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Scenari e scenografie

Al secondo giorno dei tre previsti per il Climate Change Congress di Copenhagen il flusso di notizie è già piuttosto corposo. Il comunicato stampa al termine della prima giornata fornisce già una consistente dose di preoccupazione, perchè scopriamo che l’innalzamento del livello dei mari dovrebbe avere per fine secolo un impatto più disastroso di quanto precedentemente previsto. Calma, non vendete la casa al mare perchè comunque all’epoca non ci saremo più e perchè con la crisi che c’è adesso non sarebbe comunque una mossa intelligente. Ma ci sono altre notizie che invece ci riguardano parecchio da vicino.  l’ENEA, in collaborazione con il CMCC (Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici) ha presentato proprio ieri i nuovi scenari di simulazione climatica a scala regionale. Si tratta di un’operazione di downscaling di quanto già prospettato negli scenari a scala globale sui quali si basano le proiezioni del quarto Rapporto IPCC del 2007.

Scende la scala ed aumenta la definizione della previsione. Credo che tecnicamente questa potrebbe essere definita come un’operazione di annidamento. Con la maggiore definizione scopriamo anche che a scala regionale le cose è previsto che possano evolvere in modo un pò diverso da quanto prospettato. Meno caldo al nord ed al centro e più caldo al sud e sulle isole. Come oggi, come ieri, come da quando esiste lo stivale. Qundi, guarda un pò, così sarà anche domani. Nei mesi scorsi avevamo già avuto modo di apprendere che le strategie del panel delle Nazioni Unite sarebbero cambiate. Più attenzione alla scala regionale delle simulazioni e, soprattutto, non più previsioni a lunghissimo termine, cioè secolari. Primo proposito rispettato e secondo disatteso, forse perchè anche tra i più fervidi sostenitori del riscaldamento globale di origine antropica comincia a serpeggiare il dubbio che per i prossimi due o tre lustri di riscaldamento ne vedremo pochino, per cui, meglio non correre rischi ed evitare alle simulazioni di patire altri insuccessi come quelli dell’ultima decade.

Abbiamo comunque più di qualche dubbio. Non ci risulta che negli ultimi tempi sia cambiato qualcosa sul livello di comprensione scientifica di tutti quei fattori che regolano la sensibilità climatica. Fisica delle nubi, concentrazione del vapore acqueo, albedo, salinità delle acque e quant’altro. Per cui la novità dovrebbe consistere in una miglior lettura di ciò che già si sapeva essere fortemente minato dal dubbio e dall’incertezza, e da ciò che almeno con riferimento a quest’ultima decade non si è verificato. In sostanza una proiezione a scala regionale non si capisce come possa miglirare rispetto ad una non vera a scala globale. A tutto ciò si aggiunge che questi scenari (che non sono previsioni), sono fortemenete correlati con l’aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera. Ora, se dal punto di vista delle emissioni previste per il futuro nulla è cambiato in questi nuovi scenari, cioè non si tiene conto della pesante contingenza attuale che sta già avendo i suoi effetti sulle emissioni stesse, questi partono già con il piede sbagliato. Se invece nel metterli a punto si è tenuto conto di questi fattori, vuol dire che qualcuno sa quando e come finirà l’attuale crisi economica ed industriale. Saremmo felici di essere messi al corrente anche di questo.

Tutto ciò non impedisce un largo uso di terminologie ad effetto e sapiente uso del linguaggio della comunicazione. Subito dopo aver sottolineato che non si tratta di previsioni si passa all’uso dell’indicativo futuro per descriverne i risultati. Et voilà, incertezza e dubbi scompaiono ed il messaggio è sdoganato. La musica non cambia. Nell’impossibilità di trovare dei riscontri osservati alla teoria del riscaldamento globale di origine antropica e continuando ad ignorare i chiari segnali che il sistema stesso sta mandando evolvendosi beatamente per i fatti suoi, si continua a proporli su base prognostica. La presa mediatica è assicurata, le risorse per continuare su questo percorso anche, la comprensione del sistema non è necessaria anzi, sorge il dubbio che potrebbe essere deleteria.

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

11 Comments

  1. alessandrobarbolini

    un bel bagno di umilta?? dovrebbero affogarsi nel loro mare che si innalza che hanno previsto ,per lavarsi le loro coscienze scientifiche.cordiali saluti

  2. alessandrobarbolini

    ce tutto in disaccordo…fanno scenari da comica che neppure un mr bean si sognerebbe di pronunciare…secondo me siamo all,epoca del sensazionalismo…deve preoccupare tutto ,deve trarci tutti in inganno ,e nemmeno il clima ne é esentato…ma poi,passano gli anni i secoli e l,uomo di traversie ne ha sempre passate fino al campo santo…ma per favoreche la smettano di fare i profeti,nen ne hanno le facolta

  3. @ Achab
    Giusta osservazione. Tuttavia un bel bagno di umiltà con relativa ammissione dell’incertezza che regna sovrana sull’effettiva ampiezza di questo riscaldamento non farebbe male.
    gg

  4. Achab

    Dire che il riscaldamento sia ipotetico mi sembra esagerato, non credo che qualcuno sostenga che non esiste. Il disaccordo e’, caso mai, sull’origine (antropica o meno) o sull’eccezionalita’ (ad esempio rispetto al tanto citato Medioeval Warm Period).

  5. alessandrobarbolini

    tanto chiasso ,tante conferenze per dire che ce un ipotetico riscaldamento..OK…ma questi scienziati non si rendono conto che con il loro girare per il mondo in aereo inquinano e peggiorano il loro tanto citato GW?? la vita é proprio una comica,viva la serieta …questa si in crisi da sempre ..altro che l,economia

  6. MarcoB.

    Mi era parso di averlo gia scritto…vabbè http://data.giss.nasa.gov/gistemp/
    spero che a Copenaghen riescano a leggere almeno graficamente le temp medie di febbraio 09….confrontandole con gennaio 09 direi alla faccia del volano termico!!! ok credo cm sia tardi per cambiare l’Odg
    ^^
    ciauu
    Marco

  7. Grazie. Adesso me li leggo tutti. Ho aperto quello sulla mortalita’ da caldo e freddo in UK e dice che il “segnale climatico” non lo trovano e comunque per 100 che sopravvivono perche’ fa meno freddo, uno muore perche’ piu’ caldo…

    Vedo anche che l’odiato (tu sai da chi) Pielke Jr e’ stato fatto parlare. Mi piacerebbe sapere cosa ha detto Cynthia Rosenzweig. Lucka Kajfez Bogataj invece, dopo una lunga introduzione cambioclimatistissima, cita alcuni dei “problemi” ancora aperti. Chissa’ se qualcuno ha fatto qualcosa per chiuderli.

  8. @ Maurizio
    A questo link (http://www.iop.org/EJ/toc/1755-1315/6/9) trovi tutte le presentazioni della Sessione 9 Detection and Attribution. Io per ora ne ho letti un paio, sul ruolo del Sole e sugli eventi estremi. Il primo di questi è sorprendente, finisce dicendo che è probabile che il ruolo del sole sia molto più importante di quanto sin qui considerato, specialmente con riferimento ai GCM (non ho notizia di tumulti da lì, non so come sia finita la questione…). Il secondo affronta il tema degli uragani ma, in assenza di un trend identificabile fa una stima dei danni che questi farebbero se l’intensità aumentasse come dicono le simulazioni. Cosa che non è, nonostante nel pdf ci sia un grafico che vede il numero di Uragani Cat.5 fare skyrocketing nel 2005. Mancano però i numerelli dei tre anni successivi, quando uragani f5 li hanno visti in cartolina. Il bello è che prende a riferimento una decade e poi non mette gli ultimi 3 anni nel grafico. Arte pura.
    gg

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