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Greenwashing d’oltre Manica

Lo si potrebbe definire passo più lungo della gamba, oppure è stata una semplice operazione di greenwashing quella messa in opera dall’amministrazione inglese per ottenere l’assegnazione delle olimpiadi del 2012. Nei progetti avrebbero dovuto essere i giochi olimpici più verdi di sempre. Beh, pare che il target cromatico sarà raggiunto, ma avrà a che fare con le tasche dei cittadini più che con il bilancio ambientale della manifestazione.

Si sarebbe dovuto poter utilizzare il 20% dell’energia necessaria grazie a fonti rinnovabili. Ora le più rosee previsioni si aggirano attorno al 9%. La “turbina” eolica prevista nel villaggio non ci sarà, né altri impianti previsti in zona. Gran parte delle opere previste per realizzare gli impianti necessari in modo sostenibile sono al palo. In compenso l’inquinamento della città, in gran parte dovuto al traffico automobilistico, è in forma smagliante, anche grazie ai cantieri aperti per le suddette opere.

Sicché scatteranno le multe comminate dal Comitato Olimpico (175 mln di sterline) e dalla Commissione Europea (altri 300 mln). La stessa Commissione sta passando momenti non proprio esaltanti con riferimento all’impiego dei fondi. la critica, neanche a farlo apposta, viene proprio dall’Inghilterra. Cifre iperboliche per spese di rappresentanza, tra cui una spedizione a New York nel 2009 per assistere ad una conferenza delle Nazioni Unite sul clima del nutrito gruppo di persone che accompagnava il presidente della Commissione, tra jet privati e pernottamenti nella grande mela.

Il regno unito ha recentemente approvato un piano ambientale che si potrebbe definire da “lacrime e sangue”, letteralmente scattando in avanti rispetto a tutto il resto del mondo in materia di mitigazione climatica. Abbiamo anche letto di quanto risibili saranno gli effetti climatici di questa operazione. Se il buongiorno si vede dalle olimpiadi ci sarà poco da stare allegri.

Per chi avesse voglia di approfondire si può cominciare da qui, su Il Fatto Quotidiano.

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Un commento

  1. CarloC

    Scusatemi, sono OT, ma uso lo spazio per segnalarvi questo: pare che gli scienziati del clima australiani siano stati fatti oggetto di minacce di morte, e alcuni di essi abbiano dovuto essere trasferiti in un luogo sicuro, mentre altri si sono limitati a togliere il nome dal campanello. Tutto questo in seguito al dibattito sull’introduzione di una carbon tax, supportata di recente anche da uno spot televisivo in cui appare l’esperta di clima Cate Blanchett.

    http://www.guardian.co.uk/environment/2011/jun/06/australia-climate-scientists-death-threats

    Devo confessarlo: leggendolo ho provato una certa soddisfazione e riso di gusto. Sempre nell’ipotesi, naturalmente, che le queste minacce agli scienziati siano tanto concrete quanto i prospettati disastri dell’AGW. Ho l’impressione che comincino a raccogliere un po’ di quanto seminato.

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