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Non manca solo il calore, manca anche la CO2

E già, passi che i conti non tornano nel rapporto CO2 – Temperature globali, con l’ipotesi AGW che prevederebbe un riscaldamento e un conseguente eccesso di calore negli oceani molto superiore a quello che realmente accade, ma se dobbiamo rivedere anche i fondamentali del ciclo del carbonio nelle diverse ere geologiche che il Pianeta ha attraversato, ci sta che questa scienza del clima sia davvero tutt’altro che settled.

Mi spiego rapidamente perché questo è un post ‘In breve’. Alla fine dell’ultima era glaciale, la concentrazione di CO2 in atmosfera aumentò di circa il 30%. La teoria vuole che questo aumento, occorso DOPO l’aumento delle temperature, possa aver contribuito al successivo riscaldamento. Perché questo potesse avvenire, però, doveva esserci da qualche parte una fonte pressoché inesauribile di carbonio ‘imprigionato’ appunto dalle condizioni glaciali.

La teoria dominante, fino a qualche giorno fa, era quella che tale fonte dovesse essere necessariamente l’oceano e, più precisamente, il settore nord-orientale del Pacifico, ritenuto essere l’area di carbon sink più attiva in relazione al complesso sistema di correnti di profondità e superficie che regolano la circolazione dell’acqua (e di ogni suo contenuto) sul Pianeta.

E invece, i ricercatori che hanno frmato questo studio apparso su Nature Geoscience

Increased ventilation age of the deep northeast Pacific Ocean during the last deglaciation

dichiarano candidamente che “E’ tempo di tornare alla lavagna” perché pensavano di trovare dov’era tutto quel carbonio e invece al massimo hanno scoperto “dove non era“.

Sta di fatto che la CO2 allora è aumentata mentre nessuno bruciava niente di fossile, come è aumentata del resto a partire dall’ultima ‘piccola età glaciale’ di tre secoli fa, nella fattispecie con un contributo antropico che alla luce di questi e altri recenti fatti pare proprio sia da rivedere.

Per recenti fatti si intende un’altra pubblicazione importante in tema di scambi di CO2 tra biosfera e atmosfera, sulla quale stiamo preparando un commento più esteso.

Come si dice in questi casi, stay tuned.

NB: qui, nel frattempo, trovate l’articolo di Science Daily sulla ricerca oggetto di questo post.

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