    Comunque tornado o tromba d’aria o downburst che sia qui la cosa che salta subito all’orecchio è che il nucleo di forte maltempo era previsto sul nord Italia e forse una simile quasi-tragedia si poteva evitare con il nowcasting, anche se si sà che i temporali colpiscono un pò a caso e sono difficilmente prevedibili localmente. Però può servire da lezione per la prossima volta….

  4. Alessandra

    Ringrazio Guidi per questa spiegazione sempre molto esauriente.Ciò che viene narrato solitamente nella cronaca è pieno di termini ad effetto come “tromba d’aria”, per colpire il lettore o l’ascoltatore. Sembra quasi si parli di…un “mostro”!

  5. fratoni graziano

    sono d’accordo sull’evento in questione , qualcosa si può anche intuire dalle poche immagini del fimato che ho visto in TV che si è trattato di un downburst e non di una tromba d’aria o tornado che sià , ottima spiegazione tecnica anche per i meno conoscitori di questi fenomeni nel far capire la differenza tra i due fenomeni anche se alla fine il risultato può essere assai poco differente , naturalmente a pari intensità di vento .
    F.G.

  6. Antonio Ricchi

    Credo che non solo risulterebbe difficile la spiegazione ad un utente privo delle nozioni minime di meteorologia ma anche per i tempi a disposizione di ogni servizio e perchè no…una tromba d’aria fa molto più effetto…

  7. Davide Depaoli

    io condivido pienamente con Guidi e mi domando perchè durante i telegiornali quando riportano questi eventi subito dicono TROMBA D’ARIA

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