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Non c’è pace tra gli ulivi

‘Sarà forse invidia per il clima mite della Riviera, ma che i piemontesi cerchino di coltivare l’olivo non è certo una novità. Sono quasi mille anni che ci proviamo con risultati però altalenanti e spesso scadenti, come splendidamente descritto in un trattatello culinario del 1600 che dice più o meno così: “In Piemonte si fa l’olio d’oliva sui colli più temperati di Astigiano, Monferrato, Eporediese e Saluzzese, ma in scarsissima quantità sia perché fa troppo freddo, sia perché in tempo di guerra gli alberi vengono tagliati e bruciati dai soldati”. Insomma, nel pieno della Piccola Età Glaciale  –  il periodo freddo tra il 1350 e il 1850  –  i pochi olivi rimasti erano quasi più utili come legna da ardere e, dopo il gelo memorabile dell’inverno del 1709, resistette qualche pianta solo sulle sponde dei laghi d’Orta e Maggiore. Diversa era la situazione nel Medioevo, quando il clima era decisamente più mite  –  probabilmente abbastanza simile a quello attuale  –  e le cronache raccontano di olivi, mandorli e persino piante di zafferano sul versante sud della collina torinese; la redditività e qualità di queste colture era però verosimilmente scarsa, visto che, per esempio, era la Chiesa a caldeggiare la coltivazione delle olive per avere l’olio per i riti religiosi. Ora il riscaldamento globale degli ultimi decenni sembra concederci nuove chance e così gli ulivi sono ricomparsi tra Langhe e Monferrato e sui pendii prealpini. Una scelta geografica azzeccata, dal momento che le gemme non resistono a temperature inferiori ai -10 °C, valori non del tutto inusuali sulla pianura piemontese nemmeno con un clima sempre più caldo; le zone collinari, invece, rimangono al di fuori dello strato di inversione termica presente sulla pianura e garantiscono un rischio minore di gelate intense. Resta però una coltivazione troppo fragile per il nostro clima, adatta più che altro ad abbellire parchi e giardini o a concederci la soddisfazione di qualche bottiglia d’olio autoctono e non certo in grado di rivaleggiare con la produzione della vicina Liguria’.

Questo bell’articolo dal titolo “Le chance di un clima mite” di Valentina Acordon è stato pubblicato il 25 marzo 2011 durante un periodo molto freddo e nevoso.

L’8 ottobre dello stesso anno, durante un periodo particolarmente caldo, i toni cambiano e si può leggere sullo stesso tema un articolo da Vialfrè (Torino) dal titolo “Fa caldo, sulle Alpi arrivano gli ulivi. Ai piedi delle Alpi tornano gli ulivi la rivoluzione del caldo che avanza” di Jenner Meletti (allego immagine titolo).

Nonostante l’enfasi sul riscaldamento climatico e le affermazioni al suo interno del tipo “Chi l’avrebbe mai detto, che un giorno saremmo arrivati noi, gli olivicolturi di montagna?”, nell’articolo, molto più ampio di quello “primaverile” e con richiamo in prima pagina, sostanzialmente è possibile trovare le stesse informazioni di quanto già scritto a marzo. In aggiunta forse solo il prezzo dell’olio piemontese che raggiunge i 28 euro al litro: una produzione non proprio per poveri ed a costi concorrenziali.

Che sui rilievi, trovando luoghi riparati dai venti freddi e ben esposti al sole, è possibile far crescere piante tipiche di latitudini più calde non è una novità, ad esempio sulle Alpi è meravigliosa la Valle dei ciliegi oppure le limonaie sul Garda. La vera stranezza che sorprende non sono gli ulivi piemontesi, ma che i due articoli, con toni così diversi, sono stati pubblicati, seppur con spazi enormemente diseguali, dallo stesso quotidiano (“La Repubblica”). Potete leggerli integralmente qui e qui.

Nel grafico della produzione italiana, come nord-est è fatto risaltare il dato del 6,5%. Da notare che per raggiungerlo vengono aggregati, oltre a Piemonte e Valle d’Aosta, anche i dati relativi alle regioni Liguria, Lombardia, Trentino A.A., Veneto, Friuli V.G., Emilia R., Marche, Abruzzo e Molise. Insomma il Nord-est geografico non ha nulla a che vedere con quello per gli uliveti.

Mentre si scrive che gli ulivi  si spostano a nord contemporaneamente si allargano le aree per il calcolo della produzione verso sud (vedi immagine).

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Published inAttualitàNews

4 Comments

  1. Fabio Spina

    Dimenticavo!La scoperta “dell’olivo termometro” padano ha avuto il suo effetto mass-mediatico a grande scala nel dicembre 2005 grazie al WWF con la campagna “testimoni del clima” http://www.corriere.it/Speciali/Scienze_e_Tecnologie/2005/clima/index.shtml lanciata prima del COP11 a Montreal per creare “lo stato emotivo” propizio nell’opinione pubblica. In particolare potete leggere http://www.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=951&lang=en-US

  2. Matteo

    le nostre piante, quasi 200, non fanno un oliva da due anni perchè per due anni di fila si sono beccate 12 gradi sotto zero.(appennino romagnolo) e’ un vero peccato. Era cosi buono l’olio appena spremuto sul pane caldo..

    • Fabio Spina

      “Pane ed olio” sono una ricetta fenomenale dalla notte dei tempi. Peccato per il freddo! Ai fini dello “spostamento delle piante” pochi giorni d’intenso freddo possono avere maggiori effetti di mesi con temperature medie relativamente alte. E’ il motivo perché Koeppen da una prima definizione di clima basata sulla vegetazione passò ad una definizione quantitativa basate sulle misure. Un vero peccato è stata anche l’estirpazione di ettari di vigneti ed uliveti fatta, negli anni passati, con gli incentivi europei/statali. Sembrava che dovesse essere protetto solo il bosco mentre gli uliveti e vigne non effettuavano anche loro la fotosintesi. Tanti uliveti secolari pugliesi sono andati al nord per abbellire giardini e piscine, ma il clima in questo caso non c’entra nulla.

  3. Filippo Turturici

    La classificazione del Nord-Est, secondo La Repubblica, mi lascia piuttosto perplesso: ma questo spiegherebbe bene anche certi articoli che pubblicano, appunto, sul “mitico” Nord-Est…
    Detto questo, non vorrei che tali ulivi facessero la fine di quelli piantati nella Bassa Friulana, dopo le punte minime tra Veneto Orientale e Friuli nel range -13/-20°C fin sul mare (il Veneto centro-Occidentale fu più “mite” in quei giorni, minime generalmente sui -13/-10°C…) nel dicembre 2009:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Inverni_freddi_in_Europa_dal_XV_secolo#I_grandi_eventi_freddi_dell.27ultimo_secolo

    http://it.wikipedia.org/wiki/Eraclea#Clima

    http://forum.meteotriveneto.it/viewtopic.php?f=31&t=21106

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